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06/03/2020 - In aula o in commissione

Nella gestione dei corsi d'acqua trentini le nuove concessioni tutelino gli enti locali e l'ambiente

Le audizioni volute dalla Terza Commissione sui disegni di legge della Giunta e del Pd

Nella gestione dei corsi d'acqua trentini le nuove concessioni tutelino gli enti locali e l'ambiente

In allegato i testi dei provvedimenti e i documenti prodotti dai soggetti consultati. Nella foto, rafting sul Noce

Nella gestione dei corsi d'acqua trentini le nuove concessioni tutelino gli enti locali e l'ambiente

Giornata di audizioni in Terza commissione, presieduta da Ivano Job (Lega) sul ddl Tonina e quello di Alessio Manica e Sara Ferrari del Pd sulla riforma del settore idroelettrico e delle concessioni. Ecco la prima parte degli interventi alla quale seguiranno altre comunicazione sulle altre audizioni che sono ancora in corso.


Il Cal: vengano garantite le risorse dei canoni ai comuni.


Paride Gianmoena presidente del Cal ha ricordato che il Consiglio delle autonomie ha espresso parere favorevole al ddl Tonina. Il criterio dirimente, ha affermato, è quello per il rinnovo delle concessioni dell’offerta più vantaggiosa per e quindi della massimizzazione dei canoni. Un criterio che però dev’essere soppesato con attenzione. Il Cal, inoltre, chiede di essere coinvolto anche nella delicata fase di elaborazione dei regolamenti. Altro tema sottolineato dal Cal quello dei cosiddetti “beni asciutti” (centrali, macchinari, turbine, infrastrutture) sul quale, anche a seguito delle norme europee, la nostra autonomia sarebbe in qualche modo contenuta. Chiara, infine, la richiesta di attenzione affinché ai comuni vengano garantire le importanti risorse derivanti dai canoni.

Alessio Manica (Pd) ha chiesto a Gianmoena perché si chiede di temperare il criterio dell’offerta più vantaggiosa e spiegazioni la questione della vendita dei beni asciutti.

Tonina, da parte sua, ha affermato che nelle modalità di gara sono state date priorità all’offerta economicamente più vantaggiosa perché non si può non tenere in considerazione la prevalenza della parte economica su quella tecnica, ma ciò non vuol dire abbassare la guardia sull’ambiente e la tutela dei territori. Di fronte ad una gara che, vedrà la partecipazione di soggetti esterni al nostro territorio dobbiamo pensare a massimizzare un valore come l’acqua. La Pat, ha continuato Tonina, dovrà saper garantire risorse importanti nei prossimi anni visto che le concessioni avranno una validità di 30 anni. Riguardo ai “beni asciutti” (quelli “bagnati”, come le dighe, passano alla Pat automaticamente al termine delle concessione) nel ddl viene posta l’opzione dell’acquisto sulla quale si stanno facendo valutazioni perché il costo è importante. Ma l’obiettivo, visto che i beni bagnati vengono restituiti gratis, è quello di essere titolari della filiera produttiva per giocare la partita nella sua completezza. Oggi non prossima dire che certamente li compreremo, ha detto Tonina, valuteremo perché c’è un divario tra questi beni rispetto ad un valore che oggi il concessionario garantisce.

Alex Marini (5 Stelle) ha detto che, da quanto ha detto il presidente Cal, pare ci sia incertezza sui canoni che passano ai comuni. Quindi ha chiesto se non sarebbe meglio fissare in legge il sistema di ripartizione e riscossione di questi canoni.

Il Presidente Cal ha detto che nella norma c’è un passaggio sulla finanza locale, ma non c’è scritto il quantum. Però si è in fase di gara e quindi non si saprà come andrà a finire, quindi pare inopportuno fissare percentuali. Per ora serve un impegno politico e nel ddl si cita, appunto, la finanza locale. Rispondendo a Manica il Cal condivide la massimizzazione dei canoni ma, al tempo stesso, serve attenzione all’ambiente e alla qualità.


Le Asuc: un tavolo per fissare gli indennizzi.


Per l’associazione provinciale delle Asuc il presidente Roberto Giovannini ha ricordato che quella idrolettrica è un’emergia pulita e rinnovabile, ma i problemi di ordine ambientale per le comunità ci sono e sono pesanti. Le canalizzazioni, le tubature forzate, il passaggio degli elettrodotti, i microsistemi rovinati, la sparizione di sorgenti, l’interruzione di strade utilizzati da secoli dalle comunità. Per questo le Asuc chiedono l’attivazione di un tavolo tecnico tra proprietari delle aree, comuni e Asuc con la Pat per stabilire di comune accordo i valori degli indennizzi delle proprietà. Le Asuc, ha concluso Giovanni, sono preoccupate ma al tempo stesso fiduciosi nell’amministrazione e ha chiesto che le Asuc vengano ritenute un terzo soggetto nelle concessioni.

