Giornale OnLine

Giornale Online
26/10/2016 - In aula o in commissione

Demenze in preoccupante aumento. Servono prevenzione, strutture e sostegno alle famiglie

Il piano provinciale presentato dall'assessore Zeni alla Quarta Commissione

Demenze in preoccupante aumento. Servono prevenzione, strutture e sostegno alle famiglie

Illustrata anche la relazione sull'attuazione della legge sull'assistenza odontoiatrica (allegata

L'assessore alla salute e alle politiche sociali Luca Zeni ha incontrato nel pomeriggio la Quarta Commissione, presieduta da Giuseppe Detomas (Ual), per presentare due relazioni: la prima dedicata alla situazione complessiva del piano provinciale delle demenze, come previsto dall'ordine del giorno 167 approvato nel dicembre 2015 (il dispositivo impegnava la Giunta a destinare all'attuazione del piano parte delle risorse derivanti dall'introduzione dell'Icef sugli assegni familiari); la seconda riguardante l'attuazione della legge sull'assistenza odontoiatrica del 2007.

Zeni: per Alzheimer e demenza altre risorse provinciali, ma preoccupa l'aumento dei casi.

L'assessore Zeni – con lui c'erano anche numerosi componenti del Tavolo di coordinamento del piano demenze – ha  ricordato che il piano era stato approvato nel maggio 2015 dalla Giunta per investire apposite risorse aggiuntive in questo settore. "I dati – ha osservato Zeni – sono preoccupanti. Si stima infatti che nel Trentino siano tra le 7.000 e le 10.000 le persone affette da demenze: un numero molto alto per una patologia difficile da gestire soprattutto da parte delle famiglie". Quattro gli obiettivi strategici ricordati dall'assessore: arrivare ad una diagnosi tempestiva della malattia per intervenire al più presto in modo da rallentare il decadimento (la Giunta ha assegnato per questo all'Apss 1.750.000 euro di risorse aggiuntive); far sì che il malato e la sua famiglia abbia riferimenti certi e diversificati; far sì che gli interventi e i servizi siano graduati in relazione ai bisogni delle persone e delle famiglie (altri 880.000 euro stanziati); creare infine la rete provinciale dei soggetti attivi nell'assistenza e cura delle persone affette da questa patologia (i nuovi fondi dedicati ammontano a 417.000 euro). Zeni ha segnalato infine che anche per quanto riguarda queste patologie, il confronto in atto sulla riorganizzazione delle APSP ha lo scopo di dare alle famiglie un punto di riferimento unico a cui rivolgersi per ottenere un piano individuale completo. Inoltre il piano demenze prevede che sul territorio le risorse siano utilizzate con flessibilità tenendo conto delle varie fasi della malattia.

Il numero delle persone affette da demenza salirà a 10.000 nel 2030.

Più nel merito Enrico Nava, direttore del settore integrazione socio-sanitaria dell'Apss, ha precisato che oggi i casi stimati di demenza nella nostra provincia sono 8.000. I nuovi casi di persone con più di 65 anni sono all'incirca 1.000-1.300. Preoccupanti, per Nava, le proiezioni: si prevede infatti che nel 2020 i casi di demenza saliranno a 8.700 e a 10.000 nel 2030. L'accento del piano è posto sulla diagnosi precoce della patologia per poter impostare fin dalla precocità dell'esordio interventi per il malato e la famiglia. Quanto ai percorsi diagnostici la volontà è di introdurre test combinati sia sul paziente sia sulla famiglia e, se del caso, destinare queste persone alle strutture specialistiche territoriali per impostare gli interventi specialistici di secondo livello in modo da definire una diagnosi precisa. Per svolgere questa funzione l'Apss ha in procinto l'assunzione di 4 geriatri, 2 dei quali già quest'anno, di alcuni neuropsicologi e di altre figure che si occuperanno del percorso diagnostico e dell'assistenza domiciliare.Nava ha proseguito ricordando che l'Apss ha messo in campo anche il servizio Adpd – assistenza domiciliare persone affette da demenza – per gli interventi primari di supporto anche psicologico al malato e a sostegno del familiare o chi se ne fa carico. Il servizio Adpd, molto gradito dai familiari, consente di seguire 80 malati in tutta la provincia (non tutti di Alzheimer), specialmente dove la tenuta della rete familiare è fragile. Nel 2015 sono state prese in carico 83-85 casi. Sul territorio l'Apss è anche impegnata a potenziare i centri di ascolto in collaborazione con le Rsa e grazie al supporto delle associazioni di volontariato.

