La riflessione del presidente del Consiglio provinciale Dorigatti dopo la chiusura della Whirlpool
Trentino, dall'innovazione lo sviluppo
La
chiusura della Whirlpool ha assunto un significato dal forte valore simbolico:
quello stabilimento rappresenta infatti uno dei luoghi più significativi di una
lunga stagione industriale in Trentino, che ha attraversato nei decenni i
momenti di crescita e quelli meno felici delle crisi. Migliaia di trentine e trentini
hanno lavorato in quei capannoni: operai e impiegati a tempo pieno, ma anche i
cosiddetti “metalmezzadri” o i giovani stagionali … insomma, a Spini di
Gardolo, dietro i cancelli di quella fabbrica, si sono scritte pagine
importanti dello sviluppo economico e sociale della nostra provincia.
Non
solo simboli e racconti del passato, però: centinaia di lavoratrici e
lavoratori hanno perso il posto di lavoro, e lo sforzo di tutti deve essere
teso alla loro riqualificazione e al loro reinserimento occupazionale, nessuno
escluso, usando al meglio le risorse e le competenze che la Provincia ha a
disposizione. Le recenti notizie in merito all’insediamento di un’importante
attività nel settore dell’auto motive fanno intravedere una luce in fondo al
tunnel: sono certo, in questo senso, che ognuno lavorerà con grande
responsabilità per sfruttare al meglio ogni occasione.
Ma
quei cancelli, ora chiusi, possono raccontarci ancora molto: ci parlano delle
difficoltà che sta attraversando il sistema industriale trentino, delle
pressioni che esso subisce nei flussi turbolenti della competizione globale; ci
ricordano che il settore manifatturiero, un tempo formidabile volano della
crescita economica, oggi vive una fase contraddittoria, segnata da luci e
ombre.
La
luce che illumina l’economia si chiama innovazione: parola magica e abusata,
tanto da suonare retorica, ma che - quando si concretizza nel vivo della
produzione - perde questa sua virtualità e diventa crescita, occupazione solida
e salari migliori.
La
Provincia ha avuto un merito: ha capito che gli elementi centrali della
crescita, nel nuovo contesto globale, sono proprio l’innovazione e il
rafforzamento del capitale umano. Lo ha capito per tempo e ha deciso di
investire risorse importanti nei saperi, nella ricerca, nell’infrastrutturazione
tecnologica. Si è fatta “imprenditrice” e “innovatrice”, e ha fatto bene: anche
grazie a quella scelta il nostro territorio ha arginato la crisi che dal 2009
non dà tregua all’economia.
Quella
“visione” non è da riporre nel cassetto: nonostante le difficoltà, non possiamo
abbandonare quelle azioni strategiche che miravano a fare del Trentino un
territorio attrattivo per imprese e investimenti nell’economia
dell’innovazione. Rinunciarvi significherebbe perdere un treno che, con le
velocità imposte dalla globalizzazione e dallo sviluppo tecnologico, passa una
volta sola.
Non
significa ovviamente che non si debba correggere il tiro e adeguare
continuamente la
strategia. Come ha acutamente scritto, tra gli altri, il
prof. Zaninotto, dobbiamo fare i conti con alcune debolezze strutturali del
nostro sistema: innanzitutto, il dualismo tra imprese che - investendo in
innovazione, organizzazione e internazionalizzazione – guadagnano in
competitività, e altre che ne perdono costantemente a causa dell’arretratezza
tecnologica e gestionale; altre legate alla dimensione territoriale e
all’assenza di un’area metropolitana di riferimento.
“Nanismo
aziendale” e “nanismo territoriale” si intrecciano dunque in modo problematico.
E se sul primo sarà sempre più necessario che il sistema imprenditoriale si
metta in gioco e rinunci ad ogni rendita di posizione, sul secondo la politica
può fare il primo passo, cominciando – ad esempio – a pensare al contesto
“euroregionale” non solo in termini istituzionali, ma anche economici e
sociali: abbiamo infatti bisogno di un ambito economico più ampio della sola
provincia, ma al contempo riconoscibile e “governabile”, grazie alla già matura
esperienza di rapporti Innsbruck e ad una sinergia con Bolzano tutta da rafforzare.
Ma
anche la prospettiva euroregionale potrebbe non bastare: va comunque trovato un
riferimento economico strategico in qualche ambito metropolitano, e questa è
una scelta di natura politica, così come politiche sono le decisioni che
deriveranno da questa scelta. Pensiamo solo alla questione delle infrastrutture:
non sono questioni meramente tecniche, ma sottendono il modello e le
traiettorie dello sviluppo che vogliamo immaginare per il Trentino nel futuro.
Il
Trentino è un territorio piccolo, ma piccolo non significa necessariamente
marginale: e se alcuni fattori negativi sono difficili da modificare, dobbiamo
cercare di rafforzare quelli che hanno rappresentato fino ad ora un punto di
forza. Prima di tutto, la coesione sociale: è grazie a questa se, anche nei
momenti più difficili e di fronte alle più gravi crisi dell’economia, il
Trentino ha saputo uscirne in modo positivo e creativo. Chi tenta soluzioni
diverse, unilaterali e conflittuali, in questo momento sta percorrendo una
strada pericolosa, che può portare la nostra provincia fuori dalle mappe
mondiali dello sviluppo e del benessere.
Bruno
Dorigatti