Giornale Online
26/07/2018 - Dai Consiglieri e dai gruppi
A prendere la decisione è stata la conferenza dei capigruppo del Consiglio provinciale
Disegno di legge popolare sul referendum: non si andrà in aula per tentarne l'approvazione
Parte delle minoranze minaccia ostruzionismo contro la riduzione del quorum
A prendere la decisione è stata la conferenza dei capigruppo del Consiglio provinciale
Disegno di legge popolare sul referendum: non si andrà in aula per tentarne l'approvazione
Parte delle minoranze minaccia ostruzionismo contro la riduzione del quorum
Non
ci sarà la ventilata seduta consiliare del 27 agosto, centrata sul
disegno di legge d'iniziativa popolare per introdurre nuovi strumenti
di partecipazione popolare nella democrazia trentina. Poco fa si è
conclusa la Conferenza dei capigruppo, al termine della quale il
presidente Bruno Dorigatti ha preso atto dell'impercorribilità
del d.d.l. 1/XV, approvato pochi giorni fa in Prima Commissione.
Nonostante il noto taglio da circa 50 a soli 7 articoli, il testo si
arena dunque di fronte alla contrarietà di molti gruppi consiliari
d'opposizione attorno alla riduzione del quorum di validità dei
referendum provinciali dall'attuale 50 fino al 20%. Oggi è stato
chiarito che il comitato promotore del referendum sarebbe disposto a
elevarlo non oltre il 25%, ma questa ulteriore apertura non è
bastata.
E'
stato per primo Nerio Giovanazzi a chiedere la discussione con
tempi non contingentati e a preannunciare mille emendamenti
ostruzionistici. Identica la posizione di Massimo Fasanelli,
di Manuela Bottamedi, dello stesso Alessandro Savoi,
che ha "aperto" soltanto a un quorum tra il 30 e il 40%.
Rodolfo
Borga ha detto che è stato il centrosinistra autonomista ad
affossare questa iniziativa legislativa, quando – appena giunta in
Consiglio – l'ha cassata su quasi tutta la linea, eliminando dalla
discussione istituti partecipativi che destavano un notevole
interesse. Il consigliere ha aggiunto poi il suo alla lista dei no al
quorum del 20%, "perché esporrebbe al pericolo che piccoli
gruppi di opinione possano far passare modifiche legislative su temi
anche molto rilevanti per la comunità". Secondo Borga si
potrebbe piuttosto agganciare il quorum sui referendum alle
percentuali medie di affluenza degli elettori alle urne per le
elezioni provinciali.
Marino
Simoni ha fatto presente che con tutta evidenza non c'è campo
per una discussione d'aula che possa risolversi con il voto entro una
sola giornata. Favorevole a procedere – tra le forze d'opposizione
– il solo Filippo Degasperi, "perché il ddl
d'iniziativa popolare verrà cancellato con la fine imminente della
legislatura e si vanificherà lo sforzo espresso dai cittadini".
Non
è stato accolto infine l'appello del presidente della Provincia, Ugo
Rossi, che ha tentato di convincere i capigruppo. L'iniziativa
popolare dev'essere rispettata – ha detto – e non capisco perché
si voglia impedire l'esame e il voto consiliare, dopo che con il
comitato popolare l'esecutivo, e in particolare l'assessore Mauro
Gilmozzi, è riuscito a raggiungere una utile mediazione e a
stendere un testo sicuramente più praticabile politicamente.
Rinunciare a questo passaggio trovo sia una sconfitta per tutto il
Consiglio.