Giunta e maggioranza contrarie, in Prima Commissione, al ddl di Giovanazzi, aprono ad audizioni
No al fondo provinciale per pagare le spese legali ai cittadini accusati di eccesso di legittima difesa
Sì al nuovo polo dell'informatica e alla candidature per un posto nel cda del conservatorio
Ad
animare oggi la seduta della Prima Commissione presieduta da Mattia
Civico (Pd) è stato il disegno di legge 105 proposto da Nerio
Giovanazzi (Amministrare il Trentino, nella foto) e sottoscritto anche da
Fasanelli e Kaswalder (Gruppo misto), per istituire un fondo
provinciale di 50.000 euro destinato al rimborso delle spese legali
sostenute dalle vittime di crimini, aggredite durante furti o rapine,
che siano state accusate del reato di eccesso di legittima difesa,
poi processate e assolte. La maggioranza si è schierata contro la
norma, già bocciata dalla Corte costituzionale, riconoscendo però
l'esigenza di approfondire il tema con audizioni. L'organismo
consiliare si è poi espresso con quattro sì e due voti di
astensione (di Borga e Simoni) a favore della delibera proposta dalla
Giunta e presentata dal presidente Rossi sul nuovo "polo
dell’informatica e delle telecomunicazioni", che nascerà
dall'incorporazione di Trentino Network in Informatica Trentina. Via
libera anche alle candidature per un posto nel cda del Conservatorio
Bonporti.
Per
la Giunta il ddl di Giovanazzi non è condivisibile perché
incostituzionale, ma il tema merita comunque alcune audizioni.
Nerio Giovanazzi (AT) ha ricordato che la norma da lui proposta per prevedere il rimborso
delle spese legali ai cittadini che reagendo ad un crimine vengono
perseguiti e poi assolti dalla giustizia per il reato di eccesso di
legittima difesa, è mutuata da una legge più organica e completa
della Regione Veneto. L’obiettivo del provvedimento è impedire di
penalizzare anche economicamente i cittadini che dopo aver subito un
crimine, i cui autori sono spesso scarcerati dopo poco tempo, vengono
anche ingiustamente accusati del reato di eccesso di legittima
difesa. La copertura delle spese legali da parte della Provincia in
questi casi sarebbe per Giovanazzi doveroso. E sarà la Giunta a
decidere i criteri di attuazione di questa legge.
L’assessore
Carlo Daldoss a nome dell'esecutivo si è
pronunciato contro il ddl, in primo luogo perché la Corte
costituzionale ha cassato con un’apposita sentenza la norma della
legge veneta citata da Giovanazzi. L’unica normativa di questo tipo
ancora in vigore perché non considerata incostituzionale e mai
impugnata dal governo, ha proseguito l’assessore, è la 17 del 2015
della Regione Lombardia. Ad oggi però in Lombardia non vi è stato
alcuna domanda di utilizzare la norma né alcuna erogazione di
contributi. Si tratta di un dato rilevante in una grande regione come
questa. D'altra parte l’assessore ha riconosciuto l’esigenza di
tutelare i cittadini, ma con misure di prevenzione diverse da quella
prevista dal ddl, "perché la violenza chiama sempre altra
violenza". Senza sottovalutare la percezione di insicurezza dei
cittadini, secondo Daldoss gli sforzi dell’ente pubblico devono
andare verso il potenziamento delle forze dell’ordine, evitando
norme come questa, "ad impatto zero" sulla realtà.
Giovanazzi
ha replicato citando l’articolo 24 della Costituzione ("La
difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del
procedimento. Sono assicurati ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione"),
sottolineando il fatto che se la legge lombarda è ancora in essere,
anche il ddl da lui proposto andrebbe
accolto.
E
ha sollecitato la maggioranza ad ascoltare le richieste della gente,
invitando la Commissione ad effettuare comunque alcune audizioni sul
provvedimento proposto.
Marino
Simoni (Progetto Trentino) ha detto di condividere lo spirito del
ddl di cui però non ritiene condivisibile la scelta di sostenere chi
viene accusato di aver ecceduto nella legittima difesa, in quanto "i
soggetti che non sono in grado di reagire in questo modo sono i più
deboli. Ed è proprio a questi ultimi che l’ente pubblico dovrebbe
garantire maggiore tutela".
