Dalla Commissione speciale di studio incaricata anche di individuare le misure di intervento
Concluse con gli agricoltori, le guide alpine e la Sat le audizioni sui danni causati dalla tempesta Vaia
Nella foto, il presidente Ivano Job
Si
è riunita questa mattina la Commissione speciale di studio sui
danni provocati dal maltempo dell’ottobre scorso.
La seduta ha concluso la lunga serie di audizioni avviata
dall’organismo sull’argomento e utile a fare un quadro della
situazione su ogni fronte possibile. "Oggi è la festa degli
innamorati", ha esordito il Presidente Ivano Job in
apertura di lavori "e noi che siamo “innamorati del Trentino”
siamo qui a parlare del suo territorio e del suo futuro".
Agricoltori. Questa, un’occasione per migliorare: azioni di prevenzione, soluzioni
tecnologiche nella gestione dei rischi e allargamento dei pascoli
L’Unione
agricoltori (vicedirettore Lorenzo Gretter) ha rilevato che le
operazioni di ripristino sono state messe in campo da parte della
Provincia in tempi rapidi, con la partecipazione di tutte le
strutture della Pat. In questo momento si stanno raccogliendo le
domande per gli indennizzi.
La Federazione Coldiretti (Presidente
Gianluca Barbacovi) ha apprezzato questo momento di dialogo,
utile a inquadrare l’entità dei danni e fare i conti con questo
fenomeno straordinario. Il territorio ha retto, ha osservato, visto
che si parla di 6-8 milioni di euro, cifre non eccessive per il
settore agricolo, tuttavia -ha aggiunto- se in futuro dovremo
abituarci ad eventi di questo tipo, occorrerà mettere in campo
azioni preventive e strumenti mirati, magari nell’ambito del
piano di sviluppo rurale. Non sarebbe male ripristinare, ove
possibile, le aree schiantate al pascolo, che sarebbe prezioso anche
e non solo per il settore zootecnico: su questo punto ci piacerebbe
capire quali siano i progetti in campo.
Il Consorzio difesa
produttori agricoli (Presidente Andrea Berti) ha ammesso che i
danni, in relazione all’epoca di accadimento, sono stati inferiori
a quanto ci si sarebbe potuto attendere se fossero successi qualche
mese prima. Assistiamo all’effetto critico del clima -ha
argomentato- con temperature medie anomale e in peggioramento. Questo
significa che occorre prestare molta attenzione e
studiare nuovi strumenti e soluzioni tecnologiche (anche con
fondi comunitari) nella gestione dei fondi di mutualità e nei
meccanismi di gestione del rischio, semplificandoli. Quanto alla
riforestazione, serve qualcosa che permetta una gestione a priori
perché questo non sarà un evento unico e irripetibile, ma purtroppo
ricorrente.
La
Federazione allevatori (Presidente Mauro Fezzi) ha rilevato
che non ci sono da annotare gravi danni al settore. Permane tuttavia
una preoccupazione per quanto riguarda la ripresa degli alpeggi, il
ripristino della viabilità e delle coperture delle malghe. Questioni
limitate, ma comunque da considerare. La priorità deve essere
evidentemente il recupero del legname, però accanto a questa occorre
porre attenzione al riutilizzo delle superfici e laddove i suoli
lo consentano, estendere le aree a prato e favorire un
allargamento dei pascoli. Forse questa è anche l’occasione per
mettere in discussione, in maniera propositiva, alcune politiche nel
settore forestale -ha aggiunto- visto che, ad esempio, stiamo
assistendo a molte imprese forestali che vengono da fuori Trentino e
lamentiamo, in questa contingenza, l’assenza dell’attività
vivaistica.
Alex
Marini (5 Stelle) ha dichiarato di aver molto apprezzato questi
interventi che tengono in considerazione l’aspetto cruciale dei
cambiamenti climatici ed ha chiesto quali potrebbero essere le
misure concrete da mettere in campo, attingendo ai fondi europei. Non
sono schierato contro i pascoli, ha poi aggiunto, ma mi chiedo se ci
siano controindicazioni in tal senso, ovvero criticità sul come
tenerli vivi e popolarli. Barbacovi ha risposto sul primo punto che
spesso si tratta banalmente di utilizzare materiali diversi e di
maggiore qualità, a titolo di prevenzione dei danni. Sul tema
prativi Fezzi ha chiarito che per le aziende zootecniche la
disponibilità di superfici foraggere rispetto al carico presente è
un problema e dunque, dove sarà possibile, la zootecnia potrà farsi
carico di una gestione positiva di questi nuovi ambiti.
