Il Consigliio provinciale ha approvato due ordini del giorno e ne ha poi respinti due di Bezzi sulla famiglia e la possibilità di indire un referendum per l'autodeterminazione del Trentino
Consulta per lo Statuto, approvati gli articoli, domattina le dichiarazioni e il voto finali
Sul provvedimento si è astenuta Manuela Bottamedi (Patt)
Dopo
aver discusso gli ordini del giorno e averne respinti due proposti da
Bezzi (FI) – il primo perché riferito alla famiglia nella
Costituzione (con l'annuncio di una possibile adesione condizionata e
poi rientrata di Borgonovo Re), il secondo sull'indizione di un
referendum sull'autodeterminazione del Trentino –, il Consiglio
provinciale ha approvato in aula nel tardo pomeriggio i 6 articoli
del disegno di legge 104 firmato dalla maggior parte dei capigruppo
per istituire la Consulta incaricata di redigere il nuovo Statuto di
autonomia. Sempre 26 i voti a favore delle norme e cinque quelli di
astensione. Tra gli astenuti oltre alle opposizioni anche Manuela
Bottamedi del Patt. Domattina alle 10 la seduta in aula riprenderà
con le dichiarazioni finali e il voto conclusivo sul ddl.
Civettini
ritira un emendamento che prevedeva il coinvolgimento dei giovani
nella Consulta.
Intervenendo
nella discussione degli articoli, Civettini (Lega) ha ritirato, come
suggerito dall'assessore Gilmozzi, un emendamento che proponeva di
inserire nella Consulta anche un rappresentante del Consiglio
provinciale dei giovani. Questo, ha precisato Civettini, nulla toglie
alla possibilità che i giovani contribuiscano attivamente alla
proposta del nuovo Statuto. Ma non per questo è necessario un loro
coinvolgimento nella Consulta, perché allora occorrerebbe integrare
l'organismo ad esempio con rappresentanti degli anziani e di altre
categorie sociali. Il presidente Dorigatti ha ringraziato Civettini
per aver chiarito le ragioni pratiche di quest'esclusione che non
implica alcuna esclusione dei giovani dal processo partecipativo per
lo Statuto.
Civettini
ha anche lamentato l'assenza di un rappresentante nella Consulta di
un rappresentante ladino del Comun general de Fascia.
Approvato
infine un emendamento sostitutivo dell'articolo 6 concordato dai
capigruppo per precisare la copertura finanziaria delle spese per la
Consulta.
L'esame
degli ordini del giorno.
Alla
ripresa dei lavori dopo la pausa voluta dal presidente Dorigatti per
trovare un accordo, il Consiglio ha approvato due ordini del giorno
di Civettini e Fugatti (Lega) respingendone altri due di Bezzi (FI).
Sì
al rafforzamento del ruolo della Regione.
Approvato
con un voto di astensione il primo ordine del giorno sul ruolo da
accordare alla Regione, proposto da Civettini (CT). Il testo,
emendato d'intesa con la Giunta, impegna la Giunta “a formulare
raccomandazioni e ad esercitare una funzione di garanzia affinché
che l'operato della Consulta, al di là di ogni posizione politica,
garantisca un rafforzamento del ruolo basato sulla sostanza delle
argomentazioni ma anche sulla valorizzazione dell'attualità delle
ragioni storiche, politiche e di gestione che sono all'origine
dell'autonomia speciale che fu conquistata dai nostri predecessori e
che fu accordata alla Regione Trentino Alto Adige. Ragioni che
rappresentano null'altro che l'identità, la storia e il patrimonio
di questa terra”.
L'aula
ha poi dato il via libera all'unanimità all'ordine del giorno di
Fugatti (Lega) perché dal testo di Statuto che la Consulta
predisporrà esca rafforzato il ruolo della Regione: Degasperi (M5s)
ha suggerito di portare un ordine del giorno come questo anche in
Consiglio regionale, “così vedremo se l'atteggiamento sarà
analogo a quello odierno”.
Bocciato
il testo di Bezzi sulla famiglia.