Robert Brugger presidente Asuc ha detto che nel ddl non c’è un preciso riferimento ai terreni di proprietà collettive. Può succedere, come è accaduto col progetto Avisio, che le Asuc vengano escluse ma poi debbano subire i costi. Serve, insomma, un maggior coinvolgimento delle Asuc nelle scelte della Pat attraverso una tavolo di lavoro. Rodolfo Alberti, segretario dell’associazione Asuc, apprezzando nel complesso del ddl, ha detto che ci si trova di fronte ad una specie di sanatoria per i terreni occupati dalla compagnie elettriche negli anni ‘50 – ‘60 per i quali le Asuc non hanno mai avuto risarcimenti. Un tempo l’Enel, ha ricordato Alberti, era più disponibile, mentre oggi i rapporti sono diversi e quindi servono regole chiare. Nel ddl, ha aggiunto, c’è un’apertura, ma se ci fosse un tavolo specifico le Asuc si sentirebbero più sicure e meno sole. Infine, ha ricordato che se questa partita esce male dal Consiglio per le Asuc e territori saranno guai.

Marini, ricordando che le Asuc rappresentano quasi il 60% del territorio ma hanno pochissime risorse, ha ricordato che la nuova legge nazionale dà un ruolo a questi enti e la richiesta di un tavolo è giusta. E ha chiesto se c’è una stima di un possibile indennizzo e se il ddl può essere migliorato su questo.

Lucia Coppola (Futura), ricordando che le Asuc sono un presidio territoriale importante, ha chiesto se il tema centrale è solo quello dell’indennizzo o c’è anche attenzione ai possibili danni ambientali.

Giovannini ha risposto che non ci sono stime sui danni subiti dai territori gestiti dalle Asuc, ma è importante il tavolo con la Pat e i comuni anche per quantificare un indennizzo. L’attenzione all’ambiente, ha continuato, è fondamentale, sopratutto quando si parla di acqua soprattutto oggi di fronte ai cambiamenti climatici. La partita è importante perché se le Asuc hanno i mezzi possono fare un lavoro per il bene di tutti con la difesa del territorio. Infine Alberti ha affermato che sulle possibili nuove realizzazioni le Asuc come proprietarie devono farsi sentire.

Tonina ha riconfermato la volontà di attivare un tavolo tecnico. Inoltre, ha affermato che le azioni che sono state fatte negli ultimi anni per l’ambiente e il miglioramento del territorio saranno confermate nella direzione dell’Agenda 2030. Anche per questo, ha concluso, va valorizzata al massimo una risorsa strategica come l’idroelettrico.


Bim: i territori gestiscano la quota di energia elettrica gratuita.


Gianfranco Pederzolli, presidente Bim del Sarca a nome di tutti i Bim trentini, sulla definizione del sovra canone ha chiesto che nel ddl venga specificato il criterio della potenza di canone. Inoltre, sempre sotto il profilo tecnico, ha chiesto l’introduzione di un comma perché vengano “cristallizzati” i canoni Bim, riveraschi e di pompaggio, anche se la norma nazionale venisse modificata. Sul protocollo di finanza locale il presidente ha chiesto, inoltre, il mantenimento del riparto dei canoni stabilito dal Cal. Pederzolli ha ricordato che la risorsa idroelettrica rimane fondamentale per il mantenimento delle comunità montane ed è quindi importante demandare la gestione delle quote di energia elettrica gratuita ai territori, così come sta pensando di fare il Friuli Venezia Giulia e altre regioni dell’arco alpino.

Ugo Rossi (Patt) ha detto che si deve fare attenzione alle proposte che vengono dall’arco alpino perché da noi lo spopolamento non c’è. Questa, ha detto, potrebbe essere invece l’occasione, garantendo l’afflusso finanziario ai Bim e senza scalfire le garanzie consolidate, per indirizzare le risorse su progetti di sviluppo territoriale vero e proprio. Evitando, anche col meccanismo dei riparti, la dispersione sul territorio. Perché questo sì, ha concluso, sarebbe un aiuto contro lo spopolamento, tenendo anche conto di una finanza provinciale in difficoltà.

Il presidente Bim del Sarca ha detto di condividere il ragionamento di Rossi. Anche per questo è stato demandato ai territori di realizzare le reti delle riserve naturali sui fiumi.

L’assessore ha ricordato che tutte le regioni alpine sono obbligate a adottare una legge in materia e, compreso il Friuli, stanno copiando dal Trentino e dall’Alto Adige. Sull’energia gratuita per i servizi pubblici, ha ricordato, siano stati all’avanguardia. Quindi, se per Cal, Asuc e Bim, l’accordo sulla riconferma delle risorse c’è, è altrettanto importante ottimizzare i ricavi nelle gare per le concessioni. Questo ddl, ha affermato Tonina, non sarà il ddl Tonina ma del Consiglio perché per gestire un settore vitale per il Trentino c’è bisogno di una condivisione vasta. Quindi, ha concluso, le proposte di Cal, Asuc e Bim, verranno valutate con attenzione anche per introdurre correttivi.

