Nell'aula del Consigllio provinciale dopo il sì alla mozione di Degasperi sulla Breast Unit
Via alla discussione della riforma del Welfare anziani. Minoranze verso un voto di astensione
L'assessore Luca Zeni, firmatario del ddl della Giunta
Nel
pomeriggio il Consiglio provinciale ha completato l’esame delle
mozioni proposte approvando anche quella di Degasperi per
l’istituzione della Breast Unit, e avviato la discussione finale
del disegno di legge 213 sulla riforma del welfare anziani,
illustrato dall’assessore Luca Zeni. Sono intervenuti anche Cia,
Viola, Plotegher, Borga e Detomas. Le minoranze preannunciano un voto
di astensione.
Via
libera all’istituzione dell’Unità mammaria interdipartimentale
proposta da Degasperi.
In
apertura l’assemblea legislativa ha approvato con 18 voti a favore
e 13 di astensione (della Giunta e della maggioranza) la mozione
proposta da Filippo Degasperi (M5s) per impegnare la Provincia ad
istituire presso l’ospedale S. Chiara di Trento la Breast Unit
(Unità mammaria interdipartimentale), finalizzata alla prevenzione e
alla diagnosi dei tumori al seno. Civettini (CT) ha suggerito
all’assessore Zeni di cercare un accordo con Degasperi vista
l’attenzione dell’Apss a questo tema. Zeni ha risposto
evidenziando di non aver nulla contro la mozione “che prevede quel
che già si fa”, e che tra poche settimane si procederà a
formalizzare l’unità richiesta. Bezzi (FI) ha motivato il voto a
favore della mozione perché spinge la Giunta a procedere con più
forza nell’attivazione della Breast Unit. “Se lei si astiene –
ha lamentato rivolto all’assessore – la sua è una scelta
politica”. Degaperi ha espresso stupore per la posizione
dell’assessore, dal momento che la mozione è una proposta
“neutra”, che non giudica nulla e chiede solo che le disposizioni
esistenti trovino applicazione anche in provincia di Trento che, ad
oggi, non è ancora dotata di questa struttura. Degasperi ha detto di
non mettere in dubbio la buona fede dell’assessore quando afferma
che questa cosa già si fa”, ma il progetto non è stato ancora
concretizzato e la mozione non può che agevolare il percorso
indicato dalla Provincia. “Il mio invito – ha concluso Degasperi
– è solo finalizzato a colmare un vuoto”.
Riforma
welfare anziani, via alla discussione. L’assessore Zeni:
personalizzare i servizi.
Dopo
una sospensione dei lavori in aula chiesta e ottenuta dall’assessore
Zeni per “riordinare le idee” insieme ai consiglieri interessati
al disegno di legge di riforma del welfare anziani da lui proposto, è
iniziata la discussione generale del provvedimento.
