Dalla Prima Commissione. Il Patt ha tolto la firma dal provvedimento
Legge elettorale, approvato il testo unificato per passare da 2 a 3 possibili voti di preferenza
Le minoranze hanno abbandonato i lavori
La
prima Commissione permanente presieduta da Vanessa Masè si è
riunita stamane per discutere un articolato ordine del giorno.
Particolarmente atteso e contrastato il tema della legge elettorale,
con il testo unificato dei due disegni di legge che prevedono il
passaggio dalle due alle tre preferenze, di cui almeno una di genere
diverso, firmati dal Patt e dalla Civica. In apertura di seduta,
Paola Demagri (Patt) ha comunicato la decisione del gruppo del Patt
di togliere la firma dal ddl. Presente la consigliera Ferrari del
PD, al posto del collega Tonini, la discussione è partita con
l’esame dell’articolato. Dopo un acceso dibattito, in polemica
con la Presidente Masè per presiedere “inopportunamente” la
seduta e per la dichiarazione di inammissibilità di alcuni
emendamenti, le Minoranze hanno abbandonato l’aula.
L’organismo
ha poi respinto due disegni di legge di Alex Marini (Misto_5
Stelle), uno che reca modificazioni della legge sui referendum
provinciali e l’altro sull’istituzione di un Osservatorio sulla
criminalità. “Aperto” infine il documento dello stesso Marini
sulla difesa civica in ambito sanitario per il quale sono state
disposte le audizioni.
Il
Patt toglie la firma “politica” dal testo unificato
In
apertura di seduta, Paola Demagri (Patt) ha comunicato la
decisione del gruppo del Patt di togliere la firma dal ddl. Non
essendo però questa linea percorribile, la firma diventa di tipo
“tecnico” e non “politico”. La decisione, ha spiegato, è
frutto di una riflessione approfondita seguita alle posizioni
ideologiche che hanno animato l’acceso dibattito nei giorni scorsi.
Il ddl originario, più articolato e di revisione in diversa misura
della legge elettorale è stato infatti svilito e ridotto alla
battaglia sulle tre preferenze … l’opportunità della terza
preferenza veniva dall’esperienza delle scorse elezioni, ma in
vista di un possibile blocco dei lavori d’aula il Patt non vuole
sentirsi né responsabile, né complice di quanto potrebbe accadere.
Animata
discussione in polemica con la presidenza Masè e
sull’inammissibilità di alcuni emendamenti: le Minoranze
abbandonano l’aula
La
Presidente della Commissione Vanessa Masè ha
dichiarato in apertura della discussione la non ammissibilità di
alcuni emendamenti all’articolo 1, definiti non prettamente
inerenti al testo in discussione.
Paolo
Zanella (Futura) ha rilevato l’inopportunità della conduzione
dei lavori da parte della stessa firmataria del disegno di legge
Masè. Un disegno di legge non ideologico, ma valoriale, l’ha
definito, correggendo la definizione pronunciata da Demagri. Quanto
agli emendamenti, ha espresso particolare accordo sul numero 6 di
Marini, che riduce il numero dei candidati in ogni lista da 26 a 20.
L’inopportunità
della conduzione della Commissione da parte di Masè, prima
proponente del ddl in discussione, è stata stigmatizzata anche da
Sara Ferrari, a maggior ragione dopo la presa di posizione del
Patt: si tratta di un corto circuito istituzionale che diventa ancora
più grave, dal momento che il voto del Presidente vale doppio, ha
detto: così è calpestato il senso di opportunità dell’agire
trasparente e lontano da dubbi di abuso rispetto al proprio ruolo.
Alex
Marini (5 Stelle), sull’ammissibilità degli emendamenti
estranei all’argomento, ha notato che se è il presidente della
Commissione a decidere, qui vige il principio della democrazia della
clava: non è mai avvenuta una cosa del genere, che non si
dichiarassero ammissibili degli emendamenti per rimettere ordine a
delle lacune tuttora presenti nella legge elettorale, che era
l’originale materia del documento del Patt, molto più ampio e
completo nei contenuti di modifica alla legge elettorale, rispetto a
quello in discussione che si limita a correggere la norma delle
preferenze. Marini ha aggiunto che la proposta legislativa è
inopportuna e anacronistica, contraria al progresso civile, anche
perché modifica una legge a distanza di pochi anni, senza averne
verificato la sua efficacia nel tempo.