Manica ha detto che il tema dell’ottimizzazione delle entrate è fondamentale. Ma c’è una preoccupazione: la prevalenza del prezzo porta a offerte che, inevitabilmente, puntano meno sui miglioramenti e le tutele e si deve essere coscienti che c’è il rischio che il soggetto vincitore non abbia le relazioni col nostro territorio che ha oggi Dolomiti Energia, una società che ha una forte partecipazione pubblica.

Pederzolli, sottolineando l’attenzione dei territori all’ambiente anche a scapito dell’interesse economico, ha ricordato che a DE, con una delibera dell’ex assessore Gilmozzi, venne concesso di derogare ai 4 litri al secondo di portata minima perché sembravano troppi dicendo ai comuni che avrebbero avuto più risorse. Ma i territori, ha ricordato, hanno detto: lasciamo i 4 litri al secondo e pagando a Dolomiti Energia un indennizzo di 600 mila euro. 


I pescatori sollecitano attenzione per garantire la conservazione dell’ambiente.


Bruno Cagol, presidente dell'Associazione pescatori dilettanti e portavoce della Federazione pescatori del Trentino, dopo aver ricordato che i pescatori sono custodiscono ed incrementano il patrimonio ittico delle acque pubbliche, ha chiesto innanzitutto che le nuove norme garantiscano che la risorsa idrica dei fiumi e dei torrenti rimanga saldamente nelle mani alla Provincia. La Pat infatti, ha aggiunto Cagol, da quando controlla le acque ha garantito la tutela di questo grande patrimonio naturale del Trentino. I pescatori, ha precisato, non sono contrari alle centrali idroelettriche ma non c’è dubbio che le grandi derivazioni e le centraline abbiano hanno modificato le acque di superficie. Le specie ittiche più pregiate hanno visto ridursi il loro habitat e perso capacità riproduttiva. Tuttavia la qualità delle nostre acque è ancora accettabile dal momento che in Trentino si trovano specie ittiche scomparse altrove. I problemi sono dovuti dall’hydropeaking, la pulizia dei fondali, a causa del quale nei periodi riproduttivi i nidi dove le trote depongono le uova rimangono all'asciutto e muoiono. Anche gli sbarramenti riducono almeno della metà la capacità riproduttiva dei pesci. Devastanti sono poi gli svasi, che determinano sbalzi improvvisi della portata delle acque, perché cementificano i fiumi anche per chilometri riducendo al minimo la vita acquatica. Nel ddl non si parla in alcun punto dell'impatto delle attività di manutenzione straordinaria delle acque e in particolare degli svasi. Nel bacino di Stramentizzo, ad esempio, vi sono più di 5 milioni di metri cubi di materiali che prima o poi dovranno essere rimossi. Se dovessero finire nell'Avisio si trasformerebbe il fiume in un'autostrada. Anche i lavori di manutenzione dei bacini rendono difficile la sopravvivenza dei pesci. Servono quindi risorse che mitighino questi impatti. Il gruppo scientifico dell'Associazione pescatori hanno accertato che vi è la possibilità di diluire gli svasi nel tempo senza rinunciare allo sfruttamento delle acque a scopo idroelettrico. Quanto ai disegni di legge, le organizzazioni dei pescatori chiedono che nella fase di rinnovo delle concessioni la legge proposta dalla Giunta subordini il tema dell’offerta economica alle esigenze di ripristino degli ambiente acquatici, alla tutela della fauna ittica autoctona e alla salvaguardia degli usi plurimi delle risorse idriche. Privilegiare l’offerta economica significherbbe infatti, secondo i pescatori, correre il rischio di affidare lo sfruttamento dei corsi d’acqua del Trentino a concessionari poco sensibili agli aspetti della tutela naturalistica. Che il ddl della Giunta parli di mitigazione e compensazione ambientale è troppo vago. Occorre che con queste norme la Provincia punti a recuperare e a riqualificare la funzione ecologica fluviale, mettendo a disposizione di questo obiettivo primario risorse adeguate. Le organizzazioni dei pescatori del Trentino stima che a questo scopo la Pat segnerebbe una svolta nelle politiche di tutela ambientale se stanziasse almeno 5 milioni di euro. Questo investimento avrebbe grande rilevanza non solo ecologica ma anche economica, tenuto conto che in Trentino arrivano da tutta l’Europa 30.000 appassionati all'anno per pescare nelle nostre acque. Le organizzazioni dei pescatori trentini, ha assicurato Cagol, sono pronte ad elaborare dei progetti da gestire insieme sia al Servizio foreste e fauna sia al Servizio bacini montani della Pat, per contribuire a mantenere il massimo livello qualitativo dei nostri ambienti acquatici.

Alberto Zalla, segretario della Federazione pescatori, ha aggiunto che ai bacini montani sono sempre mancate le risorse per recuperare la funzionalità ecologica e turistica dei corsi d’acqua. Per questo si chiede di destinare parte dei canoni a questi interventi di ristoro. In provincia di Bolzano, ad esempio, il 45% dei canoni fissi incassati dall’ente pubblico viene riservata alla realizzazione di attività di ripristino ambientale, mentre un’altra parte di queste risorse va all'Associazione pescatori. In Alto Adige 2 milioni e mezzo di euro sono destinati solo all'acqua: la stessa cifra in Trentino potrebbe ristorare dai danni idroelettrici. Quanto al turismo, non più solo in val Rendena e in val di Sole ma in molte altre valli vi sono migliaia di permessi di pesca. I pescatori generano un crescente movimento turistico tanto che in Trentino marketing è nata Trentino Fishing.

