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24/02/2020 - In aula o in commissione

Riassegnazione delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche: illustrato il ddl Tonina

Dall'assessore alla Terza Commissione

Riassegnazione delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche: illustrato il ddl Tonina

In allegato, il testo del provvedimento e le slide di presentazione

Riassegnazione delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche: illustrato il ddl Tonina

Ha preso il via oggi in Terza Commissione il percorso che dovrebbe concludersi a fine marzo in Aula del disegno di legge 49 proposto per la Giunta dall’assessore all’ambiente e all’energia Mario Tonina sulla riassegnazione di concessioni di grandi derivazioni d'acqua a scopo idroelettrico. Si tratta, ha sottolineato Tonina presentando oggi il ddl all’organismo presieduto da Ivano Job (Lega), di uno dei più importanti provvedimenti della legislatura, sia per il forte impatto economico, stimato in oltre 100 milioni di euro all’anno, che avrà sul bilancio provinciale, sia per le ricadute non solo ambientali che interesseranno i nove territori nei quali le centrali idroelettriche sono ospitate. L’acqua è insomma davvero l’“oro bianco” del Trentino. Tonina ha spiegato che i 24 articoli del dispositivo modificano la legge provinciale sull’energia del 1998 definendo le norme necessarie per individuare i concessionari cui affidare le concessioni di grandi derivazioni idroelettriche. Sulla base della nuova legge la Provincia assegnerà 17 concessioni, di cui una (Taio – S. Giustina) già scaduta il 31 dicembre 2018 mentre le altre 16 scadranno il 31 dicembre di quest’anno: tutte andranno comunque assegnate entro il 31 dicembre del 2023. Concessioni capaci di generare canoni di utilizzo tali da costituire risorse fondamentali, appunto, per il bilancio provinciale dei prossimi anni. L’assessore ha ricordato che il Consiglio delle autonomie locali ha approvato il ddl “a larghissima maggioranza, con un solo voto di astensione”, avvertendo i consiglieri che attraverso le audizioni in Commissione previste per venerdì 6 marzo (giornata intera), cui seguirà il 10 marzo la discussione e l’esame degli articoli, potranno approfondire i contenuti del provvedimento “che è della massima importanza anche perché le concessioni poi avranno una validità massima di 30 anni. La politica provinciale – ha aggiunto – dovrà continuare a prestare anche in futuro la massima attenzione a questo settore perché il Trentino produca energia da fonte rinnovabile in quantità superiore ai bisogni del nostro territorio in modo da poterla immettere vantaggiosamente anche nella rete nazionale”.


Legge provinciale necessaria per ovviare all’inerzia dello Stato.


Il ddl, ha proseguito l’assessore, attua l’articolo 13 dello Statuto di autonomia, che con le modifiche introdotte nel 2017 ha specificato i contenuti della competenza legislativa delle Province in materia di grandi derivazioni idroelettriche. Individuando gli aspetti da disciplinare, appunto, con un’apposita legge provinciale. Le modifiche all’articolo 13 dello Statuto e l’elaborazione di questo ddl erano necessari, ha proseguito Tonina, non solo per rafforzare le competenze provinciali in materia, ma anche per far fronte alla prolungata inerzia dello Stato nel disciplinare le procedure per l’individuazione dei nuovi concessionari. Inerzia che avrebbe impedito alle Province di assegnare le concessioni per mancanza di regole. In particolare l’articolo 13 dello Statuto di autonomia ha attribuito alla legge provinciale il compito di disciplinare aspetti molto rilevanti: modalità e procedure di assegnazione delle concessioni; norme procedurali e termini di indizione delle gare; criteri di ammissione e aggiudicazione; requisiti finanziari, organizzativi e tecnici dei partecipanti; criteri per la determinazione dei canoni di concessione e per la valorizzazione del demanio e dei beni facenti parte del patrimonio idroelettrico; modalità di valutazione degli aspetti ambientali; determinazione delle misure di compensazione ambientale; criteri di determinazione del prezzo dell’energia e, infine, condizioni di fornitura dell’energia gratuita e relativa monetizzazione. Solo a fine 2018 – ha ricordato l’assessore – lo Stato ha in parte demandato con legge alle Regioni la definizione delle regole per individuare i nuovi concessionari, limitandosi a fissare dei criteri orientativi di cui il ddl tiene conto nella misura in cui attengono a materie (quali, ad es., la concorrenza, l’ambiente e l’ordinamento civile) di competenza statale tali da condizionare la potestà legislativa delle Province autonome.


I sette aspetti disciplinati dal provvedimento.


