Le audizioni volute dalla Terza Commissione sui disegni di legge della Giunta e del Pd
Nella gestione dei corsi d'acqua trentini le nuove concessioni tutelino gli enti locali e l'ambiente
In allegato i testi dei provvedimenti e i documenti prodotti dai soggetti consultati. Nella foto, rafting sul Noce
Giornata di audizioni in
Terza commissione, presieduta da Ivano Job (Lega) sul ddl Tonina e
quello di Alessio Manica e Sara Ferrari del Pd sulla riforma del settore
idroelettrico e delle concessioni. Ecco la prima parte degli
interventi alla quale seguiranno altre comunicazione sulle altre
audizioni che sono ancora in corso.
Il
Cal: vengano garantite
le risorse dei canoni ai comuni.
Paride
Gianmoena presidente
del Cal ha ricordato
che il Consiglio delle autonomie ha espresso parere favorevole al
ddl Tonina. Il criterio
dirimente, ha
affermato, è quello
per il rinnovo delle
concessioni dell’offerta
più vantaggiosa per
e quindi della massimizzazione dei canoni. Un
criterio che
però dev’essere
soppesato
con attenzione.
Il Cal, inoltre, chiede di essere coinvolto anche nella delicata
fase di elaborazione
dei regolamenti.
Altro tema sottolineato
dal Cal quello dei
cosiddetti “beni
asciutti” (centrali,
macchinari, turbine, infrastrutture)
sul quale, anche a seguito delle norme europee, la nostra autonomia
sarebbe
in qualche modo contenuta. Chiara, infine, la richiesta di
attenzione affinché ai comuni vengano garantire le
importanti risorse
derivanti dai canoni.
Alessio
Manica (Pd) ha chiesto
a Gianmoena perché si chiede di temperare il criterio
dell’offerta più vantaggiosa e spiegazioni
la questione della
vendita dei beni asciutti.
Tonina,
da parte sua, ha
affermato che nelle
modalità di gara sono state date priorità all’offerta
economicamente più vantaggiosa perché
non si può non tenere in considerazione la prevalenza della parte
economica su quella tecnica,
ma ciò
non vuol dire abbassare la guardia sull’ambiente
e la tutela dei territori. Di
fronte ad una gara che, vedrà
la partecipazione di soggetti esterni al nostro territorio
dobbiamo pensare a massimizzare un valore
come l’acqua. La Pat,
ha continuato Tonina,
dovrà saper garantire risorse importanti
nei prossimi anni visto
che le concessioni avranno una validità di 30 anni. Riguardo
ai “beni asciutti”
(quelli “bagnati”,
come le dighe, passano alla Pat automaticamente al termine delle
concessione)
nel ddl viene posta
l’opzione
dell’acquisto sulla
quale si stanno facendo
valutazioni perché il costo è importante. Ma l’obiettivo, visto
che i beni bagnati vengono restituiti
gratis, è quello di
essere
titolari della filiera
produttiva per giocare
la partita nella sua completezza. Oggi non prossima
dire che certamente
li compreremo, ha detto
Tonina, valuteremo
perché c’è un divario tra questi beni rispetto ad un valore che
oggi il concessionario garantisce.
Alex Marini (5 Stelle) ha
detto che, da quanto ha detto il presidente Cal, pare ci sia
incertezza sui canoni che passano ai comuni. Quindi ha chiesto se non
sarebbe meglio fissare in legge il sistema di ripartizione e
riscossione di questi canoni.
Il
Presidente Cal ha detto che nella norma c’è un passaggio sulla
finanza locale, ma non c’è scritto il quantum.
Però
si
è in fase di gara e quindi non si saprà come andrà a finire,
quindi pare inopportuno fissare percentuali. Per ora serve un impegno
politico e nel ddl si cita, appunto, la finanza locale. Rispondendo
a Manica il Cal condivide la massimizzazione dei canoni ma, al
tempo stesso,
serve attenzione all’ambiente e alla qualità.
Le Asuc: un tavolo per
fissare gli indennizzi.
Per
l’associazione provinciale delle Asuc il presidente Roberto
Giovannini ha ricordato
che
quella idrolettrica
è un’emergia
pulita e rinnovabile, ma i problemi di ordine ambientale per le
comunità ci sono e
sono pesanti.
Le canalizzazioni, le tubature forzate, il passaggio degli
elettrodotti, i microsistemi rovinati, la sparizione di sorgenti,
l’interruzione
di strade utilizzati da secoli dalle comunità. Per
questo le Asuc chiedono
l’attivazione di un tavolo tecnico tra proprietari delle
aree,
comuni e Asuc con la Pat per stabilire di comune accordo i valori
degli indennizzi delle
proprietà. Le Asuc, ha concluso Giovanni, sono preoccupate ma al
tempo stesso fiduciosi nell’amministrazione
e ha chiesto che le Asuc vengano ritenute un terzo soggetto nelle
concessioni.
Robert
Brugger presidente Asuc ha detto che nel ddl non c’è un preciso
riferimento ai terreni di proprietà collettive. Può succedere,
come è
accaduto col
progetto Avisio, che le Asuc vengano escluse ma
poi
debbano
subire i costi.
