La Quarta Commissione si è espressa a favore della delibera sui criteri presentata dall'assessora
Segnana: per l'affidamento dei servizi socio–assistenziali ci sono valide alternative agli appalti
In allegato, il testo del provvedimento proposto dalla Giunta

In
Quarta commissione, presieduta da Claudio Cia (Agire) l’assessora
alle politiche sociali Stefania Segnana ha presentato la delibera,
che ha ricevuto parere favorevole con 4 sì della maggioranza
l’astensione di Paola Demagri del Patt, Sara Ferrari del Pd e Lucia
Coppola di Futura, che definisce i criteri di distribuzione dei 2
milioni e mezzo di euro stanziati dalla Giunta nell’agosto scorso e
che integrano il budget di 89 milioni, per il triennio 2019 – 2021,
per le attività socio assistenziali delle Comunità di valle. La
ripartizione di questi due milioni e mezzo di euro sarà l’occasione,
ha ricordato l’assessora, per sperimentare criteri diversi da
quello della spesa storica introducendo quello che si basa sulla
quota pro capite e quello della popolazione residente nelle comunità.
Metodi che, senza aspettarsi miracoli, possono comunque contribuire
alla perequazione della distribuzione delle risorse per i servizi
socio – assistenziali alle Comunità. Inoltre, la delibera che ha
ricevuto il via libera dalla Quarta commissione determina i criteri
per il riparto dei 680 mila euro per i progetti di abitare sociale
collegati alla legge sul “Dopo di noi” introducendo premi alle
Comunità legati al numero di progetti avviati per i disabili.
La
Quarta commissione, dopo la presentazione dello stato dell’arte, da
parte dell’assessora e dei tecnici del dipartimento politiche
sociali, per quanto riguarda le linee guida per l’affidamento dei
servizi socio assistenziali, ha poi stabilito le audizioni che si
terranno i Quarta commissione in seduta comune con i consiglieri che
compongono la Prima, sul tema caldo della riforma della riforma del
sistema socio – assistenziale. Stefania Segnana ha ribadito in
Quarta commissione che dipartimento
e assessorato daranno il massimo supporto alle cooperative e alle
associazioni che operano nel settore (i finanziamenti pubblici
toccano i 110 milioni di euro, 9000 gli addetti) per affrontare
questa fase di cambiamento e soprattutto perché, per gli
affidamenti, non venga scelto dagli enti pubblici l’appalto come
forma più semplice. Nelle linee guida ci sono alternative valide
all’appalto perché, ha aggiunto, l’assessorato vuole mantenere
la continuità e la qualità dell’offerta socio assistenziale che
in Trentino è apprezzata e radicata. L’assessora ha aggiunto che,
oggi, non c’è l’intenzione di prorogare la scadenza del 30
giugno 2021 entro la quale il progetto di riordino del settore, che
trae origine dalla legge 13 del 2007, si dovrebbe ultimare. Prima, ha
affermato in commissione, si valuterà il lavoro svolto nel 2019 e
poi si deciderà su un’eventuale proroga. Meno probabile, anche se
non esclusa a priori, sempre secondo l’assessora, la possibilità
di modificare la legge del 2007. Questo perché, ha detto,
comporterebbe tempi troppo lunghi e sarebbe quindi meglio agire,
qualora se ne riscontrasse la necessità, sul regolamento.
Infine,
la Quarta e la Prima commissione in seduta comune, così come
richiesto dalla risoluzione, promossa da Alex Marini di 5 Stelle, e
votata dal Consiglio, ascolteranno, a partire dal prossimo 14
novembre, la Consulta
provinciale delle politiche sociali, il Consiglio
delle autonomie locali, CGIL, CISL, UIL e FENALT, la Federazione
trentina della cooperazione; il CONSOLIDA; il Coordinamento nazionale
comunità di accoglienza (CNCA); il Coordinamento
inclusione prevenzione; il
Forum
trentino del terzo settore; l’ANFFAS;
l’ Associazione provinciale problemi per i minori (APPM): il CRAIS
Trentino; il Centro servizi di volontariato; l’ANEP;
l’
Ordine dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni
sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione della
Provincia di Trento; l’
Ordine
degli assistenti sociali.