Altro nodo importante evidenziato da Nava: l'esigenza di assicurare una formazione adeguata ai medici di medicina generale da cui dipende la capacità di attivare questi percorsi di diagnosi e cura. Per loro entro fine anno sanno organizzati seminari anche a livello territoriale.

Infine, i tempi di attesa per la valutazione della malattia sono migliorati: mentre due anni fa l'attesa per la valutazione durava 12 mesi, oggi i tempi sono mediamente dimezzati. Entro il 2017 diventeranno di 30-60 giorni, specie nelle zone in cui il paziente vive. I centri per l'Alzheimer devono lavorare in stretta sinergia con il territorio per garantire continuità sia al follow up sia al controllo senza spostare il malato.

Puntare alla formazione dei medici e a "sollevare" i familiari.

Ad alcune domande poste da Walter Viola (PT), Nava ha risposto segnalando che partendo dai dati relativi all'attività delle UVM, le unità valutative multidimensionali, i soggetti affetti da Alzheimer e disturbi cognitivi "presi in carico" risultano 700-800 all'anno. Buona parte dei malati rimangono a casa. Quanto all'informazione, data l'importanza che le famiglie sappiano a chi rivolgersi se il problema si presenta, Nava ha riconosciuto che occorre aumentare notevolmente gli sforzi. "Le famiglie dovranno essere informate in modo molto più capillare".

Secondo Massimo Giordani, direttore dell'Upipa, oltre a "coprire" le fasi conclamate della malattia, quando la famiglia non è più in grado di farsi carico del malato, oggi occorre intervenire prima. E servono sia un collegamento costante del Tavolo di coordinamento con le Apsp sia una formazione specifica sulla demenza per il personale delle Rsa.

Per Tiziano Gomiero, a nome delle 4 associazioni Alzheimer attive nel Trentino, il lavoro avviato è positivo ma resta ancora scoperto il nodo del medico di base per sviluppare la diagnosi preventiva della malattia. In secondo luogo preoccupa la disparità territoriali dei servizi cui le famiglie possono accedere e dell'informazione che manca totalmente in alcune aree (ad es. Primiero Vanoi, val di Sole, val di Cembra). L'assistenza domiciliare ha poi una disomongeneità di fruizione molto elevata.

Renata Brolis, infermiera dell'Apss ha evidenziato che il Tavolo di coordinamento di cui è componente sta aiutando la formazione della rete fra i soggetti che si occupano di demenza. Difficile è intercettare le persone che hanno bisogni di assistenza perché spesso le famiglie pensano che la demenza sia una malattia inguaribile. E nei territori meno rappresentati in termini di presa in carico, le famiglie pensano di dover gestire da sole il problema. Le sinergie sono quindi fondamentali.

Rispondendo ad alcune domande di Claudio Cia, di Civica Trentina, Nava ha precisato che la velocità di inserimento dei pazienti nelle strutture residenziali dedicate, dipende dall'esigenza specifica di assistenza che una persona presenta. Qualora le patologie come l'Alzheimer siano particolarmente importanti dal punto di vista fisico o comportamentale, le persone vengono collocate nelle graduatorie in modo tale da permettere inserimenti più rapidi nelle apposite strutture di accoglienza.

Violetta Plotegher (Pd) ha chiesto se nel percorso per la diagnosi precoce dell'Alzheimer sia previsto anche l'intervento di sollievo dei familiari perché possano comprendere la malattia. Da questo punto di vista secondo Plotegher anche l'educatore sanitario potrebbe prendersi cura della famiglia del malato di Alzheimer e delle sue relazioni.

Nava ha risposto che gli "istituendi" centri per la diagnosi dei disturbi cognitivi e delle demenze hanno anche il compito di re-indirizzare i soggetti ai territori e in particolare alle relative UVM per la messa in atto di interventi tempestivi ed appropriati rispetto alla gravità della patologia. A questo livello è possibile fornire informazioni adeguate ai familiari anche in merito all'offerta dei servizi. Le Rsa, ha aggiunto Nava, sono considerate strutture di "residenza a vita" e quindi fino alla morte, per le persone affette da demenza, che in rarissimi casi tornano a casa (salvo quando la famiglia non riesce a pagare la retta). Circa la necessità di strutture intermedie di sollievo per i familiari, l'Adpd è un servizio che va in questa direzione.

Assistenza odontoiatrica: prestazioni in crescita.

