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29/09/2016 - In aula o in commissione

Per dissuadere i minori dal "bere" serve la comunicazioni positiva tra pari

Concluse le audizioni della Quarta Commissione sul ddl 78 di Bottamedi

Per dissuadere i minori dal "bere" serve la comunicazioni positiva tra pari

Nella foto Roberto Pancheri, direttore del dipartimento dipendenze dell'Apss

Per dissuadere i minori dal 'bere' serve la comunicazioni positiva tra pari

​​​​​​Concludendo le consultazioni iniziate ieri con il Questore di Trento sul disegno di legge 78 proposto da Manuela Bottamedi del gruppo misto per combattere il fenomeno del consumo di bevande alcoliche tra i minori, la Quarta Commissione presieduta da Giuseppe Detomas ha ascoltato oggi pomeriggio i rappresentanti dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari (Apss), del Tavolo dei piani giovani dell'area del Comune di Trento, della Consulta provinciale degli studenti, di Confcommercio e Confesercenti, dell'Associazione provinciale dei club alcologici territoriali Trentino onlus (Apcat), del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (Cnca) e del Consiglio delle autonomie locali e del Consorzio dei Comuni.

Apss: consumo di alcolici in calo tra gli adulti e costante tra i minori.

Per l'Apss il direttore del dipartimento dipendenze Roberto Pancheri ha premesso che fino ai 18 anni di età l'alcol è tossico per l'organismo umano, ancora privo dell'enzima capace di metabolizzare questa sostanza. Il "bere" dei minori non si può slegare dalla comunità in cui i ragazzi vivono. C'è quindi a monte un problema culturale e occorre avere la consapevolezza che il problema interessa tutta la popolazione locale. Pancheri, a proposito dell'articolo 4 ha suggerito di non parlare per i minori di "dipendenza dall'alcol" ma di problemi alcolcorrelati". E ha aggiunto che il "basso rischio nel caso di persone adulte è di due bicchieri di bevande alcoliche al giorno per i maschi, e di un bicchiere per le femmine. Da alcune indagini risulta che molti minori bevono invece 5 bicchieri al giorno e le femmine 4. Da qui derivano malattie e incidenti stradali. L'Apss ha programmi specifici contro il consumo di bevande alcoliche fin dalle scuole materne, elementari e medie, dove gli interventi riguardano la formazione degli insegnanti, il personale ausiliario e di cucina. La formazione attualmente rivolta dall'Apss al personale scolastico, insiste sul fatto che la base del comportamento incline al bere nei ragazzi è il gruppo. Si tratta allora di dare ai ragazzi gli strumenti per saper dire no al bere accrescendo la loro autostima. Altro versante d'impegno: la formazione di ragazzi nelle scuole superiori perché trasmettano un messaggio ai coetanei contro il consumo di alcolici. Il ddl dovrebbe quindi distinguere gli interventi da realizzare dalla materna alle medie da quelli adatti ai ragazzi delle superiori.

Rispondendo a De Godenz circa i dati sui minori che consumano bevande alcoliche, Pancheri ha segnalato che in generale il consumo risulta stazionario tra i ragazzi e i giovani, e in calo tra gli adulti, anche se in questo campo il Trentino resta in cima alle classifiche nazionali.

Bottamedi ha evidenziato che l'obiettivo del ddl è di diffondere fino a rendere obbligatorio nelle scuole progetti che puntino a promuovere abitudini di vita corrette (life-skills).

All'interrogativo posto da Detomas sull'efficacia delle sanzioni previste dal ddl, legate ai controlli effettuati dalla polizia locale e dalla polizia amministrativa, Pancheri ha risposto che uno dei motivi per cui oggi in Italia il consumo degli alcolici è calato consiste nella severità delle misure punitive previste per la guida in stato di ebbrezza. La letteratura internazionale spiega che per ridurre il consumo di alcolici servono tre condizioni: la buona probabilità di essere controllati, la sicurezza della pena e la severità della pena. "Oggi – ha osservato Pancheri – nessuno dei ragazzi sa che sarebbe passibile di multa, per cui è estremamente importante pubblicizzare l'esistenza di questa sanzione".

Sollecitato dal consigliere Cia Pancheri ha precisato che negli ultimi anni vi è stato un decremento delle patologie alcolcorrelate. E ha aggiunto che pur a fronte di un calo del consumo di alcol tra i minori, si registrano più casi di intossicazione acuta.

Tavolo Piani giovani di Trento: occorre promuovere il "bere consapevole".

