Dall'assessore alla Terza Commissione
Riassegnazione delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche: illustrato il ddl Tonina
In allegato, il testo del provvedimento e le slide di presentazione

Ha
preso il via oggi in
Terza Commissione il
percorso che dovrebbe
concludersi a fine marzo in
Aula del
disegno
di legge 49 proposto per la Giunta dall’assessore all’ambiente
e all’energia Mario
Tonina sulla riassegnazione di concessioni di grandi derivazioni
d'acqua a scopo idroelettrico. Si tratta, ha sottolineato Tonina
presentando
oggi il ddl all’organismo presieduto da Ivano Job (Lega),
di uno dei più importanti provvedimenti della legislatura, sia per
il
forte impatto
economico, stimato
in oltre 100 milioni di euro all’anno, che
avrà sul bilancio provinciale, sia per le ricadute non
solo ambientali
che interesseranno
i nove
territori
nei
quali le centrali idroelettriche
sono
ospitate.
L’acqua
è insomma
davvero l’“oro
bianco” del Trentino. Tonina ha spiegato che i
24 articoli del dispositivo
modificano
la
legge provinciale sull’energia
del 1998
definendo
le norme necessarie per individuare
i
concessionari cui affidare le concessioni di grandi derivazioni
idroelettriche. Sulla base della
nuova legge la
Provincia assegnerà 17 concessioni, di cui una
(Taio – S. Giustina) già scaduta il 31 dicembre 2018 mentre le
altre 16 scadranno il 31 dicembre di quest’anno: tutte andranno
comunque assegnate entro il 31 dicembre del 2023. Concessioni capaci
di generare canoni di utilizzo tali da costituire risorse
fondamentali, appunto, per il bilancio provinciale dei prossimi anni.
L’assessore ha ricordato che il
Consiglio delle autonomie locali ha approvato il
ddl “a
larghissima maggioranza, con un solo voto di astensione”,
avvertendo
i consiglieri che attraverso
le audizioni in
Commissione previste per venerdì 6 marzo (giornata intera), cui
seguirà il 10 marzo la discussione e l’esame
degli articoli, potranno approfondire i contenuti del provvedimento
“che è della massima importanza anche perché le concessioni poi
avranno una validità massima di 30 anni. La politica provinciale –
ha aggiunto – dovrà continuare a prestare anche
in futuro la
massima attenzione a questo settore perché il Trentino produca
energia
da fonte rinnovabile in quantità superiore
ai
bisogni del nostro
territorio
in
modo da poterla immettere
vantaggiosamente anche nella rete nazionale”.
Legge
provinciale necessaria per ovviare all’inerzia dello Stato.
Il
ddl,
ha
proseguito l’assessore, attua l’articolo 13
dello Statuto di autonomia, che
con le
modifiche introdotte nel 2017 ha specificato i contenuti della
competenza legislativa delle Province in materia di grandi
derivazioni idroelettriche. Individuando
gli
aspetti da
disciplinare, appunto, con un’apposita legge
provinciale. Le
modifiche all’articolo 13 dello Statuto e l’elaborazione di
questo ddl erano necessari, ha proseguito Tonina, non solo per
rafforzare le competenze provinciali in materia, ma anche per
far fronte alla prolungata inerzia dello Stato nel
disciplinare le procedure per l’individuazione dei nuovi
concessionari. Inerzia
che
avrebbe impedito
alle
Province di
assegnare le
concessioni per mancanza di
regole.
