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26/01/2015 - In aula o in commissione

Daldoss, da qui al 208 non si faranno più impianti a Serodoli

L'assessore all'urbanistica ha partecipato ai lavori della terza Commissione

Daldoss, da qui al 208 non si faranno più impianti a Serodoli

Daldoss, da qui al 208 non si faranno più impianti a Serodoli

​Oggi pomeriggio in Terza Commissione, presieduta da Mario Tonina (UpT) si è tenuta l'audizione dei rappresentanti, Luigina Elena Armani, Michele Zeni e Paolo Querio, dell'Osservatorio spontaneo sul rispetto per l'ambiente, che ha racconto 5261 firme contro l'espansione delle piste da sci e degli impianti in Trentino. Iniziativa partita dalla vicenda di Serodoli a Madonna di Campiglio. A proposito di Serodoli l'assessore all'urbanistica Daldoss ha ribadito che la vicenda, per la Giunta, è chiusa. "Su Serodoli – ha detto - il Pup ha fatto scelte radicali: nuovi impianti non ce ne saranno". Ed ha aggiunto: "L'ampliamento di Serodoli non è in discussione. Sicuramente non lo è fino al 2018, poi sarà responsabilità di chi viene dopo fare altre scelte. Da qui al 2018 non se ne parla più! Avrei piacere che se ne prendesse atto".

Lo sviluppo dello sci è giunto al suo limite, anche economico.

Luigina Elena Armani portavoce dell'osservatorio spontaneo sul rispetto per l'ambiente, nato contro la realizzazione di Seredoli, Sic nel Parco Adamello Brenta, ha ricordato che l'iniziativa è nata anche a causa di altre scelte di espansione sciistica, nelle Giudicarie ma non solo. L'idea che ha mosso questo gruppo di cittadini è quella di una promozione di un turismo dolce, che si integra con quello dello sci. Ma per trovare vie alternative di sviluppo, ha detto, prima di tutto vanno tutelati i beni collettivi come il territorio e l'acqua. A Serodoli il progetto impatterebbe soprattutto con l'acqua, con il lago di Serodoli che alimenta l'acquedotto di Campiglio.

"Non siamo distruttivi sugli impianti che già ci sono – ha detto Armani - ma riteniamo che ormai sono arrivati al loro limite. E farne altri ci sembra antieconomico". Come dimostrano le analisi del professor Giorgio Daidola.

Va poi difesa l'immagine "verde" della nostra terra. E' il momento per la nostra provincia, ha detto l'esponente dell'Osservatori, di dimostrare che quest'immagine corrisponde alla realtà. Perché, se chi viene da fuori si accorge che è una mezza "bufala", diventa dura poi rendersi credibili. La proposta del Comitato, ha ricordato ancora, non esclude gli impianti ma punta a integrarli con un altro tipo di turismo. "Il momento storico è propizio – ha detto -, anche la congiuntura è quella giusta e sarebbe un bell'esempio sull'arco alpino promuovere un turismo a passo lento". Basti un dato, quello di Serodoli, località che è stata raggiunta l'estate scorsa da 18 mila visitatori. Inoltre, intaccando Serodoli, ha concluso la portavoce, si distruggebbe l'unico giro, quello dei 5 laghi, rimasto intatto a Campiglio. Ai consiglieri è stato mostrato il diario lasciato a Serodoli dove molte persone di tante nazioni hanno lasciato il loro messaggio.

Paolo Querio ha affermato che si è partiti da Serodoli perché la prima cosa ch va salvata è l'acqua che lassù è purissima. I territori incontaminati vanno preservati, ha ricordato, soprattutto dove ci sono le falde. Per Michele Zeni la petizione si allarga a tutte le questioni aperte in tutta la Pat e ha un obiettivo: allargare la stagione turistica a tutte le stagioni. L'impatto delle piste, invece, toglie troppa qualità al territorio e i clienti sono sempre più attenti a questo fattore. Ci sono esempi come la Nuova Zelanda, ha ricordato, dove si è sviluppato un turismo che non ha stagioni e che funziona. Zeni ha insistito su settori di sviluppo "dolci" come l'osservazione della fauna.