Guido Bellini dell’Unione pescatori ha sottolineato che i pescatori svolgono un servizio di pubblico interesse e stupisce, quindi, che nel ddl della Giunta non siano neanche menzionati. Eppure la Provincia concorda con i pescatori gli interventi più importanti come gli svasi, mentre in passato altri soggetti hanno dimostrato scarso interesse per le problematiche ambientali. Inoltre i pescatori generano turismo perché diventano clienti di alberghi, ristoranti e bar. Anche per Bellini il ddl della Giunta è un po' troppo sbilanciato sull'offerta economica. Per questo ha segnalato il caso della Regione Piemonte che nella valutazione delle proposte progettuali per l’aggiudicazione delle concessioni ha adottato questi criteri in ordine di importanza: l’offerta migliorativa di produzione energetica e della potenza installata, gli interventi di miglioramento ambientale del bacino idrografico di pertinenza, finalizzati alla tutela dei corpi idrici e del territorio e alla mitigazione degli impatti; le modalità di uso plurimo delle acque e, solo dopo, l’offerta economica per l’acquisizione della concessione e l’utilizzo delle opere. Seguono come criteri del Piemonte ulteriori misure di compensazione territoriale e ambientale non di carattere meramente patrimoniale ed economico, e infine interventi anche tecnologicamente innovativi finalizzati alla conservazione delle capacità utile di invasi e diretti a conseguire la maggior efficienza nell’uso della risorsa idrica. Cagol ha aggiunto che non a caso, ad esempio, al posto del concetto soprattutto economico di “deflusso minimo vitale” la comunità scientifica utilizza oggi quello di “deflusso inimo ecologico”, più funzionale alla tutela della natura e al benessere dei pesci.

Gianluca Cavada (Lega) ha chiesto che i futuri bandi per l’assegnazione delle concessioni prestino particolare attenzione alla salvaguardia di alcune specie ittiche.

Lucia Coppola (Futura) ha sollecitato l’assessore ad inserire nel ddl anche il riferimento alle organizzazioni dei pescatori e di tener conto delle loro proposte.

Alex Marini (5 Stelle) ha ottenuto la disponibilità dei rappresentanti delle associazioni dei pescatori di partecipare come relatori e intervenire attivamente con il loro contributo alla conferenza di informazione che potrebbe essere organizzata dal Consiglio provinciale prima della definizione dei bandi in modo da approfondire questi temi.


Tonina: i pescatori saranno coinvolti nelle delibere di attuazione della legge. Il primato dell’offerta economica è per acquisire risorse con cui tutelare l’ambiente.


L'assessore Tonina ha spiegato che se nel ddl non sono citate le organizzazioni dei pescatori è perché questo avverrà nelle deliberazioni attuative delle norme da parte della Giunta provinciale. Quanto alla presunta attenzione eccessiva per la parte economica criticata dai pescatori, Tonina ha sottolineato che proprio le risorse che si ricaveranno dalla gestione delle derivazioni idroelettriche con i canoni e i sovraccanoni permetteranno di realizzare gli interventi di tutela ambientale chiesti dalle organizzazioni dei pescatori. In ogni caso la Giunta aumenterà le risorse destinate a questo scopo attingendo dai canoni e dai sovraccanoni concordandone l’utilizzo con le organizzazioni dei pescatori.



Federazione Rafting del Trentino: garantire una gestione adeguata delle acque per questa attività che costituisce sempre più anche una grande risorsa del turismo.


Alessandro Fantelli, delegato della Federazione, ha informato che in Trentino esistono 6 centri di rafting che svolgono attività commerciale e tre fiumi navigati per la pratica di questo sport: l’Avisio, il Noce e la parte veneta del Brenta da Valstagna in giù. Il rafting, ha spiegato, privilegia i corsi d’acqua naturali e quindi uno dei problemi principali di questo sport consiste nella quantità di acqua disponibile. Nel Noce una volta producevano energia di giorno e veniva rilasciata acqua navigabile con il rafting. Con l'avvento del fotovoltaico che sfrutta l'energia solare la produzione si è spostata la sera e ora, soprattutto nel tratto alto del Noce da Dimaro in su, è difficile navigare. Secondo Fantelli servirebbe quindi, almeno in alta stagione, garantire un deflusso minimo vitale che consenta di praticare il rafting in sicurezza. Importante sarebbe anche disciplinare a livello normativo la possibilità di interrompere la produzione di energia idroelettrica e quindi l’aumento parziale dell’acqua quando i centri per il rafting eseguono lavori nell’alveo, ad esempio immergendo sassi. Bisogna inoltre che nel Noce, in occasione di eventi a carattere nazionale e internazionale legati al mondo degli sport acquatici venga garantito a monte un flusso di acqua costante. Molto importante per la sicurezza sarebbe inoltre fornire un servizio di allert ai centri rafting quando aprono le dighe e si rilasciano le acque, per evitare situazioni di pericolo dovute alla sovrapposizione della piena del fiume e della portata artificiale. Andrebbe poi aggiunto qualche idrometro in luoghi utili per gli sport fluviali, per rilevare la portata e aiutare sia i centri commerciali sia gli amatori e gli atleti in navigazione. Occorrerebbe inoltre, secondo Fantelli, prevedere fondi per lavori di pulizia in alveo e sistemazione degli imbarchi e degli sbarchi, specialmente dopo eventi meteo estremi e piene. Infine, la Federazione chiede di poter utilizzare veicoli a motore nei bacini artificiali per motivi di sicurezza come nel caso del recupero di canoe in panne o di naviganti colpiti da improvvisi malori, visto che ad esempio il lago di Santa Giustina è percorso da migliaia di canoisti.