Per il Tavolo dei Piani giovani di zona del Comune di Trento sono intervenute Guiduccia Romoli e Clara Campestrini, che rispondendo a una domanda di Detomas sull'efficacia delle iniziative di informazione e formazione nelle scuole oggi esistenti che il ddl si propone di potenziare, hanno sottolineato l'esigenza di investire nell'educazione al non consumo di alcol che nell'età dell'adolescenza è percepito come trasgressione. Diverso è l'approccio che occorre avere invece con i giovani maggiorenni, per i quali il non consumo di alcol equivale all'esclusione sociale. Per questo a loro occorre parlare di "bere consapevole", consentendo il consumo di alcolici purché con meno di 21 gradi. Vietare del tutto la possibilità di bere risulta infatti perdente. Romoli e Campestrini hanno osservato anche che occorre conciliare la campagna per ridurre il consumo di alcolici tra i giovani con il sostegno alla produzione dei vini e delle cantine del Trentino.

Plotegher ha sottolineato l'importanza di investire su momenti e occasioni di incontro, intrattenimento, divertimento e socializzazione dei giovani, che prescindano dal consumo di bevande alcoliche.

Per gli studenti della Consulta meglio non modificare la legge sulla scuola ma quella del 2010 sulla tutela dei minori.

Per la Consulta provinciale degli studenti, la presidente Petra Zatelli ha fornito alcuni dati tratti da uno studio secondo cui nel Nordest del Paese il 75% dei quindicenni dichiara di bere alcolici. Il 19% di loro ricorda di essersi ubriacato almeno una volta nell'ultimo anno. Ma a preoccupare i ragazzi è soprattutto il fatto che anche un'alta percentuale di undicenni dichiari di consumare bevande alcoliche almeno una volta alla settimana. Il referente Stefano Auremma, pur esprimendo condivisione per il ddl, ha criticato la proposta di modificare la legge sulla scuola, "appena uscita dalla fabbrica". Secondo gli studenti, per attivare iniziative finalizzate a riducano il consumo degli alcolici tra i minorenni meglio sarebbe intervenire sulla legge provinciale 19 del 2010 che tutela in particolare i minori dalle conseguenze di questo problema. Inoltre le misure di contrasto dei comportanti a rischio sono già previste dalle normative. Auremma ha citato i percorsi già esistenti nelle scuole che puntano a contrastare il fenomeno, lamentando però che i risultati di questi progetti non sono noti".

Rispondendo alla domanda "voi cosa proponete", posta da Cia, Auremma e Zatelli hanno risposto suggerendo di non limitarsi ad un incontro all'anno nelle scuole ma di intensificare ed anticipare anche nelle scuole primarie e medie i percorsi formativi. Concludendo, Detomas ha ricordato ai ragazzi che la legge vigente prevede anche sanzioni da 50 a 500 euro a carico dei minori che consumano bevande alcoliche.

Da Confesercenti un "no" alle maggiori sanzioni a carico dei baristi.

Per Confesercenti Massimiliano Peterlana ha criticato la proposta contenuta nell'articolo 7 del ddl di creare un nuovo marchio ("no alcol") suggerendo di sfruttare piuttosto un marchio già esistente, ad esempio Family in Trentino, magari aggiungendo un simbolo riconoscibile. Genera "disappunto" per Confesercenti l'articolo 6 sull'aumento delle sanzioni previste dal ddl, a carico dei pubblici esercizi. "Consideriamo inaccettabile quest'inasprimento a carico dei baristi come se fossero gli unici o i principali responsabili del problema. Quest'approccio del ddl è molto lontano da una soluzione dal momento che la questione è sociale: i ragazzi si presentano spesso già in possesso di bevande alcoliche davanti ai pubblici esercizi che hanno semmai un problema di pubblica sicurezza". Rispondendo a Detomas sulle alternative alle sanzioni, Peterlana ha ipotizzato la possibilità di fare rete con le forze dell'ordine, a partire dalla polizia locale, per prevenire il fenomeno. Un rapporto di collaborazione di questo tipo non c'è mai stato. Poi bisognerebbe coinvolgere le famiglie anche inasprendo le sanzioni previste per i minori. Sempre per Confesercenti Aldi Cekrezi ha ricordato le campagne "bere meno e bere meglio" lanciate dall'associazione anche non nell'interesse dei pubblici esercizi. Si tratta di mostrare che ci si può divertire ugualmente anche bevendo analcolici.

Confcommercio: incentivare tutti i locali e non solo i "bar bianchi" perché si somministrino bevande non alcoliche.