Le posizioni dei consiglieri.

Il consigliere Filippo Degasperi (5 Stelle) ha ricordato di aver portato in Consiglio la questione Serodoli con una mozione ed ha aggiunto che sul turismo va percorsa una strada diversa da quella percorsa fino ad oggi. La mozione, ha ricordato, era finita 10 a 10 spaccando la maggioranza e ora si spera che la petizione serva a far riflettere i consiglieri per arrivare ad una nuova discussione in Consiglio per salvare l'ultima zona intatta di Campiglio. Il danno dei 15 km in più, ha affermato Degasperi, sarebbe superiore ai benefici per una località che ha già 150 km di piste.

Piero De Godenz (UpT) ha detto che la petizione non parla solo di Serodoli ma dice basta impianti e no ai laghi di innevamento. Una posizione insostenibile secondo il consigliere perché la vacanza dello sci alpino non è sostituibile. L'offerta deve cambiare, si devono mantenere zone intatte, tenendo però presente che solo il 5% del territorio è occupato piste e l'acqua usata è pochissima: l'1% contro il 46% dell'agricoltura. La val di Fiemme, ha detto inoltre, ha fatto i mondiali di sci da fondo ma non c'è stato per questo un turista in più. E' servito come immagine internazionale, è un'integrazione, ma non ci si può illudere di fare turismo senza sci alpino. Non si può dire basta impianti e basta bacini.

Giacomo Bezzi (FI) ha detto che metà alberghi fanno fatica a pagare il mutuo e il fattore economico va considerato. Ha detto inoltre di avere investito personalmente nel turismo alternativo, che ha sicuramente spazio, ma, ha aggiunto, siamo inseriti in un sistema alpino che vive soprattutto di sci. "Non si può cambiare in modo radicale un sistema. In un territorio piccolo ben venga un turismo alternativo, ma non dimentichiamo che il sistema turistico ha salvato il Trentino dall'immigrazione".

Claudio Civettini (Civica Trentina) ha condiviso le preoccupazioni di fondo dell'Osservatorio ed ha sottolineato che manca una politica dei turismi trentini. "S'è investito sulle clientele e non sui progetti", ha detto. Comunque, il no a ogni tipo d' impianto non è possibile ed ha chiesto ai rappresentanti di rivedere la loro posizione.

Nerio Giovanazzi (AT) ha detto che i toni sono stati buoni ed ha ricordato che con Bombarda aveva fatto, la scorsa legislatura, una battaglia per difendere Serodoli. Ha ricordato, inoltre, che la caccia aiuta a mantenere il territorio, anche nei Parchi. "Portare in quota determinate attività, invece, è un danno: non si può fermare tutto, però sopra una certa altezza non ci devono essere sfruttamenti". Quindi, in linea di massima s'è detto d'accordo con la petizione. Anche perché troppe sono state le scelte sbagliate a partire dall'esempio eclatante di Folgaria. Critico Giovanazzi anche sulla proposta dell'impianto previsto a Brentonico. Tra l'altro il mutamento climatico è una realtà. Daldoss sulla legge urbanistica, ha concluso, dovrà mettere dei paletti.

Gianfranco Zanon (Progetto Trentino) ringraziando i proponenti della mozione, ha ricordato che il Pup ha limitato già lo sviluppo di altre località sciistiche, ma alcuni progetti vanno completati perché necessari ad un settore che produce quasi il 30% del Pil. Quindi, è difficile dire un no secco. Ciò non significa che non si deva puntare a un turismo meno impattante sull'ambiente e ha condiviso l'idea di preservare alcune zone.