Serve,
insomma,
un maggior
coinvolgimento delle Asuc nelle
scelte
della Pat attraverso una tavolo di lavoro. Rodolfo Alberti,
segretario dell’associazione Asuc, apprezzando nel complesso del
ddl, ha detto che ci si trova
di fronte ad una specie di sanatoria per
i terreni occupati dalla compagnie elettriche
negli anni ‘50 – ‘60 per i quali le Asuc non hanno mai avuto
risarcimenti. Un tempo l’Enel, ha
ricordato Alberti,
era più disponibile, mentre
oggi i
rapporti sono diversi e quindi servono
regole chiare.
Nel ddl, ha
aggiunto,
c’è un’apertura, ma se ci fosse un tavolo specifico le Asuc si
sentirebbero più sicure e meno sole. Infine,
ha ricordato che se questa partita esce male dal Consiglio per le
Asuc e territori saranno guai.
Marini,
ricordando
che le Asuc rappresentano quasi il 60% del territorio ma hanno
pochissime risorse, ha
ricordato che la
nuova legge nazionale dà un ruolo a questi enti e la richiesta di un
tavolo è giusta. E
ha
chiesto se c’è una stima di un possibile indennizzo e se il ddl
può essere migliorato su questo.
Lucia
Coppola (Futura), ricordando che le Asuc sono un presidio
territoriale importante, ha chiesto se il tema centrale è solo
quello dell’indennizzo o c’è
anche
attenzione
ai possibili danni ambientali.
Giovannini
ha risposto che non ci sono stime sui danni subiti
dai territori gestiti dalle Asuc,
ma è importante il tavolo con la Pat e i comuni anche
per
quantificare un indennizzo. L’attenzione all’ambiente, ha
continuato,
è fondamentale, sopratutto quando si parla di acqua soprattutto
oggi di fronte ai cambiamenti
climatici. La
partita è importante
perché se le Asuc hanno i mezzi possono fare un lavoro per il bene
di tutti con la difesa del territorio. Infine
Alberti
ha
affermato che
sulle possibili nuove realizzazioni le Asuc come proprietarie devono
farsi sentire.
Tonina ha riconfermato la
volontà di attivare un tavolo tecnico. Inoltre, ha affermato che le
azioni che sono state fatte negli ultimi anni per l’ambiente e il
miglioramento del territorio saranno confermate nella direzione
dell’Agenda 2030. Anche per questo, ha concluso, va valorizzata al
massimo una risorsa strategica come l’idroelettrico.
Bim: i territori gestiscano
la quota di energia elettrica gratuita.
Gianfranco
Pederzolli, presidente Bim del Sarca a
nome di tutti i Bim trentini,
sulla definizione del sovra canone ha chiesto che
nel ddl venga specificato
il criterio della
potenza di canone. Inoltre,
sempre sotto il profilo tecnico,
ha chiesto l’introduzione di un comma
perché vengano “cristallizzati” i canoni Bim, riveraschi e di
pompaggio, anche
se la norma nazionale venisse modificata. Sul protocollo di finanza
locale il presidente ha chiesto, inoltre,
il mantenimento del riparto dei canoni stabilito dal Cal. Pederzolli
ha ricordato che la risorsa idroelettrica rimane fondamentale
per il mantenimento delle comunità montane ed
è quindi importante demandare la gestione delle quote di energia
elettrica gratuita ai territori, così
come sta pensando di fare il Friuli Venezia Giulia e altre regioni
dell’arco alpino.
Ugo
Rossi (Patt) ha detto che si deve fare attenzione alle proposte che
vengono dall’arco alpino perché da noi lo spopolamento non c’è.
Questa, ha
detto,
potrebbe essere invece
l’occasione,
garantendo l’afflusso finanziario ai Bim e
senza scalfire le garanzie consolidate,
per
indirizzare le risorse
su
progetti di sviluppo territoriale vero e proprio. Evitando, anche col
meccanismo dei riparti, la dispersione sul
territorio. Perché questo sì, ha
concluso, sarebbe un
aiuto
contro lo spopolamento, tenendo anche conto di una finanza
provinciale in difficoltà.
Il
presidente Bim del Sarca ha detto di condividere il ragionamento di
Rossi. Anche
per
questo è stato demandato ai territori di realizzare le reti delle
riserve naturali
sui fiumi.
L’assessore
ha
ricordato che tutte le regioni alpine sono obbligate a adottare una
legge in materia e, compreso
il Friuli,
stanno copiando dal Trentino e dall’Alto Adige. Sull’energia
gratuita per i servizi pubblici,
ha ricordato,
siano stati all’avanguardia. Quindi, se
per Cal, Asuc e Bim, l’accordo sulla riconferma delle risorse c’è,
è altrettanto importante
ottimizzare i
ricavi nelle
gare per
le
concessioni. Questo
ddl,
ha
affermato Tonina, non sarà
il ddl Tonina ma del Consiglio perché
per
gestire un settore vitale per il Trentino c’è
bisogno di una condivisione vasta.
Quindi,
ha
concluso, le
proposte di
Cal, Asuc e Bim, verranno
valutate con attenzione anche
per
introdurre correttivi.
