Le video-audizioni sulla Lp del 2015 che obbliga gli esercenti a rimuovere Slot e Vlt entro l'estate
Più azzardo nella pandemia. Via subito alle macchinette vicine a luoghi sensibili? Disaccordo in Commissione
In allegato, i documenti distribuiti, una scheda sulle norme che disciplinano il settore
Mattinata
di
audizioni in
videoconferenza, oggi,
per
la Quarta Commissione presieduta
da Claudio Cia (Agire),
sull’obbligo
– previsto
da
una norma della legge
provinciale 13 del 2015 dedicata alla prevenzione
e la cura della ludopatia – di
rimuovere
entro la
metà di agosto di quest’anno gli
apparecchi da gioco da bar
e tabacchini distanti meno
di 300 metri dai
cosiddetti “luoghi
sensibili”: scuole,
case di riposo, oratori
e altri centri
sociali dove si incontrano giovani e anziani, esposti più
di altri al
rischio di dipendenza dalle “macchinette”. Dai
due “mondi” coinvolti
–
sono
stati consultati i rappresentanti delle
associazioni
di categoria da
una parte e le organizzazioni sociali e
sindacali dall’altra
– è emersa una netta contrapposizione. I
primi – esercenti
di
bar,
tabacchini e gestori
di sale
gioco – hanno
sollecitato
un ritocco della norma che
preveda una proroga di 2
anni del
termine
entro il quale gli
operatori dovranno rimuovere
le slot e le videolotterie dai loro
locali,
altrimenti
– hanno sostenuto – le loro attività subiranno gravi
perdite economiche con
inevitabili
ripercussioni negative sull’occupazione, senza
contare le cospicue entrate alle quali
la
Provincia dovrebbe rinunciare (stimate
in circa
40 milioni di euro all’anno).
I
secondi – associazioni del Terzo
Settore e sindacati confederali
– si sono
invece
pronunciati
per l’attuazione della legge provinciale entro i tempi stabiliti, a
causa di
danni
sociali
e
psicologici
pesantissimi
anche se difficili
da calcolare, ai quali si aggiungono i costi
elevati per la sanità pubblica, conseguenti
ai
sempre più numerosi casi di ludopatia che
emergono sempre più,
favoriti
dalla prossimità tra le macchinette e le persone attratte
dall’illusione di
facili
guadagni.
Alla
fine, mentre i
consiglieri di minoranza hanno respinto la proposta del
presidente
Cia di formare un gruppo di lavoro interno
per
valutare
eventuali
proposte di modifica della legge, l’assessore Failoni, intervenuto
al
termine, dopo
aver seguito gran parte delle audizioni, impegnandosi a comunicare al
più presto alla Commissione la posizione maturata dalla Giunta
sull’argomento. Una volta acquisito il parere dell’esecutivo –
ha
concluso
Cia – l’organismo
consiliare
deciderà se proseguire con approfondimenti o chiudere il
punto.
Cia:
affrontare il tema senza pregiudizi ideologici.
In
apertura
Cia
(Agire) ha chiarito
il senso di queste audizioni, sottolineando
l’esigenza
di raccogliere tutti gli elementi utili per poi
decidere
il
da farsi in vista di possibili proposte di modifiche
alla norma che
consentano l’eventuale
proroga della
scadenza
di quest’estate come
richiesto dagli esercenti interessati.
L’importante – ha insistito Cia
– è
affrontare senza pregiudizi ideologici la
questione,
che per quanto riguarda gli aspetti economici ed
occupazionali riguarda
anche le competenze della Seconda
Commissione, i
cui componenti sono stati invitati e che
oggi era rappresentata
dal solo
consigliere
Devid
Moranduzzo
(Lega).
Apss:
più le persone sono distanti dall’oggetto della dipendenza e
meglio è.
