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30/04/2015 - In aula o in commissione

No all’introduzione dell’ora di Europa. Insegnanti precari nelle scuole dell'infanzia: concorso per 60 posti, 1500 domande

Quinta Commissione, la Giunta s'impegna a lavorare per la stabilizzazione del lavoro dei docenti

No all’introduzione dell’ora di Europa. Insegnanti precari nelle scuole dell'infanzia: concorso per 60 posti, 1500 domande

No all’introduzione dell’ora di Europa. Insegnanti precari nelle scuole dell'infanzia: concorso per 60 posti, 1500 domande

​​La seduta della Quinta Commissione, presieduta da Lucia Maestri, si è aperta con la discussione della mozione che contiene le proposte avanzate in un recente incontro, che si è tenuto nell'aula del Consiglio, dai giovani che hanno partecipato al progetto "Essere in Europa". Una di queste proposte prevedeva di inserire un'ora aggiuntiva settimanale nelle scuole superiori sull'Europa. Un'idea che non ha per nulla convinto Walter Viola. "Io non voto una mozione – ha detto - che preveda un'ora aggiuntiva curriculare sull'Europa. Si può approfondire questa materia in storia o in diritto, ma di più no". Inoltre, il consigliere ha detto che il vero tema è di come incidere sulla formazione delle norme europee, alla luce del fatto che ormai il 70% delle leggi deriva dalle direttive europee. Nei fatti concreti Viola ha citato il Piano Junker che prevede solo aiuti aggiuntivi ai finanziamenti bancari, un piano che riguarda anche i territori come il nostro che però sono esclusi completamente dalle scelte. La presidente Lucia Maestri ha anche lei espresso perplessità sull'ora di Europa, e la Giunta ha proposto di modificare il testo della mozione, togliendo la previsione dell'ora di Europa e inserendo, invece, la possibilità di introdurre la storia e il funzionamento dell'Unione Europea nei piani di studio.

Maestre delle scuole d'infanzia: 1500 domande per 60 posti.

Si è passati poi alla petizione (3040 firme), presentata nei mesi scorsi al Presidente Dorigatti, per chiedere la stabilizzazione degli insegnanti della scuola d'infanzia. Lucia Maestri ha detto che va aperto in Commissione un confronto con i firmatari, l'assessorato all'istruzione e il sindacato. La dirigente Livia Ferrario, rispondendo alla richiesta di informazioni di Gianpiero Passamani, ha ricordato che in tema di precarietà, un anno fa, è stato firmato col sindacato un protocollo, ma il vero problema è che si sono stratificate modalità e richieste che hanno creato aspettative che non corrispondono al fabbisogno di insegnanti. Non c'è proporzione tra posti vacanti e richieste, ma si cerca di stabilizzare chi da tempo è nelle graduatorie. Un'operazione che viene fatta, ha ricordato la dirigente intervenuta al posto del Presidente Rossi, guardando anche ai giovani e a chi deve entrare attraverso i concorsi. Quindi, in ruolo entreranno per il 50% insegnanti da tempo nelle graduatorie che andranno ad esaurimento, l'altro 50% con concorso. Concorso, ha sottolineato, aperto non solo ai giovani ma anche per chi è nelle graduatoria. In questo quadro l'accordo col sindacato ha permesso di stabilizzare un centinaio di maestre in cambio, per recuperare in parte i costi, di maggiore flessibilità sulle ore di supplenza (non oltre le 10 annuali). Nel primo concorso per la scuola d'infanzia, varato a febbraio, le domande sono state 1500 per 60 posti. La domanda di lavoro, quindi, supera di 20 volte la richiesta a fronte di una situazione demografica, anche in seguito al calo del flusso di immigrati, che mostra un quadro stabile da qui al 2030.

La strada del trilinguismo, ha ricordato la dirigente, è anche un mezzo per la stabilizzazione dei precari e aumentare l'organico. Trilinguismo che verrà introdotto gradualmente dal 2016 al 2020, seguendo i flussi dei pensionamento, per evitare di impattare sui perdenti posto.

Poi c'è la sentenza della Corte di Strasburgo che, ha ricordato la dirigente, ha detto che le nostre leggi non sono consone ai diritti dedegli insegnanti precari. Si sta lavorando, ha spiegato, per capire quali conseguenze avrà questa sentenza europea, ma prima si deve attendere il pronunciamento della Corte Costituzionale. Le ipotesi fatte dai giuslavoristi sono in sostanza due: o l'immissione in ruolo, superando chi è in graduatoria, o un risarcimento pari a due anni di stipendio.