Il
consigliere Ugo Rossi (Azione) si è detto “imbarazzato,
sconcertato, basito, scandalizzato”, al punto tale che, ha
anticipato, “se la Presidente non ci ripensa mi alzo e abbandono il
tavolo”: questa proposta di legge riguarda infatti la modifica
della legge elettorale e qualsiasi sia la natura delle proposte
emendative, se riguardano la legge elettorale, dovrebbero essere
ammesse.
Ivano
Job (Lega) ha riaffermato la massima fiducia nella Presidente
della Commissione e ha preso le distanze da alcune frasi “pesanti”
dei colleghi. Questo non è il miglior modo di iniziare i lavori, ha
aggiunto, evidenziando la natura palesemente ostruzionistica degli
interventi.
Rossi
ha replicato di non accettare questa definizione e ha ribadito di
denunciare in maniera chiara e netta che è inaudito che siano
dichiarati inammissibili gli emendamenti modificativi della legge
elettorale, oggetto del disegno di legge.
Sara
Ferrari e Paolo Zanella hanno invitato la Presidente a
prendere in considerazione le richieste delle minoranze,
stigmatizzando l’arroganza istituzionale e suggerendo di lasciare
la conduzione al vicepresidente. In caso contrario la minoranza
abbandonerà la seduta.
Uno
scontro ideologico a prescindere, lo ha definito Alessandro Savoi
(Lega): si votino gli emendamenti e gli articoli, ammissibili o
meno, e li respingeremo: poi ne riparleremo in aula. Mi spiace che la
collega Demagri si sia rimangiata le parole, ha aggiunto, ed abbia
deciso di ritirare la firma al disegno di legge, probabilmente
impaurita dalle polemiche, ma in politica ci vuole coraggio.
Mara
Dalzocchio (Lega) si è detta basita: Sulla presunta
inopportunità di presiedere la seduta da parte della prima
firmataria del disegno di legge ha detto che si tratta di una prassi
che avviene di frequente. Quanto all’inammissibilità degli
emendamenti, credo che la Presidente si sia confrontata con il
legislativo, ha ipotizzato, definendo la querelle in corso una
“evidente e pur legittima strumentalizzazione da parte delle
minoranze”. Quanto ai contenuti del ddl ha espresso convinto
sostegno al tema delle tre preferenze: non vorrei mai essere eletta
perché c’è un’imposizione, ha concluso, ma per una stima verso
il mio operato.
Vanessa
Masè ha suggerito, rivolta alle Minoranze, che se si ritiene che
ci sia un vulnus istituzionale sull’ammissibilità degli
emendamenti o sulla possibilità del Presidente di Commissione di
presentare un disegno di legge, di fare una proposta di modifica del
regolamento interno. Mi prendo la responsabilità di questa decisione
che non ho preso da sola, ha concluso.
Dopo
la replica della Presidente Masè, come annunciato, Rossi, Ferrari,
Marini e Zanella hanno abbandonato l’aula.
In
dichiarazione di voto Claudio Cia (Fratelli d’Italia) ha
ringraziato la Presidente per aver mantenuto con fermezza il punto,
ribadendo che sicuramente la struttura tecnica del legislativo avrà
appoggiato la sua posizione sull’inammissibilità di alcune norme.
Voto
favorevole da parte di Alessandro Savoi: questa proposta è
stata fatta per primo dal Patt e spiace vedere le Minoranze fuggire
dalle loro responsabilità, ha concluso, annunciando di voler
inserire un emendamento su questa norma anche nella prossima
finanziaria.
Il
disegno di legge è stato quindi approvato con 5 voti favorevoli.