Per
l’Azienda
provinciale servizi sanitari sono intervenute Anna Franceschini,
direttore del servizio dipendenze e alcologia ed Ermelinda Levari,
medico psichiatra che si occupa della presa in carico delle persone
affette da ludopatia. Franceschini
ha ricordato che le dipendenze si caratterizzano per la perdita di
controllo e della sensibilità agli stimoli del gioco ai quali non si
riesce a resistere. Più queste persone sono distanti
dall’oggetto della propria dipendenza meno forti sono gli stimoli a
giocare. Dalle
ricerche emerge che
i giovani giocano
prevalentemente
nei
luoghi
vicini
a
scuola e a casa. Quelli
più
coinvolgenti e problematici sono le Slot
machine
e
le Videolotterie
(Vlt), che
implicano spese maggiori al
Gratta
e Vinci. Vero è che gli italiani sono sempre più propensi anche
al
gioco online: si
tratta soprattutto
di
uomini
sopra i 60 anni con
problemi
di solitudine e
mancanza
di ruolo dopo il pensionamento. Le persone che soffrono di questa
dipendenza
– ha aggiunto Franceschini – richiedono un
maggiore controllo e disposizioni che prevedano orari limitati e
giochi
lontani
dai luoghi sensibili come le scuole e i centri per anziani. Levari ha
aggiunto che anche
gli
utenti giudicano
importante
rendere meno accessibili i giochi che causano
dipendenza.
Sanno che avere un’offerta facilmente a disposizione significa
maggior
probabilità di cedere allo
stimolo e al richiamo del gioco.
Franceschini:
dai
7 utenti in carico al servizio del 2007, si è arrivati ai 120 di
oggi.
A
una domanda di Paola
Demagri (Patt), che
ha chiesto di quantificare i
pazienti in carico presso il servizio dipendenze dell’Apss e la
percentuale
degli utenti in carico a livello nazionale per poter fare una
comparazione, Franceschini ha risposto che ogni anni l’Apss segue
più
di 100 pazienti. L’aumento
è stato esponenziale
a
partire dal
2007, quando i
pazienti in carico erano
4. Ora gli utenti sono 120.
Lucia
Coppola (Futura) ha chiesto quale sia la percentuale delle persone
“guarite” dalla ludopatia. Levari ha risposto
che circa il
40% delle persone che sono state in carico all’Apss sono arrivate
alla “remissione” (in
questi casi il termine “guarigione” è improprio) ma a
distanza di non
più di un
anno, un anno e mezzo. Il
problema
è
successivo, di
follow up, perché
non si sa se questi
soggetti hanno
ricadute, perché a distanza di 5 anni con loro si
perdono i contatti. Nel dato andrebbero incluse anche le persone che
si appoggiano all’Ama
(Associazione
auto mutuo aiuto)
nelle
valli. Associazione con cui l’Apss collabora.
Levari:
la dipendenza dal gioco si accompagna spesso a quella dall’alcol.
Claudio
Cia ha chiesto se vi sono dati sul tipo di gioco da cui le persone
dipendono: slot machine, gratta e vinci o giochi online che si
possono svolgere anche a casa. E quanti sono i giovani che si sono
rivolti al Sert. Levari
ha risposto che bnel 90%
dei casi il problema riguarda le slot machine. Con il lockdown e la
chiusura
delle sale da gioco, l’Apss ha predisposto un questionario che in
questi giorni è stato somministrato agli utenti anche per capire
quanto elevato sia stato il ricorso al gioco online. I più anziani
rispondono che non saprebbero nemmeno come accedere ai giochi online.
I minorenni non
hanno invece problemi con il gioco d’azzardo ma con i
video-giochi.
Devid
Moranduzzo (Lega) ha chiesto se l’Apss interviene nelle scuole
medie e superiori per la prevenzione e
come se la ludopatia sia “contagiosa” in famiglia. Franceschini
ha spiegato che
nelle scuole gli
interventi sono frontali non hanno efficacia mentre
danno buoni risultati quelli sulle
competenze di tipo sociale e relazionale. Sulla famiglia, Levari ha
spiegato che spesso
una
persona che soffre di dipendenza da gioco ha
un
familiare, ad esempio un genitore, con un problema analogo. Ma
anche una dipendenza dall’alcol
o
un
disturbo depressivo. Chi
ha un uso problematico del gioco spesso consuma
sostanze,
cannabis o
tabacco.
Vi è una correlazione tra il “bere” e il giocare. Ecco
perché le macchinette nei bar
incentivano
spesso la perdita
del controllo. Dipendenza
dall’alcol e dal gioco in molti casi si accompagnano.
L’Agenzia
delle dogane: l’importante
è che i giochi siano legali.