Job ha chiesto se vi siano rapporti con i pescatori e Fantelli ha risposto che vi è piena sintonia. In comune con chi pratica il rafting vi è infatti il problema della captazione delle acque, che sono un bene pubblico, ma se qualcuno le sfrutta per sé le sottrae ad altri. Inoltre il Noce ha necessità di depurazione. Da Malè in giù, ha ricordato Fantelli, non esiste neppure un depuratore e il problema è quindi l'inquinamento.

Marini ha chiesto notizie dell'indotto economico generato dal rafting in Trentino. Fantelli ha risposto che nella nostra provincia praticano il rafting circa 50.000 persone ogni anno e il settore conta 100 occupati. Anche l’indotto generato da questo sport è molto rilevante: vi sono infatti alberghi che offrono ai loro clienti il rafting. Vi sono poi le guide rafting, molto importanti per la promozione complessiva del territorio. Fantelli ha concluso ricordando che la Federazione ha una cinquantina di enti affiliati ma che in Italia sono pochi i fiumi dove si pratica il vero rafting: uno di questi è il Noce. Il Trentino, dove il livello della pratica è molto alto, è un modello per il resto del Paese.


Legambiente: vincolare le concessioni al principio della tutela della natura.


Giuliana Speranza per Legambiente ha giudicato poco convincente nel ddl il fatto che in più punti si parli di “possibilità” o di “obbligo” di derivare, regolare, invasare e utilizzare le acque pubbliche. Lasciando in tal modo margini di discrezionalità troppo ampi mentre una legge deve invece imporre le condizioni da rispettare. L'assegnazione delle concessioni dovrebbe essere subordinata al pieno rispetto di alcuni principi tra cui la tutela dell'ambiente. Andrebbe quindi previsto in modo vincolante questo criterio tra quelli con cui selezionare i soggetti ai quali affidare una concessione. Legambiente contesta anche la previsione nel ddl che la Commissione tecnica per l'individuazione del concessionario non abbia termini temporali precisi entro i quali concludere la gara. Gli enti locali hanno solo 10 giorni, vale a dire troppo poco tempo a disposizione per poter partecipare alle procedure di selezioene. Legambiente condivide invece totalmente il ddl 8 proposto da Manica e Ferrari, che prevede norme molto corrette per evitare privilegi e discriminazione nell’assegnazione delle concessioni. E chiede che venga predisposto un testo unificato del due ddl in modo tale da semplificarne l'applicazione e l’osservanza.


Mountain Wilderness: perché tanta fretta con questo ddl?


Marco Tessadri per Mountain Wilderness ha ricordato che l'associazione partecipa al comitato permanente del Comitato per la difesa delle acque del Trentino che interverrà più tardi in queste audizioni. A sip avvosp desta perplessità la fretta con cui la Giunta vuole che l'iter di approvazione consiliare di questo ddl si concluda, senza pubblicità. MW vorrebbe capire il perché di questa urgenza che rischia anche di causare errori e imprecisioni. Secondo: quando questo ddl diventerà legge, l'auspicio è che nelle successive fasi di attuazione l'acqua sia salvaguardata come un bene pubblico. In questo provvedimento si continua a trattare l'acqua come un bene privato.


Tonina: la Pat deve recepire le novità normative sollecitate dall’Unione europea.


L'assessore Tonina a proposito della fretta, ha risposto che un anno fa la Commissione europea aveva scritto per sollecitare gli Stati membri a conformarsi alla normativa europea. Oggi la Provincia si adegua con questa legge. In queste settimane anche la Regione Piemonte e la Regione Lombardia hanno avviato l'iter per analoghi ddl. Veneto e Val d'Aosta stanno elaborando un testo come pure la Provincia di Bolzano. Inoltre le concessioni nel Trentino scadevano nel dicembre 2022. Con un emendamento introdotto nella legge finanziaria del dicembre scorso, queste scadenza sono state posticipate al dicembre del 2023. Lo stesso è avvenuto per quelle della Provincia di Bolzano. Certo, ha concluso Tonina, non tutto finirà con l'approvazione di questo ddl, prevista ai primi di aprile, perché poi si aprirà la partita dei bandi con cui la Provincia dovrà affidare le 17 concessioni idroelettriche in scadenza. La fretta non è quindi imposta dalla Provincia ma della necessità di rispondere a una richiesta urgente dell'Unione europea.