Manica
ha detto che il tema dell’ottimizzazione delle entrate è
fondamentale. Ma c’è una preoccupazione: la prevalenza del prezzo
porta a offerte che, inevitabilmente,
puntano meno sui miglioramenti e le tutele e si deve essere coscienti
che c’è il rischio che il soggetto vincitore non abbia le
relazioni
col nostro territorio che
ha oggi
Dolomiti Energia, una
società che
ha una forte partecipazione pubblica.
Pederzolli,
sottolineando l’attenzione dei territori all’ambiente anche a
scapito dell’interesse economico, ha ricordato che a DE, con una
delibera dell’ex assessore Gilmozzi, venne concesso di derogare ai
4 litri al secondo di portata minima perché sembravano troppi
dicendo ai comuni che avrebbero avuto più risorse. Ma i territori,
ha ricordato, hanno detto: lasciamo i 4 litri al secondo e pagando a
Dolomiti Energia un indennizzo di 600 mila euro.
I
pescatori sollecitano attenzione per garantire la conservazione
dell’ambiente.
Bruno
Cagol, presidente
dell'Associazione pescatori dilettanti e portavoce della Federazione
pescatori del Trentino, dopo
aver ricordato che i
pescatori sono custodiscono
ed incrementano il
patrimonio ittico delle acque pubbliche, ha
chiesto innanzitutto che le nuove norme garantiscano che la risorsa
idrica dei fiumi e dei torrenti rimanga
saldamente nelle
mani alla Provincia. La
Pat infatti, ha aggiunto Cagol, da
quando controlla le acque ha
garantito la tutela di
questo grande patrimonio naturale del Trentino.
I pescatori,
ha precisato, non sono
contrari alle
centrali idroelettriche ma non c’è dubbio che
le grandi derivazioni e le
centraline abbiano hanno
modificato le acque di superficie. Le
specie ittiche più pregiate
hanno visto ridursi il loro habitat e perso capacità riproduttiva.
Tuttavia la qualità delle
nostre acque è ancora accettabile dal momento che in Trentino si
trovano specie ittiche
scomparse altrove. I
problemi sono dovuti
dall’hydropeaking, la pulizia dei fondali, a causa del quale nei
periodi riproduttivi i nidi dove le trote depongono le uova rimangono
all'asciutto e muoiono. Anche
gli sbarramenti riducono
almeno della metà la capacità riproduttiva dei pesci. Devastanti
sono poi gli svasi, che
determinano sbalzi
improvvisi della portata delle acque, perché cementificano i fiumi
anche per
chilometri riducendo
al minimo la vita acquatica. Nel ddl non si parla in alcun punto
dell'impatto delle attività di
manutenzione straordinaria
delle acque e in particolare degli
svasi. Nel
bacino di Stramentizzo, ad
esempio, vi sono più
di 5 milioni di metri cubi
di materiali che prima o poi dovranno essere rimossi. Se dovessero
finire nell'Avisio si
trasformerebbe il fiume in
un'autostrada. Anche i
lavori di manutenzione
dei bacini rendono
difficile la sopravvivenza
dei pesci. Servono quindi risorse che mitighino questi impatti. Il
gruppo scientifico dell'Associazione pescatori hanno accertato che vi
è la possibilità di diluire gli svasi nel tempo senza rinunciare
allo sfruttamento delle acque a scopo idroelettrico. Quanto
ai disegni di legge, le
organizzazioni dei pescatori
chiedono che nella fase di
rinnovo delle concessioni la legge proposta dalla Giunta subordini il
tema dell’offerta economica alle esigenze di ripristino degli
ambiente acquatici, alla tutela della fauna ittica autoctona e alla
salvaguardia degli usi plurimi delle risorse idriche. Privilegiare
l’offerta economica significherbbe
infatti, secondo i pescatori, correre il rischio di affidare
lo sfruttamento dei corsi
d’acqua del Trentino a
concessionari poco sensibili agli aspetti della tutela naturalistica.
Che il ddl della Giunta parli di
mitigazione e compensazione ambientale è troppo vago. Occorre che
con queste norme la
Provincia punti a
recuperare e a riqualificare
la funzione ecologica
fluviale, mettendo a
disposizione di questo obiettivo primario risorse
adeguate. Le organizzazioni
dei pescatori del Trentino stima che a questo scopo la Pat segnerebbe
una svolta nelle politiche di tutela ambientale se stanziasse almeno
5 milioni di euro. Questo
investimento avrebbe grande
rilevanza non solo ecologica
ma anche economica, tenuto
conto che in Trentino arrivano da tutta l’Europa 30.000
appassionati all'anno
per pescare
nelle nostre acque. Le
organizzazioni dei pescatori trentini, ha assicurato Cagol, sono
pronte ad elaborare dei progetti da gestire insieme sia al Servizio
foreste e fauna
sia al Servizio
bacini montani della Pat, per contribuire a mantenere il massimo
livello qualitativo dei nostri ambienti acquatici.
Alberto
Zalla, segretario della
Federazione pescatori, ha aggiunto
che ai bacini montani sono sempre mancate le risorse per recuperare
la funzionalità ecologica e
turistica dei corsi d’acqua.
Per questo si chiede di
destinare parte dei canoni a questi
interventi di ristoro.