Lucia
Coppola (Futura) ha ringraziato per la visione sul settore
offerta dagli auditi e per l’approccio coscienzioso e insieme
cosciente del perché di questi eventi, innegabilmente collegati
ai cambiamenti climatici in atto. Apprezzata anche la dimensione di
speranza e di futuro dimostrata con l’apertura costruttiva a
trasformare questo evento in un’occasione di apprendimento per
mettere in campo politiche diverse e mirate.
Per
il consigliere Ugo Rossi (Patt) non è una novità lo stimolo
proveniente dal mondo degli agricoltori alle scelte politiche, così
come la sempre più diffusa sensibilità ai temi assicurativi,
quest’ultima “una delle vie da percorrere con convinzione”.
Bene anche la riflessione sul patrimonio boschivo, anche mettendo sul
tavolo il ripensamento di alcune politiche di tutela e di
preservazione del patrimonio fatte fino a qui. Sul tema della
liquidazione dei danni ha chiesto notizie di eventuali difficoltà
burocratiche che si potrebbero correggere. Quanto al futuro è giusto
vedere questa come un’opportunità sia dal punto di vista delle
produzioni, che dei paesaggi. Spiace, infine, rilevare l’assenza
dei componenti della Giunta provinciale che indichino una visione e
un indirizzo politico di fondo: sarebbe stato molto più produttivo
poter ragionare a voce alta in presenza di chi decide, ha concluso.
Claudio
Cia (Agire) ha replicato a Rossi che la Giunta partecipa alle
Commissioni laddove viene invitata ed è un peccato che passi il
messaggio che si disinteressi di questi temi. Qualora la presenza
dell’Esecutivo fosse un’esigenza occorre convocarla, ha aggiunto,
invitando il Presidente Job a farlo.
Dopo
aver fatto i necessari approfondimenti ed aver completato il
confronto andremo a stanare la Giunta, ha replicato il Presidente
Ivano Job anche se l’osservazione del consigliere Rossi è
più che lecita e condivisa. Il Presidente ha poi registrato la
soddisfazione da parte degli auditi sull’operato fin qui svolto
dalla Giunta provinciale nel gestire l’emergenza maltempo.
Ha
ringraziato per il supporto della componente politica del Consiglio
provinciale a questa calamità l’ing. Raffaele De Col,
responsabile dell’Unità di missione strategica grandi opere e
ricostruzione. La Giunta ha dato chiare direttive e l’arco
temporale d’intervento sarà un arco di tre anni, ha chiarito. Il
complesso tema dei cambiamenti climatici va affrontato, ha aggiunto,
perché è innegabile che gli effetti si cominciano a vedere.
Assicurazioni e dimensioni dei danni sono gli altri due aspetti da
considerare: oggi abbiamo circa 3,4 milioni di metri cubi di alberi a
terra, corrispondenti circa a 2,4 milioni di legno fatturato. Questa
è una partita che vale 160 milioni di euro e ad oggi non c’è
un’impresa trentina che può fare questo. Ecco perché ci siamo
rivolti fuori dal nostro territorio, ha spiegato. Ad oggi sono
stati venduti circa 600.000 metri cubi (quando la produzione
annuale media in condizioni normali è di 300.000) con fatturazione
attorno ai 19 milioni di euro. Questo significa che abbiamo
saturato la possibilità di lavorare delle imprese boschive locali:
si pone dunque anche un tema di risorse umane e si inizierà ad avere
necessariamente un ingresso di imprese da fuori. Sulla trasformazione
dei boschi in prativi, ha precisato, non dimentichiamoci che gran
parte del bosco abbattuto era un bosco di difesa, che garantiva la
stabilità dei versanti, spesso in corrispondenza di centri abitati e
arterie stradali. Quanto agli alpeggi, ha detto De Col, sono
garantiti gli accessi sulle strade forestali dal mese di marzo, con
priorità finalizzata al ripristino delle attività produttive.
Guide
Alpine. Per
la sicurezza occorre ripristinare i sentieri e un lavoro di
sensibilizzazione di albergatori e pro loco
Demis
Centi (Presidente della
Cooperativa delle Guide Alpine del Trentino) ha rilevato come siano
cambiati i sentieri di mezza montagna (al livello degli abeti al di
sotto dei 1800 metri) all’indomani della tempesta dell’ottobre
scorso. I boschi sono stravolti e i percorsi accidentati
e questo aspetto deve essere valutato attentamente, ha suggerito.
