Giornale OnLine

Giornale Online
04/04/2016 - Incontri

Torna a Palazzo Trentini il dramma dei migranti, stavolta nelle fotografie di Giorgio Salomon

In mostra un inedito confronto tra immagini dei migrandi di oggi e di cent'anni fa

Torna a Palazzo Trentini il dramma dei migranti, stavolta nelle fotografie di Giorgio Salomon

I primi furono gli albanesi e oggi ciascuno di noi ha un amico albanese

​​​Scatti d’autore di Giorgio Salomon, su testi di Franco Filippini e progetto espositivo di Manuela Baldracchi raccontano il dramma dell’emigrazione, la fuga dalle dittature, dalle persecuzioni religiose ed ideologiche, dalla fame e dalla miseria. Immagini e parole che suonano come un richiamo all’assunzione di una nuova responsabilità morale, alla presa di coscienza di una guerra che torna a riguardare anche noi, oggi come 100 anni fa. Inaugurata nel pomeriggio a Palazzo Trentini la nuova iniziativa culturale ed espositiva, dal titolo "Ombre di guerra e disperazione”, opera un toccante raffronto visivo tra le sofferenze delle genti costrette oggi ad abbandonare la propria terra e l'epopea dei profughi trentini di 100 anni fa, un dramma quest'ultimo cui la Presidenza del Consiglio provinciale ha già dedicato il prezioso doppio volume di ricerca storica “Gli spostati”, in collaborazione con il Laboratorio di storia di Rovereto.

“Questa mostra”, ha infatti ricordato il Presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti introducendo l’evento, “vuole essere la prosecuzione in chiave attuale di quel racconto, nella consapevolezza che attorno alla gestione di questi temi si giocano il nostro futuro e la nostra storia”. Gli scatti di Salomon, ha proseguito Dorigatti, accompagnati dal sapiente allestimento di Baldracchi in un percorso di immagini e testi curati da Filippin, “ci impongono di non sottrarci allo sguardo della sofferenza, richiamando l’umanità che alberga dentro di noi per non lasciarci inghiottire dall’egoismo e dall’indifferenza”.

Giorgio Salomon ha definito la mostra “una delle più belle della sua carriera”, proprio per la grande umanità che riesce a “fotografare”, grazie ad un lavoro non solo di immagini, nato da un fortunata collaborazione che dura da molti anni con Filippin e Baldracchi.

“Evacuati, instradati, perlustrati…trattati come se non avessero alcuni diritto, come “oggetti da amministrare”: il giornalista Franco Filippin ha richiamato le parole pronunciate 99 anni fa da Alcide Degasperi davanti al Parlamento viennese per definire i profughi trentini ed ha così spiegato la genesi della mostra, che coniuga il prezioso archivio di Giorgio Salomon con una riflessione sull’attualità di una storia che tristemente si ripete. L’accento è sulla dignità, sull’umanità che va recuperata, restituita a persone che troppo spesso oggi come ieri, si vorrebbero trattare come “ombre” (e qui il titolo della rassegna) da cui distogliere lo sguardo per dimenticarne l’esistenza.

L’architetta Manuela Baldracchi ha illustrato il percorso espositivo che, partendo dall’accostamento di scatti di ieri e di oggi, conduce il visitatore in un viaggio nella storia scandito da tavole numeriche e testimonianze. Il movimento, l’andare, il camminare sono la cifra di questo viaggio: “passi che gettano ombre (ecco di nuovo il riferimento al titolo) che si incrociano in un punto ideale, quello della consapevolezza che emerge dall’incontro ciclico con la sofferenza ed il dolore”. Il movimento, con un incedere quasi cinematografico, opera quindi uno zoom sui volti, sugli sguardi, sugli occhi dei protagonisti di questo andare, trascinando il visitatore dentro le loro storie, le loro paure, le loro aspettative e le loro speranze. La mostra, nota Baldracchi, “non offre risposte, quanto piuttosto solleva interrogativi”. E citando Filippin conclude osservando che “i primi furono nel 1991 gli albanesi e oggi ciascuno di noi ha un amico albanese”.

A Palazzo Trentini in Via Manci 27 a Trento fino al 23 aprile.