Conclusa la sessione del Consiglio provinciale in aula prima della pausa estiva
Finita la discussione sul Defp e approvata la risoluzione della maggioranza
Respinto il testo proposto da Rodolfo Borga (foto)
Dopo la votazione
dell’assestamento di bilancio (22 sì e 11 no) si è aperta la
discussione sul Documento di economia e finanza provinciale,
introdotto dalla normativa nazionale sull’armonizzazione dei
bilanci. Il Consiglio ha approvato la risoluzione, con 21 sì e 9 no,
dei capigruppo della maggioranza. Il Defp contiene l’analisi
dell’economia e della società trentina; il quadro della situazione
della finanza pubblica e le ipotesi di miglioramento; le azioni
programmatiche per il periodo di validità del bilancio
programmatico. Il quadro socioeconomico descritto dal Defp è di un
Trentino con un Pil pro – capite di 33 mila euro; un numero di
occupati che, nonostante la crisi, è cresciuto dal 2008 al 2015 del
3%. Una popolazione a rischio povertà che si colloca ad un tasso del
13,6% a fronte del 28,3% nazionale e del 24,4% dell’Europa; un
tasso di scolarizzazione superiore dell’87,5% rispetto al 79,4% del
resto d’Italia. I punti di debolezza sono la ridotta dimensione
delle imprese, la loro limitata internazionalizzazione, la scarsa
presenza di settori produttivi ad alta intensità tecnologica. Il
Presidente Rossi non ha svolto la relazione sul Defp, rifacendosi a
quella sull’assestamento di bilancio.
Sono state invece
presentate due risoluzioni sul Documento di economia e finanza, uno
dei capogruppo della maggioranza, come detto approvata, con la quale
si punta a salvaguardare i livelli di coesione sociale e a perseguire
obiettivi di qualificazione della spesa pubblica per garantire
risorse per la crescita del territorio. La risoluzione presentata da
Rodolfo Borga (Civica Trentina), non accolta dalla Giunta e quindi
non messa ai voti, parte da un’analisi molto meno ottimistica
rispetto a quella della Giunta: la popolazione a rischio povertà è
passata dal 7,5% al 13,6% mentre in Alto Adige è accaduto il
contrario; la disoccupazione è passata dal 2,9% al 6,8%; preoccupa
il consistente calo delle risorse pubbliche che, per gli
investimenti, passeranno dall’1,2 miliardi del 2009 – 2013 ai 700
milioni del 2014 – 2018. Per Borga la piccola dimensione delle
imprese potrà anche non piacere, ma rappresenta comunque la fonte
principale di ricchezza, quindi il consigliere della Civica propone
azioni per misure a sostegno delle ristrutturazioni anche per il
miglioramento energetico.
Inoltre, l’utilizzo del
Fondo strategico per realizzare opere con dimensioni e
caratteristiche che le rendano appaltabili in breve tempo e
accessibili alle nostre imprese.
Borga, il Trentino non
è il paradiso descritto dalla Giunta.
Borga ha presentato anche
un emendamento alla risoluzione della maggioranza per introdurre gli
interventi per le ristrutturazione edilizie e energetiche.
Emendamento che ha ricevuto il no di Rossi, mentre quello
sull’utilizzo del Fondo strategico è stato “bocciato” perché
già previsto dal bilancio. Ma soprattutto, ha detto Rossi, il no
deriva dal fatto che una risoluzione non può contenere previsioni
così particolari. Borga ha ribattuto che i parametri economici del
Trentino sono tutti in calo. Dati ha detto, che contraddicono la
visione onirica del Trentino esposta dal Presidente della Giunta e da
Passamani dell’Upt. Altro capitolo affrontato da Borga quello del
debito che, come si trova scritto nel Defp, deriva dalle scelte fatte
nella scorsa legislatura e negli anni del centro sinistra a fronte di
una difficoltà, vista la crisi immobiliare, di far fruttare il
patrimonio edilizio pubblico. Le fusioni e le gestioni associate dei
comuni, poi, costeranno di più. Inoltre, si prospetta una riduzione
delle agevolazioni fiscali e si prospettano tagli nella sanità. La
proposta di risoluzione, ha detto il consigliere, non sarà frutto di
una grande visione ma parte dalla constatazione che avremo di fronte
anni difficili e quindi si propone di appaltare opere realizzabili,
mobilitando il risparmio privato, in Trentino cresciuto dell’8%,
con l’incentivo alle ristrutturazioni. Nel Defp, ha poi
sottolineato, manca del tutto il riferimento al quadro istituzionale
a fronte di continue frizioni tra Rossi e il Presidente del
Consiglio, Dorigatti e, soprattutto, nonostante un referendum
costituzionale e l’attacco di Bolzano alla Regione. Assente anche
il tema della sicurezza anche se il clima è sempre più pesante con
intimidazioni e atti di arroganza crescenti. Infine, Borga è tornato
sulla questione della peronospora che non è certo una moda del
momento, sta creando milioni di danni e per la quale la Giunta non
accetta di modificare un protocollo più rigoroso rispetto a quello
dell’Alto Adige che ha un’immagine migliore della nostra.