Per
la sezione
giochi e tabacchi dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli,
intervenuta
con Luigi Riverso, ciò che maggiormente preme è che
i
giochi siano
legali.
E
che, se rimossi, non siano sostituiti da giochi illeciti.
Giusto quindi per
l’Agenzia tutelare
le fasce più deboli, ma l’obiettivo verrebbe meno se prendessero
piede le offerte illegali.
Rispondendo
a
una domanda di Cia
Riverso
ha spiegato che, stando ai controlli dell’Agenzia, questo accada
spesso. Su richiesta di Demagri
ha
precisato
che
l’Agenzia delle
dogane e monopoli ha
compiti di vigilanza in materia di gioco. E
che gli esercizi
che intendono offrire gioco con apparecchi che prevedono vincite in
denaro devono iscriversi a un apposito albo esibendo
precisi requisiti che garantiscano il rispetto della legge.
L’Agenzia poi
verifica la regolarità dei locali
che offrono gioco con
le Slot machine e il numero
degli apparecchi installati. E
ha ricordato che per questi occorre
anche
presentare una
Scia al Comune, che
si occupa di accertare il distanziamento da luoghi sensibili.
Moranduzzo
ha
osservato che i
controlli dell’Agenzia andrebbero effettuati non nei bar o nei
tabacchini ma nelle sale gioco, dove influenzano
maggiormente
i consumatori.
Riverso
ha chiarito
che
i controlli vengono effettuati anche
nelle sale gioco
dove
peraltro solitamente
non si riscontrano illeciti. Quanto agli esercizi che hanno
disinstallato le slot, l’Agenzia non
ha
riscontrato solitamente situazioni regolari.
Confesercenti
e Confcommercio chiedono il rinvio della scadenza.
Per
Confesercenti
Aldi
Cekrezi ha
osservato che la normativa nazionale ha permesso alle imprese come
bar, sale giochi e tabacchini di effettuare investimenti sulle
macchinette e anche di assumere personale.
Sempre
– ha aggiunto – rispettando le regole. E ha ricordato che vi
sono bar nei
quali il 30-35% del fatturato complessivo deriva dalle Slot e dalle
Vtl e che con queste entrate gli operatori pagano
l’affitto e altri costi fissi come
i dipendenti.
Rimuovere
questi apparecchi comporterebbe un
drastico
calo
del fatturato con
prevedibili conseguenze negative sull’occupazione. Cekrezi ha
ricordato che il mercato dei giochi online,
a differenza di bar e tabacchini, non è
soggetto a nessun controllo.
Inoltre
gli operatori
dei
pubblici esercizi devono seguire
corsi di formazione ed esporre cartelli per dissuadere
gli
utenti da
un abuso dei giochi.
In sostanza i
pubblici
esercizi possono
aiutare
la
prevenzione
della dipendenza da gioco. Secondo
Confesercenti
l’ente
pubblico deve
permettere alle imprese di continuare a lavorare. Quindi
la Provincia dovrebbe far slittare
di
2 anni la
scadenza del
prossimo mese di agosto.
Per
la Confcommercio Giovanni Profumo ha
ricordato che Stato ed
Erario
ricavano dai
giochi d’azzardo legali 10
miliardi
di
euro all’anno. E
che in
questa
materia c’è estrema confusione: a
suo avviso le
norme
per
tutelare i soggetti deboli dal rischio della dipendenza da
gioco andrebbero riscritte. Perché
per i
giovani la
legge interviene
sul
gioco “fisico” mentre nulla prevede
per quello
online che
i ragazzi usano moltissimo.
Profumo
ha aggiunto che
vista
anche l’attuale
pandemia
sarebbe saggio adottare un atteggiamento prudente, prendendo tempo
con
una proroga nell’attuazione della legge che consenta di individuare
una formulazione migliore.
Armonizzando
le esigenze delle imprese e prestando
al
tempo stesso attenzione
alla tutela dei clienti, senza
sacrificare
i
diritti degli uni o degli altri.
