Si verificherà se c'è convergenza sul ddl di iniziativa popolare ridotto a 5 articoli
Quorum referendario al 20% domani in Prima Commissione
In allegato, con la convocazione dell'organismo il testo originario della proposta
In
zona Cesarini di questa XV legislatura, si proverà domani in Prima
Commissione permanente – convocazione alle 14.30 – a trovare una
convergenza sufficiente per portare in aula il 27 agosto una versione
largamente ridotta e rivisitata del disegno di legge d'iniziativa
popolare 1/XV, in tema di partecipazione dei cittadini.
Questa
mattina il tema è stato oggetto della Conferenza dei capigruppo, con
il presidente Bruno Dorigatti che ha riassunto la situazione:
il ddl 1/XV, in campo fin da inizio legislatura, si arenò in
Commissione già nel 2014, di fronte a tutta una serie di contrarietà
delle forze politiche consiliari ai tanti istituti di democrazia
diretta prospettati nei 50 articoli del testo. Di recente c'è stato
però un fatto nuovo, ossia la disponibilità del comitato promotore
– oggi erano presenti i coordinatori Alex Marini e Stefano
Longano – a sfrondare ampiamente il ddl con una serie di
emendamenti, riducendolo a 5 soli articoli, centrati sulla materia
del referendum provinciale. L'idea di fondo è di renderli più
facilmente attivabili: ecco allora il quorum di validità portato dal
50% al 20%, ecco l'istituzione della Commissione permanente per il
referendum in Consiglio provinciale, ecco l'estensione da 2 a 4 mesi
del periodo dell'anno utile per indire i referendum, infine la
riduzione a 1 anno del periodo preelettorale in cui non possono
essere indetti referendum. Viene "salvata" poi l'idea
dell'audizione pubblica, azionabile dal Consiglio provinciale
su iniziativa dei promotori di un disegno di legge d'iniziativa
popolare, per presentare il testo ai cittadini.
Il
presidente Dorigatti – che ha incontrato di recente il comitato
promotore, prima di un successivo confronto di quest'ultimo con il
presidente della Provincia, Ugo Rossi – ha sottoposto ai
capigruppo l'ipotesi di andare in Commissione e poi in aula con un
testo blindato e sottoscritto dagli stessi capigruppo, per chiudere
la partita prima del periodo elettorale e dare così una risposta a
un tema che tocca il rapporto, oggi logoro, tra cittadini e
istituzioni. Si tratta – ha detto Dorigatti – di dare anche
riscontro a un'iniziativa legislativa importante, perché partita da
4 mila cittadini firmatari.
Il
presidente Rossi ha espresso subito piena disponibilità,
ringraziando il comitato per il suo pragmatismo e parlando di
mediazione virtuosa e utile per il Trentino, che merita un giudizio
politico positivo. Via libera anche da Alessio Manica (Pd) al
testo definito "de minimis", "purché non ci infiliamo
in un dibattito d'aula senza sbocchi".
Ad
aprire una porta è stato anche Filippo Degasperi (5 Stelle):
il testo a fine legislatura decade – ha detto – per cui sarebbe
buona cosa valorizzarlo e portare a casa almeno una sua parte, sulla
quale sicuramente c'è il favore dei 4 mila firmatari del disegno di
legge di partenza. Posizione simile quella di Marino Simoni
(Progetto Trentino), per il quale vanno salvati il ddl e il lavoro
fin qui svolto.
Le
obiezioni su questa operazione che lo stesso Marini ha definito
"chirurgica" sul testo in ballo da ben 7 anni, sono state
però più d'una. Nerio Giovanazzi (Amministrare il Trentino)
ha detto apertis verbis di non condividere la riduzione del quorum
fino al 20%, come discutibile "rimedio" alla perdita di
credibilità patita dalla politica negli ultimi anni. No anche
all'idea di un testo da portare in aula blindato, ché anzi il
consigliere ha detto di volere la discussione senza tempi
contingentati.
Altrettanto
tranchant Manuela Bottamedi (Forza Italia). Nel 2012 firmai
questo testo – ha detto – ma in pochi anni il mondo è cambiato e
le vicende della politica italiana hanno mostrato in modo chiarissimo
che la democrazia diretta è un bellissimo sogno, ma non funziona ed
è anzi fallimentare. Lo prova il fatto stesso che pochi capifila
possano ridurre i 50 articoli voluti dai cittadini a un nucleo
ridottissimo di 5, senza consultarli.
Contrario
al quorum 20% s'è detto anche Gianpiero Passamani (Upt),
"perché equivale di fatto a un quorum zero". Sullo stesso
piano Alessandro Savoi (Lega) e anche Walter Kaswalder
(Gruppo Misto), che s'è detto a favore di un quorum almeno un
po' più alto, per garantire una massa critica di elettori
ragguardevole.
Il
ladino Giuseppe Detomas ha obiettato che siamo di fronte a un
ddl del tutto nuovo e diverso dall'originale, su cui occorre davvero
riflettere in Commissione.
Alex
Marini ha fatto alcuni chiarimenti. Uno: il comitato promotore è
stato interamente coinvolto nella scelta di rivedere il testo. Due:
se in aula questo dovesse venire modificato, ci si riserva di
ritirarlo prima del voto. Tre: la scelta di "accontentarsi"
di poche norme discende anche da molti passi avanti maturati in
questi anni: sulla trasparenza ora c'è una fresca normativa europea,
sul referendum confermativo sono emersi problemi di compatibilità
con lo Statuto di autonomia, alcune norme di partecipazione sono
state recepite dalla legislazione provinciale.