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27/01/2016 - In aula o in commissione

La Regione resta il baluardo dell'autonomia

Il dibattito della mattinata sull'istituzione della Consulta per la riforma dello statuto

La Regione resta il baluardo dell'autonomia

La Regione resta il baluardo dell'autonomia

La seduta del Consiglio di oggi, sempre sul ddl per la costituzione della Consulta per la riforma dello Statuto, si è aperta con un minuto di silenzio in ricordo delle vittime dell'Olocausto. Il Presidente del Consiglio, Bruno Dorigatti, ha ricordato la Giornata della memoria con queste parole: "Il 27 gennaio 1945 gli eserciti sovietici aprirono i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz. Da allora quel luogo divenne, per l'intera umanità, il simbolo massimo della violenza, della crudeltà, dell'odio. Per non dimenticare quella pagina di storia, scritta col sangue nel cuore di un'Europa che si credeva moderna e democratica, le Nazioni Unite hanno istituito la Giornata della Memoria, che anche il Consiglio della Provincia Autonoma di Trento oggi vuole commemorare, nella consapevolezza che l'intolleranza e l'odio nei confronti del diverso sono virus da combattere sempre, in ogni epoca, in ogni angolo del mondo".

Simoni: la Regione è fondamentale per l'autonomia.

Marino Simoni (PT) è partito proprio dalla memoria ricordando che l'Autonomia è frutto di una storia millenaria, ha radici profondissime che non possono essere sradicate con superficialità. Con questo ddl, ha detto, s'inizia un percorso che va condiviso con la società civile che, purtroppo, ha sfiduciato la classe politica. Le Acli, ad esempio, ha ricordato Simoni, con il ddl popolare sui vitalizi, ci dicono che nel progetto di riforma dello statuto contano più loro che noi. Altro caposaldo del processo di difesa autonomista, per Simoni, è la Regione dove si dovrà realizzare la sintesi tra le proposte trentine e sudtirolesi. Ma lo scenario è difficile anche a livello europeo: in un'Europa dove si pensa di rimettere le frontiere, che fine farà l'Euregio? "Dovremo andare in quella che dovrebbe essere la nostra terra con il passaporto?", si è chiesto Simoni. Il consigliere ha poi toccato il tema dell'energia, cavallo di battaglia della lotta per l'autonomia. Oggi, mentre si avvia questo processo di revisione dello statuto, ci sono segnali di resa incondizionata nei confronti dello Stato: sulla sanità; l'accentramento delle Rsa; in campo elettrico, ha aggiunto, si sta gestendo in modo folle la partita di Idro Dolomiti energia dove, invece, ci dovrebbe essere la partecipazione diretta dei cittadini per acquistare le centrali. Preoccupano, inoltre, le fusioni di casse centrali e banche locali. Passaggi, ha continuato Simoni, attraverso i quali si sta perdendo l'anima dell'Autonomia. Anche per questo guai se la riforma statutaria sarà completamente consegnata ai tecnici e non uscirà da quest'aula. Si deve aprire ai cittadini, ha concluso, per ritornare allo stile dell'autonomia che è fatto soprattutto di doveri e non solo di diritti.

Civettini: alla rincorsa del ministro Boschi e di Renzi.

Claudio Civettini della Civica Trentina ha detto che la Consulta è una rincorsa del ministro Boschi e di Renzi e non una scelta. Gli attacchi all'autonomia, che vengono anche da presidenti di altre regioni, come la Toscana, partono da lontano da quando la Svp, nel '96, ha proposto di trasformare Trento e Bolzano in regioni autonome. Attacchi sostenuti da politici trentini che hanno barattato le loro careghe romane con la Regione che è stata fatta morire. "Abbiamo i nemici in casa, i cugini sudtirolesi, – ha detto Civettini - e abbiamo nemici a Roma. Dove abbiamo parlamentari che hanno votato tutto quello che noi qui abbiamo dovuto impugnare per difendere l'autonomia". Infine, Civettini ha detto che va data dignità al Consiglio e non si può passare attraverso una commissione che nasce della fretta e che non comprende, ad esempio, il Consiglio provinciale dei giovani. Un tema sul quale Civettini presenterà un emendamento.

Degasperi: Trento e Bolzano hanno obiettivi diversi.

Filippo Degasperi (5 Stelle) ha spiegato le ragioni per le quali non ha sottoscritto il ddl. In primo luogo si è scelto di intervenire sullo statuto in ritardo, obbligati da Roma. In ritardo anche nei confronti di Bolzano che avrebbe preferito lasciare fuori il Trentino da questo processo. Il clima che si respira a livello romano, a partire dalle dichiarazioni di Renzi e Bosci, ha ricordato, emerge dalle prese posizioni parlamentari come  l'odg Ranucci, che è stato votato, e che imporrebbe una semplificazione del numero delle regioni. Un odg condiviso, paradossalmente, anche da parlamentari del gruppo delle autonomie. A poco valgono le dichiarazioni tranquillizzanti degli onorevoli Palermo e Tonini che si basano su presupposti illogici come il fatto che l'accentramento dei poteri nelle mani dello Stato farebbe venir meno l'invidia nei confronti delle autonomie. "Secondo me – ha detto Degasperi – succederà esattamente l'opposto. E il peso dei nostri parlamentari, anche se avremmo 4 rappresentati in un Senato che non conterà nulla, sarà zero". Su tutto però c'è un problema: a questa Consulta manca una meta, a partire dal ruolo della Regione sul quale ci sono obiettivi diversi tra Trento e Bolzano. Una Regione che dovrebbe avere funzioni su sanità, ambiente (dove abbiamo dato pessima prova smembrando il Parco dello Stelvio), l'università, la ricerca. Infine, Degasperi ha mosso critiche sulla partecipazione che dovrebbe venire prima della Consulta. Tra l'altro nel ddl non si parla di processo partecipativo ma semplicemente informativo. Eppure, ha aggiunto, per la riforma della Camera dei Lord nel Regno Unito sono stati scelti a caso 600 cittadini; in Irlanda per la riforma della costituzione l'assemblea è stata composta da 100 membri, tra i quali 66 cittadini estratti a caso. In Islanda, dopo la crisi economica, hanno nominato 1500 componenti, tra i quali 1200 cittadini estratti a sorte. Nella Consulta invece sono previsti soggetti, i rappresentanti di categoria o della cooperazione, ad esempio, che non si capisce perché abbiano più titolo ad intervenire rispetto ai normali cittadini. Infine, la decisioni spetteranno al Consiglio regionale e ne uscirà un testo frutto di una mediazione tra obiettivi radicalmente diversi e quindi si rischia di avere un testo peggiore dell'attuale.