Giusto quindi rinviare la scadenza e nel frattempo cercare interventi
che inducano ad un consumo equilibrato del gioco. Sempre
per Confcommercio, Mila
Bertoldi ha ricordato
che l’attività degli imprenditori che si avvalgono di questi
apparecchi è legale e tutela la
sicurezza perché
evita la fuga nel campo del gioco illegale e inoltre. Quindi
i pubblici esercizi e i tabacchini che offrono giochi hanno anche una
funzione sociale. E non si può dimenticare che la perdita
causata
dalla
rimozione dei giochi legali sarebbe
molto elevata per
il bilancio della Provincia. “Fino
ad oggi mai nessun
esercente
– ha concluso – ha dovuto rimuovere
apparecchi da gioco per aver gestito in modo illecito le
macchinette. Inoltre
queste imprese danno lavoro a dipendenti e sostengono famiglie. La
rimozione delle slot porterebbe alla cancellazione di molte attività
che producono reddito e contribuiscono al bilancio della Provincia.
Il
Sinagi: serve una riforma complessiva. Senza giochi legali, rischio
criminalità.
Busetti
del sindacato nazionale giornalai (Sinagi) ha espresso la forte
preoccupazione degli operatori del settore per l’imminente scadenza
del
termine entro il quale tra due mesi andrà effettuata la rimozione
delle macchinette.
Senza
questi giochi gli operatori del settore non riusciranno a sostenere i
costi fissi legati, a
pagare i
dipendenti e
l’affitto.
La
preoccupazione
più grande riguarda però
la
conservazione dei livelli occupazionali, perché
la rimozione
dei
giochi
comporterebbe
la perdita
di centinaia di dipendenti. Busetti ha peraltro
concordato
con il fatto che una semplice
proroga
della scadenza sarebbe poco
incisiva.
Bisognerebbe
a suo avviso anche ragionare
su una riforma complessiva. Il Sinagi – ha
aggiunto – ha ben
presente la problematica sanitaria sottesa agli interventi
legislativi come quello della Provincia, dovuti a un utilizzo non
corretto di questi apparecchi da gioco. Occorrerebbe
potenziare
la formazione degli operatori per contribuire la tutela dei clienti.
Ma
se
si afferma una linea proibizionistica il rischio è che esploda il
gioco illegale. Ancora, il ritorno fiscale dell’utilizzo delle slot
machine e degli altri giochi per la Provincia si aggira sui 45
milioni di euro all’anno. Si tratta allora di contemperare gli
interessi di tutti, imprenditori e utenti, individuando un giusto
equilibrio. Sinagi ha
messo anche in guardia dal rischio con la rimozione dei giochi leciti
apra la strada a quelli illegali con possibili
infiltrazioni criminose.
Federtabaccai:
non
vogliamo minori alle Slot. Un
solo errore e chiudiamo.
Gabriele
Sannicolò,
presidente
della
Federazione italiana tabaccai, ha
ricordato che la
susa organizzazione
rappresenta 48.000 attività.
E ha chiesto la proroga per altri 2 anni l’uso delle slot e delle
Vlp per
questi
operatori, visto anche il difficile periodo che stanno attraversando.
Dal gioco dipende il 40% del reddito dei tabacchini.
Le vendite di tabacco e di servizi sono
calate molto
nei
mesi della pandemia.
I
tabaccai sono
obbligati a frequentati corsi per la
dissuasione
dei cliente
dal rischio della dipendenza da gioco. Insomma,
sono
vigili, attenti e
tenuti
a verificare sempre l’età del cliente. La nostra
preoccupazione
è che i minori non utilizzino le slot, ha
aggiunto.
Gli operatori sono consapevoli che un solo errore in questo campo
significherebbe la perdita della licenza.
Moranduzzo
ha
sottolineato
il fatto che gli operatori
dei
pubblici esercizi e dei tabaccai hanno
tutto l’interesse ad
evitare il rischio della ludopatia.
Coppola
ha messo
in guardia dal rischio di credere che le famiglie dei lavoratori dei
pubblici esercizi e dei tabacchini contino più delle famiglie delle
persone che diventano dipendenti dal gioco. C’è
da chiedersi se,
vista la pericolosità e la diffusione della dipendenza da gioco e i
gravi oneri per le famiglie toccate dalla ludopatia, il gioco valga
la candela. Meglio sarebbe per Coppola puntare ad una riconversione
delle attività dei
pubblici esercizi e dei tabaccai, ai quali non spetta certo il
compito di prendersi cura
di chi
diventa dipendente dai giochi offerti nei loro locali.