Tonina ha evidenziato che nel definire le regole per la scelta dei nuovi concessionari il ddl abroga gli attuali meccanismi di rinnovo e proroga delle concessioni scadute in capo ai concessionari uscenti, e disciplina sette importanti aspetti. Il primo è l’acquisto dei beni strumentali all’esercizio della concessione, che la Provincia si riserva la possibilità di effettuare. Mentre infatti alla scadenza delle concessioni i cosiddetti ”beni bagnati”, il cui valore è provvisoriamente stimato interno ad un miliardo e 100 milioni di euro, entreranno per legge gratuitamente nel patrimonio provinciale (dighe, prese, condotte), gli altri beni strumentali all’esercizio della concessione, i cosiddetti “beni asciutti” (centrali, macchinari, turbine ecc), il cui valore si ritiene ammonti a circa 310 milioni di euro, beni attualmente di proprietà degli attuali concessionari o di terzi, potrebbero essere acquistati dalla Provincia. Il condizionale è importante, ha precisato Tonina, perché la Pat vuole per ora riservarsi solo di optare per questa possibilità di acquisto, valutando poi di volta in volta se avvalersene o meno, anche alla luce delle stime reali del valore di questi beni. Entrandone in possesso, ha chiarito, la Pat diventerebbe infatti proprietaria dell’intera filiera produttiva e controllerebbe tutto il patrimonio idroelettrico, salvo però doverne poi affidare la gestione ad altri.

Il secondo aspetto riguarda la modalità di assegnazione delle concessioni, attribuendo alla Pat la possibilità di scegliere alternativamente se effettuare una gara per individuare il concessionario cui affidare la concessione, oppure costituire una società mista pubblico–privata cui affidare direttamente la concessione previo espletamento di una gara (sia per la scelta del socio privato sia per l’affidamento dell’attività idroelettrica). Terzo: il procedimento di gara, strutturandolo nella forma di una procedura ristretta, che consente alla Pat di scegliere quanti operatori invitare. Quarto: il procedimento unico, per cui in prospettiva di semplificazione tutti i titoli abilitativi necessari per l’esercizio della concessione (compresa la valutazione di impatto ambientale su eventuali interventi proposti dall’offerente) saranno acquisiti nell’ambito di un “procedimento unico” e contenuti in un “provvedimento unico”.

Quinto: il criterio di aggiudicazione, scegliendo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa che considera prioritari gli elementi di carattere economico rispetto a quelli tecnici, in considerazione della tipologia di contratto da affidare che riguarda l’utilizzo del patrimonio idroelettrico, bene che va adeguatamente remunerato.

Sesto: i canoni, composti da un canone annuo per l’utilizzo del demanio idrico (le acque pubbliche), da un canone per l’utilizzo degli impianti che entreranno nel patrimonio della Pat (con una componente fissa e una variabile e che sarà oggetto di rialzo in sede di gara), da una somma aggiuntiva definita dalla Giunta per finanziare interventi di miglioramento ambientale e di compensazione. Le quote dei canoni e delle somme aggiuntive introitate che la Pat destinerà agli enti locali, saranno definite nel protocollo di finanza locale. Settimo e ultimo aspetto che il ddl disciplina: gli investimenti, per cui, considerato che i “beni bagnati” e, se vi sarà questa opzione, anche i “beni asciutti” entreranno nel patrimonio della Provincia alla scadenza delle concessioni, si regola con la normativa gli investimenti sui beni di proprietà della Pat da parte del nuovo concessionario.



Marini chiede una conferenza di informazione.


La dirigente Livia Ferrario ha poi presentato nel dettagli con alcune slide (allegate) i principali contenuti del ddl sul quale i consiglieri hanno poi posto domande di chiarimento e di approfondimento ai quali sia l’assessore che i funzionari presenti hanno risposto. In particolare Alex Marini (5 Stelle) ha chiesto più tempo per discutere il ddl e favorire un processo partecipato che raccolga il contributo di esperti e cittadini anche attraverso un’apposita conferenza di informazione che il Consiglio potrebbe organizzare. L’assessore ha risposto che il calendario dei lavori è stato deciso dai capigruppo e che protrarre i tempi non sembra opportuno anche se sarà l’assemblea legislativa a decidere. In ogni caso, ha ricordato, per concedere più tempo alla discussione l’esame finale in Aula è stato spostato dall’inizio alla fine di marzo. E in questa fase tutti gli apporti migliorativi saranno presi in considerazione.

Sia Marini che Giorgio Tonini (Pd) e Lorenzo Ossanna (Patt) hanno sollecitato l’assessore e i funzionari a motivare la preferenza accordata per le gare all’offerta economica rispetto all’offerta tecnica. La risposta dell’assessore è stata, in sostanza, che la Provincia vuole riservarsi con le gare per il rinnovo delle concessioni il massimo ritorno economico possibile, specialmente nel caso in cui a vincere siano società non trentine. Ma questo non vuol dire rinunciare a garantire l’osservanza dei requisiti tecnici richiesti per la tutela ambientale.


Tonini: bilanciare gli interessi salvaguardando i diritti dei territori.