Bottamedi: mi asterrò perché questo ddl ha troppi difetti.

Manuela Bottamedi ha detto che si asterrà sul ddl perché è come un capo di Armani, ma uscito con tanti difetti dalla sartoria. La consigliera ha affermato di essere favorevole alla parte partecipativa della Consulta sull'Autonomia, strumento mobile che va continuamente rilegittimato, ma tra i difetti del ddl c'è la creazione di un doppio binario uno trentino e l'altro sudtirolese. Perdere il ruolo regionale, ha continuato, rischia di essere un suicidio collettivo per i trentini. Altro difetto è che questo processo è inserito in un disegno di riforma costituzionale aberrante. "Sono entrata nel Patt – ha detto - per rafforzare l'autonomia e non per dare una mano a Renzi". Rossi, ha continuato la consigliera, ha detto di volere una sobria legge costituzionale e una Consulta sotto tono, invece quest'ultima dovrebbe essere sorretta da una campagna promozionale, anche emozionale, all'altezza del compito. Ma tutto ciò, ha concluso, non appare all'orizzonte. Per questo il suo sarà un voto di astensione.

Fasanelli: stiamo attenti anche agli amici sudtirolesi.

Massimo Fasanelli (Misto) ha anche lui sottolineato la differenza di interessi tra Trento e Bolzano, come si vede anche con l'Euregio dove le proposte concrete sono poche. Spiace che non si sia arrivati ad una Consulta unica con l'Alto Adige e si rischia di non trovare un testo condiviso. Ci si deve quindi guardare anche dagli "amici" altoatesini e non solo dai "nemici" romani. Il consigliere del Misto ha detto che la difesa dell'autonomia passa anche dai dati economici e di bilancio del Trentino incomparabilmente migliori rispetto a regioni del sud, anche autonome, che mostrano situazioni disastrose.

Borgonovo Re: la partecipazione è centrale.

Donata Borgonovo Re (PD) riferendosi a Manuela Bottamedi ha detto che la sua lettura critica deve spingere il Consiglio ha affrontare in profondità un tema che non è solo formale. La riforma dello statuto è in ritardo di almeno 15 anni, basti pensare alla riforma del Titolo V, ma il tema non è giuridico ma consiste nel ripensare l'idea di autonomia. L'esempio della Convenzione sudtirolese, partita sabato, ha dato un buon esempio di come il percorso può essere molto positivo per la partecipazione, tema centrale in questo processo di riforma. Inoltre, la consigliera, ha detto che i percorsi della Consulta e della Convezione non possono essere paralleli, ma tangenti. Altrimenti si rischia di far naufragare la riforma in Consiglio regionale. Un lavoro, quello della Consulta, che dovrà essere sincero, non formale, toccando temi, scegliendoli anche con fantasia, che non sono solo quelli della maggioranza o della minoranza. Perché una riforma di livello costituzionale va condivisa da tutti.

Fugatti: la Regione resta il baluardo dell'autonomia.

Maurizio Fugatti (Lega) ha detto che la scelta, apparentemente anomala per la Lega, di aver firmato il ddl si basa sull'ottimismo necessario quando si discute di argomenti fondamentali per la comunità. Pur con tanti dubbi, ha aggiunto, il percorso di riforma è avviato e quindi chiamarsi fuori è sbagliato. Soprattutto tenendo conto che si tratta della costituzione della nostra Regione e Provincia. Il consigliere della Lega ha detto che a Bolzano una spinta verso l'autodeterminazione c'è ed è per questo che la Lega ha posto, con un odg su questo disegno di legge, lo stesso tema per il Trentino. Dubbi ha espresso, inoltre, sulla composizione della Consulta, rispetto al meccanismo della Convenzione di Bolzano, perché c'è il rischio che su 25 nomi si formi una maggioranza per proporre la cancellazione della Regione. Servirà quindi una rosa di candidature. Fugatti ha anche lui messo al centro la difesa della Regione come strumento per arginare il centralismo. Anche se, ha ricordato, sul tema delle Rurali Bolzano si è difesa meglio di noi tutelando la sua struttura bancaria operativa mentre noi non lo abbiamo fatto. 

Dorigatti: l'obiettivo è mettere assieme Consulta e Convenzione.

Bruno Dorigatti è intervenuto per ricordare che la Consulta è una cornice alla quale seguirà il processo partecipativo. Poi sarà la volta del Consiglio provinciale e infine di quello regionale. Infine, il Presidente ha ricordato che è stato depositato un ordine del giorno in Consiglio regionale per mettere assieme Consulta trentina e Convenzione sudtirolese.