L’assessore
Luca Zeni nel suo intervento introduttivo ha
riassunto l’intero percorso, definito “faticoso”, compiuto per
la definizione della riforma. Percorso, ha ricordato, partito un anno
e mezzo fa con un tavolo di lavoro coordinato dall’università
Bocconi. Al Consiglio delle autonomie locali era stato presentato un
primo report sulla base del quale è iniziato un lungo confronto con
i territori con un tavolo appositamente istituito. Dall’analisi dei
dati è emerso il progressivo invecchiamento della popolazione
trentina e ha reso evidente la necessità di modificare il nostro
approccio al welfare anziani. L’invecchiamento, ha osservato Zeni,
non è un fatto in sé negativo perché indica la crescita
dell’aspettativa di vita delle persone nella nostra società. La
scommessa è però che a questo elemento si affianchi anche una
maggiore qualità della vita. Oltre ad evidenziare i molti elementi
positivi del nostro sistema, il tavolo ne ha rilevato la notevole
frammentazione. Per questo la proposta di riforma prevede di passare
da un sistema in cui vi sono diversi soggetti che erogano servizi di
qualità, ma in modo settoriale e un po’ standardizzato, ad un
modello imperniato su un interlocutore unico, lo Spazio Argento, che
elabori risposte flessibili e piani individuali adeguati ai bisogni
di ciascun anziano. L’obiettivo è una gestione più flessibile
delle risorse costruendo percorsi personalizzati da offrire alle
famiglie. Zeni ha ricordato la scelta iniziale di inserire questo
interlocutore unico nell’Apsp, ma che poi è stata preferita la
collocazione nelle Comunità di valle. Il secondo tavolo di lavoro,
che ha concluso il proprio mandato a fine luglio, è entrato nel
merito del “come” Spazio Argento dovrà operare e come i diversi
attori del sistema dovranno collaborare. Zeni ha poi sottolineato
anche l’importante lavoro propositvo svolto dalla Quarta
Commissione del Consiglio attraverso le audizioni dei soggetti del
settore interessati e i contributi raccolti sia dalla maggioranza sia
dall’opposizione. Quest’ultima, ha osservato l’assessore,
“superato lo scoglio istituzionale riguardante il processo di
fusione delle case di riposo, ha apprezzato la revisione della
proposta iniziale”. Dentro Spazio Argento ricade anche il tema
della prevenzione della non autosufficienza degli anziani e delle
alternative all’istituzionalizzazione nella casa di riposo. “Noi
– ha ricordato – siamo il territorio che in Italia ha il più
alto numero di posti letto nelle case di riposo. Abbiamo inoltre una
buona qualità del servizio con una retta sanitaria pari a una media
di 70 euro al giorno, che segnala un investimento importante. Abbiamo
stimato un delta di 90 milioni di euro in più rispetto ad altre
realtà regionali per il maggior numero di posti nelle case di
riposo, e di questo siamo orgogliosi perché in questo modo
rispondiamo alle esigenze delle famiglie. D’altra parte il trend
della popolazione renderà non più sostenibile in prospettiva un
ulteriore aumento di posti letto nelle case di riposo. Dovremo quindi
concentrare le risorse sull’incremento dei servizi domiciliari, sul
co-housing e le tante tipologie di servizio diverso
dall’istituzionalizzazione. Spazio Argento sarà la parte più
operativa del servizio, con i professionisti che interagiscono tra
loro, la messa in rete dei soggetti che si occupano di anziani e le
conseguenti risposte da dare alle famiglie”. Le Comunità di valle,
dove si allocheranno le risorse, dovranno decidere come impiegarle.
Promuyovendo una filiera che unisca agli investimenti dell’ente
pubblico anche quelli delle famiglie. L’obiettivo è dar vita ad un
sistema più sostenibile perché capace di intercettare prima
i bisogni dell’anziano e rallentare così il decadimento verso la
non autosufficienza. La vera sfida, ha sottolineato Zeni, sarà
creare una rete di persone motivate sul territorio. E per questo è
stato importante il coinvolgimento di tutti i soggetti e operatori
interessati sul territorio.
Cia:
legge non negativa ma è sbagliata la scelta delle Comunità di
valle.