Occorre
quindi puntare, nei bar e nei tabacchini, su attività alternative ai
giochi.
Rispondendo
a una domanda di Demagri, Cekrezi
di
Confesercenti ha
informato
che in Trentino sono
circa 2000 i bar dotati da 2 a 5 macchinette. Senza le
quali circa
1000 famiglie rimarrebbero senza reddito.
Profumo
di Confcommercio ha ribattuto a Coppola evidenziando
la preoccupazione
che sopprimendo il gioco lecito si apra la
strada ad un
mondo di giochi illeciti. Occorre quindi
da un lato tenere il gioco sotto controllo investendo
in
prevenzione soprattutto
nelle
scuole.
Per
il Sinagi Busetti ha stimato nel 30-40% del fatturato gli introiti
derivanti per i tabacchini dal gioco lecito. Quanto alla perdita
occupazionale a
suo avviso la rimozione dei giochi da pubblici esercizi e tabacchini
comporterebbe la perdita di un migliaio di posti di lavoro. E ha
ribadito che con
l’eliminazione del gioco lecito, il vuoto sarebbe colmato dal gioco
illecito e dal gioco online.
Cgil
e Cisl: i costi della ludopatia superano quelli per ricollocare i
lavoratori.
Per
i sindacati sono intervenuti Andrea Grosselli della Cgil e Michele
Bezzi della Cisl. Grosselli ha chiesto l’attuazione della legge 13
del 2015, perché la preoccupazione della Cgil è per le conseguenze
negative degli abusi dell’utilizzo delle macchinette da gioco, pur
riconoscendo che vi sarebbero ripercussioni anche
per
le imprese e l’occupazione. Ma questi effetti negativi
sulle
imprese per
la Cgil sarebbero sostenibili sia grazie agli aiuti pubblici della
Provincia sia grazie alla ripresa del mercato del lavoro dopo la
pandemia. In ogni caso a suo avviso sarebbe auspicabile che
nell’attuare
questa norma la Provincia prevedesse anche
misure
di sostegno alle imprese costrette
a rimuovere i giochi
dai
locali. Per Grosselli nel bilanciamento
degli
interessi in campo, gli
effetti sulla spesa pubblica sarebbero alla
fine positivi,
visto
che calerebbero i costi da sostenere per la cura delle persone
vittime
della ludopatia.
Bezzi
della Cisl ha condiviso la posizione espressa dalla Cgil anche
se con una maggiore insistenza per la tutela anche dei lavoratori dei
pubblici esercizi e dei tabacchini, che
andrebbero aiutati a trovare un altro impiego attraverso appositi
corsi di formazione. Bezzi
ha comunque
confermato
l’esigenza di mantenere la tempistica prevista dalla legge 13.
Cia
ha chiesto se non sia troppo impegnativo per
le casse della Provincia ricollocare i lavori dei pubblici esercizi e
dei tabacchini che perderebbero l’occupazione per effetto della
rimozione delle macchinette. E aggiunto che chi lavora
in questo settore ha diritto di
non sentirsi demonizzato visto
che i giochi portano
grande
ricchezza alla Provincia.
Grosselli
ha risposto che pur di fronte a un evento catastrofico come la
pandemia, nel medio periodo con la copertura degli ammortizzatori
sociali il mercato del lavoro del Trentino avrà
bisogno
di manodopera. Quindi
il problema di trovare un altro lavoro per queste persone non ci
sarà, perché saranno riassorbite. Mentre i costi a carico della
collettività per recuperare chi è affetto da
ludopatia sono
sicuramente più alti.
L’Ama:
nel 2018 giocati 923 milioni di euro. Il problema riguarda Slot e
Vtl.
Per
l’Associazione di auto mutuo aiuto Ama, Miriam Vanzetta ha ricordato che
l’Ama si occupa di gioco d’azzardo dal 1999. Fino
al
2009 il tema del gioco legale era molto di nicchia, ma poi con
l’apertura delle Vlt e le Slot nei bar e
nei tabaccai
vi
è stato un
boom delle problematiche di dipendenza. L’Ama
ha formato 8 gruppi nelle valli del Trentino. Nel 2018 i dati del
monopolio di Stato dicono che solo in
Trentino nelle
slot sono stati giocati 923 milioni di euro, pari al 75% di tutto il
giocato nella nostra regione. La quasi totalità dei soldi spesi va
in queste macchinette, con un incremento di 15 milioni di euro dal
2018. Il problema delle Slot
e delle Vlt è dominante rispetto
ad altri giochi.