In provincia di Bolzano, ad
esempio, il 45% dei canoni fissi incassati dall’ente pubblico viene
riservata alla realizzazione di attività
di ripristino
ambientale,
mentre un’altra parte di queste risorse va
all'Associazione pescatori. In
Alto Adige 2 milioni e mezzo
di euro sono destinati solo all'acqua: la stessa cifra in Trentino
potrebbe ristorare dai danni idroelettrici. Quanto al turismo, non
più solo in val Rendena e
in val di Sole ma in molte
altre valli vi sono migliaia
di permessi di pesca. I
pescatori generano un crescente movimento
turistico tanto che in
Trentino marketing è
nata Trentino Fishing.
Guido
Bellini dell’Unione
pescatori ha sottolineato che i
pescatori svolgono un servizio di pubblico interesse
e stupisce, quindi, che nel
ddl della Giunta non siano
neanche menzionati.
Eppure la Provincia concorda
con i pescatori gli interventi più importanti come gli
svasi, mentre in passato
altri soggetti hanno dimostrato scarso
interesse per le problematiche ambientali. Inoltre i pescatori
generano turismo perché
diventano clienti di alberghi, ristoranti e bar. Anche
per Bellini il ddl della
Giunta è un po' troppo
sbilanciato sull'offerta economica. Per
questo ha segnalato il caso della Regione
Piemonte che nella
valutazione delle proposte progettuali per l’aggiudicazione delle
concessioni ha adottato
questi criteri in ordine di importanza: l’offerta migliorativa di
produzione energetica e della potenza installata, gli interventi di
miglioramento ambientale del bacino idrografico di pertinenza,
finalizzati alla tutela dei corpi idrici e del territorio e alla
mitigazione degli impatti; le modalità di uso plurimo delle acque e,
solo dopo, l’offerta economica per l’acquisizione della
concessione e l’utilizzo delle opere. Seguono come criteri del
Piemonte ulteriori misure di compensazione territoriale e ambientale
non di carattere meramente patrimoniale ed economico, e infine
interventi anche tecnologicamente innovativi finalizzati alla
conservazione delle capacità utile di invasi e diretti a conseguire
la maggior efficienza nell’uso della risorsa idrica. Cagol
ha aggiunto che non a caso,
ad esempio, al
posto del concetto
soprattutto economico di
“deflusso minimo vitale” la
comunità scientifica
utilizza oggi quello di
“deflusso inimo ecologico”, più
funzionale alla
tutela della natura e al benessere
dei pesci.
Gianluca
Cavada (Lega) ha chiesto
che i futuri bandi per l’assegnazione delle concessioni prestino
particolare attenzione alla
salvaguardia di alcune
specie ittiche.
Lucia
Coppola (Futura) ha sollecitato
l’assessore ad inserire nel ddl
anche il riferimento alle
organizzazioni dei pescatori
e di tener conto delle loro
proposte.
Alex
Marini (5 Stelle) ha ottenuto
la disponibilità dei rappresentanti delle associazioni dei pescatori
di partecipare come relatori e intervenire attivamente con il loro
contributo alla conferenza di informazione che potrebbe essere
organizzata dal Consiglio provinciale prima della definizione dei
bandi in
modo da approfondire questi temi.
Tonina:
i pescatori saranno coinvolti nelle delibere di attuazione della
legge. Il primato dell’offerta economica è per acquisire risorse
con cui tutelare l’ambiente.
L'assessore
Tonina ha spiegato che se nel
ddl non sono citate le organizzazioni dei pescatori è perché questo
avverrà nelle deliberazioni attuative delle norme da parte della
Giunta provinciale. Quanto alla presunta attenzione eccessiva per la
parte economica criticata dai pescatori, Tonina ha sottolineato che
proprio le
risorse che si ricaveranno dalla gestione delle derivazioni
idroelettriche con i
canoni e i sovraccanoni permetteranno di realizzare gli interventi di
tutela ambientale chiesti dalle organizzazioni dei pescatori. In
ogni caso la Giunta
aumenterà le
risorse destinate a
questo scopo attingendo dai
canoni e dai sovraccanoni concordandone l’utilizzo con le
organizzazioni dei
pescatori.
Federazione
Rafting del Trentino: garantire una gestione adeguata delle acque per
questa attività che costituisce sempre più anche una grande risorsa
del turismo.