Respinto,
invece, con 17 no, 11 sì e due astenuti (Kaswalder e Bottamedi del
Patt) l'ordine del giorno proposto da Bezzi (FI) sulla famiglia
fondata sul matrimonio così come sancito dalla Costituzione. Il
testo mirava ad impegnare la Giunta ad inserire all'interno dello
Statuto speciale quanto previsto dall'articolo 29 della Costituzione
italiana (“La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come
società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato
sull'uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti
stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare”). Per
Fugatti (Lega) il no a questo odg è un errore perché lo nello
Statuto si toccano anche temi di fondo come questo. “Vuol dire che
manca lo spirito di questa riforma”. L'assessore Gilmozzi ha
motivato la scelta di respingere l'odg perché è pleonastico il
richiamo al rispetto della Costituzione. Sbagliato, quindi,
richiamare nello Statuto di autonomia un articolo della Costituzione
di cui non è compito della Provincia occuparsi. Per Bezzi “così
si parte con il piede sbagliato perché la sinistra rifiuta di
inserire i nostri valori nello Statuto. Per questo parteciperò al
Family day a Roma”.
Borga
(CT), favorevole all'ordine del giorno di Bezzi, ha riconosciuto che
le motivazioni di Gilmozzi sono comprensibili “viste le spaccature
ideologiche su questo argomento all'interno della Giunta”. E ha
ricordato che il presidente della Repubblica ha messo in dubbio la
compatibilità tra il ddl Cirinnà e la Costituzione.
Fasanelli
(Gruppo misto) ha aggiunto che nulla vieta di inserire questo
richiamo nello Statuto, anche perché questo tema non è superfluo.
Da
Borgonovo Re annuncia e poi ritira la propria adesione condizionata
all'odg delle opposizioni.
Borgonovo
Re (Pd) ha annunciato a sorpresa di essere disposta a votare a favore
dell'ordine del giorno delle opposizioni, se fosse inserito anche ill
rispetto dell'articolo 19 della Costituzione che recita: “tutti
hanno diritto di professare liberamente la propria federe religiosa
individuale o associata”. Fugatti (Lega) si è subito reso
disponibile all'integrazione proposta da Borgonovo Re. Il presidente
Dorigatti ha suggerito di individuare una formula di compromesso,
inserendo nello Statuto la previsione del rispetto integrale di tutta
la Costituzione, mentre secondo Borga (CT) la Giunta dovrebbe
dichiarare di non condividere la proposta del Pd.
Dopo
un'altra breve sospensione dei lavori chiesta e ottenuta da Fugatti
per chiarire le posizioni, l'esponente della Lega ha osservato che
Borgonovo Re prima ha lanciato il sasso e poi ha ritirato la mano. Ma
ha colto l'occasione per ricordare che tra i principi fondanti dello
statuto del Patt c'è anche la famiglia come formazione sociale
naturale. “Quindi il Patt oggi voterà no a quanto non solo la
Costituzione ma anche il proprio statuto afferma sulla famiglia
perché il Pd ha chiesto di votare no”.
Bezzi
(FI) si è detto scandalizzato dalle dichiarazioni di Borgonovo Re e
che gli autonomisti si sottomettano ancora una volta alla sinistra
votando contro il valore della famiglia promosso dai padri fondatori
dell'autonomia. Cia (CT) ha preannunciato il voto favorevole del
proprio gruppo sottolineando come l'eventuale emendamento all'ordine
del giorno chiesto da Borgonovo Re e accettato dalle opposizioni
avrebbe messo in imbarazzo il Pd. E ha aggiunto che anche l'Upt in
merito alla famiglia è appiattito sulle posizioni del Pd.
Respinta
la richiesta di prevedere la possibilità di un referendum per
l'autodeterminazione del Trentino.
L'aula
ha detto “no” con 20 voti contrari, 4 favorevoli e 5 di
astensione anche all'altro ordine del giorno proposto da Bezzi (FI)
per prevedere nel nuovo testo dello Statuto di autonomia la
possibilità di indire un referendum sull'autodeterminazione del
Trentino “sulla scia di quanto avvenuto in Scozia e di quanto
approvato in Regione Lombardia, dando così ai cittadini uno
strumento democratico attraverso il quale decidere del proprio
futuro”. D'accordo Fugatti (Lega) che ha nuovamente preso di mira
il Patt che a suo avviso dovrebbe esprimersi a favore di una simile
proposta. L'assessore Gilmozzi ha motivato la contrarietà all'ordine
del giorno con l'incompatibilità della richiesta di inserire nello
Statuto la possibilità un referendum sull'autodeterminazione con
l'intesa pattuita con lo Stato.