Certo, guai alla chiusura della montagna, però attenzione al
ripristino dei sentieri perché in certi casi vanno cambiati
totalmente. La problematica
più grave è a suo avviso per i turisti che arrivano occasionalmente
nei nostri boschi, abituati a percorrere certi sentieri che ora non
sono più gli stessi. Sul
piano della sicurezza ci sono
paesi avanti anni luce rispetto a noi, come la Nuova Zelanda e il
Canada, ha aggiunto, dove se
vai nei boschi devi registrarti e in caso
di bisogno, puoi
contattare dei responsabili
che sanno in ogni momento dove ti trovi.
Quello che potrei suggerire,
è di
sensibilizzare gli
albergatori, con una rete della ricezione turistica e del materiale
cartaceo ben fatto. Una mappatura non esiste allo stato attuale.
La
soluzione è quella di ripristinare i sentieri, ha osservato Pietro
De Godenz (UpT) che
ha aggiunto di vedere
complicato ricostruire una rete sentieristica nuova.
Una
certa attenzione andrebbe rivolta verso l’accompagnamento in
montagna, ha aggiunto
Alessio Manica (PD),
ora che la montagna è diventata più complicata da percorrere.
Alex
Marini ha ribadito l’importanza di diffondere informazioni
chiare che mettano in sicurezza il territorio e chi lo percorre. Che
tipo di messaggio e come veicolarli, questo è il punto da tenere in
considerazione.
Lucia
Coppola ha osservato che sarebbe opportuna una mappatura delle
aree maggiormente colpite e un lavoro di sensibilizzazione delle pro
loco.
La Sat. Danneggiato un terzo dei sentieri, si sta facendo una ricognizione
Roberto
Bertoldi (vicepresidente) e Luca Biasi (Dipartimento
tecnico) della Sat non hanno rilevato grossi danni ai rifugi e già
coperti dalle assicurazioni. Al contrario la situazione dei sentieri
è disastrosa, sopratutto per quanto riguarda la fascia “boscata”.
Non si riesce nemmeno fisicamente a passare. All’interno di un
gruppo di lavoro coordinato dall’ing. De Col, si sta facendo una
ricognizione dei sentieri, concentrata presso il servizio turismo
della Pat, che per la parte di competenza Sat si provvede ad
alimentare quotidianamente al fine di avere un quadro complessivo il
più accurato possibile. A proposito del come intervenire abbiamo
fatto presente che la Sat fa manutenzione ordinaria, attraverso i
suoi volontari, sui sentieri iscritti nel catasto sentieri, ma è
ovvio che qui parliamo di una manutenzione straordinaria. L’obiettivo
che ci si dovrebbe porre, ha aggiunto Roberto Bertoldi, è
legato alla frequentazione dei sentieri: la priorità da darsi deve
consentire al turista, quando comincerà la stagione
(giugno-settembre), di raggiungere agevolmente almeno i rifugi.
1/3
della rete dei sentieri trentini (1800 km su 5500 km totali) risulta
allo stato attuale danneggiata, ha precisato Luca Biasi che
nella Sat si occupa in particolare dei sentieri. Abbiamo un elenco
dei sentieri che si può consultare online che riporta e
aggiorna quotidianamente lo stato dei sentieri. Appena abbiamo dati
nuovi modifichiamo tempestivamente le notizie al riguardo. C’è una
squadra di intervento rapido di soci altamente competenti della Sat
che operano nelle emergenze, ha aggiunto. Una struttura formata da 46
componenti (volontari) che si affiancano durante l’anno a tamponare
le situazioni più gravi.
Il
responsabile del servizio turismo e sport della Provincia Romano
Stanchina ha aggiunto che ci sono anche migliaia di
sentieri non inseriti nell’elenco provinciale ed occorre, per una
questione di sicurezza e di economia turistica, considerare anche
questi ultimi. Il tavolo di lavoro già citato sta affrontando anche
il tema della comunicazione da dare al turista sul territorio. Una
comunicazione concordata con Trentino Marketing che contenga da un
lato l’informazione necessaria alla sicurezza, ma che dall’altro
sia studiata per non recare danni all’immagine turistica del
Trentino.