Alessandro
Fantelli, delegato della Federazione, ha informato che in Trentino
esistono 6 centri di rafting che svolgono attività commerciale e tre
fiumi navigati per la pratica di questo sport: l’Avisio, il Noce e
la parte veneta del Brenta da Valstagna in giù. Il rafting, ha
spiegato, privilegia i corsi d’acqua naturali e quindi uno dei
problemi principali di questo sport consiste nella quantità di acqua
disponibile. Nel Noce una volta producevano energia di giorno e
veniva rilasciata acqua navigabile con il rafting. Con l'avvento del
fotovoltaico che sfrutta l'energia solare la produzione si è
spostata la sera e ora, soprattutto nel tratto alto del Noce da
Dimaro in su, è difficile navigare. Secondo Fantelli servirebbe
quindi, almeno in alta stagione, garantire un deflusso minimo vitale
che consenta di praticare il rafting in sicurezza. Importante sarebbe
anche disciplinare a livello normativo la possibilità di
interrompere la produzione di energia idroelettrica e quindi
l’aumento parziale dell’acqua quando i centri per il rafting
eseguono lavori nell’alveo, ad esempio immergendo sassi. Bisogna
inoltre che nel Noce, in occasione di eventi a carattere nazionale e
internazionale legati al mondo degli sport acquatici venga garantito
a monte un flusso di acqua costante. Molto importante per la
sicurezza sarebbe inoltre fornire un servizio di allert ai centri
rafting quando aprono le dighe e si rilasciano le acque, per evitare
situazioni di pericolo dovute alla sovrapposizione della piena del
fiume e della portata artificiale. Andrebbe poi aggiunto qualche
idrometro in luoghi utili per gli sport fluviali, per rilevare la
portata e aiutare sia i centri commerciali sia gli amatori e gli
atleti in navigazione. Occorrerebbe inoltre, secondo Fantelli,
prevedere fondi per lavori di pulizia in alveo e sistemazione degli
imbarchi e degli sbarchi, specialmente dopo eventi meteo estremi e
piene. Infine, la Federazione chiede di poter utilizzare veicoli a
motore nei bacini artificiali per motivi di sicurezza come nel caso
del recupero di canoe in panne o di naviganti colpiti da improvvisi
malori, visto che ad esempio il lago di Santa Giustina è percorso da
migliaia di canoisti.
Job
ha chiesto se vi siano rapporti
con i pescatori e Fantelli ha risposto che vi è piena sintonia. In
comune con chi pratica il rafting vi è infatti il problema
della captazione
delle acque,
che sono un bene
pubblico, ma se qualcuno le
sfrutta per sé le sottrae ad altri.
Inoltre il Noce ha necessità
di depurazione. Da
Malè in giù, ha ricordato
Fantelli, non esiste neppure
un depuratore e il problema
è quindi l'inquinamento.
Marini
ha chiesto notizie dell'indotto
economico generato dal rafting in Trentino. Fantelli
ha risposto che nella nostra
provincia praticano il
rafting circa 50.000 persone
ogni anno e il settore conta
100 occupati. Anche
l’indotto generato da questo sport è molto rilevante: vi sono
infatti alberghi
che offrono ai loro clienti il rafting. Vi
sono poi le guide rafting,
molto importanti per la
promozione complessiva del
territorio. Fantelli ha
concluso ricordando che la Federazione
ha una cinquantina di enti affiliati ma
che in Italia sono pochi i
fiumi dove si pratica il vero rafting: uno di questi è il Noce. Il
Trentino, dove il livello della
pratica è molto alto, è un
modello per il resto del
Paese.
Legambiente:
vincolare le concessioni al principio della tutela della natura.
Giuliana
Speranza per Legambiente ha giudicato
poco convincente nel ddl il
fatto che in più punti si parli di “possibilità” o di
“obbligo” di derivare,
regolare, invasare e utilizzare le acque pubbliche. Lasciando
in tal modo margini di
discrezionalità troppo ampi mentre
una legge deve
invece imporre le
condizioni da
rispettare. L'assegnazione
delle concessioni dovrebbe
essere subordinata al pieno rispetto
di alcuni principi
tra cui la tutela dell'ambiente. Andrebbe
quindi previsto in modo vincolante questo criterio tra quelli con cui
selezionare i soggetti
ai quali affidare una concessione.
Legambiente contesta anche la previsione nel ddl che la Commissione
tecnica per l'individuazione del concessionario non abbia termini
temporali precisi entro i quali concludere la gara. Gli
enti locali hanno solo 10
giorni, vale a dire troppo poco tempo a disposizione per
poter partecipare alle procedure di
selezioene. Legambiente condivide invece totalmente il ddl
8 proposto da Manica e Ferrari, che
prevede norme molto corrette
per evitare privilegi e
discriminazione nell’assegnazione delle concessioni. E chiede che
venga predisposto un testo unificato del due
ddl in modo tale da
semplificarne l'applicazione e
l’osservanza.
Mountain
Wilderness: perché tanta fretta con questo ddl?
Marco
Tessadri per Mountain
Wilderness ha ricordato che l'associazione partecipa al comitato permanente del Comitato per la
difesa delle acque del Trentino che interverrà più tardi in queste
audizioni. A sip avvosp desta perplessità la fretta con cui la
Giunta vuole che l'iter di approvazione consiliare di questo ddl si
concluda, senza pubblicità. MW vorrebbe capire il perché di questa
urgenza che rischia anche di causare errori e imprecisioni. Secondo:
quando questo ddl diventerà legge, l'auspicio è che nelle
successive fasi di attuazione l'acqua sia salvaguardata come un bene
pubblico. In questo provvedimento si continua a trattare l'acqua come
un bene privato.
Tonina:
la Pat deve recepire le novità normative sollecitate dall’Unione
europea.