In
particolare l’articolo 13 dello
Statuto di
autonomia ha
attribuito alla legge provinciale il compito di disciplinare aspetti
molto rilevanti:
modalità e procedure di assegnazione delle concessioni; norme
procedurali e termini di indizione delle gare; criteri di ammissione
e aggiudicazione; requisiti finanziari, organizzativi e tecnici dei
partecipanti; criteri per la determinazione dei canoni di concessione
e per la valorizzazione del demanio e dei beni facenti parte del
patrimonio idroelettrico;
modalità
di valutazione degli aspetti ambientali; determinazione delle misure
di compensazione ambientale; criteri di determinazione del prezzo
dell’energia e,
infine, condizioni
di fornitura dell’energia gratuita e relativa monetizzazione. Solo
a fine
2018 – ha
ricordato l’assessore – lo Stato
ha
in parte demandato con legge alle
Regioni la definizione delle regole per individuare
i nuovi
concessionari, limitandosi
a fissare dei criteri
orientativi di cui il
ddl tiene conto
nella misura in cui attengono a materie (quali, ad es., la
concorrenza, l’ambiente e l’ordinamento civile) di competenza
statale tali
da condizionare la
potestà legislativa delle Province autonome.
I
sette aspetti disciplinati dal provvedimento.
Tonina
ha evidenziato che nel definire le
regole per la scelta dei nuovi concessionari il
ddl
abroga gli
attuali meccanismi
di
rinnovo e proroga delle concessioni scadute in capo ai concessionari
uscenti, e disciplina
sette importanti aspetti. Il primo è l’acquisto
dei beni strumentali all’esercizio della concessione, che
la Provincia si riserva la possibilità di effettuare. Mentre
infatti alla scadenza delle concessioni i cosiddetti
”beni
bagnati”, il
cui valore è provvisoriamente stimato interno ad un miliardo e 100
milioni di euro, entreranno
per legge gratuitamente nel patrimonio provinciale (dighe, prese,
condotte), gli altri beni strumentali all’esercizio della
concessione, i
cosiddetti “beni
asciutti” (centrali, macchinari, turbine
ecc),
il
cui valore si ritiene ammonti a circa 310 milioni di euro, beni
attualmente di
proprietà degli attuali concessionari o di terzi, potrebbero
essere acquistati dalla Provincia.
Il
condizionale è importante, ha precisato Tonina, perché la Pat vuole
per ora riservarsi solo di optare per questa possibilità di
acquisto, valutando poi di volta in volta se avvalersene o meno,
anche
alla
luce delle stime reali
del
valore di questi beni. Entrandone
in possesso, ha chiarito, la Pat diventerebbe infatti proprietaria
dell’intera
filiera produttiva e
controllerebbe tutto il patrimonio
idroelettrico, salvo però doverne poi affidare la gestione ad altri.
Il
secondo aspetto riguarda la modalità
di assegnazione delle concessioni, attribuendo alla
Pat
la
possibilità di scegliere alternativamente se effettuare una gara per
individuare il concessionario cui affidare la concessione, oppure
costituire una società mista pubblico–privata cui
affidare
direttamente la concessione previo espletamento di una gara (sia per
la scelta del socio privato sia per l’affidamento dell’attività
idroelettrica). Terzo:
il procedimento
di gara, strutturandolo nella forma di una procedura ristretta, che
consente alla Pat
di
scegliere
quanti operatori
invitare. Quarto:
il procedimento
unico, per cui in prospettiva di semplificazione tutti i titoli
abilitativi necessari per l’esercizio della concessione (compresa
la valutazione di impatto ambientale su eventuali interventi proposti
dall’offerente) saranno acquisiti nell’ambito di un “procedimento
unico” e contenuti in un “provvedimento unico”.
Quinto:
il criterio
di aggiudicazione, scegliendo il criterio dell’offerta
economicamente più vantaggiosa che considera
prioritari gli
elementi
di
carattere economico rispetto
a quelli tecnici,
in considerazione della tipologia di contratto da affidare che
riguarda
l’utilizzo
del patrimonio idroelettrico, bene
che va
adeguatamente remunerato.
