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31/05/2016 - In aula o in commissione

Comunità per minori, prime audizioni sul ddl di Fugatti. Preferibile migliorare l'esistente

La Quarta Commissione ha acquisito il parere dei soggetti interessati

Comunità per minori, prime audizioni sul ddl di Fugatti. Preferibile migliorare l'esistente

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Comunità per minori, prime audizioni sul ddl di Fugatti. Preferibile migliorare l'esistente

​​Prime consultazioni complessivamente favorevoli in merito al disegno di legge 46 dedicato alla tutela dei minori che per problemi di famiglia sono accolti da comunità, proposto da Maurizio Fugatti della Lega Nord e sottoscritto da Civettini di Civica Trentina e Degasperi del Movimento 5 stelle. Il testo integra la legge provinciale sulle politiche sociali del 2007 introducendo la "Carta dei servizi" perché le comunità minorili rispondano ad alcuni requisiti indispensabili alla crescita psicofisica dei bambini e dei ragazzi. Requisiti la cui mancanza impedirebbe alle strutture di accoglienza di accedere al sostegno della Provincia. Prevista anche una Unità di Consulenza Multidisciplinare (UCM) da affiancare ai Servizi sociali nelle decisioni più importanti da prendere sui minori e nelle relazioni da inviare ai PM dei tribunali. Per acquisire il parere dei soggetti interessati al ddl, la Quarta Commissione presieduta da Giuseppe Detomas (Ual) ha ascoltato oggi il Difensore civico, il Tavolo istituzionale per l'affidamento familiare, l'Azienda provinciale per i servizi sanitari, l'Ordine degli assistenti sociali, i referenti del progetto "Noi al centro" dei Comuni di Trento e Rovereto e il Consiglio delle autonomie locali. Le audizioni si concluderanno domattina. Tutti hanno osservato che il ddl potrebbe contribuire a migliorare l'esistente.

Il Difensore civico: bene, ma meglio migliorare ciò che già esiste.

Daniela Longo, Difensore civico, ha condiviso il senso della normativa suggerendo tuttavia di non aggiungere elementi ulteriori al quadro esistente che sarebbe invece preferibile migliorare. In tal senso ha evidenziato come, essendo in via di definizione proprio in questo periodo le procedure per l'accreditamento delle strutture di accoglienza, potrebbero confluire in questo processo anche le giuste garanzie proposte dal ddl attraverso la Carta dei servizi per assicurare standard di qualità elevati e precisi requisiti riguardanti il personale e la trasparenza delle comunità. Si recupererebbe in tal modo il ritardo della nostra Provincia rispetto alle altre regioni. Circa infine l'UCM (Unità di consulenza multidisciplinare), forse l'UVM attuale su alcuni punti andrebbe migliorata. Anziché creare un'altra Unità sarebbe opportuno, per Longo implementare quella esistente. Rispondendo infine a una domanda di Viola, la Difensore civico ha precisato di non aver raccolto lamentele provenienti da comunità di minori.

Tavolo per l'affidamento familiare: la Carta dei servizi è in arrivo.

Il direttore dell'ufficio età evolutiva e servizi per l'infanzia della Pat Anna Berloffa , ha ricordato che al Tavolo istituzionale per l'affidamento familiare partecipano tutti i soggetti interessati all'affidamento per uj approccio multidisciplinare sensibile alle diverse esigenze dei bambini. In Trentino, ha aggiunto, non esistono "comunità minorili" ma vari tipi di strutture di accoglienza: case famiglie, gruppi appartamento, domicili autonomi, Associazione provinciale per i minori, Centro per l'infanzia, ecc. Questo per rispondere a bisogni differenziati di minori anche in rapporto alla loro età. L'affidamento familiare è ad esempio più adeguato a bambini di una certa età, alzandosi la quale vi sono tipologie diverse per rispondere ad esigenze specifiche. La Provincia ha un compito di vigilanza e controllo presso queste struttura e la Procura ha l'obbligo di verificare trimestralmente la situazione dei minori accolti nelle strutture loro dedicate. Se qualcuno fosse impropriamente accolto l'intervento della magistratura sarebbe immediato. Questa garantia viene esercitata in Trentino in modo puntuale anche con sopralluoghi nelle strutture. Quanto alla multidisciplonarietà sottolineata dal ddl, è giusto prevedere uno sguardo a 360 gradi assicurata da un'apposita equipe appositamente creata con l'articolo 34 dalla legge 13 del 2007. Vi è poi l'Unità di valutazione multidisciplinare prevista dalla legge sulle politiche sanitarie, che si potrebbe effettivamente migliorare a servizio del minore e della sua famiglia. Quanto alla Carta dei servizi, Berloffa ha segnalato che è in corso il percorso di accreditamento delle strutture di accoglienza, che porterà all'obbligo della carta dei servizi per tutti.

L'obiettivo primario è il rientro in famiglia.