I dirigenti e funzionari dell’assessorato hanno chiarito che le norme che parlano di possibilità o obbligo rispondono ad esigenze di tecnica legislativa. La legge deve dettare disposizioni chiare ma non può disciplinare tutto. Questa formulazione del testo legislativo risponde all’obiettivo di lasciare il potere discrezionale nelle mani dell'amministrazione provinciale.


Comitato per la difesa delle acque del Trentino.


A partire dalle ore 15.00 il primo pacchetto di auditi del pomeriggio: il Comitato per la salvaguardia delle acque del Trentino, il Comitato per la difesa del fiume Noce e il Forum dei movimenti per l’acqua (Associazione Acqua bene comune), rappresentati rispettivamente da Luigina Elena Armani e Giovanna Molinari, Luca Scaramella e Tommaso Bonazza e da Salvatore Ferrari. Quest’ultimo ha premesso che a pochi giorni dalle elezioni per il rinnovo del Consiglio provinciale il Comitato per la salvaguardia delle acque del Trentino aveva inviato agli allora candidati presidenti un documento con 5 domande in merito ai temi della salvaguardia dell’acqua e la seconda domanda riguardava una nuova legge sulla produzione idroelettrica in Trentino. Degli 11 candidati solo Antonella Valer rispose ai quesiti, assieme ad altri candidati consiglieri. Noi crediamo che su questi temi, ha proseguito Ferrari, sia necessario attivare percorsi partecipati di ascolto per scongiurare possibili conflitti sull’utilizzo delle acque pubbliche e come sia fondamentale che l’aspetto economico non prevalga sulle esigenze di tutela ambientale. E’ mancata una fase di confronto con esperti di settore che avrebbero potuto contribuire alla stesura di un testo più chiaro e puntuale e si chiede che la stessa venga attivata almeno in fase di definizione dei bandi di gara, ha osservato ancora Ferrari, che ha infine proposto una serie di emendamenti al documento di Tonina, riassunti in un documento consegnato ai commissari e allegato alla presente. Piena condivisione invece sul documento di Manica e Ferrari che recepisce alcune osservazioni avanzate dallo stesso comitato in un momento di ascolto in Commissione.

Scaramella ha rimarcato che questi grandi impianti sono sostenibili e rappresentano un valore aggiunto solo se c’è da parte loro un collaborazione con chi ha deciso di utilizzare i bacini sottesi agli impianti a scopi ricreativi, ludici, sportivi e turistici, ha aggiunto

Bonazza ha raccomandato, anche all’interno della partita dell’idroelettrico, di tenere in considerazione il contesto di cambiamenti climatici di medio e lungo termine e la consistente variazione dello stato ambientale che interesserà in futuro nostre vallate.

Molinari ha rimarcato l’assenza di un confronto con le comunità che ha auspicato si recuperi nella preparazione del bando di assegnazione delle derivazioni. Inoltre manca a suo avviso un dossier relativo alle centrali, aspetto molto importante nella programmazione futura, anche in considerazione del cambiamento climatico in atto. I tempi, infine, sono o troppo stretti o troppo ampi: trent’anni per la concessione sono troppi, anche pensando ai possibili conflitti sull’uso delle acque, mentre 10 giorni per le osservazioni sono troppo stretti.

I consiglieri Alex Marini (5 Stelle) e Alessio Manica (PD) hanno posto alcune puntuali domande sui bacini idrografici. Il nostro disegno di legge affonda il coltello nella piaga, ha osservato quest’ultimo, perché esistono diverse piccole derivazioni il cui uso a scopo idroelettrico è problematico e un ragionamento sul tema dobbiamo necessariamente farlo. Quanto alle grandi derivazioni due riflessioni: su questo argomento torna spesso la val di Sole e andrebbe chiarito come avverrà la modalità di gara, ovvero che livello di declinazioni puntuali sarà inserito nelle singole gare; in secondo luogo, il nuovo canone di cui all’articolo 23 potrà essere strumento per vincolare a investimenti nei rispettivi territori?

Ci auguriamo che il fattore finanziario non prevalga su quello ambientale, è stata la risposta degli auditi. Lucia Coppola (Futura) ha sottolineato l’importanza di questa fondamentale affermazione, di cui occorre tenere conto. L’acqua è una risorsa preziosa, anche perché non è infinita, sebbene noi ne disponiamo al momento in gran quantità rispetto ad altri territori. Chiedo dunque che all’interno dei bandi questo sia esplicitato in maniera chiara, ha aggiunto.