Ossanna in particolare ha espresso apprezzamento e condivisione per il ddl, mentre Tonini ha plaudito allo sforzo compiuto per salvaguardare su questo punto fondamentale per la nostra autonomia le prerogative della Provincia nei rapporti con lo Stato, rafforzando le nostre competenze legislative. Bene anche il prolungamento della proroga fino al 2023 che “mette tutti i cavalli sulla stessa linea di partenza in questa gara per le concessioni”. “Questo modo di procedere sembra il migliore”, ha aggiunto, anche se – ha avvertito – i tempi per esaminare il provvedimento non devono sacrificare la qualità del confronto su un ddl così importante. Il nodo fondamentale sul quale interrogarci è per Tonini duplice: si tratta di rendere i canoni delle concessioni il più possibile remunerativi per il nostro sistema autonomistico e le nostre comunità locali che dispongono del bene primario costituito dall'acqua ed ospitano strutture che hanno notevole impatto urbanistico e ambientale. Per questo a suo avviso il canone dev'essere il più alto possibile. D’altra parte – ha ricordato il capogruppo del Pd – la Pat ha creato proprie società concessionarie che pagano un canone e che vendono sul mercato l'energia e costituiscono dei player significativi da sostenere per competere sul mercato globale sempre più aperto. A suo avviso non è facile conciliare i due interessi. Questo è uno dei punti più delicati della riforma. Per Tonini la scelta del ddl di privilegiare l'aspetto economico su quello tecnico “sembrerebbe alludere alla volontà di far prevalere l'interesse del concedente rispetto a quello dell'operatore concessionario”.

Gianluca Cavada (Lega) si è pronunciato a favore del ddl e ha di prevedere un aumento dei canoni imposti alle concessionarie per poter provvedere alle opere di ripristino ambientale.


L’assessore: nessun favoritismo per Dolomiti energia. Rispettare il principio della concorrenza e massimizzare e la possibilità di acquisire risorse pubbliche.


A Tonini l'assessore ha risposto assicurando che il ddl non vuole e non può privilegiare in alcun modo Dolomiti energia che gestisce per conto della Provincia le centrali idroelettriche. Certo la parte politica della Provincia sarebbe felice se Dolomiti energia di aggiudicasse le concessioni dal momento che in questi anni la società partecipata ha dimostrato la professionalità e i requisiti necessari per gestire bene le centrali. Ma la Pat non potrà condizionare in alcun modo questa gara favorendo il concessionario uscente. Nel Cal Tonina ha detto di essersi impegnato a tener presente le esigenze dei territori e di aver dato mandato a Dolomiti energia, du cui la Provincia è socia, di verificare possibili alleanze per allargare la base sociale ed essere più competitiva in vista della partecipazione alle gare nel 2023. Molto importante da questo punto di vista sarebbe un accordo tra Dolomiti energia e Alperia, che è tra le più forti società a livello nazionale. Se l’accordo si concretizzerà, ha ossservato Tonina, allora Dolomiti energia avrà delle chanche di vittoria. L'ipotesi allo studio della Pat, ha precisato l’assessore, è di fare 8-9 gare due delle quali, molto appetibili, riguardano le centrali di Santa Massenza e del Chiese, i cui bacini con dighe permettono di produrre energia quando e quanto il mercato richiede. Dolomiti energia conosce molto bene il valore di queste centrali. Non vi sono garanzie che Dolomiti energia vincerà le gare. E proprio per la possibilità che altri soggetti le vincano occorre che la Pat privilegi la parte economica rispetto a quella tecnica, in vista dei prossimi bilanci provinciali. La dirigente Ferrario ha aggiunto che la Provincia ha la responsabilità di costruire un sistema che regga senza violare il principio della concorrenza. Come? Massimizzando con il ddl la possibilità di acquisire risorse per il bilancio pubblico. Ora, ha concluso, il lavoro che attende la Provincia riguarda la predisposizione dei bandi di gara, che richiedono la valutazione di tutti i beni, delle rendite catastali e del valore del bene-acqua. Per questo abbiamo spinto più sulla leva dell'offerta economica rispetto a quella tecnica: allo scopo di distinguere la qualità del concorrente rispetto alla massimizzazione del canone. La preoccupazione è soprattutto di mantenere le risorse sul territorio, anche per ragioni ambientali.


Coppola: tutelare la risorsa-acqua che non è un bene illimitato.


Lucia Coppola (Futura) ha apprezzato il riferimento al fabbisogno dei territori per i quali le risorse idriche sono un bene prezioso fondamentale anche se non illimitato. Per questo il tema va oltre le centrali idroelettriche: si tratta di evitare sprechi della risorsa acqua, indispensabile alle nostre montagne visto che non piove da quasi 2 mesi.

I funzionari dell’assessorato hanno poi risposto negativamente a una domanda di Ivano Job circa la possibilità che le imposte versate da una società con sede fuori dal Trentino restino alla Provincia dal momento che in gioco vi è l’uso di una risorsa locale. Ciò non toglie che la Provincia possa prevedere un canone cospicuo.



Allegati
Le slide presentate dalla dottoressa Ferrario
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