Giornale OnLine

Giornale Online
26/10/2016 - In aula o in commissione

Porfido, critiche di ambientalsti e Asuc al ddl Olivi

Nelle audizioni in Seconda commissione

Porfido, critiche di ambientalsti e Asuc al ddl Olivi

In allegato, i documenti con le osservazioni dei soggetti ascoltati

​Sono continuate in mattinata le audizioni, in Seconda commissione, sui tre disegni di legge di modifica della normativa del 2006 sulle cave, quello dell'assessore Alessandro Olivi, di Walter Viola (PT) e Filippo Degasperi (5 Stelle). Critiche, soprattutto alla proposta della Giunta, sono venute dall'associazione delle Asuc trentine e dagli ambientalisti. Larga condivisione, invece, è stata espressa dal direttore della Sogeca, la società delle gestione delle cave di porfido.

Le Asuc, nella zona del porfido c'è un far west.

Roberto Giovannini, presidente dell'associazione delle Asuc trentine, ha detto che l'aria che si respira nella zona del porfido, e non solo a causa della polvere, è pesantissima. Fino ad assumere, come ha detto, livelli "pornografici". Come componente della società civile la parola Asuc, nel ddl della Giunta, ricorre decine di volte, ha sottolineato, ma, nella realtà, , non c'è mai stato un coinvolgimento degli usi civici. Tutto rimane nelle mani dei comuni. La normativa attuale, ha detto ancora Giovannini, è farraginosa e ha accentuato esponenzialmente il far west. Le Asuc, per contro, sono un esempio di gestione del territorio, mentre i comuni invece non sono in grado di gestire le cave. E questo perché al loro interno ci sono interessi che contrastano con l'interesse pubblico. Quindi, ha continuato, le Asuc chiedono di poter gestire le loro aree estrattive e che i controlli vengano tolti ai comuni e affidati alla Pat. In Alto Adige, ha ricordato il presidente delle Asuc, c'è una legge di soli 13 articoli che assegna il potere alla Provincia di assegnare a asta pubblica i lotti e di fare i controlli. Quella del settore, ha detto ancora, permane una situazione immorale, caratterizzata dallo sfruttamento dei lavoratori e dall'impossibilità dei giovani di avviare nuove iniziative imprenditoriali. Giovannini ha sottolienato di essere a favore dell'imprenditoria sana, ma la situazione attuale è tutt'altro che sana e vanno trovate soluzioni per migliorare l'imprenditoria, la qualità della vita dei cittadini e dell'ambiente. E questo cambiamento passa, ha concluso, per la gestione delle cave delle Asuc. A partire dalla possibilità di definire i piani di coltivazione all'interno degli ambiti estrattivi. Marco Avi, dell'Asuc di Tressilla, ha detto che il ddl è contorto, che 42 articoli sono troppi e la proprietà delle Asuc, finalmente riconosciuta, deve però venire gestita dalle Asuc di competenza. Le possibilità di farlo ci sono, ha ricordato, come dimostrano i valori ottenuti dagli usi civici nelle concessioni per valorizzare in senso comunitario un patrimonio, com'è quello delle cave, che non è inesauribile. L'unico ente che è riuscito a fare controlli seri, ha detto ancora, sono state le Asuc, incaricando una società esterna. Nella legge proposta da Olivi, secondo Avi, il ruolo delle Asuc è ininfluente anche perché non possono intervenire nei piani cava. In sintesi, le Asuc vogliono avere la possibilità di gestire i patrimoni. I comuni, ha aggiunto, sono stati latitanti e sul tout venant che è sempre stato venduto senza controlli. Durissima la critica all'articolo 13 dove si dice che il chi concorre per una concessione deve aver maturato esperienza: è come dire, ha affermato Avi, lasciamo le concessioni a chi le ha già in mano. Una scelta che taglierà definitivamente fuori i giovani. Invece, ha aggiunto l'esponente dell'Asuc, si dovrebbe creare una scuola per la gestione delle cave. Servono leggi e idee nuove, ha concluso, e non si può solo pensare a regalare cave ai concessionari e, da parte della Pat, di dare contributi. Con questa legge, fatta per chi ha già interessi, si finirà per svendere il prodotto.

Italia Nostra e Mountain Wilderness: il ddl Olivi è peggiore della legge in vigore.