L'assessore
Tonina a proposito della
fretta, ha risposto che un anno fa la Commissione europea aveva
scritto per sollecitare gli Stati membri a conformarsi alla normativa
europea. Oggi la Provincia si adegua con questa legge. In queste
settimane anche la Regione Piemonte e la Regione Lombardia hanno
avviato l'iter per analoghi ddl. Veneto e Val d'Aosta stanno
elaborando un testo come pure la Provincia di Bolzano. Inoltre le
concessioni nel Trentino scadevano nel dicembre 2022. Con un
emendamento introdotto nella
legge finanziaria del
dicembre scorso, queste scadenza sono state posticipate al dicembre
del 2023. Lo stesso è
avvenuto per quelle della Provincia
di Bolzano. Certo, ha
concluso Tonina, non tutto
finirà con l'approvazione di questo ddl, prevista
ai primi di aprile, perché poi si
aprirà la partita dei bandi con
cui la Provincia dovrà affidare le
17 concessioni idroelettriche in scadenza. La
fretta non è quindi imposta dalla
Provincia ma della necessità di rispondere a una richiesta urgente
dell'Unione europea.
I
dirigenti e funzionari dell’assessorato
hanno chiarito che le norme
che parlano di possibilità
o obbligo rispondono ad
esigenze di tecnica legislativa. La
legge deve dettare disposizioni
chiare
ma non può
disciplinare tutto. Questa
formulazione del testo legislativo risponde all’obiettivo di
lasciare il potere
discrezionale nelle mani
dell'amministrazione
provinciale.
Comitato per la difesa delle acque del Trentino.
A
partire dalle ore 15.00 il primo pacchetto di auditi del
pomeriggio:
il Comitato
per la salvaguardia delle acque del Trentino,
il Comitato
per la difesa del fiume Noce
e il Forum
dei movimenti per l’acqua
(Associazione Acqua bene comune), rappresentati rispettivamente da
Luigina
Elena Armani
e Giovanna
Molinari,
Luca
Scaramella
e Tommaso
Bonazza e
da
Salvatore Ferrari.
Quest’ultimo ha premesso che a pochi giorni dalle elezioni per il
rinnovo del Consiglio provinciale il Comitato per la salvaguardia
delle acque del Trentino aveva inviato agli allora candidati
presidenti un documento con 5 domande in merito ai temi della
salvaguardia dell’acqua e la seconda domanda riguardava una nuova
legge sulla produzione idroelettrica in Trentino. Degli 11 candidati
solo Antonella Valer rispose ai quesiti, assieme ad altri candidati
consiglieri. Noi crediamo che su questi temi, ha proseguito Ferrari,
sia
necessario attivare percorsi partecipati di ascolto per scongiurare
possibili conflitti sull’utilizzo delle acque pubbliche e come sia
fondamentale che l’aspetto economico non prevalga sulle esigenze di
tutela ambientale. E’ mancata una fase di confronto con esperti di
settore che avrebbero potuto contribuire alla stesura di un testo più
chiaro e puntuale e si chiede che la stessa venga attivata almeno in
fase di definizione dei bandi di gara, ha osservato ancora Ferrari,
che ha infine proposto una serie di emendamenti al documento di
Tonina, riassunti in un documento consegnato ai commissari e allegato
alla presente. Piena condivisione invece sul documento di Manica e
Ferrari che recepisce alcune osservazioni avanzate dallo stesso
comitato in un momento di ascolto in Commissione.
Scaramella
ha rimarcato che questi grandi impianti sono sostenibili e
rappresentano un valore aggiunto solo se c’è da parte loro un
collaborazione con chi ha deciso di utilizzare i bacini sottesi agli
impianti a scopi ricreativi, ludici, sportivi e turistici, ha
aggiunto
Bonazza
ha raccomandato, anche all’interno della partita
dell’idroelettrico, di tenere in considerazione il contesto di
cambiamenti climatici di medio e lungo termine e la consistente
variazione dello stato ambientale che interesserà in futuro nostre
vallate.
Molinari
ha
rimarcato l’assenza di un confronto con le comunità che ha
auspicato si recuperi nella preparazione del bando di assegnazione
delle derivazioni. Inoltre manca a suo avviso un dossier
relativo alle centrali, aspetto molto importante nella programmazione
futura, anche in considerazione del cambiamento climatico in atto. I
tempi, infine, sono o troppo stretti o troppo ampi: trent’anni per
la concessione sono troppi, anche pensando ai possibili conflitti
sull’uso delle acque, mentre 10 giorni per le osservazioni sono
troppo stretti.
I
consiglieri Alex Marini (5 Stelle) e Alessio Manica (PD)
hanno posto alcune puntuali domande sui bacini idrografici. Il nostro
disegno di legge affonda il coltello nella piaga, ha osservato
quest’ultimo, perché esistono diverse piccole derivazioni il cui
uso a scopo idroelettrico è problematico e un ragionamento sul tema
dobbiamo necessariamente farlo. Quanto alle grandi derivazioni due
riflessioni: su questo argomento torna spesso la val di Sole e
andrebbe chiarito come avverrà la modalità di gara, ovvero che
livello di declinazioni puntuali sarà inserito nelle singole gare;
in secondo luogo, il nuovo canone di cui all’articolo 23 potrà
essere strumento per vincolare a investimenti nei rispettivi
territori?