Claudio
Cia (Gruppo misto) ha riconosciuto che la legge proposta è
“innovativa” in alcuni punti, come l’istituzione di una regia
unica dei servizi rivolti agli anziani di cui si è sempre parlato
senza mai arrivare a realizzare questo centro. Cia ha ricordato che
nel 1971 il Trentino aveva 20.000 famiglie composte da un solo
componente, mentre oggi questi nuclei sono 76.000, con un incremento
di circa 56.000 unità. Ancora, nel 1971 le famiglie con due
componenti erano circa 27.000 e oggi sono quasi 60.000 con un
incremento di oltre 32.000 unità. Sempre 45 anni fa le famiglie con
6 componenti erano 22.660 e oggi sono 2.622, pari a 20.000 famiglie
di questo tipo in meno. Nel solo capoluogo provinciale, Trento, le
famiglie formate da una sola persona sono il 40% del totale. Occorre
per Cia partire da questi dati per riformare il sistema. Cia ha
evidenziato che nel 2015 gli over 64 erano il 20,7% della popolazione
mentre nel 2017 su 538 mila abitanti queste persone hanno superato le
115.000 unità. Ogni in Trentino ogni 100 giovani ci sono 146
anziani. Nel 2050 gli over 64 saranno 193 mila (+91.000 unità). Le
demenze degenerative in Trentino sono tra i 6.000 e gli 8.000 casi,
che riempirebbero da soli i posti letto a disposizione nelle case di
riposo. Vi sono poi 15.300 anziani affetti da depressione. Questi
problemi aumentano il costo della vita delle famiglie, che si scontra
con una previdenza semrpe meno favorevole a chi invecchia. Nel 2017
abbiamo circa 30.000 pensionati che percepiscono 500 euro al mese. Se
questi diventano non autosufficienti non potranno permettersi
l’assistenza e le cure necessarie. Nel 2017 il Comune di Trento ha
denunciato un aiuto del 20% per il pagamenti di affitti e bollette.
Questa proposta di riforma non è negativa per Cia ma la collocazione
nelle Comunità di valle è sbagliata perché più ci si allontana
dal livello comunale e più i problemi delle singole persone e
famiglie diventano solo delle pratiche burocratiche da evadere.
Viola:
giusto superare la frammentazione, ma rivalutare l’autofinanziamento
delle Apsp.
Walter
Viola (Progetto Trentino) ha ricordato che da due anni si discute
di questa proposta di riforma. A suo avviso la normativa elaborata,
superata la proposta iniziale di creare un’unica Apsp provinciale,
è frutto di un percorso “molto positivo” compiuto con il
contributo di tutti gli attori maggiormente coinvolti. Criticando al
primo report della Bocconi, Viola ha evidenziato che oggi dai 65 agli
80 anni le persone appaiono sempre più attive. Inoltre la media
dell’età di coloro che entrano nelle case di riposo si avvicina
ormai agli 80 anni. Le famiglie trentine tendono a tenere giustamente
i propri anziani in casa, anche a costo di grandi sacrifici e solo
quando questo non è più possibile si rivolgono alle case di riposo.
E ha aggiunto che il 15% dei posti letto nelle case di riposo sono
gestiti da privati e dal privato-sociale che fornisce insieme al
sistema pubblico servizi di grande qualità. Le Apsp si sono
fortemente organizzare negli anni sul territorio provinciale
avvalendosi dell’Upipa. Dunque questo settore in Trentino è già
fortemente presidiato e dai tanti soggetti che operano in esso emerge
una grande ricchezza, insieme alla disponibilità ad assumersi nuove
responsabilità. I due punti qualificanti di questa riforma sono per
Viola da un lato la capacità di mettere assieme servizi
residenzialità e domiciliarità, dall’altro il cosiddetto Spazio
Argento, punto unico di accesso che unisce più funzioni e ruoli. Si
tratta di un riordino che secondo il consigliere migliora il sistema
rispondendo al bisogno di rimediare alla frammentazione esistente.
Viola ha poi ricordato le tre fonti del bilancio delle Apsp: la retta
alberghiera, la retta sanitaria e l’autofinanziamento. Quest’ultimo
è stato sempre sottovalutato ma deriva dalle rendite (affitti o rese
di capitali investiti) e da lasciti che possono essere anche in
denaro. L’autofinanziamento non è quindi di poco conto perché
“dice” quanto una casa di riposo sia radicata nel proprio
territorio di riferimento. Questo indica che se la retta alberghiera
è diversificata ma ancora bassa ciò si spiega anche con
l’autofinanziamento. E il fatto che la retta alberghiera sia più
bassa nelle casa di riposo meno grandi deve porre qualche domanda.