Donata
Borgonovo Re (Pd) ha evidenziato che, se garantire la sicurezza è
compito in primo luogo dello Stato, si dovrebbe piuttosto chiedere un
potenziamento dei servizi già esistenti e che oggi forse non sono
più adeguati ai mutamenti avvenuti. Inoltre i dati sulla realtà
dimostrano che i reati sono oggi in calo rispetto al recente passato.
Per la consigliera dobbiamo allora chiederci quanta parte della
percezione di insicurezza dipenda anche in Trentino dalla solitudine
delle persone. A suo avviso la soluzione proposta dal ddl lancerebbe
un segnale di debolezza nei confronti della popolazione, perché dire
che "se vi fate giustizia da soli la Provincia coprirà le spese
legali", rischia di alimentare la spirale della violenza.
Bisognerebbe piuttosto chiedersi perché le persone sono spinte ad
eccessi di legittima difesa, dettati da una paura che si moltiplica
perché alimentata da sé e non dalla realtà. Il ruolo degli
amministratori non è quello di inseguire questo "deragliamento"
irragionevole nella legittima difesa ma di capire con un’analisi
seria e di individuare misure adeguate. Come per le donne vittime di
violenza, a favore delle quali la Provincia ha creato un fondo che
consente la copertura delle spese processuali. Questa è una
categoria molto debole alla quale è giusto garantire una sicurezza
ulteriore.
Claudio
Civettini (Civica Trentina) ha replicato affermando che è
sbagliato ragionare basandosi sulle statistiche. Occorre invece
sapersi immedesimare nel vissuto delle persone che anche in Trentino
subiscono soprusi e violenze, perché i fenomeni criminali ci sono e
vanno governati, come è accaduto ad esempio a Modena, dove sono
state attivate “zone di controllo del vicinato”. Vi sono inoltre
casi di Comuni che hanno previsto coperture assicurative dei
cittadini contro i furti.
Mattia
Civico (Pd) ha riconosciuto al ddl il pregio di aprire una
discussione più ampia sulla legittima difesa. A suo parere sarebbe
però sbagliato approvare una normativa come questa, che di fatto
legittima l’eccesso di legittima difesa. La Provincia direbbe ai
cittadini di assumere tranquillamente comportamenti di eccesso di
legittima difesa, assicurando che l’ente pubblico è comunque dalla
loro parte. Si tratta per Civico di un segnale che la Provincia non
deve dare, perché si porrebbe fuori dal confine della legittimità.
Approvando questa legge daremmo un messaggio di resa. Come se il
comportamento eccessivo rimanesse l’unico possibile per rispondere
alle azioni criminali. Civico ha comunque invitato a cogliere
l’opportunità del ddl per ascoltare sul tema alcuni soggetti che
potrebbero portare un contributo interessante.
Giovanazzi
ha negato che il ddl sia una provocazione, perché oggi anche in
Trentino vi sono vittime di reati subiti a casa. Dire che il ddl
legittimerebbe gli eccessi di legittima difesa significa non saper
comprendere il dramma di queste persone, che peraltro assolte
dall’accusa di aver ecceduto nella violenza dettata da legittima
difesa. Lo Stato si dimostra quindi debole nei confronti di questi
cittadini nel non dare loro un sostegno, non il contrario. Ed è
proprio la mancanza di provvedimenti pubblici concreti ad indurre le
persone a difendersi da sole. La gente ha paura e per questo cresce
la tendenza ad acquistare armi per potersi difendere.