Ci
auguriamo che il fattore finanziario non prevalga su quello
ambientale, è stata la risposta degli auditi. Lucia Coppola
(Futura) ha sottolineato l’importanza di questa fondamentale
affermazione, di cui occorre tenere conto. L’acqua è una risorsa
preziosa, anche perché non è infinita, sebbene noi ne disponiamo al
momento in gran quantità rispetto ad altri territori. Chiedo dunque
che all’interno dei bandi questo sia esplicitato in maniera chiara,
ha aggiunto.
L’assessore
Mario Tonina ha ringraziato i soggetti ascoltati, ha
apprezzato l’atteggiamento costruttivo ed ha dichiarato
l’intenzione di tenere conto dei contributi e di alcune
osservazioni espresse oggi magari non nel disegno di legge, ma nelle
delibere attuative e nei bandi che saranno costruiti entro la
scadenza del 2023. Quanto ai tempi, la fretta di portare a casa
questo provvedimento viene da adempimenti chiesti dall’Unione
europea che nel maggio scorso ha invitato i paesi membri ad adeguarsi
entro fine marzo 2020. Per questo noi ci stiamo attrezzando e stiamo
accelerando su questo disegno di legge, ha chiarito. Per garantire le
richieste venute anche stamattina da Consorzio autonomie, Asuc, Bim
servono anche le risorse, ha aggiunto Tonina, che ha spiegato perché
in questo momento si sia previsto di dare una prevalenza alla parte
economica, proprio per avere i mezzi finanziari nei prossimi anni
quando ci sarà purtroppo una flessione delle risorse. Non partiamo
dall’anno zero, ha aggiunto: il Trentino ha imposto per primo alle
centrali idroelettriche il rilascio del reflusso minimo vitale con
dei valori molto elevati che restano anche in questa legge i valori
di riferimento.
La
risorsa delle risorse è l’acqua, ha ribadito Armani
perché se non c’è l’acqua nei fiumi tutto il resto viene
meno e l’ente che governa e legifera ha il dovere di tenerne conto.
Associazione amici della terra Lago d’Idro e Valle Sabbia
Alle
16.00 sono entrati in sala Lenzi, sempre rispettando il numero
massimo di 20 soggetti e le distanze imposte dalle direttive sul
Coronavirus, Gianluca Bordiga e Formenti Giuseppe,
rispettivamente presidente e vicepresidente dell’Associazione
amici della terra Lago d’Idro e Valle Sabbia e il dott.
Alessandro De Guelmi, in qualità di esperto amministrativo ed
ex assessore della Comunità di valle Alto Garda e Ledro.
Quest’ultimo ha descritto la realtà del lago di Ledro, di origine
glaciale, frequentato dall’uomo fin dall’epoca del Bronzo. Per
secoli il lago fu utilizzato per il trasporto delle merci, in
particolare legname, fino alla rivoluzione industriale, allorché il
dislivello con il lago di Garda si iniziò a sfruttare per la
produzione di energia idroelettrica. Verso inizio Novecento fu creata
la centrale di Rovereto che sfruttava la differenza di quota a
beneficio di tutto il basso Trentino. Le due centrali idroelettriche
furono distrutte durante la guerra e poi nel 1924 fu progettata la
nuova centrale di Riva del Garda tuttora in funzione. Il lago di
Ledro ha smesso da allora di essere un bacino naturale ed è
diventato artificiale, perdendo la sua naturalità e anche il colore
delle acque, con alterazioni della flora e della fauna e le sponde
oggi coperte da materiali naturali in disfacimento. Ricordo, ha
aggiunto De Guelmi, che le palafitte di Ledro sono oggi uno dei
musei più visitati dell’arco alpino e la valle di Ledro è stata
riconosciuta come riserva della biosfera dall’Unesco. In questo
momento estremamente delicato, ha concluso, invito il Consiglio a
valutare il valore economico dell’acqua che va sempre collegato
all’aspetto estetico e panoramico dell’ambiente che rimane
prioritario, in legame al benessere ma anche all’economia del
territorio. Il torrente Ponale, ha notato infine, è diventato un
torrente secco al quale non è garantito il deflusso minimo vitale.
Gianluca Bordiga ha chiesto
di rappresentare nella stesura di questa legge una logica finora
marginale, ovvero che lo sfruttamento della risorsa primaria
insostituibile impoverisce i corsi d’acqua. Bordiga ha citato il
dramma del lago d’Idro, di origine glaciale, e la necessità di
incoraggiare con questa
legge la pratica e la
cultura ambientale, il
sostegno alle attività non
profit che le promuovono
e introdurre
dei vincoli e
degli incentivi per
ammodernare la modalità di
irrigazione delle zone
agricole affinché non
impoverisca i corsi d’acqua.
L’assessore
Mario Tonina ha
notato che le problematiche del lago di Ledro sono ben note ed ha
assicurato che se ne terrà conto nelle delibere attuative della
legge, anche previo confronto con la comunità locale su questo tema
particolarmente sensibile. Quanto alle questioni sollevate da
Bordiga, Tonina ha osservato che il Trentino in passato, a differenza
della Lombardia, ha sempre lavorato con attenzione e sensibilità sul
tema dell’acqua, investendo anche nel migliorare i sistemi di
irrigazione, passando da una forma d’irrigazione tradizionale a
scorrimento ad una forma d’irrigazione a goccia.