Seconda audizione quella degli esponenti di Mountain Wilderness e Italia Nostra. Giuseppe Toffolon di Italia Nostra, a nome delle altre associazioni ambientaliste, ha detto che il ddl cerca di affrontare i problemi del settore dando risposte parziali, senza affrontare quelli di lungo periodo. A cominciare dal ripristino ambientale e paesaggistico delle cave. In 10 anni, ha ricordato, la legge sulle cave ha subito 26 modifiche, e questo non depone a favore della qualità legislativa della Pat. Andrebbe, invece, inserito nel ddl Olivi un piano di ripristino e il comitato cave dovrebbe essere coinvolto nella ricostruzione paesaggistica. Altra questione, l'intreccio di interessi tra comuni e concessionari, su questo il ddl introduce un maggiore potere provinciale, ma insufficiente per garantire la terzietà. Serve, ha detto Toffolon, una più netta separazione tra interessi amministrativi locali e imprenditoriali. Alcuni articoli indeboliscono, inoltre, le capacità di intervenire sulle sanzioni per le violazioni. Al punto che, in molti casi, può diventare conveniente, pagare le sanzioni che rispettare i disciplinari. Paolo Mayr ha ricostruito la storia dello sfruttamento del settore, che ha portato ad un disastro ambientale e alla svendita del prodotto, quando, invece, si dovrebbe limitare l'utilizzo del capitale porfido, riducendo il più possibile lo scarto. Nel settore, come si sa, ci sono canoni irrisori e sanzioni risibili a fronte di danni permanenti al patrimonio pubblico. Mayr ha detto infine che il Servizio minerario si fa vedere poco e anche gli enti che devono controllare sicurezza e salute. Secondo l'esponente di Italia Nostra va applicata semplicemente meglio l'attuale legge, inasprendo le sanzioni sostituendo, ad esempio, la possibilità di arrivare alla revoca della concessione con l'obbligo, come prevede il ddl Degasperi. Secondo Mayr nel ddl Olivi vengono soppressi controlli fondamentali. L'articolo delle sanzioni, ha detto, è ridicolo visto che prevede che queste vengano erogate alla terza violazione. Così come ridicola è la stessa entità delle sanzioni: poche centinaia di euro di multa a fronte ai volumi di scavo che hanno un valore di centinaia di migliaia di euro. In sintesi, per Italia Nostra, il ddl è peggiorativo rispetto alla legge attuale. Inoltre, ha concluso l'esponente di Italia Nostra, le buone leggi, come quella dell'Alto Adige, devono essere brevi. Il ddl dell'assessore, invece, diventa un mare giuridico nel quale gli avvocati potrebbero nuotare tranquillamente. Bocciata anche la norma che prevede i ripristini perché poco vincolanti.

La Sogeca, il settore va completamente ristrutturato.

Terza audizione, quella della Sogeca, la società di gestione delle cave. Il direttore Lorenzo Stenico, parlando di tutti i tre ddl, ha detto che il settore soffre dal punto di vista economico e sociale. Il comparto porfido va ristrutturato e i tre ddl vanno in questa direzione, in particolare quello dell'assessore. C'è bisogno anche di un cambiamento del sistema imprenditoriale per un cambiamento radicale del settore. Il ddl Olivi, secondo il direttore di Sogeca, va in questa direzione perché affronta il problema della trasparenza e promuove la territorialità dell'attività estrattiva imponendo di sfruttare questa risorsa con l'80% della manodopera locale. C'è, inoltre, la concreta possibilità che i comuni vengano sostituiti nella gestione del suolo. Sul ddl Viola Stenico ha condiviso la creazione dell'albo delle ditte dell'attività estrattiva.

L'Azienda sanitaria, per la sicurezza del lavoro ci sono già le norme nazionali.

Ultima audizione quella dell'ingegner Enrico Maria Ognibeni, sostituto del direttore dell'Uopsal dell'Azienda per i servizi sanitari. Riferendosi al ddl Olivi, per quanto riguarda la sicurezza del lavoro e della salute, ha ricordato il tecnico, che il decreto 81 dello Stato detta già norme precise sulla sospensione dell'attività delle aziende in caso di reiterate violazioni della sicurezza sul lavoro. Decreto che non viene però interamente applicato in Trentino perché si attende la creazione di una banca dati nazionale delle violazioni. Troppo pesante, per Ognibeni, è la norma che introduce la revoca dell'autorizzazione per l'attività in caso delle violazioni delle norme sulla sicurezza, meglio rimanere al sequestro previsto dalla normativa attuale.

Allegati
Documento Asuc
Documento Sogeca
Documento Italia Nostra
Proposte Italia Nostra