Viola ha richiamato infine gli emendamenti proposti da Progetto
Trentino in Commissione e ripresentati ora in aula per garantire il
coinvolgimento dei soggetti organizzati e rappresentativi del settore
nella fase attuativa della legge, criticando chi vorrebbe invece
ridurre la concertazione. Ha infine insistito sull’esigenza di
puntare sul rafforzamento dei servizi di domiciliarità valorizzando
anche le iniziative del Terzo Settore, e invitato anche a predisporre
un punto di riferimento unitario per i servizi all’interno della
struttura della Provincia. “In Commissione ci siamo espressi con un
voto di astensione – ha concluso – e mi auguro che lo stesso
clima costruttivo si crei anche in aula”.
Plotegher:
investire sulle relazioni sociali per risparmiare in termini di
interventi sanitari.
Violetta
Plotegher (Pd) ha apprezzato molto che la proposta di riforma sia
stata progressivamente rivisitata “dal basso” coinvolgendo tutti
gli attori interessati. Ha poi insistito sulla necessità della
prevenzione e della programmazione degli interventi, a partire da
quelli per la casa. Occorre per Plotegher monitorare le abitazioni in
cui gli anziani vivono per prevenire gli incidenti domestici anche
eliminando le barriere. Domiciliarità, ha aggiunto, non equivale
tanto a servizi ma soprattutto a relazioni. Anche per Plotegher il
cuore della riforma è lo Spazio Argento, che risponde all’esigenza
di collegare diverse professionalità per rispondere al bisogno delle
persone anziani e delle loro famiglie. Famiglie che devono sapere a
chi rivolgersi per affrontare problemi a volte gravi e difficili da
risolvere. Si tratta con lo Spazio Argento di mettere in rete il
ruolo degli assistenti sociali, dei medici di base, del volontariato,
degli infermieri, dei fisioterapisti, perché solo così è possibile
personalizzare le risposte alle domande delle persone e delle
famiglie. Lo Spazio Argento dovrà coordinare questi soggetti,
realizzando finalmente l’integrazione socio-sanitaria attraverso il
“non facile” coordinamento giustamente affidato alle Comunità di
valle. Per la consigliera le Apsp sono aziende pubbliche di servizio
alla persona da non concepire in termini isolati e chiusi, ma come
strutture aperte e rivolte al territorio, portando dentro le Rsa
tutte le relazioni di cui gli anziani hanno bisogno, a partire dalle
famiglie. Riorganizzando anche gli spazi interni agli edifici sede
delle Rsa. Fondamentale è che le comunità di valle definiscano
attraverso il tavolo territoriale sociale un loro piano in
collaborazione con Spazio Argento. Piano che dovrà permettere un
continuo rilancio anche del piano della salute. Fondamentale sarà
inoltre per Plotegher assicurare il monitoraggio della situazione
degli anziani perché attraverso Spazio Argento sappiano sempre su
chi possono contare per avere una risposta ai loro bisogni sociali e
sanitari. Di grande importanza sarà infine per la consigliera anche
garantire un budget unitario per integrare le risorse sociali e
sanitarie da finalizzare soprattutto alle reti di prevenzione e ai
care givers per non lasciare sole le persone anziane. “Investendo
un euro in prevenzione sociale – ha spiegato la consigliera –
sarà possibile risparmiarne almeno 5 di interventi sanitari”.
Questo comporterà una forte responsabilità da parte degli
amministratori delle Comunità di valle.
Borga:
voto di astensione per la mancata fusione, ma disegno ancora troppo
accentratore.
