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26/02/2014 - In aula o in commissione

La democrazia pura non esiste: oggi servono più modelli

Ddl di iniziativa popolare. La prima commissione ha ascoltato due esperti

La democrazia pura non esiste: oggi servono più modelli

La democrazia pura non esiste: oggi servono più modelli
Per affrontare i gravi problemi di cui oggi soffre la democrazia rappresentativa riavvicinando i cittadini alla politica e alle istituzioni, occorre la sperimentazione di strumenti di innovativi di democrazia diretta che favoriscano la partecipazione "dal basso". Strumenti, come il referendum propositivo e confermativo di norme nuove o esistenti, indicati nel disegno di legge di iniziativa popolare di cui il Consiglio provinciale si sta occupando. Ne è convinto Paul Blokker, coordinatore del progetto di ricerca CoPolis dell'Università degli studi di Trento, ascoltato oggi dalla prima commissione permanente impegnata nell'esame del disegno di legge, presente anche il cui primo firmatario, Alex Marini e uno dei principali promotori del provvedimento, Stefano Longano. Dopo l'audizione di Blokker, i consiglieri hanno potuto dialogato in videoconferenza via Skype anche con Pierre Garrone, referente della divisione elezioni e referendum presso la Commissione di Venezia.

Oggi occorre sperimentare strumenti di democrazia diretta.

Paul Blokker, che sta studiando in particolare e mettendo a confronto i processi di revisione costituzionale avviati in Europa e le modalità di partecipazione diretta dei cittadini a queste iniziative, ha evidenziato i principali problemi della democrazia rappresentativa. Innanzitutto l'astensionismo, la depoliticizzazione e la sfiducia nelle istituzioni con la scelta dei cittadini di esprimersi attraverso la protesta e, appunto, il non voto. Poi la crisi di legittimità per cui i cittadini con le loro idee non si sentono più rappresentati nelle sedi istituzionali. Ancora: il fatto che i risultati della politica democratica siano sempre meno chiari e si traducono in corruzione, inefficienza istituzionale, sperpero delle risorse pubbliche. Infine occorre considerare che la società oggi non si riconosce più nell'unico modello di democrazia partecipativa di stampo liberale introdotto e rimasto sempre lo stesso dal dopoguerra in poi.
Blokker ha poi messo in luce le ragioni che giustificano l'esigenza e l'urgenza di sperimentare forme di democrazia diretta capaci di favorire la partecipazione dei cittadini alla vita politica. A suo avviso oggi c'è bisogno che la politica presti attenzione alla diversità delle situazioni in cui si trovano i cittadini. Serve un approccio meno rigido e più differenziato. Ancora: c'è bisogno di rivitalizzare la democrazia istituzionalizzata con più trasparenza più accountability.
Secondo lo studioso, oggi in Europa, soprattutto a livello regionale e delle province c'è più spazio per sperimentare nuovi strumenti di partecipazione. Occorre in altri termini aumentare l'influenza politica dei cittadini oltre il voto. Il voto infatti non basta più perché gli elettori si sentano rappresentati dalla politica e nelle istituzioni e per permettere loro preferire certe idee ad altre su determinati temi.
Inoltre per Blokker non esiste una democrazia pura e vi è quindi la necessità di dotarsi di vari canali democratici. "La democrazia non si può ridurre a un solo modello: sono molto più efficaci forme ibride". La democrazia diretta non è una minaccia per la democrazia rappresentativa, ma una forma complementare per risolvere i problemi della democrazia rappresentativa e magari per aumentarne la qualità.
Blokker ha citato i casi di due Paesi - l'Irlanda e l'Islanda - dove la sperimentazione di alcuni strumenti di democrazia diretta per integrare la democrazia rappresentativa hanno funzionato, permettendo di coinvolgere attivamente i cittadini nella definizione di proposte di riforma della costituzione. L'importante è per lo studioso dare ai cittadini un'effettiva possibilità di co-decidere e non solo di ricevere informazioni dall'alto al basso. Fondamentali sono in tal senso l'educazione alla cittadinanza e alla partecipazione civica.
Rispondendo poi ad alcune domande di Zeni (Pd) in merito al rischio che strumenti di democrazia diretta già esistenti in alcuni Paesi non siano necessariamente sinonimo di partecipazione (negli Stati Uniti si vota su tutto ma pochissimi si recano alle urne) né di qualità della politica, Blokker ha sottolineato l'importanza di prevedere prima un accordo fra governo e cittadini. Altro fattore chiave è il modo di impostare il processo partecipativo: se c'è abbondante informazione e un approccio fortemente inclusivo, se si lascia ai cittadini un tempo sufficiente per maturare un giudizio, allora più facilmente potrà crescere o rinascere l'interesse della gente per la politica. Per Blokker anche il pericolo che potenti lobbies possano strumentalizzare gli strumenti della democrazia diretta per motivi oscuri, "se c'è una struttura organizzativa per rendere le informazioni pubbliche e includere i cittadini, allora il rischio è molto inferiore e si alza la qualità della democrazia. Ma il problema - ha concluso - esiste anche nella democrazie normali. Si tratta di capire quanto vogliamo rendere il processo aperto, pubblico. Più pubblico diventa più difficile sarà il prevalere di interessi di parte".

Referendum su ogni materia e con commissioni permanenti.

A seguire la prima commissione ha ascoltato Pierre Garrone, referente della divisione elezioni e referendum presso la Commissione di Venezia, che ha ricordato i contenuti del Codice di condotta in materia di referendum. Rispondendo ad alcune domande poste da Alex Marini, Garrone ha precisato che, in base al Codice, l'introduzione di eventuali limiti di materia da sottoporre a referendum può esserci ma anche no. Ha invece precisato che a raccogliere le firme per chiedere un referendum popolare può essere chiunque, indipendentemente dal fatto che goda o meno di diritti politici. Quanto alle commissioni referendarie chiamate a decidere sull'ammissibilità o meno dei quesiti, secondo Garrone devono avere carattere permanente per sfuggire ai condizionamenti politici del momento. Il Codice della Commissione di Venezia prevede poi che in occasione dei referendum ai cittadini si inviato un opuscolo che oltre a spiegare la scelta presenti anche le argomentazioni pro e contro.

L'esame del disegno di legge di iniziativa popolare da parte della prima commi


Immagini
  • Pierre Garrone durante il collegamento in Skype
  • Da sinistra Alex Marini, Paul Blokker e Stefano Longano