L’assessore Mario Tonina ha ringraziato i soggetti ascoltati, ha apprezzato l’atteggiamento costruttivo ed ha dichiarato l’intenzione di tenere conto dei contributi e di alcune osservazioni espresse oggi magari non nel disegno di legge, ma nelle delibere attuative e nei bandi che saranno costruiti entro la scadenza del 2023. Quanto ai tempi, la fretta di portare a casa questo provvedimento viene da adempimenti chiesti dall’Unione europea che nel maggio scorso ha invitato i paesi membri ad adeguarsi entro fine marzo 2020. Per questo noi ci stiamo attrezzando e stiamo accelerando su questo disegno di legge, ha chiarito. Per garantire le richieste venute anche stamattina da Consorzio autonomie, Asuc, Bim servono anche le risorse, ha aggiunto Tonina, che ha spiegato perché in questo momento si sia previsto di dare una prevalenza alla parte economica, proprio per avere i mezzi finanziari nei prossimi anni quando ci sarà purtroppo una flessione delle risorse. Non partiamo dall’anno zero, ha aggiunto: il Trentino ha imposto per primo alle centrali idroelettriche il rilascio del reflusso minimo vitale con dei valori molto elevati che restano anche in questa legge i valori di riferimento.

La risorsa delle risorse è l’acqua, ha ribadito Armani perché se non c’è l’acqua nei fiumi tutto il resto viene meno e l’ente che governa e legifera ha il dovere di tenerne conto.


Associazione amici della terra Lago d’Idro e Valle Sabbia


Alle 16.00 sono entrati in sala Lenzi, sempre rispettando il numero massimo di 20 soggetti e le distanze imposte dalle direttive sul Coronavirus, Gianluca Bordiga e Formenti Giuseppe, rispettivamente presidente e vicepresidente dell’Associazione amici della terra Lago d’Idro e Valle Sabbia e il dott. Alessandro De Guelmi, in qualità di esperto amministrativo ed ex assessore della Comunità di valle Alto Garda e Ledro. Quest’ultimo ha descritto la realtà del lago di Ledro, di origine glaciale, frequentato dall’uomo fin dall’epoca del Bronzo. Per secoli il lago fu utilizzato per il trasporto delle merci, in particolare legname, fino alla rivoluzione industriale, allorché il dislivello con il lago di Garda si iniziò a sfruttare per la produzione di energia idroelettrica. Verso inizio Novecento fu creata la centrale di Rovereto che sfruttava la differenza di quota a beneficio di tutto il basso Trentino. Le due centrali idroelettriche furono distrutte durante la guerra e poi nel 1924 fu progettata la nuova centrale di Riva del Garda tuttora in funzione. Il lago di Ledro ha smesso da allora di essere un bacino naturale ed è diventato artificiale, perdendo la sua naturalità e anche il colore delle acque, con alterazioni della flora e della fauna e le sponde oggi coperte da materiali naturali in disfacimento. Ricordo, ha aggiunto De Guelmi, che le palafitte di Ledro sono oggi uno dei musei più visitati dell’arco alpino e la valle di Ledro è stata riconosciuta come riserva della biosfera dall’Unesco. In questo momento estremamente delicato, ha concluso, invito il Consiglio a valutare il valore economico dell’acqua che va sempre collegato all’aspetto estetico e panoramico dell’ambiente che rimane prioritario, in legame al benessere ma anche all’economia del territorio. Il torrente Ponale, ha notato infine, è diventato un torrente secco al quale non è garantito il deflusso minimo vitale. Gianluca Bordiga ha chiesto di rappresentare nella stesura di questa legge una logica finora marginale, ovvero che lo sfruttamento della risorsa primaria insostituibile impoverisce i corsi d’acqua. Bordiga ha citato il dramma del lago d’Idro, di origine glaciale, e la necessità di incoraggiare con questa legge la pratica e la cultura ambientale, il sostegno alle attività non profit che le promuovono e introdurre dei vincoli e degli incentivi per ammodernare la modalità di irrigazione delle zone agricole affinché non impoverisca i corsi d’acqua.


L’assessore Mario Tonina ha notato che le problematiche del lago di Ledro sono ben note ed ha assicurato che se ne terrà conto nelle delibere attuative della legge, anche previo confronto con la comunità locale su questo tema particolarmente sensibile. Quanto alle questioni sollevate da Bordiga, Tonina ha osservato che il Trentino in passato, a differenza della Lombardia, ha sempre lavorato con attenzione e sensibilità sul tema dell’acqua, investendo anche nel migliorare i sistemi di irrigazione, passando da una forma d’irrigazione tradizionale a scorrimento ad una forma d’irrigazione a goccia.



Michele Andreaus, ordinario di economia aziendale a Trento.


Ha ricostruito gli sviluppi della partita idroelettrica dal 1962 ad oggi. Nel 1992 Enel diventa s.p.a. e il mercato idroelettrico viene liberalizzato. Alla fine degli anni Novanta le competenze passano alla Pat, che per prima regolamenta in Italia il deflusso minimo vitale di acqua a tutela dell'ambiente. Oggi la criticità è data dal fatto che la Provincia contemporaneamente deve tutelare l'ambiente, ma è anche principale azionista del più importante concessionario di energia elettrica e come tale portata a massimizzare i profitti.

