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27/01/2016 - In aula o in commissione

Consulta per lo Statuto, approvati gli articoli, domattina le dichiarazioni e il voto finali

Il Consigliio provinciale ha approvato due ordini del giorno e ne ha poi respinti due di Bezzi sulla famiglia e la possibilità di indire un referendum per l'autodeterminazione del Trentino

Consulta per lo Statuto, approvati gli articoli, domattina le dichiarazioni e il voto finali

Sul provvedimento si è astenuta Manuela Bottamedi (Patt)

Consulta per lo Statuto, approvati gli articoli, domattina le dichiarazioni e il voto finali
Dopo aver discusso gli ordini del giorno e averne respinti due proposti da Bezzi (FI) – il primo perché riferito alla famiglia nella Costituzione (con l'annuncio di una possibile adesione condizionata e poi rientrata di Borgonovo Re), il secondo sull'indizione di un referendum sull'autodeterminazione del Trentino –, il Consiglio provinciale ha approvato in aula nel tardo pomeriggio i 6 articoli del disegno di legge 104 firmato dalla maggior parte dei capigruppo per istituire la Consulta incaricata di redigere il nuovo Statuto di autonomia. Sempre 26 i voti a favore delle norme e cinque quelli di astensione. Tra gli astenuti oltre alle opposizioni anche Manuela Bottamedi del Patt. Domattina alle 10 la seduta in aula riprenderà con le dichiarazioni finali e il voto conclusivo sul ddl.


Civettini ritira un emendamento che prevedeva il coinvolgimento dei giovani nella Consulta.


Intervenendo nella discussione degli articoli, Civettini (Lega) ha ritirato, come suggerito dall'assessore Gilmozzi, un emendamento che proponeva di inserire nella Consulta anche un rappresentante del Consiglio provinciale dei giovani. Questo, ha precisato Civettini, nulla toglie alla possibilità che i giovani contribuiscano attivamente alla proposta del nuovo Statuto. Ma non per questo è necessario un loro coinvolgimento nella Consulta, perché allora occorrerebbe integrare l'organismo ad esempio con rappresentanti degli anziani e di altre categorie sociali. Il presidente Dorigatti ha ringraziato Civettini per aver chiarito le ragioni pratiche di quest'esclusione che non implica alcuna esclusione dei giovani dal processo partecipativo per lo Statuto.

Civettini ha anche lamentato l'assenza di un rappresentante nella Consulta di un rappresentante ladino del Comun general de Fascia.

Approvato infine un emendamento sostitutivo dell'articolo 6 concordato dai capigruppo per precisare la copertura finanziaria delle spese per la Consulta.


L'esame degli ordini del giorno.


Alla ripresa dei lavori dopo la pausa voluta dal presidente Dorigatti per trovare un accordo, il Consiglio ha approvato due ordini del giorno di Civettini e Fugatti (Lega) respingendone altri due di Bezzi (FI).


Sì al rafforzamento del ruolo della Regione.


Approvato con un voto di astensione il primo ordine del giorno sul ruolo da accordare alla Regione, proposto da Civettini (CT). Il testo, emendato d'intesa con la Giunta, impegna la Giunta “a formulare raccomandazioni e ad esercitare una funzione di garanzia affinché che l'operato della Consulta, al di là di ogni posizione politica, garantisca un rafforzamento del ruolo basato sulla sostanza delle argomentazioni ma anche sulla valorizzazione dell'attualità delle ragioni storiche, politiche e di gestione che sono all'origine dell'autonomia speciale che fu conquistata dai nostri predecessori e che fu accordata alla Regione Trentino Alto Adige. Ragioni che rappresentano null'altro che l'identità, la storia e il patrimonio di questa terra”.

L'aula ha poi dato il via libera all'unanimità all'ordine del giorno di Fugatti (Lega) perché dal testo di Statuto che la Consulta predisporrà esca rafforzato il ruolo della Regione: Degasperi (M5s) ha suggerito di portare un ordine del giorno come questo anche in Consiglio regionale, “così vedremo se l'atteggiamento sarà analogo a quello odierno”.


Bocciato il testo di Bezzi sulla famiglia.