Modificazioni
alle legge sul referendum: respinto il disegno di legge di Marini
A
seguire la Commissione ha respinto il disegno di legge del
consigliere Alex Marini (5 Stelle) che reca modificazioni
della legge sui referendum provinciali 2003, prevedendo
l’introduzione del voto per corrispondenza, la raccolta delle firme
elettronica, l'opuscolo informativo e il rinvio del voto referendario
previsto per il 2021.
Una
proposta che riprende alcuni spunti dell’iniziativa popolare del
2012, per rimediare una serie di storture della disciplina attuale,
ha commentato Marini, per rendere lo strumento più funzionale
all’attività delle istituzioni. La questione sostanziale è che
per le forze politiche i referendum sono un fastidio e non ho
velleità che il disegno di legge venga approvato, ha aggiunto, ma
era doveroso elaborare questa proposta che riprende in buon misura
dei principi che sono internazionali.
L’assessore
Mario Tonina ha proposto al consigliere Marini di valutare la
sospensione del ddl per fare un ragionamento sull’articolo 9. Così
come presentato la Giunta lo ritiene non condivisibile. Marini ha
preferito proseguire la discussione, chiedendo eventualmente
all’assessore di fare una proposta per l’aula.
Claudio
Cia ha apprezzato la volontà e la passione di Marini ed ha
espresso preoccupazione per la diffusa astensione registrata anche
nelle recenti elezioni amministrative. Tuttavia ha dichiarato
inopportuna la continua invenzione di nuovi strumenti, perdendo di
vista quelli esistenti.
Anche
il consigliere Alessandro Savoi ha notato che il vero
problema è l’assenteismo ed ha aggiunto che oggi Biden è al
potere a causa di brogli nelle rilevazioni dei voti postali,
particolarmente soggetti a truffe elettorali: sono nettamente
contrario al voto elettronico, ha detto, figuriamoci a quello per
corrispondenza.
La
proposta è stata respinta con 5 voti contrari e un voto favorevole.
Osservatorio
sulla criminalità: respinta la proposta di Marini
E’
stato quindi respinto, con 4 contrari e un favorevole, il disegno di
legge di Alex Marini sulla promozione della cultura della
legalità e della cittadinanza responsabile per la prevenzione del
crimine organizzato che prevede l’istituzione dell'Osservatorio per
il contrasto alla criminalità organizzata e mafiosa e per la
promozione della trasparenza e della cittadinanza consapevole.
Un’attenzione alla materia molto forte nel corso di tutta la
legislatura, ha osservato il consigliere Marini, come testimoniano i
suoi numerosi ordini del giorno approvati in aula sul tema, ma mai
attuati, a distanza di due anni dalla prima proposta. Di qui il
disegno di legge che affianca quello presentato a livello regionale.
Credo che sia opportuno mettere questa maggioranza di fronte alle sue
responsabilità, ha detto, dimostrando di fare qualcosa in questa
sede o in quella regionale. Marini ha espresso dei dubbi sull’operato
del Presidente del Consiglio che oggettivamente agisce per favorire
il lavoro della maggioranza, ma anche sulla Giunta, che non da
riscontri concreti e, oltre a non avere attuato i citati ordini del
giorno, deve attuarne anche uno che impegnava a valutare di
costituirsi parte civile in relazione alla materia porfido. Marini ha
poi rilevato il mancato accoglimento della sua proposta di ascoltare
sul tema il Procuratore generale Gratteri. Non ho nulla in contrario
se vogliamo procedere in questa direzione, ha detto Masè, notando
che forse non era stata colta la proposta. Marini ha espresso la
volontà di proseguire con la votazione e il testo è stato respinto.
Difesa
civica in ambito sanitario: aperto l’iter del disegno di legge di
Marini
Infine,
la Commissione ha “aperto” il disegno di legge del consigliere
Marini sulla difesa civica in ambito sanitario e la salvaguardia dei
diritti degli anziani. L’esponente del Gruppo Misto-5 Stelle ha
proposto un ampio elenco di possibili audizioni ed ha poi aggiornato
la discussione generale sul testo.