Per Confcommercio Mila Bertoldi ha ricordato le iniziative già promosse dall'associazione pubblici esercizi per la tutela della salute dei consumatori sia sul versante educativo della prevenzione sia per la sensibilizzazione dell'opinione pubblica sia infine della formazione degli esercenti preposti alla somministrazione delle bevande. Già dal 2003 Confcommerciio ha intrapreso una serie di iniziative per assumere questo ruolo socialmente utile e non solo nell'interesse della categoria. Bertoldi ha citato la campagna "No alcol ai minori" del 2003, con materiale distribuito nei locali e anche in tutte le scuole della Provincia. Nel 2004 l'amministrazione provinciale ha istituito con il Comune di Trento un tavolo di lavoro su questo problema e l'operazione "no alcol" è proseguita nel 2008 con la progettazione e l'avvio di corsi di formazione dedicati all'offerta di bevande alternative a quelle alcoliche ma non meno accattivanti. Confcommercio condivide la previsione del ddl di rendere obbligatori i percorsi formativi nelle scuole, mentre come Confesercenti è contraria all'inasprimento delle sanzioni a carico dei locali. "Il problema va affrontato non sul piano repressivo e punitivo ma educativo", con il concorso di tutti i soggetti sociali interessati. A differenza di Confesercenti Confcommercio apprezza la proposta del nuovo marchio "no alcol", mentre suggerisce di prevedere incentivi non solo per i "bar bianchi" ma per tutti per incoraggiare anche gli altri locali a puntare sulle bevande analcoliche.

Associazione club alcologici: puntare su educazione e prevenzione.

L'Associazione provinciale dei club alcologici territoriali Trentino onlus, rappresentata dalla vicepresidente Susi Doriguzzi e da Siro Trentini condivide l'inasprimento delle sanzioni prevista dal ddl ma apprezza in particolare la scelta di puntare sulla formazione, il coinvolgimento delle famiglie e la sensibilizzazione degli studenti. Proprio la scorsa settimana l'Associazione club alcologici ha concluso un corso a Rovereto con 110 iscritti, la maggior parte dei quali giovani sotto i 27 anni. "I ragazzi – ha osservato Doriguzzi – hanno bisogno di adulti che li ascoltino e non tanto di nozioni. Servono più percorsi educativi nelle scuole per superare gli ostacoli dovuti a volte anche alla scarsa sensibilità dei singoli. Per Doriguzzi sarebbe importante che il ddl sviluppasse progetti non nei confronti di soggetti affetti da dipendenza da alcol ma di tutti in termini di prevenzione.

Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca): i Comuni non diano il patrocinio ad iniziative come le festa della birra.

Per il Cnca Michelangelo Marchesi, che raccoglie 14 cooperative sociali attive a livello regionale, ha apprezzato il ddl stigmatizzando la tendenza a considerare l'uso di bevande alcoliche come espressione di "adultità". Vi sono state campagne per contrastare il consumo di alcolici che hanno ottenuto effetti opposti a quelli auspicati, per cui oggi occorre calibrare i messaggi e la comunicazione al punto di vista dei soggetti cui ci si rivolge. In questo senso per Marchesi va sviluppata specialmente tra i minori la comunicazione tra pari valorizzando l'apporto di coetanei nel veicolare modelli e stili di vita. Fondamentale è dare supporto alle madri fin dalla gravidanza e ai genitori perché adottino stili di vita positivi, evitando possibilmente l'insistenza sul proibizionismo. Anche le istituzioni, per il Cnca, e soprattutto quelle più vicine ai cittadini come i Comuni, dovrebbero evitare di dare il patrocinio ad iniziative quali le feste della birra, che sposano eventi già in partenza legate all'immagine dello sballo. Occorre che le istituzioni abbiano la consapevolezza di questo errore e della necessità di lavorare sulla dimensione culturale del problema. La Provincia dovrebbe pensare ad iniziative che coinvolgano anche i Comuni.

Per il Consiglio delle autonomie locali, disegno di legge promosso. Siamo già attenti a non patrocinare troppe feste in cui si "beve".

Per Consiglio delle autonomie locali e Consorzio dei Comuni il presidente Paride Gianmoena ha riferito che tutti gli amministratori locali hanno condiviso pienamente lo spirito della proposta sia nell'approccio sia per la sottolineatura del ruolo fondamentale dell'educazione. Anche gli incentivi previsti dal ddl a sostegno dei "bar bianchi" è per il Cal una misura importante finalizzata a limitare il consumo di alcolici. Bottamedi ha chiesto al Cal di raccomandare alle amministrazioni l'importanza di valutare con attenzione gli eventi che chiedono il patrocinio ai Comuni per evitare di pubblicizzare e finanziare iniziative caratterizzate dal consumo di alcolici. Gianmoena ha risposto ricordando che il problema è all'attenzione dei Sindaci e che cresce la consapevolezza che occorre evitare di dare il patrocinio ad un eccessivo numero di feste di questo tipo.

La Quarta Commissione discuterà ancora del disegno di legge 78 la prossima settimana per arrivare al il voto finale e trasmettere il testo al'aula che potrà esaminarlo in novembre.

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