I futuri concessionari - ha ragionato Andreaus - dovrebbero essere obbligati ad acquistare tutti i beni cosiddetti asciutti dall'ente pubblico, senza poter scegliere quali, in base a propri esclusivi interessi.



Geremia Gios, ordinario di economia dell'ambiente e del territorio a Trento.


Ha fatto notare che il passaggio alla Pat della proprietà di tutti i beni cosiddetti bagnati, quindi dighe, condotte e manufatti annessi, comporterà il venir meno di 10/15 milioni all'anno di introiti da Imis, l'imposta sugli immobili produttivi. Per ovviare a questo, si potrebbe – ha detto Gios rivolto al consigliere Alex Marini - modificare la legislazione provinciale e far gravare l'Imis anche sui concessionari di impianti idroelettrici.

Altro appunto: occorre coordinarsi con Bolzano e provvedere sincronicamente al rinnovo delle concessioni idroelettriche.

Gios si è occupato anche della proprietà di impianti su terreni gravati da uso civico. E ha poi espresso il giudizio che il ddl è scritto male: non utilizza un linguaggio chiaro – ha detto - e il dettato è concepito soprattutto per l'apparato burocratico Pat, che non vuole avere problemi.



Alessandro Muraca, associato a Brescia in costruzioni idrauliche.


Anche il professore ha posto l'accento sull'importanza di tutelare gli usi dell'acqua diversi da quello idroelettrico, prevenendo future conflittualità. Bisogna assicurare trasparenza, sicurezza, garanzia di portate e volumi per tutti gli utilizzatori. Oggi la tecnologia garantisce la possibilità di una gestione in tempo reale dei bacini idrici, attraverso telecontrollo e monitoraggio in tempo reale delle opere. Ci sono programmi informatici che consentono di ottimizzare la gestione e il water-monitoring.



Maurizio Siligardi, ecologo fluviale.


Ha affrontato le problematiche di carattere ecologico legate alla riduzione delle portate d'acqua nei fiumi, all’hydropeaking (rilascio repentino di acqua), agli svasi delle dighe. Oggi il monitoraggio e la valutazione dello stress ambientale causato da questi fattori sono poco efficienti e l'invito é a un supplemento di attenzione e a creare specifici strumenti per ovviare e "garantire meglio un sistema ecosistemico discretamente efficiente". L'idea é quella di creare un gruppo di lavoro ad hoc.


Il consigliere Alessio Manica ha ringraziato i quattro professori per gli spunti e le proposte. Il ddl va affinato - ha detto - e ci sono criticità molto importanti. L'acquisto dei beni asciutti è un tema enorme e delicatissima è poi l'istanza di evitare la futura conflittualità tra l'industria idroelettrica e la tutela ambientale e i connessi interessi sociali ed economici.

La consigliera Lucia Coppola ha ammonito a non demandare ai regolamenti attuativi tutta la partita delle tutele ambientali, aspetto che deve invece avere cittadinanza dentro quella che sarà la più importante legge di legislatura.

Il consigliere Alex Marini ha chiesto ulteriori chiarimenti e ottenuto dai professori alcuni esempi di pratiche virtuose in Canada, nonché l'indicazione del “contratto di fiume” come strumento per comporre gli interessi.

Il consigliere Gianluca Cavada ha specificato per conoscenza diretta una serie di preoccupazioni proprie in particolare del mondo della pesca.



Consorzio elettrico di Storo, Consorzio elettrico di Pozza di Fassa e Consorzio elettrico industriale di Stenico.


Si tratta di consorzi centenari, gli ultimi rimasti in Trentino dei 40 d'un tempo. Agiscono senza scopi di lucro e di fatto sono già "comunità energetiche" nel senso previsto e tutelato dalla normativa europea di settore. Ne esistono 12 in tutto l'arco alpino. Nel 2018 ben 4 milioni di euro sono stati riversati dai tre consorzi sule società locali.

I consorzi chiedono di essere ammessi senza handicap alle gare per le concessioni di impianti minori, come quello di Predazzo, e per quelle riferite a impianti dei loro territori di competenza. Dialogando con il consigliere Alex Marini, i rappresentanti dei concorsi hanno anche fatto menzione del conflitto di interessi potenziale tra consorzio elettrico e Bim nella zona del Chiese.




Allegati
Il disegno di legge 49 proposto dall'assessore Tonina
Il testo della relazione illustrativa del ddl 49 dell'assessore Tonina
Il disegno di legge 8 proposto da Manica e Ferrari
Il testo della relazione illustrativa del ddl 8 proposto da Manica e Ferrari
Il documento dell'Associazione pescatori
Il documento dell'a Federazione pescatori
Il documento della Federazione rafting
Il documento di Legambiente
Il documento del Consiglio delle autonomie locali
Il documento dei Bacini Imbriferi Montani
Il documento dell'Associazione provinciale delle Asuc
Il documento del Comitato per la difesa delle acque del Trentino
Il documento dell'Associazione amici della terra
Il documento di Siligardi
Il documento di Muraca
Il documento di Gios
Il documento dei Consorzi elettrici
Il documento di Andreaus