Il 90% dei giocatori d’azzardo hanno problemi con slot e Vlt. Vi
sono poi target diversi tra chi gioca nei locali e chi gioca online.
Vanzetta
ha evidenziato che la tipologia delle persone che giocano nei bar e
nei tabacchini è diversa da quella che gioca online ed è quindi da
escludere che vi siano spostamenti dal gioco
con
le macchinette al gioco online. Nel 2012 l’Ama, ha proseguito, ha
stretto un accordo di collaborazione con i Comuni
di Trento e Rovereto e
le Casse rurali per
fronteggiare la
ludopatia e contrastare
il gioco d’azzardo vista
la notevole incidenza di quest’attività sui
risparmi delle
famiglie.
Sempre
per Ama, Giulia
Tomasi ha
segnalato l’alto
potenziale di induzione alla
dipendenza
da gioco proprio
delle Slot e delle Vtl.
Questo per l’alta velocità del gioco che
dà subito notizia
della vittoria, della sconfitta e il premio. Vi sono suoni e luci che
assorbono e catturano
totalmente
l’attenzione delle persone. Il suono della macchinetta è studiato
per attirare
verso il gioco. Inoltre
una volta il
gioco era molto prevedibile. Oggi grazie
agli studi
comportamentali realizzati nelle università americane, si è
riusciti a favorire
la dipendenza
concedendo
il
premio in modo non prevedibile. Inoltre si possono vincere
all’improvviso
2
euro come
2.000.
Sono
279
le
persone
che
si
rivolgono ad
Ama ogni
anno per questo problema e
9
su 10 persone per problemi legati a slot e Vlt. La
maggior con
dipendenza patologica “severa”. Le
macchinette lasciano quindi cicatrici profonde nella nostra società.
Il
Consolida: i ricorsi della lobby del gioco non hanno mai avuto
successo.
Per
il Consorzio delle cooperative sociali Consolida, Michelangelo
Marchesi, ha sottolineato la
disinformazione
alimentata anche dalla lobby del gioco, che crea confusione ad
esempio sullo spostamento dal gioco con le macchinette al gioco
online. Il sistema del gioco d’azzardo ha fatto pressione con
numerosi ricorsi contro leggi di Regioni e regolamenti
di Comuni
che non hanno mai
ottenuto
risultati. Ad
esempio nel 2018
a Napoli il Tar prima
e
il Consiglio di Stato
poi, hanno rigettato
il ricorso contro le norme sul distanziamento delle slot da luoghi
sensibili. Vero
che la rimozione dei giochi comporterebbe la perdita di posti di
lavoro,
ma ancora i numeri non si conoscono, mentre
si vedono i danni devastanti causati dalla ludopatia.
Ora la richiesta di una proroga della
legge provinciale rischia
di accentare
i problemi. Per Marchesi vanno quindi trovate
alternative
occupazionali per i lavoratori ma occorre evitare altri pesanti
costi sociali e sanitari al
sistema trentino.
Cnca:
la politica si faccia carico del problema.
Claudio
Bassetti del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca)
ha osservato che il problema della ludopatia può portare alla
distruzione dei rapporti sociali. Il gioco d’azzardo amplifica le
solitudini e attrae i soggetti più svantaggiati della popolazione.
Dagli anni ‘90 il Cnca sta rispondendo al problema con gruppi come
Ama attraverso un’opera di sensibilizzazione
individuale e collettiva. Il Cnca interviene poi a livello politico
per porre un freno al modello della liberalizzazione del gioco
d’azzardo in Italia. Occorre restituire potere decisionale alle
comunità locali che pagano il prezzo più alto di questi danni
sociali. E
ciò a causa dell’accesso
ravvicinato e immediato alle macchinette che favorisce
la
dipendenza. Paradossale è che i consumi delle famiglie italiane sono
in calo del 7% dalla crisi del 2008-2009, mentre è aumentata la
spesa per il gioco d’azzardo. Nei momenti di crisi le persone si
buttano nel gioco sperando di poter migliorare la loro condizioni.