Rodolfo
Borga (CT) ha osservato che quella che con un eccesso di enfasi è
stata presentata come una grande riforma è in realtà un
provvedimento che ha un’impronta fortemente accentratrice che non
garantisce né l’efficienza né i risparmi annunciati. Analogamente
nel recente passato non ha prodotto alcun risparmio, anzi, la
creazione delle Comunità di valle. In ogni caso Borga ha
preannunciato il voto di astensione del proprio gruppo. E ha poi
evidenziato come né la relazione illustrativa del ddl né gli
interventi a sostegno di questa riforma evidenzino che il problema
demografico dell’invecchiamento della popolazione discende
soprattutto dal forte calo delle nascite e dalla conseguente
progressiva difficoltà per le famiglie di farsi carico delle
esigenze di assistenza degli anziani. Comunque per il consigliere il
nuovo modello organizzativo di welfare anziani potrebbe produrre dei
benefici. Borga ha detto di non condividere in particolare, perché
si tratta di “un’affermazione propagandistica”, il tentativo di
“spacciare questa legge come una riforma che darebbe responsabilità
ai territori che potranno così modulare i servizi sulle esigenze
degli anziani”. Non è così perché, ha ricordato il consigliere,
emerge chiaro dal testo del provvedimento che sarà la Provincia a
stabilire gli indirizzi che le Comunità dovranno rispettare e a
definire le politiche. “Si millanta una grande devoluzione di
competenze ai territori – ha osservato Borga – quando è evidente
che nonostante il parere richiesto alla Commissione consiliare
competente e al Consiglio delle autonomie locali sarà la Giunta a
dare attuazione con i regolamenti alla legge”. Non si venga a
spacciare questo ddl come “una iniezione di autonomia e di
responsabilità” a favore dei territori, perché il testo affida
alla Provincia il compito di individuare tutti gli obiettivi e alle
Comunità quello di eseguire le direttive impartite da Trento. Le
Comunità di valle sono ridotte ad uffici periferici della Provincia.
Per Borga questo è un forte accentramento che potrà anche
funzionare, ma questo si vedrà. Si tratta a suo avviso di cercare il
più possibile la flessibilità nella gestione del sistema dei
servizi e di ridurre al massimo la burocrazia. In ogni caso
l’adeguatezza e la sostenibilità di questo sistema si welfare per
gli anziani si potrà misurare solo nel medio se non nel lungo
termine. Il problema quindi si pone, ma è evidente che non si
possono continuare a costruire case di riposo o che l’ente pubblico
si occupi di tutto. Meglio per Borga valorizzare chi opera nel
privato sociale e le Apsp che sul territorio già offrono nuovi
servizi in questo settore, sfuggendo alla pretesa dell’ente
pubblico di controllare tutto fino all’ultimo centesimo. Questa è
la strada che la Giunta avrebbe a suo parere dovuto perseguire con
questa riforma. Occorre per questo un sistema di accreditamento che
assicuri che il servizio reso sia all’altezza e per garantire che
chi lavora in questo settore abbia requisiti tali da garantire
prestazioni adeguate. “Non mi pare però – ha concluso Borga –
che l’impostazione di questa riforma vada nella direzione della
responsabilizzazione dei territori”. Il consigliere ha spiegato che
il suo voto non sarà contrario perché si è evitata la fusione
inizialmente proposta.
Detomas:
la sfida della riforma richiede il contributo di tutti gli attori
pubblici e privati.
Giuseppe
Detomas (Ual) ha espresso soddisfazione per il lavoro della
Quarta Commissione da lui presieduta che ha esaminato il ddl. Il
quadro generale è preoccupante perché impegna chi governa ad
assumere decisioni difficili per fronteggiare questa sfida. Per
questo l’obiettivo è mettere insieme le risorse del pubblico e dei
privati. Questa sfida misura la capacità della società di
affrontare queste tematiche che riguardano il futuro di tutti.
Detomas ha ricordato gli ordini del giorno da lui presentati per
accogliere il contributo di tutti gli operatori e i soggetti che
potranno contribuire ad affrontare adeguatamente questa sfida.
Alle
18.30 il presidente Dorigatti ha sospeso i lavori che riprenderanno
in aula alle 10.00.