Kaswalder
(Patt) ha precisato che il Patt nel proprio statuto di partito non ha
mai parlato di autodeterminazione ma di autonomia integrale del
Borghetto al Brennero.
I
lavori in aula riprenderanno domani alle 10 con le dichiarazioni di
voto.
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In precedenza, nella prima parte del pomeriggio, i lavori in aula erano stati sospesi per una riunione dei capigruppo
convocata dal presidente Dorigatti allo scopo di concordare i testi
degli ordini del giorno e degli emendamenti depositati sul disegno di
legge 104 sottoscritto da quasi tutte le forze politiche, che
istituisce la Consulta per la riforma dello Statuto di autonomia.
Poco prima si era conclusa in aula, senza la replica della Giunta in
assenza del presidente Rossi oggi impegnato a Roma, la discussione
generale del provvedimento con gli interventi di Maestri, Viola,
Bezzi e Kaswalder.
Maestri:
chiarire i principi non negoziabili con Bolzano.
Lucia
Maestri (Pd) ha inquadrato il tema nel contesto europeo che vede
il risorgere super-stati e nuovi muri ma anche la spinta delle
macro-regioni e la presenza di un Euregio non facilmente conciliabile
con le tendenze emergenti in Austria, e nello scenario nazionale che
si prepara al referendum confermativo sulla riforma costituzionale.
Riforma che grazie alla nostra delegazione parlamentare contiene una
clausola di salvaguardia dell'autonomia. Proprio oggi, ha ricordato
Maestri, i presidenti Rossi e Avanzo stanno discutendo del futuro
delle regioni a statuto speciale alla luce della riforma
costituzionale rispetto all'attuazione dei relativi statuti. Quanto
al ddl sull'istituzione della Consulta per lo statuto speciale, la
prima domanda da farsi è: quali sono i valori non negoziabili con
Bolzano. Seconda domanda: qual è il campo della riforma statutaria.
Vogliamo una riscrittura totale o un adeguamento? “Io penso – ha
risposto Maestri – che un adeguamento è da preferire ad una
riscrittura totale, perché le ragioni fondanti dell'autonomia ieri,
oggi lo sono ancora”. Si tratta allora di limitare il rinnovamento
al ruolo di una regione di confine nel processo di integrazione
europea e ad un aggiornamento delle competenze. Ma occorrerebbe anche
introdurre un elemento di discontinuità, prevedendo una distinzione
tra le autonomie speciali, perché non tutte possono vantare lo
stesso grado di autorevolezza. Infine andrebbe sottratto il nostro
essere autonomi al puro radicamento nelle motivazioni storiche. “Ma
autonomi per fare che?”, si è chiesta Maestri. Per essere elemento
propulsore di proposte e innovative nel Paese. Cosa che questo
governo provinciale sta già facendo”.
Infine
Maestri ha esortato a non svilire nel dibattito d'aula l'aspettativa
di riforma dello Statuto che stiamo alimentando nella popolazione.
Per questo ha ringraziato il presidente Dorigatti che ha previsto
modalità di coinvolgimento dei cittadini e di tutti i soggetti che
potrebbero contribuire costruttivamente a questo processo.
Bezzi:
un errore la tripolarità istituzionale.
Giacomo
Bezzi (FI) ha esordito contestando la necessità di inserire nella
Consulta per lo Statuto anche un professore universitario “perché
ci insegni quello che dovremmo fare”. Secondo il consigliere la
tripolarità istituzionale è stata l'inizio della fine della
Regione. Il primo paletto irrinunciabile per la riforma dello Statuto
dell'autonomia da concordare con la Provincia di Bolzano dovrebbe
esser proprio un ruolo forte per la Regione. Avviando oggi un
processo di riforma dello Statuto, per Bezzi “non sappiamo dove
andremo a parare”. A suo avviso non si può andare avanti con la
demolizione dell'istituzione regionale, perché questo non è
“politicamente etico”, come è sbagliato aver ridotto l'autonomia
ad una questione di risorse.
