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23/02/2016 - Dai Consiglieri e dai gruppi

Chiarimento oggi con i capigruppo sul processo di riforma statutaria

I presidenti Rossi e Dorigatti: "via presto alla Consulta"

Chiarimento oggi con i capigruppo sul processo di riforma statutaria

La Consulta per lo Statuto deve partire bene e presto, per dare un contributo decisivo alla progettazione di una riforma capace di consolidare l’autonomia speciale provinciale e regionale. E’ il punto di condivisione emerso stamane dalla lunga Conferenza dei capigruppo, che ha risposto alla richiesta da parte delle minoranze consiliari di chiarimenti riguardanti le tensioni emerse alcuni giorni fa tra il presidente della Provincia e il presidente del Consiglio provinciale. Bruno Dorigatti aveva reagito con forza all’iniziativa dei parlamentari trentini e altoatesini di maggioranza, che hanno depositato un disegno di legge costituzionale di parziale riforma statutaria, giudicato dal presidente in chiara rotta di collisione con il processo appena cominciato di formazione della Consulta.

Oggi ha parlato per primo Maurizio Fugatti (Lega), definendo il ddl costituzionale come un’incursione politica che cozza contro un processo istituzionale serio, appena avviato a Trento. Ancora: un atto di delegittimazione dell’assemblea legislativa, ragion per cui il capogruppo ha detto di avere apprezzato la pronta levata di scudi del presidente Dorigatti.

Analoga la posizione di Nerio Giovanazzi (Amministrare il Trentino), che si è detto preoccupato nel constatare incrinature del necessario fronte politico trasversale su cui deve poggiare il processo di riforma statutaria, per reggere a una fase estremamente difficile, segnata da continui attacchi a riferimenti secolari della nostra autonomia (vedi anche la vicenda della riforma nazionale del movimento bancario cooperativo).

Rodolfo Borga (Civica Trentina) è stato esplicito nel definire “una marchetta pagata alla Svp” la previsione - nel ddl costituzionale in questione – del trasferimento alle Province di Trento e di Bolzano dell’attuale competenza regionale sugli enti locali. La proposta rivolta a Rossi è stata quella di correggere il tiro e fare ora quanto si doveva fare subito: coinvolgere l’intero Consiglio su un disegno di legge costituzionale equilibrato, da portare a Roma supportato dall’unanimità.

Anche Marino Simoni (Progetto Trentino) ha sottolineato la gravità del passaggio con cui il ddl “romano” prospetta di indebolire ulteriormente la Regione, togliendole anche la residua competenza sugli enti locali. Il capogruppo ha detto che il collega Walter Viola giorni fa – nel commentare negativamente la reazione di Dorigatti contro l’iniziativa parlamentare – ha voluto semplicemente chiedere che la legge istitutiva della Consulta non si fermi. “Ciò non toglie – ha detto Simoni – che anche noi abbiamo apprezzato le parole di Dorigatti a difesa della centralità del Consiglio provinciale”.


Il presidente Ugo Rossi ha ripercorso ampiamente le recenti tappe. Il disegno di legge costituzionale rappresenta né più né meno che una delle diverse mosse messe simultaneamente in campo per salvare e far progredire l’autonomia speciale. “Si tratta di una polizza assicurativa per le nostre prerogative, non di un vulnus. Semmai il problema è che ben difficilmente verrà calendarizzato in Parlamento”.

Il primo fronte d’impegno – ha spiegato Rossi – si svolge al tavolo presieduto dal sottosegretario Gianclaudio Bressa e al quale siedono tutte le autonomie speciali: in questa sede dovranno maturare le norme da inserire negli Statuti per dare sostanza e un procedimento al meccanismo dell’intesa Stato-Regioni speciali, ossia al particolare compromesso introdotto dalla riforma del Titolo V della Costituzione in corso, preziosa salvaguardia per noi nel momento in cui si va a toccare la materia statutaria.

Il secondo fronte è dato proprio dal ddl parlamentare sotto accusa, un’iniziativa politica (e non istituzionale), che mira a manutentare con urgenza lo Statuto, rendendo permanenti le conquiste sin qui portate a casa con le norme di attuazione, e risolvendo le incertezze sulle nostre competenze legislative, causate dalla riforma costituzionale del 2001. “Questa iniziativa – ha rivendicato il presidente – non si sovrappone alla Consulta e al suo più ampio ruolo. La Consulta deve quindi andare avanti rapidamente e deve avere piena autonomia dall’esecutivo e adeguata dotazione finanziaria per lavorare nel migliore dei modi”. Rossi ha anche sostenuto che non sarà la sottrazione della competenza sugli enti locali a minare la Regione, mentre al contrario una conquista fondamentale è l’avere inserito già nel programma di legislatura regionale la conservazione del quadro statutario comune fra Trento e Bolzano (e quindi aver condiviso il punto con la Svp).


Anche Bruno Dorigatti ha messo in chiaro i propri intendimenti. Rinnovando la massima e profonda stima nel presidente Rossi, il presidente del Consiglio ha però rivendicato il ruolo di garante di tutte le forze politiche presenti nell’assemblea, e quindi il dovere di tutelare un valore significativo e per niente scontato come il varo della legge istitutiva della Consulta senza nemmeno un voto contrario.

“E allora ho dovuto dire che il ddl parlamentare è stata una mossa inopportuna; che comunque si doveva preventivamente informare del deposito il sottoscritto e il Consiglio provinciale; che inoltre questa proposta di riforma può mettere in difficoltà il tavolo presieduto da Bressa, dove si gioca un ruolo centrale in un clima già difficile. “Ecco perché Bressa ha condiviso pubblicamente le mie esternazioni. Ciò detto, convengo che la Consulta deve partire. Abbiamo già un’idea condivisa con Rossi sulla struttura di cui dotarla per darle fiato e gambe”.



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