In Consigilio provinciale maggioranza a sostegno degli emendamenti di Bottamedi
Parità di genere nella legge elettorale, concluso l'esame degli articoli, domani l’approvazione
Respinte le proposte di Zanon. Bezzi favorevole al referendum confermativo

Dopo
l’approvazione del testo unificato sui masi agricoli, nell’aula
del Consiglio è iniziato l’esame del disegno di legge 186 proposto
per modificare la legge elettorale provinciale del 2003 da Manuela
Bottamedi (Gruppo misto) e Giacomo Bezzi (FI). La maggioranza ha
votato compatta tutti gli emendamenti necessari per sopprimere 35 dei
37 articoli del testo originario (che mirava a reintrodurre
l’elezione indiretta del presidente della Provincia e il sistema
proporzionale), in modo da lasciare solo quelli introdotti, e
“blindati” da Bottamedi e Maestri con appositi emendamenti, per
garantire la parità di genere sia nelle liste dei candidati (50-50)
che nel sistema di voto (con il limite delle due preferenze). Le
minoranze hanno chiesto il voto segreto sulle modifiche proposte agli
emendamenti di Bottamedi da Zanon (PT, che prefigurava liste di
candidati al 60% di un genere e al 40 dell’altro e il limite delle
tre preferenze, una delle quali di genere diverso dalle altre), senza
però riuscire ad ottenere defezioni tra i consiglieri della
coalizione. Alle 18.30, esaurito l’esame di tutti e 37 gli articoli
e dei relativi emendamenti, il presidente Dorigatti ha sospeso i
lavori che riprenderanno domani alle 10 con le dichiarazioni
conclusive e il voto finale. Evidente, soprattutto dagli interventi
di Borgonovo Re, Avanzo, Passamani e Maestri che oltre a quelli di
Bottamedi e Bezzi hanno animato la discussione, la volontà della
maggioranza di poter terminare domani mattina per acquisire anche i
voti dei componenti della maggioranza oggi assenti e arrivare in tal
modo ad ottenere il numero di consensi necessario per evitare il
ricorso al referendum popolare confermativo della legge.
Bottamedi: la parità di genere nella legge elettorale non è una forzatura, ma anticipa il cambiamento.
Dopo
la lettura della relazione di maggioranza da parte di Borgonovo Re
(Pd), la prima firmataria Manuela Bottamedi ha ricordato che “il
ddl era nato un anno fa dalla consapevolezza che l’uomo solo al
comando può provocare qualche problema di governabilità e di
serenità all’assemblea legislativa. Questo – ha proseguito –
mi ha spinto a proporre una revisione della legge elettorale
introdotta nel Trentino nel 2003, ritoccando tutti gli articoli della
normativa. La legge elettorale trentina era stata introdotta in
seguito alla riflessione che aveva preso piede in quegli anni sulla
necessità di rendere stabili i governi. La Provincia ha in sostanza
copiato il modello del sistema elettorale maggioritario presidenziale
tipico dei Paesi anglosassone ma che mal si attaglia alla realtà
della nostra provincia. Questo modello genera infatti uno forte
squilibrio tra poteri a favore dell’esecutivo indebolendo le
assemblee legislative. Non solo perché, appunto, tutto è nelle mani
dell’esecutivo e in particolare del presidente della Provincia, ma
anche per l’artificiosa e forzata costruzione di alleanze politiche
prima delle elezioni. Questo sistema ha causato il progressivo
allontanamento della società civile dalla politica attiva e prodotto
il dilagante astensionismo elettorale di oggi”. Per Bottamedi a
differenza del maggioritario il sistema elettorale proporzionale
proposto dal suo ddl, “garantisce più rappresentatività alle
forze politiche presenti nella nostra comunità”. Il ddl, ha
ricordato, introduce inoltre l’istituto della sfiducia costruttiva
alla tedesca e il metodo D’Hondt, che garantisce comunque la
maggioranza a chi riceve più voti. Vi è poi la proposta di tornare
all’elezione indiretta del presidente della Provincia che non
verrebbe più eletto direttamente dal popolo ma dall’aula del
Consiglio provinciale. “L’assemblea legislativa tornerebbe così
ad avere un peso importante”.