Sesto:
i canoni,
composti
da un
canone annuo per l’utilizzo del demanio idrico (le acque
pubbliche), da
un
canone per l’utilizzo degli impianti che entreranno nel patrimonio
della Pat
(con
una
componente fissa e una variabile e che sarà oggetto di rialzo in
sede di gara), da
una
somma aggiuntiva definita dalla Giunta per finanziare
interventi
di miglioramento ambientale e di
compensazione.
Le quote dei canoni e delle somme aggiuntive introitate che la
Pat destinerà agli
enti locali, saranno definite nel protocollo di finanza locale.
Settimo
e ultimo aspetto che il ddl disciplina: gli investimenti,
per cui, considerato
che
i
“beni
bagnati” e, se
vi sarà questa opzione, anche i “beni
asciutti” entreranno nel patrimonio della Provincia alla scadenza
delle concessioni, si
regola con la normativa gli
investimenti sui beni di proprietà della Pat
da
parte del nuovo concessionario.
Marini
chiede una conferenza di informazione.
La
dirigente Livia Ferrario ha poi presentato nel dettagli con alcune
slide (allegate) i principali contenuti del ddl sul quale i
consiglieri hanno poi posto domande di chiarimento e di
approfondimento ai quali sia l’assessore che i funzionari presenti
hanno risposto. In particolare Alex Marini (5 Stelle) ha chiesto più
tempo per discutere il ddl e favorire un processo partecipato che
raccolga il contributo di esperti e cittadini anche attraverso
un’apposita conferenza di informazione che il Consiglio potrebbe
organizzare. L’assessore ha risposto che il calendario dei lavori è
stato deciso dai capigruppo e che protrarre i tempi non sembra
opportuno anche se sarà l’assemblea legislativa a decidere. In
ogni caso, ha ricordato, per concedere più tempo alla discussione
l’esame finale in Aula è stato spostato dall’inizio alla fine di
marzo. E in questa fase tutti gli apporti migliorativi saranno presi
in considerazione.
Sia
Marini che Giorgio Tonini (Pd) e Lorenzo Ossanna (Patt) hanno
sollecitato l’assessore e i funzionari a motivare la preferenza
accordata per le gare all’offerta economica rispetto all’offerta
tecnica. La risposta dell’assessore è stata, in sostanza, che la
Provincia vuole riservarsi con le gare per il rinnovo delle
concessioni il massimo ritorno economico possibile, specialmente nel
caso in cui a vincere siano società non trentine. Ma questo non vuol
dire rinunciare a garantire l’osservanza dei requisiti tecnici
richiesti per la tutela ambientale.
Tonini:
bilanciare gli interessi salvaguardando i diritti dei territori.
Ossanna
in particolare ha espresso apprezzamento e condivisione per il ddl,
mentre Tonini ha plaudito allo sforzo compiuto per salvaguardare su
questo punto fondamentale per la nostra autonomia le prerogative
della Provincia nei rapporti con lo Stato, rafforzando le nostre
competenze legislative. Bene anche il prolungamento della proroga
fino al 2023 che “mette tutti i cavalli sulla stessa linea di
partenza in questa gara per le concessioni”. “Questo modo di
procedere sembra il migliore”, ha aggiunto, anche se – ha
avvertito – i tempi per esaminare il provvedimento non devono
sacrificare la qualità del confronto su un ddl così importante. Il
nodo fondamentale sul quale interrogarci è per Tonini duplice: si
tratta di rendere i canoni delle concessioni il più possibile
remunerativi per il nostro sistema autonomistico e le nostre comunità
locali che dispongono del bene primario costituito dall'acqua ed
ospitano strutture che hanno notevole impatto urbanistico e
ambientale. Per questo a suo avviso il canone dev'essere il più alto
possibile. D’altra parte – ha ricordato il capogruppo del Pd –
la Pat ha creato proprie società concessionarie che pagano un canone
e che vendono sul mercato l'energia e costituiscono dei player
significativi da sostenere per competere sul mercato globale sempre
più aperto. A suo avviso non è facile conciliare i due interessi.