Il
presidente della Giunta Ugo Rossi ha osservato che il ddl tocca
una piccola parte della questione, mentre servirebbe una proposta
complessiva che modifichi l’intero impianto normativo esistente sul
tema della legittima difesa, tenendo conto del cambiamento dei tempi
che stiamo vivendo. Per Rossi andrebbe infatti ridefinita la stessa
nozione di legittima difesa in relazione ai casi di eccesso, talvolta
giudicati tali anche quando non lo sono. Occorrerebbe un
provvedimento legislativo approvato dal Parlamento per evitare che i
giudici arrivino a sentenze assurde. Il difetto di questo ddl sta ne
fatto che darebbe assistenza con denaro pubblico a chi è accusato di
eccesso di legittima difesa, ma questo stride con i principi generali
della Costituzione. Rossi ha però aggiunto di non condividere la
parte della sentenza con cui la Corte costituzionale ha censurato la
norma del Veneto, laddove nega alle regioni il diritto di intervenire
sul tema. A suo avviso infatti le regioni devono poter sostenere le
vittime dei reati, istituendo un fondo a favore di chi subisce
crimini e violenze. Si tratta allora, secondo il presidente, di agire
su due fronti: restringere il campo interpretativo per evitare
giudizi contraddittori della magistratura sugli eccessi di legittima
difesa che si sono verificati, ridefinendo la materia in modo più
ampio dell’attuale. "Può darsi, ha aggiunto Rossi, che il
nuovo Parlamento ci porterà in dote questa modifica che risolverebbe
alla radice il problema della legittima difesa evitando altri
pronunciamenti contraddittori". In secondo luogo la Provincia,
che ha istituito un fondo a sostegno delle donne vittime di violenza
per integrare le risorse nazionali destinate ad indennizzarle,
potrebbe semmai estendere la misura ad altre fattispecie, non però a
favore di persone che hanno reagito ai reati con altra violenza.
Su
proposta del presidente Civico la Commissione ha poi individuato vari
soggetti titolati in materia di sicurezza e ordine pubblico da
invitare alla prossima seduta che sarà dedicata alle audizioni sul
disegno di legge.
Trentino
Network in Informatica Trentina: parere favorevole alla delibera
senza nessun esubero e con ulteriori sinergie per i servizi.
La
Giunta ha infine acquisito il parere favorevole della Prima
Commissione alla delibera presentata in merito all’approvazione del
programma attuativo per il polo dell’informatica e delle
telecomunicazioni nell’ambito della riorganizzazione e del
riassetto delle società provinciali 2018. Quattro i sì espressi
dalla maggioranza e due i voti di astensione (Borga e Simoni). Per
illustrare il provvedimento il presidente della Giunta Rossi ha
spiegato che il “polo” scaturirà dall’incorporazione di
Trentino Network (TN) in Informatica Trentina (IT). Dal punto di
vista civilistico la nuova società vedrà la luce il 1° luglio di
quest’anno, mentre per ragioni tecniche, sul piano contabile e
fiscale risulterà già nata il 1° gennaio scorso. Rossi ha
sottolineato gli obiettivi dell’operazione: ridurre i costi,
migliorare le attività legate all’informatica e alle
telecomunicazioni, portare la banda in tutto il territorio della
provincia offrendo anche più servizi ai Comuni.
Il
presidente ha sottolineato in particolare il maggior supporto
accompagnamento alla digitalizzazione della pubblica amministrazione
che il polo dell'ICT permetterà di implementare grazie alle sinergie
che deriveranno ad IT dall’incorporazione del personale di TN. Un
unico data center provinciale creato nel "polo"
garantirà una custodia più sicura dei dati. Rossi ha messo anche in
evidenza che la fusione non comporterà ulteriori esuberi di
personale per le due società, che nel recente passato "hanno
già dato" in questa direzione. Il presidente si è detto
convinto che la fusione concluda il lungo percorso di
riorganizzazione interna di IT e TN, anche per l'ulteriore diffusione
della banda larga sul territorio dopo l’esito positivo della gara.
La rete darà ai cittadini migliori servizi permettendo anche di
migliorare la qualità dei progetti di servizio già avviati, come
l’assistenza sanitaria domiciliare. Il presidente ha segnalato che
il nuovo polo potrà anche attivare, con il co-protagonismo dei
Comuni, un sistema di implementazione dei servizi utilizzando al
meglio le reti elettriche già presenti sul territorio. "Vi sono
oggi tecnologie – ha accennato – con cui potremo far viaggiare su
queste reti servizi come le videocamere di sorveglianza, occupando
con i collegamenti una quantità di banda inferiore rispetto al
passato".