Bassetti
ha segnalato che sono
stati stimati in 2 miliardi e 800 miliardi i costi sociali legati
alla dipendenza da gioco d’azzardo. A
suo avviso la politica
provinciale
deve
farsi carico del problema salvaguardando gli interessi generali che
questo dramma mette in discussione.
Albora:
i 5 anni trascorsi dall’introduzione della legge sono già troppi.
Per
l’Associazione
Albora,
il presidente Luigi Torboli ha
ricordato un’indagine effettuata
a
Mori, da
cui è emerso come intere
famiglie abbiano
bruciato
tutti i loro risparmi. E
ha raccontato
delle cicatrici che la dipendenza dalle slot machine lasciano nelle
persone per anni e
anni.
Un controllo sociale a
suo avviso non
è realistico.
Si accumulano debiti con amici, familiari stretti, cugini e vi sono
pignoramenti di una parte della pensione delle persone coinvolte.
Secondo Albora per
l’applicazione della norma sulla rimozione dei giochi i
5 anni trascorsi dall’introduzione
della legge provinciale sono già troppi e hanno comportato costi
sociali molto pesanti, compresa la perdita di lavoro di
molte persone e la
distruzione di interese
famiglie.
L’unica soluzione per contrastare questa piaga sociale è il
mantenimento dei tempi previsti da questa legge.
Più
azzardo con la pandemia. Per poter continuare a giocare si commettono
reati.
Coppola
si
è detta pienamente in sintonia con le posizioni
espresse da Marchesi e Vanzetta, mentre Alex Marini del Misto ha
denunciato
come il danno
sociale subito
a causa della ludopatia dalle persone, dalle famiglie, dalle comunità
e dal sistema non
sia
quantificabile
e resti
a lungo.
Occorrerebbe
quindi stimare
a
quanto ammonta.
Demagri
ha chiesto se l’emergenza della pandemia che stiamo vivendo oggi
abbia incrementato il ricorso alle macchinette da gioco per
fronteggiare i loro problemi.
Vanzetta
di Ama
ha confermato che molte persone hanno iniziato a
giocare di più d’azzardo con
l’emergenza Covid-19,
pensando di
risolvere così
i
loro problemi economici. “Con pochi euro – ha
osservato – si crede di
cambiare la vita evitando di impegnarsi nel lavoro o nello studio. Vi
sono contributi
pubblici alle persone e alle famiglie e anche eredità
che finiscono direttamente nella macchinetta da gioco”. Sulla
legalità ha aggiunto che molti giocatori d’azzardo che chiedono
soldi ad amici e parenti per poter continuare a giocare, ma poi
arrivano a commettere reati contro il patrimonio o contro la persona.
Ci sono operatori economici che per poter giocare non pagano lo
stipendio ai dipendenti della loro società. Vi sono quindi
implicazioni in termini illegalità molto significative.
Il
Forum associazioni familiari parla di disastro: 110,5 miliardi spesi
nel 2019.
Paolo
Holneider, vicepresidente
del Forum
ha
evidenziato il grido d’allarme che arriva per la disgregazione dei
nuclei familiari.
Le associazioni del Terzo
Settore hanno chiesto aiuto alle amministrazioni comunali. Anche
perché l’azzardo è un gioco legale contro il quale è difficile
battersi. Le cifre sono allucinanti: nel solo
2019
sono
stati 110,5
miliardi di euro spesi per il gioco d’azzardo, il doppio della
spesa statale per i servizi sanitari. Si genera un disastro sociale
incalcolabile economicamente perché lo Stato non vuole fare questi
conti: la cifra risulterebbe
infatti molto
superiore ai 10 miliardi incassati ogni anno per il gioco d’azzardo.
Per questo il Forum ritiene che la legge provinciale del 2015 vada
applicata distanziano
le Slot
oltre i
300
metri dai luoghi sensibili. Occorre che
la Provincia dia un
segnale della presa in carico anche politica di questo problema. Il
Forum, ha
concluso Holneider, ha incontrato i
baristi che hanno tolto le slot. Questi operatori hanno spiegato di
non poter più sopportare, per guadagno, la vista di persone che si
mangiavano tutto lo stipendio in un attimo giocando con
le loro macchinette.