Viola:
riforma costituzionale ostile e accentratrice.
Walter
Viola (Progetto Trentino) ha evidenziato che a suo avviso
“sarebbe stato opportuno, per riformare lo Statuto di autonomia, un
percorso comune con Bolzano”. Manca per Viola una capacità di
sintesi non solo fra Trento e Bolzano, ma anche tra le stesse
istituzioni della nostra provincia. Per Viola occorre ribadire due
cose: che la Consulta è un organo fortemente centrato sul Consiglio
provinciale; e che bisognerà raccordare i contenuti della proposta
che emergerà dalla Consulta trentina con gli elementi racchiusi nel
testo prodotto dalla Convenzione altoatesina. Certamente si tratta di
una scommessa e di un rischio. Il problema vero, per l'esponente di
PT, è che il contesto di riferimento sia europeo che nazionale in
cui si inserisce la sfida di redigere il nuovo Statuto, è molto più
invadente rispetto al passato. Infatti “la riforma costituzionale
da cui nasce l'esigenza di rivedere il nostro Statuto, è una riforma
assolutamente centralistica che ha poco a che fare con l'articolo 5
della stessa carta costituzionale”. Impensabile, quindi, che sulla
riforma dello Statuto non gravi la spada di Damocle del cosiddetto
“interesse nazionale” con cui lo Stato potrebbe mortificare le
autonomie, previsto dalla riforma costituzionale. Secondo Viola è in
questo contesto non solo politicamente ma ormai anche
costituzionalmente sfavorevole alle specialità, “che ci giochiamo
la partita della riforma dello Statuto”. Ecco perché l'attenzione
su quello che sta accadendo deve essere molto alta. Lascia quantomeno
perplessi l'ipotesi di trovare un'intesa sulla riforma con la
Provincia di Bolzano, in particolare rispetto al destino della
Regione. Ma a decidere alla fine sarà Roma dove la Camera sarà il
solo organo istituzionale titolato a decidere su quello che sarà il
nostro nuovo Statuto. Se non troveremo una chiara complementarietà
con Bolzano e un accordo sulla Regione, la distinzione fra le due
province risulterà inevitabile. “Spero comunque che la Consulta
serva anche se il contesto non suscita ottimismo”.
Kaswalder:
senza la Regione autonomia finita.
Walter
Kaswalder (Patt) ha espresso anch'egli preoccupazioni sul mancato
raccordo fin dal principio con Bolzano per dotarsi di un unico
organismo in vista della riforma dello Statuto. “Spero – ha
osservato il consigliere – che chi farà parte della Consulta tenga
conto in particolar modo della cornice regionale da cui è
salvaguardata la nostra autonomia. Qui – ha proseguito – siamo
come in un condominio nel quale due amministratori lavorano in modo
diverso. Ora non è facile, ha aggiunto Kaswsalder, rimediare
all'errore. A suo avviso per la riforma dello Statuto si doveva
evitare l'avvio di percorsi diversi a Trento e a Bolzano, perché non
c'è dubbio che il disegno di legge Brugger Zeller tende a indebolire
la Regione. Occorre quindi che chi farà parte della Consulta abbia
chiara la cornice in cui operare. Lo sbaglio è essere diventati
consiglieri provinciali che formano la Regione e non consiglieri
regionali che partecipano alle Province. “Senza Regione – per
l'esponente autonomista – siamo un quartiere di Milano, contiamo
nulla e la nostra autonomia non potrà salvarsi. Finiremo come
trentini aggregati al Veneto mentre l'Alto Adige sarà assimilato
alla Lombardia.
Dorigatti
sospende i lavori per concordare odg ed emendamenti.
Finita
la discussione generale, il presidente Dorigatti ha sospeso i lavori
e riunito i capigruppo per cercare un accordo sui tre ordini del
giorno e i due emendamenti presentati in merito al disegno di legge.
Questo per arrivare a formulazioni il più possibile condivise vista
la natura largamente bipartisan del provvedimento sottoscritto da
quasi tutte le forze politiche. Borga (CT) ha osservato che sarebbe
stato naturale attendersi una replica conclusiva del presidente della
Giunta, ma Dorigatti ha ricordato l'assenza giustificata oggi di
Rossi.