Quanto all'affido familiare Michela Di Paolo, assitente sociale, ha ricordato la complessità delle aree coinvolte con assistente sociale, psicologo, neuropsichiatra infantile ed educatore. L'affido non può durare per legge più di 24 mesi, poi è previsto il rientro del minore in famiglia. Esiste in Trentino un progetto attivo denominato "costellazione di famiglie" nel quale esistono i presupporti per sviluppare un lavoro con la famiglia naturale e a sostegno di questa. Di Paolo ha messo in luce che l'obiettivo non è l'allontamento ma possibilmente il rientro del minore nella propria famiglia mediante il costante rapporto con essa e un lavoro multidisicplinare. E ha aggiunto che si sta incrementando la collaborazione con l'Apss per verificare insieme se l'affido familiare è la soluzione più idonea al singolo minore o se ne esiste un'altra.

I minori affidati sono 193, di cui 65 stranieri.

Rispondendo a Violetta Plotegher (Pd) che ha chiesto se l'affido familiare non sia preferibile per un bambino piccolo piuttosto che per un adolescente, Berloffa ha confermato lo sforzo dei servizi di cercare una risposta consona ai bisogni di ciascuno e della sua età, in modo da facilitare per i più piccoli relazioni affettive molto strette.

Rispondendo ad alcune domande del consigliere Cia, Berloffa ha segnalato che all'affidamento sono generalmente favorevoli i familiari di adolescenti che non riescono ad affrontare la complessità dei problemi dei figli. Per andare incontro ad esigenze particolare di alcune mamme o nuclei monogenitoriali, vi sono esperienze di affidamento diurno dei bambini. Berloffa ha informato che al 31 dicembre 2015 risultano 193 minori ospitati nelle comunità residenziali, 65 dei quali stranieri non accompagnati. Per i minori stranieri, ha concluso il direttore, si cercheranno affidamenti in famiglie omogenee per cultura.

Apss: programma Pat-Ministero per prevenire l'istituzionalizzazione.

La direttrice dell'Unità operativa cure primarie, Simona Sforzin, ha concentrato l'attenzione sull'UCM a supporto delle decisioni in ordine a collocamenti eterofamiliari. Esiste già l'UVM, organo multidimensionale oltre che mnultidisciplinare, previsto da molti anni ma attualizzato dalla legge di riforma del sistema sanitario provinciale. All'UVM dedicato all'età evolutiva partecipano gli specialisti, i servizi sociali, la famiglia per valutare tutti i bisogni dei minori in funzione di un progetto il più pssobile condiviso dalla famiglia e di un percorso riguardante le realtà del privato-sociale. In Trentino esiste una comunità di tipo terapeutico-riabilitativo con 7 posti residenziali e 3 semiresidenziali, governata direttamente dall'Apss dal 2012. Non vi sono specialisti sanitari per evitare un approccio clinico-terapentico. L'organo multidisciplinare previsto dal ddl esiste quindi già anche se è molto migliorabile in termini di collaborazione con tutti i serivizi e tra i professionisti. Il Tavolo istituzionale sta già lavorando per definire questo progetto formativo.

Quanto alla Carta dei servizi, garanzie e obblighi che le comunità devono assicurare ai minori, tutto questo dovrebbe rientrare, secondo Sforzin, nel percorso di accreditamento che sarà chiesto alle strutture. La Provincia ha stipulato un protocollo d'intesa con il Ministero per la prevenzione delle istituzionalizzazione dei minori (mediante un Programma di intervento per la prevenzione della istituzionalizzazione) coinvolgendo in un percorso di  sperimentazione di due anni 10 famiglie ad alto rischio di vulnerabilità.

"Noi al centro": prevenzione rendendo partecipi e protagonisti i genitori.

Francesca Ruozi, Marco Mozelt e Francesca Dossi rappresentanti di "Noi al centro" dei Comuni di Trento e di Rovereto, hanno segnalato che per la Carta dei servizi l'assessorato alle poliitche sociali della Pat ha attivato un processo di definizione dell'accreditamento delle strutture di accoglienza dei minori. E oggi si stanno definendo i requisiti minimi di qualità che tutte le comunità devono avere. Dunque anche la Carta dei servizi. Nei casi di maggiore complessità il passaggio all'istituzionalizzazione dev'essere sempre subordinato ad una valutazione multidisciplinare. Rispondendo a una domanda di Detomas, Marco Mozelt ha sottolineato che la legge per disciplinare questi aspetti esiste già, anche se il bisogno degli operatori di mettersi in rete e di unire le competenze sociali e sanitarie è molto forte.

Fugatti (Lega) ha ricordato che le migliorie previste dal suo ddl sono suggerite dagli stessi operatori. Non si tratta di scardinare ma di perfezionare il sistema.

Per Plotegher (Pd) la progettualità di "Noi in centro" è tra le più innovative oggi esistenti per fronteggiare la lacerazione che avviene con la separazione del minore dalla propria famiglia. I genitori vivono sdpesso questa "ferita" come un fallimento e per questo secondo la consigliera occorre investire più risorse nella prevenzione. La partecipazione di gruppi di genitori al progetto "Noi al centro" - hanno risposto Ruozi e Dossi – ha proprio l'obiettivo di costruire con le famiglie e gli stessi minori un progetto di vita condiviso. "Questo lavorare insieme ai protagonisti del problema è il futuro del servizio sociale e dell'aiuto in questo campo".

Le audizioni della Quarta Commissione sul ddl 46 proseguiranno e si concluderanno domani mattina.