Bottamedi
ha aggiunto che “due norme del ddl propongono anche la parità di
genere nella compagine istituzionale della Provincia. Norme – ha
proseguito – già arrivate in aula lo scorso anno con la proposta
di legge Maestri-Bezzi, ma poi ritirate nel maggio scorso a causa
dell’ostruzionismo”. Bottamedi ha sottolineato di aver inserito
queste norme all’interno del suo ddl nel marzo scorso, agli
articoli 19 e 25. “Queste norme chiedono che venga stabilita una
parità di genere nelle liste di candidati perché siano al 50% donne
e 50% uomini e che poi il voto venga espresso al massimo con due
preferenze. Quando si sceglie liberamente di esprimere due
preferenze, una dev’essere per un candidato di genere diverso
dall’altro. Non si tratta di una forzatura – ha detto – ma
della volontà di stabilire con legge una parità ai blocchi di
partenza, perché tutti inizino la gara avendo all’inizio le stesse
condizioni. Poi sarà il merito o demerito a distinguere chi ha
lavorato bene da altri. Diversamente, spesso anche a donne che hanno
merito e valore viene impedito di entrare nelle istituzioni
democratiche. Questa legge accelererebbe e anticiperebbe un processo
culturale che è già in atto ma che appare ancora molto lento.
Dopodiché diventerà naturale che donne e uomini paritariamente
parteciperanno alla politica attiva”. Bottamedi ha precisato infine
che “parità non vuol dire uguaglianza perché uomini e donne sono
portatrici di sensibilità e valori diversi”.
In
assenza di interventi nella discussione generale, Bottamedi ha
ripreso, sorpresa, la parola per la replica. La consigliera si è
dichiarata “consapevole che la parte relativa alla proposta
dell’elezione indiretta non trova consensi nella maggioranza. Al
contrario, sul punto della introduzione della parità di genere nel
sistema elettorale, la maggioranza è favorevole visti gli
emendamenti depositati da Lucia Maestri, identici ai miei, per
“blindare” l’obiettivo. Bottamedi ha ringraziato i colleghi del
Pd per aver accolto ciò che io ho offerto su un piatto d’oro
perché questa è l’ultima possibilità per vincere una battaglia
che sembrava persa. Mi fa piacere – ha concluso – che abbiate
raccolto questa occasione”.
Rapido
esame degli articoli per ridurre il testo alle sole norme sulla
parità di genere. Gli interventi di Borgonovo Re e Avanzo.
Maestri
(Pd) ha chiesto dieci minuti di sospensione per poter concordare la
posizione da tenere in seno alla maggioranza.
Al
rientro in aula Degasperi (5 stelle) ha ritirato i tre ordini del
giorno da lui presentati ed è iniziato subito l’esame degli
articoli. Con le prime votazioni sono stati rapidamente azzerati i
primi 18 articoli attraverso gli emendamenti soppressivi di Lucia
Maestri (Pd). I voti della maggioranza sono stati quasi sempre 18 e
quelli delle minoranze 13. Da segnalare in questa prima fase gli
interventi di Donata Borgonovo Re (Pd) e Chiara Avanzo (Patt).
Sull’articolo 7, che introduce il tema della mozione di sfiducia
costruttiva, Borgonovo Re (Pd) ha voluto motivare l’impossibilità
di aderire a questa “riedizione storica” del sistema
proporzionale, con un lungo intervento nel quale ha rievocato tutto
il percorso che ha portato al sistema elettorale maggioritario. La
consigliera ha condiviso la preoccupazione per l’uomo solo al
comando espressa da Bottamedi. Meglio sarebbe – ha concluso –
pensare ad una diade dal comando.
Sull’articolo
9 che riguarda la composizione della Giunta, Avanzo (Patt) ha preso
la parola osservando che pur condividendo la norma proposta da
Bottamedi di ridurre il numero degli assessori, ha evidenziato la
mancata previsione nella compagine dell’esecutivo di almeno una
presenza femminile. Avanzo ha motivato così il proprio voto
sfavorevole all’articolo. Bezzi (FI) ha ricordato ad Avanzo che
“questo ddl è delle minoranza e che se la maggioranza voleva fare
un ddl per le donne poteva presentarne uno e farlo approvare. Non
avete neanche presentato emendamenti propositivi”. “Veder usare
il suo tempo – ha aggiunto sempre rivolto ad Avanzo – per fare
ostruzionismo a un’altra donna è stato poco piacevole”. A Bezzi
ha replicato Maestri ricordando i 5.387 emendamenti ostruzionistici
presentati al ddl da lei presentato per la doppia preferenza di
genere.
