A palazzo Trentini, introdotta anche dal presidente del Consiglio provinciale Dorigatti
Presentato da Caterina Chinnici il libro dedicato a suo padre Rocco, ucciso dalla mafia nel 1983
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Oggi
pomeriggio palazzo Trentini ha ospitato la presentazione del libro
“E’ così lieve il tuo bacio sulla fronte. Storia di mio padre
Rocco, ucciso dalla mafia”. Protagonisti di questa storia,
purtroppo tremendamente vera, Rocco Chinnici, magistrato ucciso il 29
luglio del 1983, uno degli anni più feroci della lunga guerra di
mafia, e sua figlia Caterina, anche lei magistrato e
europarlamentare, autrice del volume edito da Mondadori. Il ricordo
familiare, privato, di un padre che riusciva a rimanere tenero
nonostante la durezza del momento e uno spaccato di un momento
decisivo, per quanto tragico, nella storia della lotta alla mafia. I
primi anni ‘80, come ha sottolineato Caterina Chinnici, in cui
vennero gettate le basi per la stagione, altrettanto dura, della
lotta alla mafia nei primi anni ’90. Chinnici il magistrato che
elaborò nuovi metodi investigativi, che avvio il lavoro di squadra
della procura palermitana che, insomma, mise le basi sulle quali
lavorarono, dopo la sua morte, Falcone e Borsellino.All’incontro,
introdotto dal presidente dell’Associazione nazionale magistrati
del Trentino – Alto Adige, Pasquale Profiti, ha portato il saluto
del Consiglio Bruno Dorigatti. Il Presidente ha ringraziato
l’autrice, la dirigente dell’istituto Marie Curie, Flavia
Andreatta (Caterina Chinnici ha presentato il suo libro in mattinata
all’istituto di Pergine) e Profiti per aver scelto per l’incontro
la sede simbolo dell’autonomia.
“Ricordo
in modo nitido quel 29 luglio 1983, - ha affermato il Presidente del
Consiglio - quando la mafia uccise il giudice Rocco Chinnici, i
carabinieri Mario Trapassi e Salvatore Bartolotta e il portiere
Stefano Li Sacchi. Allora lavoravo nel sindacato, in una fase
difficile e complessa. Avevamo ancora negli occhi le immagini crude
dell’omicidio di Pio La Torre e Rosario Di Salvo, uccisi poco più
di un anno prima. Poi, ancora sangue a bagnare le strade di Sicilia.
Quello di Carlo Alberto Dalla Chiesa, di Giangiacomo Ciaccio Montalto
e di tanti altri servitori della causa della giustizia”. Una
stagione drammatica che non interessò solo la Sicilia, ma percorse
tutto il Paese. “Trento stessa – ha ricordato ancora Dorigatti -,
grazie all’operato del sostituto procuratore Carlo Palermo, si
scopriva uno dei mille punti di una rete criminosa che non sembrava
avere confini geografici, e che in nome del denaro e del potere era
disposta a tutto. La mafia, dall’inizio degli anni Ottanta, smise
per sempre di essere un fenomeno lontano ed esotico: se ne capì la
portata, se ne intuì sempre di più la pervasività sull’intero
Paese. Se ne intravide, con preoccupazione, l’abbraccio perverso
con segmenti deviati dello Stato”.
Anni
bui, nei quali la mafia, le mafie, sembravano avere la vittoria a
portata di mano. Il sacrificio di Chinnici, e dei tanti che hanno
perso la loro vita nella lotta alla criminalità organizzata, hanno
invece aperto la strada alla speranza. “Sono
libri come questo, scritto da Caterina Chinnici, - ha infatti
concluso Dorigatti - quelli che riescono a fare un passo in più, e
che permettono a noi tutti di farlo. Perché non si fermano a
descrivere il fenomeno, ma ci offrono la via d’uscita: la speranza,
quella che nasce dall’umanità conservata anche nei momenti più
duri; quella che si costruisce nella vita di ogni giorno, lottando
contro il dolore senza cadere nel tunnel dell’odio e del rancore;
quella che germoglia con il seme dell’insegnamento, fatto crescere
con cura nelle menti e nei cuori delle nuove generazioni”.