Il Tar di Bolzano ha giudicano non incostituzionale la norma dei 300
metri che tutelano il bene della salute dei cittadini rispetto ai
vantaggi economici.
I
gestori delle sale gioco (Sapar): siamo con le istituzioni ma
lasciateci lavorare.
Per
il Sapar, gestori di sale gioco, il presidente Domenico
Distante ha
ricordato
chegli operatori del settore rispettano le regole statali.
E ha ribadito che “dove non c’è il gioco legale c’è il gioco
illegale”. Per
Distante il limite
dei 300 metri dai
luoghi sensibili rende
impossibile l’apertura di un’attività,
mentre nessuno
impedisce di
giocare online e in modo illegale. Vi sono imprese che lavorano da 50
anni, vi
sono i
dipendenti e tutto l’indotto legato a queste attività. “Non ci
vergogniamo delle
nostre imprese – ha aggiunto – ma lavoriamo
a testa alta osservando
la legge”.
Distante ha lamentato la disinformazione diffusa su questa materia: i
dipendenti delle imprese che lavorano con i giochi sono discriminati
e talvolta
non
ottengono nemmeno i contributi per l’acquisto della prima casa a
causa della loro attività. Vero – ha
ricordato – che con
il gioco c’è gente che si rovina, ma un
problema analogo accade
anche quando
chi assume
una bevanda alcolica poi si
mette alla guida
di un’auto.
Distante ha
quindi chiesto ancora una volta la proroga della scadenza prevista
dalla legge. “Il Sapar – ha
concluso – non è
contro le istituzioni nella
lotta alla ludopatia, ma
al loro
fianco”.
Cia:
la storia dimostra che il proibizionismo ha sempre generato
illegalità. Quando la Giunta fornirà un
parere si deciderà se continuare a lavorare sul tema.
Cia
ha concordato sul fatto che il proibizionismo ha sempre generato
l’illegalità come la storia dimostra, ad esempio quando sono state
eliminate le case chiuse. E ha aggiunto che l’obiettivo di queste
audizioni è di valutare la possibilità di istituire un gruppo di
lavoro che
coinvolga consiglieri della Quarta e della Seconda Commissione per
affrontare
il tema in modo oggettivo e non ideologico. E
poi decidere per un’eventuale migliore
formulazione della norma provinciale, introducendo
strumenti di prevenzione.
Luca
Zeni (Pd) ha ricordato che la norma provinciale non mira a vietare ma
a regolamentare il gioco d’azzardo e
punta molto
sulla formazione. In
ogni caso per
evitare la
diffusione del gioco nei pubblici esercizi e tabaccai occorre
seguire i consigli degli esperti.
L’eventuale
proroga
della
scadenza prevista dalla legge provinciale in agosto era
dettata dall’esigenza di capire l’orientamento giurisprudenziale,
perché vi erano dei dubbi sulla tenuta della norma rispetto a
ricorsi pericolosi. Sarebbe bene che la Giunta si
esprimesse al riguardo. Per Zeni comunque non vi è motivo per
creare un gruppo di lavoro: la
proposta di modificare la norma sul distanziamento
sarà una scelta politica. Se qualcuno la
vuole
presentare
si seguirà il normale iter.
Anche
Coppola e
Demagri si sono pronunciate
contro la
proroga e
hanno detto di ritenere che non vi sia bisogno di creare un gruppo di
lavoro essendo già sufficienti gli elementi raccolti con queste
audizioni.
Entrambe
hanno chiesto di conoscere la posizione della Giunta provinciale per
capire se
vi sia
l’intenzione di arrivare
ad una
proroga o ad applicare la legge come
previsto per quest’estate.
L’assessore
Failoni, che
ha detto di aver seguito la videoconferenza quasi per intero, ha
risposto
che la Giunta ragionerà su quanto
emerso dalle audizioni e
comunicherà nei
prossimi giorni
la
posizione dell’esecutivo alla Commissione.
Il
presidente Cia ha concluso affermando che una volta acquisito il
parere della Giunta la
Commissione deciderà se proseguire o
meno il
lavoro sul tema.
Alla
videoconferenza erano collegati i consiglieri Demagri,
Rossato, Ambrosi, Coppola, Savoi al posto di Dalzocchio, Zeni, Cia e
Moranduzzo.