Quanto
alle altre razionalizzazioni delle società provinciali, ha aggiunto
Rossi rispondendo a una domanda di Civico, il piano di
riorganizzazione e di riassetto è sospeso solo per quanto riguarda
la creazione del “polo della liquidità”. Consorzio dei comuni e
Giunta hanno infatti condiviso l’esigenza di “prendersi una pausa
di riflessione”: in sostanza il progetto rimane sul tavolo, ma
occorre che maturino alcune condizioni soprattutto alla luce delle
richieste delle autonomie locali.
Banda
larga: 87 milioni investiti nelle zone "a fallimento di
mercato".
Borgonovo
Re (Pd), a proposito del risparmio di 2 milioni di euro per
l’efficientamento del settore dell’informatica e delle
telecomunicazioni, ha chiesto se in questo rientra anche, come sta
scritto nella relazione allegata alla delibera, il “dolce
accompagnamento all’età pensionabile”. E ciò senza
prepensionamenti e con l’ingresso di giovani.
Borga
(CT) ha chiesto informazioni sulla partita della banda larga e a ha
poi aggiunto una domanda sul progetto delle gallerie ipogee a
proposito della necessità di tutela dei dati informatici cui ha
accennato il presidente.
Simoni
(PT) ha sollevato la questione delle quote azionarie dei Comuni
che attualmente partecipano alla governance di Informatica Trentina,
sul rischio che la fusione delle due società rallenti l’erogazione
della banda larga alle amministrazioni locali e se sono stati
stipulati accordi di servizi anche per i Comuni confinanti del
bellunese.
Il
presidente Rossi ha risposto confermando che il “dolce
accompagnamento” di alcuni dipendenti verso la pensione è stato
concordato con le organizzazioni sindacali per assicurare anche
affiancamenti in vista delle sostituzioni. E ha aggiunto anche che vi
sono margini rispetto al numero dei dipendenti e al loro costo.
Quanto alla banda larga, alcuni dipendenti che si erano occupati
della costruzione della rete saranno destinati ad attività di altra
natura. E i 2 milioni di euro citati da Borgonovo Re saranno
integrati con ulteriori risorse. Per le gallerie ipogee sono stati
attivati contatti con altre regioni e la Provincia di Bolzano con
l'obiettivo di diventare uno dei tre poli nazionali dei data center.
La Provincia di Trento si candiderà come polo unico anche in
relazione a manifestazioni di interesse di privati che potrebbero
individuare nel data center un’opportunità di stoccaggio dei loro
dati.
Sulla
banda larga il contratto è stato firmato a novembre per la posa
nelle zone "a fallimento di mercato", cioè non redditizie
per gli operatori privati, con 87 milioni di euro (40 ottenuti dal
governo) con l'apertura dei primi cantieri proprio in queste
settimane. L’obiettivo è di soddisfare entro il 2020 le richieste
del programma europeo. E ha segnalato che nel sito trentinoinrete.it
è già possibile capire quando la banda larga arriverà nei Comuni.
Infine nella nuova società, che – ha preannunciato Rossi –
potrebbe chiamarsi Trentuno Digitale o Trentino Innovazione Digitale,
la presenza dei Comuni sarà garantita anche nel comitato di
indirizzo della nuova società. Si vorrebbe anzi stringere una
collaborazione ancor più stretta con i Comuni per la gestione di
questi servizi innovativi.
Sì
alle candidature per un posto nel cda del Conservatorio Bonporti.
La
Prima Commissione si è anche espressa con quattro sì e i voti di
astensione di Borga e Simoni, a favore delle candidature presentate
per la nomina di un componente del consiglio di amministrazione del
Conservatorio “Bonporti” di Trento. Accolta la proposta di
Borgonovo Re di segnalare in particolare alla Giunta la presenza tra
i curricula pervenuti alcuni contengono competenze di tipo artistico
e non solo di natura amministrativa. Su proposta di Civico, inoltre,
per due curricola è stata aggiunta l’indicazione che l’incarico
deve essere a titolo gratuito.