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05/03/2015 - In aula o in commissione

Credito cooperativo sotto attacco, la Giunta si faccia sentire con Renzi. Sì alla mozione di Kaswalder

La discussione su questo tema ha impegnato il Consiglio provinciale per l'intera mattinata

Credito cooperativo sotto attacco, la Giunta si faccia sentire con Renzi. Sì alla mozione di Kaswalder

In allegato il testo della proposta di mozione con in coda l'emendamento approvato

Credito cooperativo sotto attacco, la Giunta si faccia sentire con Renzi. Sì alla mozione di Kaswalder

​​​La seduta di oggi si è aperta con la discussione della mozione (è la numero 219) presentata da Walter Kaswalder del Patt che impegna la Giunta, in buona sostanza, a fare in modo che le Casse Rurali mantengano la loro autonomia e indipendenza rispetto alla Federcasse nazionale e ai cambiamenti normativi che il governo Renzi si appresta ad introdurre per le banche popolari e quelle di credito cooperativo.  Un mondo, ha ricordato il primo firmatario della mozione, che in Trentino è fatto di 120 mila soci (cresciuti in 7 anni di 19 mila unità); che dal 2007 allo scorso anno ha visto una crescita della raccolta di 2,7 miliardi di euro (+17%); un patrimonio di 2,1 miliardi di euro; due miliardi di nuovi prestiti nel 2014. In crescita, però, sono anche le sofferenze che hanno raggiunto il 9,6% degli impieghi, cioè un miliardo sul totale dei crediti.

Kaswalder ha detto che la mozione parte dal problema dei contratti di secondo livello dei dipendenti e dalla volontà, espressa dal Governi, di de localizzare il patrimonio delle Rurali trentine. C'è il rischio, insomma, che gli istituti di credito cooperativo vengano progressivamente "espropriati" al territorio. Com'è accaduto per Caritro e BtB. Il consigliere del Patt ha ricordato che la prima federazione a disdire il contratto di secondo livello è stata quella trentina ed ha criticato il presidente della Cooperazione Schelfi perché, contrariamente alla federazione sudtirolese, ha sposato appieno il centralismo della federazione nazionale. Una vicenda, per Kaswalder, che si colloca nel solco di quando è avvenuto per le Banche popolari. Il decreto governativo sulle rurali, da quanto emerge, impone alle rurali di assoggettarsi a una holding che sarà una società per azioni. Ciò significa che il patrimonio delle rurali che è di 2,1 milioni, mentre quello dell'Icrea nazionale (un carrozzone delle Federcasse, secondo Kaswalder) è di un solo milione e mezzo, è a rischio. Evidentemente, ha detto ancora Kaswalder, il soldi delle rurali trentine fanno gola.

Il consigliere Patt ha ricordato che nello stesso Pd emergono dubbi. Fioroni, esponente cattolico del Partito democratico, ha detto che trasformare in spa le rurali significa renderle scalabili, e quindi di toglierle alla loro storia popolare. Insomma, Secondo Kaswalder bisogna seguire l'esempio sudtirolese che ha difeso, anche su questo, la propria autonomia.

L'esponente del Patt non ha comunque negato i problemi del sistema delle Rurali. Il nodo principale, secondo lui, è quello dei controlli che andrebbero dati a soggetti terzi.

Giacomo Bezzi (FI) ha detto, criticando la Cooperazione trentina, che le Casse Rurali stanno facendo anatocismo e usura nei confronti di artigiani, partite Iva e soci stessi delle rurali. Quindi, lo spirito di don Guetti non c'è più, "è andato su per il camino", e le rurali, in un momento di crisi, si comportano come le banche nazionali. Il principale problema, per Bezzi, è quello della governance del credito trentino che lo ha messo nelle mani del sistema nazionale. Non solo, anche il credito coop sudtirolese sta conquistando il mercato trentino.

Filippo Degasperi (5 Stelle) ha detto che questa mozione descrive un mondo che forse c'è stato ma oggi non c'è più. Perché le Rurali si comportano come le altre banche. Al punto che, uno dei rappresentanti di una delle maggiori categorie economiche, ha detto che il credito cooperativo ha tradito da tempo lo spirito di don Guetti e si è trasformato nel maggior nemico delle imprese. La situazione trentina, inoltre, non è migliore dal resto d'Italia: su 33 banche italiane che hanno sofferenze superiori al 20%, 8 sono rurali trentine. Su 16 banche commissariate, una è la rurale di Folgaria. La crisi ha influito, ma è stata la Bce, con le nuove regole, a fare esplodere le sofferenze che prima erano gestite dalle Rurali in base alle amicizie. Ora, ha detto Degasperi, è giunto il mpmento di chiedere conto sulla gestione di queste rurali. Ed è ora di finirla, anche sul credito, di dire che siamo migliori degli altri. Infine, viste i dati, ha detto il consigliere 5 Stelle, c'è poco da guardare agli esempi a nord di Salorno.