L'assessore Zeni ha poi illustrato la relazione (allegata) riguardante l'attuazione della la disciplina dell'assistenza odontoiatrica, in attuazione dell'articolo 8 della legge 22 del 2007. Tre sono le modalità di erogazione: la diretta erogata dall'Apss, l'assistenza realizzata dagli studi convenzionati, e l'assistenza indiretta prestata a pagamento da altri studi e che prevede il rimborso. Zeni ha evidenziato che la presa in carico degli assistiti da parte dell'Apss è sempre inferiore ai 45 giorni, tanto che risulta il numero di chi ricorre all'indiretta. Vi è invece un sostanziale equilibrio tra assistenza odontoiatrica pubblica e assistenza convenzionata. Nel 2015 le prestazioni erogate sono state 46.969, progressivamente aumentate ogni anno dal 2011 in poi. Sono state invece 75.000 le prestazioni erogate dalle unità operative specializzate dell'Apss dell'ospedale di Trento e  Borgo Valsugana. Hanno ottenuto assistenza odontoiatrica 12.900 persone, di cui il 50 per cento dei quali minori che beneficiano di assistenza gratuita sui controlli, l'igiene orale e la prima visita. Dal 2007 la Provincia ha scelto di coprire con legge anche gli extra LEA per garantire una maggiore prevenzione. Infine, ha segnalato Zeni, solo 313 persone sono  ricorse all'assistenza indiretta.

Andrea Anselmo del Servizio politiche sociali ha precisato le tariffe introdotte tenendo conto dell'Icef e ricordato che le prestazioni erogate nel 2015 per la sola assistenza diretta sono state 72.000 con una spesa di 4.498.000 euro. In tutto la Provincia ha stanziato 13 milioni e mezzo di euro. Nell'assistenza indiretta gli assistiti sono stati 313 con una spesa totale inferiore ai 200.000 euro.

Degasperi: prevenzione in calo alle scuole elementari dopo il passaggio della competenza dalle igieniste agli ambulatori odontoiatrici.

Filippo Degasperi (M5s) ha chiesto come mai dalla relazione non emergono criticità. Criticità che invece sono state segnalate nel giugno scorso in Commissione in merito alle attività odontoiatriche di prevenzione primaria, che ha raggiunto un numero di bambini nettamente inferiore a quello legato a quando l'intervento di controllo dei bambini era svolto dalle igieniste. Degli oltre 5.000 bambini invitati alla visita se ne sono presentati 1.500, mentre prima erano l'80%. La risposta è stata che da quest'anno scolastico 2015-2016 è stato adottato un modello innovativo, per cui ora le scuole inviano una lettera ai genitori della prima elementare, invitandoli a portare il bambino in un ambulatorio odontoiatrico dove poteva essere eventualmente preso in carico e accompagnato nel percorso di cura. In sostanza è stata data priorità alla cura e non solo alla prevenzione dei bambini. In ogni caso il dato che dell'attività di prevenzione nel Trentino è migliore di quello raccomandato dall'OMS.

Viola: serve più informazioni alle famiglie per il trattamento dei bambini odontofobici.

Viola (PT) ha posto tre domande: come vengono scelti gli studi convenzionati che oggi sono 24, visto che tra questi vi è anche un Apsp che è un soggetto pubblico? Che senso ha l'assistenza indiretta se poi le prestazioni sono minime? E' vero che esistono casi di bambini i cui problemi odontoiatrici risultano difficili da curare senza un anestesista, e quali costi aggiuntivi ciò comporta?

Risposta: il sistema di arruolamento degli studi convenzionati è lo stesso adottato per qualsiasi ambulatorio specialistico o casa di cura. Occorrono requisiti base, e l'accreditamento, che implica il possesso di requisiti aggiuntivi. La Provincia ha attualmente accreditato 34 studi, ne sono convenzionati 27 e vi sono altri 6 posti. L'adesione alla convenzione è volontaria purché la struttura sia ubicata in un ambito territoriale carente. L'assistenza indiretta come forma residuale è una modalità attraverso cui l'utente accede al proprio studio di fiducia non convenzionato, di solito quando i tempi di attesa superano i 45 giorni. L'assistenza indiretta con rimborso è in calo perché comporta il pagamento in base alle tariffe libero-professionali, che sono più elevate rispetto a quelle del nomenclatore. Quanto ai bambini odontofobici, riconosciuti dai loro dentisti, vengono curati dall'UO di chirurgia maxillofacciale di Trento o all'UO di odontostomatologia di Borgo Valsugana dopo essere stati messi in lista d'attesa. Viola ha invitato ad informare di questa possibilità le famiglie.

​ 

Allegati
La relazione sullo stato di attuazione della legge 22 del 2007 sull'assistenza odontoiatrica