Michele
Andreaus, ordinario di economia aziendale a Trento.
Ha
ricostruito gli sviluppi della partita idroelettrica dal 1962 ad
oggi. Nel 1992 Enel diventa s.p.a. e il mercato idroelettrico viene
liberalizzato. Alla fine degli anni Novanta le competenze passano
alla Pat, che per prima regolamenta in Italia il deflusso minimo
vitale di acqua a tutela dell'ambiente. Oggi la criticità è data
dal fatto che la Provincia contemporaneamente deve tutelare
l'ambiente, ma è anche principale azionista del più importante
concessionario di energia elettrica e come tale portata a
massimizzare i profitti.
I
futuri concessionari - ha ragionato Andreaus - dovrebbero essere
obbligati ad acquistare tutti i beni cosiddetti asciutti dall'ente
pubblico, senza poter scegliere quali, in base a propri esclusivi
interessi.
Geremia
Gios, ordinario di economia dell'ambiente e del territorio a Trento.
Ha
fatto notare che il passaggio alla Pat della proprietà di tutti i
beni cosiddetti bagnati, quindi dighe, condotte e manufatti annessi,
comporterà il venir meno di 10/15 milioni all'anno di introiti da
Imis, l'imposta sugli immobili produttivi. Per ovviare a questo, si
potrebbe – ha detto Gios rivolto al consigliere Alex Marini -
modificare la legislazione provinciale e far gravare l'Imis anche sui
concessionari di impianti idroelettrici.
Altro
appunto: occorre coordinarsi con Bolzano e provvedere sincronicamente
al rinnovo delle concessioni idroelettriche.
Gios
si è occupato anche della proprietà di impianti su terreni gravati
da uso civico. E ha poi espresso il giudizio che il ddl è scritto
male: non utilizza un linguaggio chiaro – ha detto - e il dettato è
concepito soprattutto per l'apparato burocratico Pat, che non vuole
avere problemi.
Alessandro
Muraca, associato a Brescia in costruzioni idrauliche.
Anche
il professore ha posto l'accento sull'importanza di tutelare gli usi
dell'acqua diversi da quello idroelettrico, prevenendo future
conflittualità. Bisogna assicurare trasparenza, sicurezza, garanzia
di portate e volumi per tutti gli utilizzatori. Oggi la tecnologia
garantisce la possibilità di una gestione in tempo reale dei bacini
idrici, attraverso telecontrollo e monitoraggio in tempo reale delle
opere. Ci sono programmi informatici che consentono di ottimizzare la
gestione e il water-monitoring.
Maurizio
Siligardi, ecologo fluviale.
Ha
affrontato le problematiche di carattere ecologico legate alla
riduzione delle portate d'acqua nei fiumi, all’hydropeaking
(rilascio repentino di acqua), agli svasi delle dighe. Oggi il
monitoraggio e la valutazione dello stress ambientale causato da
questi fattori sono poco efficienti e l'invito é a un supplemento di
attenzione e a creare specifici strumenti per ovviare e "garantire
meglio un sistema ecosistemico discretamente efficiente". L'idea
é quella di creare un gruppo di lavoro ad hoc.
Il
consigliere Alessio Manica ha ringraziato i quattro professori
per gli spunti e le proposte. Il ddl va affinato - ha detto - e ci
sono criticità molto importanti. L'acquisto dei beni asciutti è un
tema enorme e delicatissima è poi l'istanza di evitare la futura
conflittualità tra l'industria idroelettrica e la tutela ambientale
e i connessi interessi sociali ed economici.
La
consigliera Lucia Coppola ha ammonito a non demandare ai
regolamenti attuativi tutta la partita delle tutele ambientali,
aspetto che deve invece avere cittadinanza dentro quella che sarà la
più importante legge di legislatura.
Il
consigliere Alex Marini ha chiesto ulteriori chiarimenti e
ottenuto dai professori alcuni esempi di pratiche virtuose in Canada,
nonché l'indicazione del “contratto di fiume” come strumento per
comporre gli interessi.
Il
consigliere Gianluca Cavada ha specificato per conoscenza
diretta una serie di preoccupazioni proprie in particolare del mondo
della pesca.
Consorzio
elettrico di Storo, Consorzio elettrico di Pozza di Fassa e Consorzio
elettrico industriale di Stenico.
Si
tratta di consorzi centenari, gli ultimi rimasti in Trentino dei 40
d'un tempo. Agiscono senza scopi di lucro e di fatto sono già
"comunità energetiche" nel senso previsto e tutelato dalla
normativa europea di settore. Ne esistono 12 in tutto l'arco alpino.
Nel 2018 ben 4 milioni di euro sono stati riversati dai tre consorzi
sule società locali.
I
consorzi chiedono di essere ammessi senza handicap alle gare per le
concessioni di impianti minori, come quello di Predazzo, e per quelle
riferite a impianti dei loro territori di competenza. Dialogando con
il consigliere Alex Marini, i rappresentanti dei concorsi
hanno anche fatto menzione del conflitto di interessi potenziale tra
consorzio elettrico e Bim nella zona del Chiese.