Respinto, invece, con 17 no, 11 sì e due astenuti (Kaswalder e Bottamedi del Patt) l'ordine del giorno proposto da Bezzi (FI) sulla famiglia fondata sul matrimonio così come sancito dalla Costituzione. Il testo mirava ad impegnare la Giunta ad inserire all'interno dello Statuto speciale quanto previsto dall'articolo 29 della Costituzione italiana (“La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull'uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare”). Per Fugatti (Lega) il no a questo odg è un errore perché lo nello Statuto si toccano anche temi di fondo come questo. “Vuol dire che manca lo spirito di questa riforma”. L'assessore Gilmozzi ha motivato la scelta di respingere l'odg perché è pleonastico il richiamo al rispetto della Costituzione. Sbagliato, quindi, richiamare nello Statuto di autonomia un articolo della Costituzione di cui non è compito della Provincia occuparsi. Per Bezzi “così si parte con il piede sbagliato perché la sinistra rifiuta di inserire i nostri valori nello Statuto. Per questo parteciperò al Family day a Roma”.

Borga (CT), favorevole all'ordine del giorno di Bezzi, ha riconosciuto che le motivazioni di Gilmozzi sono comprensibili “viste le spaccature ideologiche su questo argomento all'interno della Giunta”. E ha ricordato che il presidente della Repubblica ha messo in dubbio la compatibilità tra il ddl Cirinnà e la Costituzione.

Fasanelli (Gruppo misto) ha aggiunto che nulla vieta di inserire questo richiamo nello Statuto, anche perché questo tema non è superfluo.


Da Borgonovo Re annuncia e poi ritira la propria adesione condizionata all'odg delle opposizioni.


Borgonovo Re (Pd) ha annunciato a sorpresa di essere disposta a votare a favore dell'ordine del giorno delle opposizioni, se fosse inserito anche ill rispetto dell'articolo 19 della Costituzione che recita: “tutti hanno diritto di professare liberamente la propria federe religiosa individuale o associata”. Fugatti (Lega) si è subito reso disponibile all'integrazione proposta da Borgonovo Re. Il presidente Dorigatti ha suggerito di individuare una formula di compromesso, inserendo nello Statuto la previsione del rispetto integrale di tutta la Costituzione, mentre secondo Borga (CT) la Giunta dovrebbe dichiarare di non condividere la proposta del Pd.

Dopo un'altra breve sospensione dei lavori chiesta e ottenuta da Fugatti per chiarire le posizioni, l'esponente della Lega ha osservato che Borgonovo Re prima ha lanciato il sasso e poi ha ritirato la mano. Ma ha colto l'occasione per ricordare che tra i principi fondanti dello statuto del Patt c'è anche la famiglia come formazione sociale naturale. “Quindi il Patt oggi voterà no a quanto non solo la Costituzione ma anche il proprio statuto afferma sulla famiglia perché il Pd ha chiesto di votare no”.

Bezzi (FI) si è detto scandalizzato dalle dichiarazioni di Borgonovo Re e che gli autonomisti si sottomettano ancora una volta alla sinistra votando contro il valore della famiglia promosso dai padri fondatori dell'autonomia. Cia (CT) ha preannunciato il voto favorevole del proprio gruppo sottolineando come l'eventuale emendamento all'ordine del giorno chiesto da Borgonovo Re e accettato dalle opposizioni avrebbe messo in imbarazzo il Pd. E ha aggiunto che anche l'Upt in merito alla famiglia è appiattito sulle posizioni del Pd.


Respinta la richiesta di prevedere la possibilità di un referendum per l'autodeterminazione del Trentino.


L'aula ha detto “no” con 20 voti contrari, 4 favorevoli e 5 di astensione anche all'altro ordine del giorno proposto da Bezzi (FI) per prevedere nel nuovo testo dello Statuto di autonomia la possibilità di indire un referendum sull'autodeterminazione del Trentino “sulla scia di quanto avvenuto in Scozia e di quanto approvato in Regione Lombardia, dando così ai cittadini uno strumento democratico attraverso il quale decidere del proprio futuro”. D'accordo Fugatti (Lega) che ha nuovamente preso di mira il Patt che a suo avviso dovrebbe esprimersi a favore di una simile proposta. L'assessore Gilmozzi ha motivato la contrarietà all'ordine del giorno con l'incompatibilità della richiesta di inserire nello Statuto la possibilità un referendum sull'autodeterminazione con l'intesa pattuita con lo Stato.