Massimo Fasanelli (Misto) ha detto di condividere al 99% il contenuto della petizione. Ma non si possono escludere completamente le esigenze economiche e il Pup limita già l'allargamento delle piste da sci. Quindi, anche per Fasanelli, rendendo meno netta la petizione, ci potrebbe essere la condivisione totale del Consiglio.

Alessio Manica (Pd) ha detto che questa raccolta di firme va guardata con grande attenzione perché la salvaguardia ambientale è sempre più un patrimonio comune. Lo spirito generale della petizione va messo anche nella logica dell'espansione zero delle piste, tenendo conto che altre aree spariranno perché non più sostenibili, e nella destagionalizzazione si troverà forse una risposta turistica del futuro. Lo spirito della mozione, per il capogruppo del Pd, sta nell'appello al Trentino a fermarsi e a ragionare.

Luigina Elena Armani ha affermato, in conclusione, che nessuno ha detto no allo sci, ma si invita a ragionare sulle alternative. Ed ha aggiunto che spesso le grandi opere hanno causato la necessità di altre grandi opere per tentare di coprire i buchi.

Il presidente della Commissione Mario Tonina ha detto che l'incontro è stato proficuo anche per i toni che sono stati usati. Andranno salvaguardate molto zone, ha affermato, ma altri interventi, come quello del laghetto di Montagnoli, vanno fatte perché permettono di mantenere il livello di offerta turistica. Sulle proposte di un turismo alternativo, Tonina ha invitato l'assessore al turismo a fare proposte.

Daldoss: prendete atto che la vicenda Serodoli è chiusa.

L'assessore Daldoss è partito da Serodoli che sta alla base della petizione. L'integrazione dei vari turismi passa da una riqualificazione del territorio che sta avvenendo da tempo. Al punto che se vediamo come si realizzavano gli impianti negli anni '70 e oggi si possono vedere i passi da gigante fatti. Su Serodoli, ha detto, il Pup ha fatto scelte radicali: nuovi impianti non ce ne saranno. Il settore è arrivato alla maturità ed ha preso una fase leggermente discendente e quindi si tratta di mantenere trend accettabile. Il tema dell'integrazione delle strutture e il mantenimento del paesaggio è fondamentale. "Però – ha detto ancora - chi si illude che questo tipo che il turismo dolce possa diventare sostitutivo di quello che viene definito di massa, che poi nel tempo così di massa non sarà, rimarrà anche nel tempo deluso". Sulla vicenda specifica di Serodoli Daldoss ha pronunciato una parola definitiva. "In questa legislatura di Serodoli non se ne parla. L'ampliamento di Serodoli non è in discussione. Sicuramente fino alo 2018 non è sul tavolo, poi sarà responsabilità di chi viene dopo. Da qui al 2018 non se ne parla più! Avrei piacere che se ne prendesse atto e ci si concentrasse invece sulla promozione di altre forme di turismo. Va tenuto presente però che gli alberghi ci sono e bisogna tenere anche presente che gli albergatori stanno attraversando una crisi. Ma questa può essere un'opportunità anche per rilanciare il turismo, settore che è stato e rimane fondamentale, attraverso la qualificazione dell'ambiente". Insomma, serve un'integrazione delle proposte.

Per concludere l'assessore ha fatto un accenno ai laghi artificiali: vi immaginate, ha detto, se un lago come Montagnoli si dovesse sostituire con prelievi sui corsi naturale quali danni si farebbero. Gli invasi, in prospettiva, si dovranno fare anche per l'acqua utilizzabile. Anche gli impianti di risalita, ha ricordato Daldoss, sono reversibili, meno le piste.  La petizione quindi, così come posta, non è accettabile, anche se contiene molte questioni giuste. Soprattutto sul turismo meno impattante e la difesa del paesaggio.

Luigina Armani ha replicato affermando che gli impianti non sono sempre reversibili, perché è vero che si devono abbattere ma se non ci sono i soldi, come capita spesso, i danni rimangono. Quindi, le scelte vanno ponderate bene.