Il Mediocredito, ha ricordato, è stato dato alla Cooperazione e il risultato è che più del 50% degli investimenti sono stati fatti fuori provincia, da dove viene la maggior parte delle sofferenze. Quindi, ha concluso, è il caso che Mediocredito ritorni pubblico per venire incontro al primo dei problemi delle imprese: il credito. Degasperi ha dichiarato il voto contrario alle premesse, e positivo per il dispositivo.

Luca Zeni (PD) ha detto che vanno messe in evidenza anche le criticità del credito cooperativo, dalle micro rurali, alle due società di software per gestire il sistema informatico. Gli ultimi indici, ha ricordato, ci dicono che la redditività cala e che le sofferenze ci allineano ai livelli nazionali. Ora la discussione va concentrata su quale modello si vuole seguire. Già oggi la Cooperazione ha il controllo di Mediocredito e quindi va disegnato un modello dove le rurali diventino davvero banche del territorio e dall'altra un Mediocredito pubblico in grado di dare sostegno alle imprese trentine. Perché oggi la maggior parte degli impieghi è fuori regione, così come le sofferenze.

Per Massimo Fasanelli (Misto) è vero che ci sono difficoltà nelle Rurali e alcune sono state gestite male, ma, tenuto conto che hanno un patrimonio di oltre 2 miliardi di euro, va preservata l'autonomia degli istituti cooperativi trentini e il loro rapporto diretto con gli utenti. Se si adeguano a Federcasse le rurali e la Cooperazione trentina spariranno. Va ricordato, inoltre, che le Rurali hanno 3 mila dipendenti e gestiscono il 60% del credito locale.  Fasanelli ha dichiarato il suo sì.

Per Walter Viola (PT) la mozione è ragionevole, ma esprime una visione dirigista della Provincia. Una Pat, tra l'altro, che non ha competenze in  materia e comunque, anche se potesse fare qualcosa, l'Autonomia non forza sufficiente di fronte alla scelte di Renzi che, se andranno avanti, cancelleranno le rurali e le popolari. Non solo, se l'unica logica sarà quella del mercato finanziario internazionale, anche se tutte le rurali trentine si fondessero in una sola, questa sarebbe comunque sotto soglia.

A livello nazionale Renzi, ha detto Viola, sta facendo un disastro sul credito, perché con un colpo di spugna cancellerà la peculiarità del credito cooperativo. A partire che una testa è un voto. Una decisione in controtendenza: Obama, ha ricordato il consigliere ha nominato direttore della Fed il responsabile del credito cooperativo e territoriale. Gli Usa, patria del capitalismo, ripartano, quindi, dal credito territoriale, stessa cosa sta facendo la Germania. Noi italiani, con un governo di centro sinistra, invece cancelliamo tutto. Detto ciò, ha affermato, bisogna anche ricordare che alcune Rurali hanno fatto disastri. Viola, su questo, ha ricordato il testamento di don Guetti nel quale scrisse che le coop hanno tre compiti: quello sindacale nei confronti delle istituzioni; di dare servizi ai soci, ma la questione più importante è quella della revisione, cioè la tutela del socio, il senso responsabilità. La centralità del socio che è andata persa, comne si è visto anche nel caso Cantina di Lavis. Viola, ha dichiarato il sì del suo gruppo alla premessa, mentre sul dispositivo c'è l'astensione. Infine, il capogruppo di Pt, ha detto che va promosso un voto al Parlamento perché blocchi il decreto Renzi sulle popolari e in difesa delle rurali.

Nerio Giovanazzi (AT) con questa mozione, ha detto, si continua a guardare il dito e non la luna e si difendono i dipendenti per motivi elettorali. Va fatta invece un'autocritica. Le Casse rurali in tantissimi casi sono state gestite da una persona o due, non a caso molti dipendenti portano il cognome degli amministratori. Troppo spesso si è guardato a interessi particolari e non collettivi. E spesso opaco è stato ed è il rapporto con la politica. Mentre la Corte dei conti chiede ai consiglieri, ha detto Giovanazzi, se separano le chiamate telefoniche private da quelle istituzionali, con il beneplacito della Pat, è stato permesso alla Cooperazione di fare enormi speculazioni. I fallimenti delle rurali, inoltre, ha ricordato ancora, coinvolgono tutti cittadini. Più in generale, ha detto Giovanazzi, nella Cooperazione non c'è rinnovamento. "Quindi - ha affermato - si può criticare Renzi, ma probabilmente guarda più avanti di noi. Tutela altri interessi, certo, ha concluso, ma noi non siamo stati capaci di difendere i nostri". Infine, riconoscendo il ruolo sociale delle rurali, ha dichiarato il suo voto di astensione.