Kaswalder (Patt) ha precisato che il Patt nel proprio statuto di partito non ha mai parlato di autodeterminazione ma di autonomia integrale del Borghetto al Brennero.


I lavori in aula riprenderanno domani alle 10 con le dichiarazioni di voto.​


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In precedenza, nella prima parte del pomeriggio, i lavori in aula erano stati sospesi per una riunione dei capigruppo convocata dal presidente Dorigatti allo scopo di concordare i testi degli ordini del giorno e degli emendamenti depositati sul disegno di legge 104 sottoscritto da quasi tutte le forze politiche, che istituisce la Consulta per la riforma dello Statuto di autonomia. Poco prima si era conclusa in aula, senza la replica della Giunta in assenza del presidente Rossi oggi impegnato a Roma, la discussione generale del provvedimento con gli interventi di Maestri, Viola, Bezzi e Kaswalder.


Maestri: chiarire i principi non negoziabili con Bolzano.


Lucia Maestri (Pd) ha inquadrato il tema nel contesto europeo che vede il risorgere super-stati e nuovi muri ma anche la spinta delle macro-regioni e la presenza di un Euregio non facilmente conciliabile con le tendenze emergenti in Austria, e nello scenario nazionale che si prepara al referendum confermativo sulla riforma costituzionale. Riforma che grazie alla nostra delegazione parlamentare contiene una clausola di salvaguardia dell'autonomia. Proprio oggi, ha ricordato Maestri, i presidenti Rossi e Avanzo stanno discutendo del futuro delle regioni a statuto speciale alla luce della riforma costituzionale rispetto all'attuazione dei relativi statuti. Quanto al ddl sull'istituzione della Consulta per lo statuto speciale, la prima domanda da farsi è: quali sono i valori non negoziabili con Bolzano. Seconda domanda: qual è il campo della riforma statutaria. Vogliamo una riscrittura totale o un adeguamento? “Io penso – ha risposto Maestri – che un adeguamento è da preferire ad una riscrittura totale, perché le ragioni fondanti dell'autonomia ieri, oggi lo sono ancora”. Si tratta allora di limitare il rinnovamento al ruolo di una regione di confine nel processo di integrazione europea e ad un aggiornamento delle competenze. Ma occorrerebbe anche introdurre un elemento di discontinuità, prevedendo una distinzione tra le autonomie speciali, perché non tutte possono vantare lo stesso grado di autorevolezza. Infine andrebbe sottratto il nostro essere autonomi al puro radicamento nelle motivazioni storiche. “Ma autonomi per fare che?”, si è chiesta Maestri. Per essere elemento propulsore di proposte e innovative nel Paese. Cosa che questo governo provinciale sta già facendo”.

Infine Maestri ha esortato a non svilire nel dibattito d'aula l'aspettativa di riforma dello Statuto che stiamo alimentando nella popolazione. Per questo ha ringraziato il presidente Dorigatti che ha previsto modalità di coinvolgimento dei cittadini e di tutti i soggetti che potrebbero contribuire costruttivamente a questo processo.


Bezzi: un errore la tripolarità istituzionale.


Giacomo Bezzi (FI) ha esordito contestando la necessità di inserire nella Consulta per lo Statuto anche un professore universitario “perché ci insegni quello che dovremmo fare”. Secondo il consigliere la tripolarità istituzionale è stata l'inizio della fine della Regione. Il primo paletto irrinunciabile per la riforma dello Statuto dell'autonomia da concordare con la Provincia di Bolzano dovrebbe esser proprio un ruolo forte per la Regione. Avviando oggi un processo di riforma dello Statuto, per Bezzi “non sappiamo dove andremo a parare”. A suo avviso non si può andare avanti con la demolizione dell'istituzione regionale, perché questo non è “politicamente etico”, come è sbagliato aver ridotto l'autonomia ad una questione di risorse.