Primo
voto segreto, respinta la modifica di Zanon sul 60-40 nelle liste
elettorali.
Sull’articolo19
vi è stata discussione sui tre emendamenti presentati da Bottamedi,
Zanon e Maestri. Bottamedi ha spiegato che in origine l’articolo
era composto da 8 commi, per cui l’emendamento da lei presentato
serviva a salvare solo quello sulla parità di genere nelle liste dei
candidati. Sul subemendamento di Zanon, che proponeva liste composte
non al 50% da candidati dei due generi ma al 60% di un genere e al 40
di un altro. Simoni (PT) ha chiesto il voto segreto su questo
emendamento. Maestri ha dichiarato la contrarietà della maggioranza
all’emendamento di Zanon. Bezzi (FI) si è dichiarato favorevole
all’emendamento Bottamedi anche se avrebbe preferito la difesa di
tutto il ddl da lui firmato. E ha aggiunto di essere anche sempre
stato favorevole all’ipotesi del referendum su questa legge.
“Referendum nel quale voterò sì, mettendoci la faccia”. Zanon
(PT) ha precisato che l’emendamento da lui proposto prevedeva un
rapporto del 60%-40% nella suddivisione per generi nelle liste dei
candidati. Maestri ha preannunciato il voto favorevole
all’emendamento Bottamedi. Borga (CT) ha preannunciato la scelta di
non partecipare al voto sull’emendamento Bottamedi “perché a
tutto c’è un limite”.
L’emendamento
Bottamedi ha ottenuto 21 sì, 5 no, 1 voto di astensione e 4 non
partecipazioni al voto. L’emendamento Zanon è stato respinto con
12 sì e 19 no. L’articolo 19 così emendato è stato approvato con
20 sì e 10 no.
Maestri
ha segnalato che un’altra proposta inserita nel ddl con emendamento
aggiuntivo all’articolo 19 (approvato con 21 sì, 7 no e 2
astensioni) riguarda la parità di genere anche nelle trasmissioni
televisive in campagna elettorale.
Passamani
(Upt) ha motivato la propria contrarietà all’articolo 20 del ddl
Bottamedi evidenziando come l”a governabilità prima dell’entrata
in vigore della legge elettorale provinciale nel 2003 fosse stata
molto ma molto scadente. Tornare indietro sarebbe quindi sbagliato e
significherebbe tornare all’ingovernabilità della Provincia”.
Mario
Tonina (Upt) ha votato ha favore dell’articolo 21.
Sull’emendamento
all’articolo 22, Maestri che solo grazie a questa norma, pur
tecnica, sarà possibile costruire liste paritarie. L’emendamento è
stato approvato con 19 sì, 7 no, un astenuto e due non partecipanti
al voto (Civica Trentina).
Respinto
con voto segreto anche il secondo subemendamento di Zanon per le tre
preferenze.
Tre
gli emendamenti all’articolo 25, che più in particolare riguarda
la doppia preferenza di genere. Bottamedi ha ricordato che
l’emendamento da lei presentato introduce la possibilità di
esprimere due voti di preferenza. Se questo avviene i candidati
scelti devono essere di genere diverso. Zanon ha letto il proprio
subemendamento per modificare quello di Bottamedi sulla possibilità
di esprimere tre preferenze, di cui almeno una di genere diverso,
chiedendo il voto segreto. Maestri ha annunciato il sì della
maggioranza all’emendamento Bottamedi, presentato prima del suo
(ritirato), e il no a quello di Zanon. Il subemendamento Zanon, con
voto segreto, è stato respinto con 13 sì e 18 no. L’emendamento
Bottamedi ha ottenuto 20 sì, 6 no, due astensioni e tre non
partecipazioni al voto.
Due
gli emendamenti all’articolo 27, di Bottamedi, approvato (20 sì, 6
no, 1 astensione e 4 non partecipanti), e di Maestri, decaduto.
Alle
18.30, soppresso anche l’ultimo articolo, il 37, la seduta è stata
sospesa e riprenderà domani mattina alle 10.00 con le dichiarazioni
di voto.