Maurizio Fugatti (Lega) ha detto che, certo, il sistema cooperativo va rinnovato, ma si deve comunque lavorare per il sistema delle banche locali. Le uniche ad avere un vero collegamento col territorio, che sono state più vicine alle imprese nella grande crisi. Da qui bisogna partire. I dati medi dicono che nelle crisi le banche territoriali aiutano l'economia. Lo dice la Banca d'Italia, quella che, al tempo stesso, vuole favorire l'alta finanza con la riforma delle popolari. C'è un disegno superiore, ha detto, che Renzi sta portando avanti sulla pelle dell'economia locale. Il tema presentato dalla mozione, quindi, c'è. Ma il sistema cooperativo tace su questo disegno; Schelfi non ha detto quasi nulla e questo fa pensare. In silenzio rimane anche la Giunta e la stampa locale; in silenzio i parlamentari del Patt e del centro sinistra. Eppure sta accadendo quello che è avvenuto con l'accorpamento della Caritro in Unicredit. Anche allora l'operazione venne descritta come una grande manovra. Stessa cosa accade oggi. "Renzi -  ha concluso Fugatti - ci dice che lo vuole l'Europa. Invece la Merkel ha detto: le banche locali rimangono come sono". Fugatti ha dichiarato il suo sì alla mozione.

Per Rodolfo Borga (Civica Trentina) Renzi coerentemente porta avanti una politica etero diretta che mira a demolire qualsiasi identità. "Va fatta – ha detto il capogruppo della Civica - una distinzione tra il mondo della cooperazione e le scelte della cooperazione. C'è una commistione nefasta tra vertici coop e politica, si veda operazione Italcementi, ma non per questo va messo in discussione il sistema cooperativo". Il Governo, secondo Borga, addirittura con decreto, agisce su mandato del gotha della finanza internazionale a cui fa gola il sistema creditizio locale e quello dei servizi pubblici locali. Sull'abolizione del voto capitario, a parte 5 Stelle e il mondo cattolico, nessuno ha detto nulla. "Si sta cercando – ha continuato - di espropriare il nucleo dell'economia italiana, mentre senatori e parlamentari, si occupano solo di sciocchezze. Anche sull'operazione sui servizi pubblici locali, che è già legge, non s'è mai sentito qualcuno della classe dirigente trentina che abbia detto qualcosa. Tutto sta finendo nelle mani di un capitalismo selvaggio e apolide che è ben rappresentato da Renzi e dal Pd".

Giuseppe Detomas (Ual) ha detto di guardare con un certa preoccupazione all'omologazione che sta vendendo avanti. Ma il sistema cooperativo dimostra, che al di là degli interessi commerciali, di essere ancora in salute. Ben il 60% del credito è delle rurali, c'è quindi un'affezione che ha anche una radice identitaria. Anche se la vicinanza al territorio ha delle criticità. Il sistema delle rurali ha comunque bisogno di una revisione, anche se rimane un modello che funziona. Uno dei problemi più gravi, ha detto ancora Detomas, è il criterio di selezione della classe dirigente, però non va dimenticato che il sistema delle coop ha salvato settori che sono stati mollati dal credito privato. Le  rurali si sono assunte l'onere di fare quello che gli altri si sono rifiutati di fare, la crisi di molte banche cooperative dipende anche da questo. Sulla mozione, anche se esula dalle competenze Pat, Detomas ha dichiarato il suo voto positivo.

L'assessore Tiziano Mellarini, che ha condiviso la mozione, ha ricordato che non è vero che il sistema del credito coop non si sia messo in discussione. Il presidente Fracalossi, ha ricordato, ha detto che va fatta un'evoluzione anche nell'interesse dei tanti soci. Le fusioni, ha auspicato Mellarini, che sono in atto vanno portate avanti. L'impegno della Pat è di dialogare con la Federazione, anche in rapporto alle scelte che vengono da Roma e che vengono fatte sulla spinta delle potenze finanziarie internazionali. Per quando riguarda il silenzio: non è vero, ha detto, che i parlamentari non stiano facendo nulla, lo fanno in silenzio così come il presidente della Pat.

Claudio Civettini (Civica) ha sottolineato il collegamento tra una certa politica e il credito cooperativo. Il collegamento con la Federazione sudtirolese va fatto, perché se passa il decreto Renzi, qui salta il sistema. Inoltre, ha detto che quando si valutano gli istituti per la tesoreria della Pat bisogna valutarne a capillarità, il fatto engono aperti gli sportelli anche nei piccoli centri.

Mario Tonina (UpT) ha detto che il ruolo strategico del mondo cooperativo è evidente. L'intuizione di don Guetti si è mostrata giusta, non solo ai suoi inizi, ma anche negli ultimi anni quando abbiamo assistito alla perdita di alcuni istituti di credito territoriali. Però, il sistema delle rurali deve cambiare e Schelfi, ha ricordato Tonina, lo ha capito. Per questo sta cercando un rilancio. La Pat non ha competenza specifica su questo tema e alcune scelte strategiche sono di competenza nazionale, quindi la Giunta, ha detto ancora il consigliere Upt, dovrebbe promuovere un incontro con i parlamentari regionali perché intervengano su questo tema.

Il voto: sulla premessa ci sono stati 17 sì, 7 astenuti, due no. Il dispositivo 28 sì e 2 astenuti.

 

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Proposta di mozione 219 con emendamento approvati