Viola: riforma costituzionale ostile e accentratrice.


Walter Viola (Progetto Trentino) ha evidenziato che a suo avviso “sarebbe stato opportuno, per riformare lo Statuto di autonomia, un percorso comune con Bolzano”. Manca per Viola una capacità di sintesi non solo fra Trento e Bolzano, ma anche tra le stesse istituzioni della nostra provincia. Per Viola occorre ribadire due cose: che la Consulta è un organo fortemente centrato sul Consiglio provinciale; e che bisognerà raccordare i contenuti della proposta che emergerà dalla Consulta trentina con gli elementi racchiusi nel testo prodotto dalla Convenzione altoatesina. Certamente si tratta di una scommessa e di un rischio. Il problema vero, per l'esponente di PT, è che il contesto di riferimento sia europeo che nazionale in cui si inserisce la sfida di redigere il nuovo Statuto, è molto più invadente rispetto al passato. Infatti “la riforma costituzionale da cui nasce l'esigenza di rivedere il nostro Statuto, è una riforma assolutamente centralistica che ha poco a che fare con l'articolo 5 della stessa carta costituzionale”. Impensabile, quindi, che sulla riforma dello Statuto non gravi la spada di Damocle del cosiddetto “interesse nazionale” con cui lo Stato potrebbe mortificare le autonomie, previsto dalla riforma costituzionale. Secondo Viola è in questo contesto non solo politicamente ma ormai anche costituzionalmente sfavorevole alle specialità, “che ci giochiamo la partita della riforma dello Statuto”. Ecco perché l'attenzione su quello che sta accadendo deve essere molto alta. Lascia quantomeno perplessi l'ipotesi di trovare un'intesa sulla riforma con la Provincia di Bolzano, in particolare rispetto al destino della Regione. Ma a decidere alla fine sarà Roma dove la Camera sarà il solo organo istituzionale titolato a decidere su quello che sarà il nostro nuovo Statuto. Se non troveremo una chiara complementarietà con Bolzano e un accordo sulla Regione, la distinzione fra le due province risulterà inevitabile. “Spero comunque che la Consulta serva anche se il contesto non suscita ottimismo”.


Kaswalder: senza la Regione autonomia finita.


Walter Kaswalder (Patt) ha espresso anch'egli preoccupazioni sul mancato raccordo fin dal principio con Bolzano per dotarsi di un unico organismo in vista della riforma dello Statuto. “Spero – ha osservato il consigliere – che chi farà parte della Consulta tenga conto in particolar modo della cornice regionale da cui è salvaguardata la nostra autonomia. Qui – ha proseguito – siamo come in un condominio nel quale due amministratori lavorano in modo diverso. Ora non è facile, ha aggiunto Kaswsalder, rimediare all'errore. A suo avviso per la riforma dello Statuto si doveva evitare l'avvio di percorsi diversi a Trento e a Bolzano, perché non c'è dubbio che il disegno di legge Brugger Zeller tende a indebolire la Regione. Occorre quindi che chi farà parte della Consulta abbia chiara la cornice in cui operare. Lo sbaglio è essere diventati consiglieri provinciali che formano la Regione e non consiglieri regionali che partecipano alle Province. “Senza Regione – per l'esponente autonomista – siamo un quartiere di Milano, contiamo nulla e la nostra autonomia non potrà salvarsi. Finiremo come trentini aggregati al Veneto mentre l'Alto Adige sarà assimilato alla Lombardia.


Dorigatti sospende i lavori per concordare odg ed emendamenti.


Finita la discussione generale, il presidente Dorigatti ha sospeso i lavori e riunito i capigruppo per cercare un accordo sui tre ordini del giorno e i due emendamenti presentati in merito al disegno di legge. Questo per arrivare a formulazioni il più possibile condivise vista la natura largamente bipartisan del provvedimento sottoscritto da quasi tutte le forze politiche. Borga (CT) ha osservato che sarebbe stato naturale attendersi una replica conclusiva del presidente della Giunta, ma Dorigatti ha ricordato l'assenza giustificata oggi di Rossi.