Questo è uno dei punti più delicati della riforma. Per Tonini la
scelta del ddl di privilegiare l'aspetto economico su quello tecnico
“sembrerebbe alludere alla volontà di far prevalere l'interesse
del concedente rispetto a quello dell'operatore concessionario”.
Gianluca
Cavada (Lega) si è pronunciato a favore del ddl e ha di prevedere un
aumento dei canoni imposti alle concessionarie per poter provvedere
alle opere di ripristino ambientale.
L’assessore:
nessun favoritismo per Dolomiti energia. Rispettare il principio
della concorrenza e massimizzare e la possibilità di acquisire risorse
pubbliche.
A
Tonini l'assessore ha risposto assicurando che il ddl non vuole e non
può privilegiare in alcun modo Dolomiti energia che gestisce per
conto della Provincia le centrali idroelettriche. Certo la parte
politica della Provincia sarebbe felice se Dolomiti energia di
aggiudicasse le concessioni dal momento che in questi anni la società
partecipata ha dimostrato la professionalità e i requisiti necessari
per gestire bene le centrali. Ma la Pat non potrà condizionare in
alcun modo questa gara favorendo il concessionario uscente. Nel Cal
Tonina ha detto di essersi impegnato a tener presente le esigenze dei
territori e di aver dato mandato a Dolomiti energia, du cui la
Provincia è socia, di verificare possibili alleanze per allargare la
base sociale ed essere più competitiva in vista della partecipazione
alle gare nel 2023. Molto importante da questo punto di vista sarebbe
un accordo tra Dolomiti energia e Alperia, che è tra le più forti
società a livello nazionale. Se l’accordo si concretizzerà, ha
ossservato Tonina, allora Dolomiti energia avrà delle chanche di
vittoria. L'ipotesi allo studio della Pat, ha precisato l’assessore,
è di fare 8-9 gare due delle quali, molto appetibili, riguardano le
centrali di Santa Massenza e del Chiese, i cui bacini con dighe
permettono di produrre energia quando e quanto il mercato richiede.
Dolomiti energia conosce molto bene il valore di queste centrali. Non
vi sono garanzie che Dolomiti energia vincerà le gare. E
proprio per la possibilità che altri soggetti le vincano occorre che
la Pat privilegi la parte economica rispetto a quella tecnica, in
vista dei prossimi bilanci provinciali. La dirigente Ferrario ha
aggiunto che la Provincia ha la responsabilità di costruire un
sistema che regga senza violare il principio della concorrenza. Come?
Massimizzando con il ddl la possibilità di acquisire risorse per il
bilancio pubblico. Ora, ha concluso, il lavoro che attende la
Provincia riguarda la predisposizione dei bandi di gara, che
richiedono la valutazione di tutti i beni, delle rendite catastali e
del valore del bene-acqua. Per questo abbiamo spinto più sulla leva
dell'offerta economica rispetto a quella tecnica: allo scopo di
distinguere la qualità del concorrente rispetto alla massimizzazione
del canone. La preoccupazione è soprattutto di mantenere le risorse
sul territorio, anche per ragioni ambientali.
Coppola:
tutelare la risorsa-acqua che non è un bene illimitato.
Lucia
Coppola (Futura) ha apprezzato il riferimento al fabbisogno dei
territori per i quali le risorse idriche sono un bene prezioso
fondamentale anche se non illimitato. Per questo il tema va oltre le
centrali idroelettriche: si tratta di evitare sprechi della risorsa
acqua, indispensabile alle nostre montagne visto che non piove da
quasi 2 mesi.
I
funzionari dell’assessorato hanno poi risposto negativamente a una
domanda di Ivano Job circa la possibilità che le imposte versate da
una società con sede fuori dal Trentino restino alla Provincia dal
momento che in gioco vi è l’uso di una risorsa locale. Ciò non
toglie che la Provincia possa prevedere un canone cospicuo.