Degasperi, le stime di
crescita vengono regolarmente smentite.
Filippo Degasperi (5
Stelle) ha detto che il vero titolo del Deft sarebbe: il Trentino che
non c’è. Il documento contiene previsioni da mago Silvan che
puntualmente vengono clamorosamente smentite. Basti osservare la
differenza tra le stime sul Pil e la realtà, così per la crescita e
la disoccupazione. Tra l’altro, ed è strano, ha aggiunto, visti i
molti suggerimenti sulla scuola, non sono state inserite le
previsioni di Confindustria che, in caso di vittoria del no al
referendum, prevede un calo del Pil fino al 2018 del 4%. C’è la
crisi della grande industria, a partire dalla Marangoni; c’è
quella del credito e non si parla mai del ruolo del Medicredito che
appartiene alla Pat e alla Regione. Anche il confronto con le regioni
del Nord Italia, ad esempio il Veneto, non vede il Trentino nella
testa della classifica. Anche per ciò che riguarda la pressione
fiscale nel Defp si tratta di sogni anche perché, in realtà, si
dice che si vogliono ridurre le agevolazioni fiscali. Altro capitolo
il ruolo di Cassa del Trentino che, ha detto Degasperi, presta i
soldi alla Pat a tassi che sono tutt’altro che di favore. Sui
derivati gli attacchi di 5 Stelle sono stati tutt’altro che
strumentali, come ha confermato la Corte dei conti, e fa specie, ha
aggiunto, che il direttore sulla stampa abbia detto di non essere un
esperto di derivato e che si affiderà ad un esperto. Il consigliere
5 Stelle ha contestato poi gli incarichi del direttore generale che
percepisce già uno stipendio di 140 mila euro.
Fasanelli, troppo poco
per i comuni.
Massimo Fasanelli (Misto)
ha detto che i 213 milioni per i comuni non sono un granché e sarà
difficile utilizzare questi investimenti in breve tempo. Così come i
47 milioni dello Stato sulla banda larga verranno assegnati nel 2018.
Altri fondi non saranno utilizzabili fino a quando non sarà trovata
un’intesa con la Ragioneria dello Stato. In sintesi, ha detto
Fasanelli, questi 213 milioni sono perlopiù sulla carta. Per il
consigliere, però, manca, soprattutto, una visione politica.
Critiche le valutazioni della scelte della Giunta, improntate alla
peggiore burocrazia, sulla situazione dei viticoltori in seguito
all’epidemia di peronospora che non è assicurabile, e sta creando
milioni di danni. Di più si poteva fare per i comuni ma anche per le
aziende che sono decisive per le entrate fiscali che sono già calate
del 17%.
Civettini, basta
strumentalizzazioni dell’emigrazione trentina.
Claudio Civettini (Civica
Trentina) ha detto che la realtà del Trentino è quella delle
piccole aziende e da qui si deve partire. Critiche dure da parte del
consigliere alle associazioni degli emigrati trentini legate al Patt.
Emigrazione che dev’essere seguita, ha detto, direttamente dalla
Provincia per evitare strumentalizzazioni.
Fugatti, l’autonomia
si giustifica solo se siamo davvero i migliori.
Maurizio Fugatti (Lega) ha
contestato le valutazioni positive contenute nel Defp, un quadro del
tutto diverso da quello presentato da Rossi nella manovra del 2014.
Nella tabella fornita allora la variazione del Pil era dello 0,7%
contro il 7% del nord est fino al 2008 e, durante la crisi, precipitò
più del resto delle regioni limitrofe. Un quadro fosco che, a detta
di Fugatti, venne tracciato da Rossi per distinguersi da Dellai. Il
Trentino, di fronte ad una crisi delle autonomie, deve dare di più
perché altrimenti lo Stato e le altre regioni si chiedono i motivi
di questa nostra specialità. Si devono poi guardare in faccia le
criticità. Vedere i problemi della cooperazione, che rimane un
architrave del Trentino, in particolare del credito cooperativo.
Anche nel settore della ricerca abbiamo dati esempi come quello di
Trento Rise e non ci siamo per nulla distinti. In generale, dire che
il Pil tra il 2007 e il 2014 è calato del 4% rispetto all’esatto
contrario dell’Alto Adige, non ci procura certo una grande
immagine. Come, del resto, ha ricordato Fugatti, confermano i dati
sulla nostra economia della Banca d’Italia, in base al quale il
Trentino perde nettamente la partita con il Sudtirolo. Inoltre,
Fugatti ha gettato sospetti sulla riforma costituzionale Boschi che,
secondo lui, non dà alcuna garanzia alla nostra autonomia,
contrariamente alla riforma del 2006 bocciata dal referendum
sostenuto dal centro sinistra. Critiche, infine, alle operazioni
finanziarie della Giunta.
Viola, si sta
distruggendo la politica.
Walter Viola (Progetto
Trentino) ha detto che la risoluzione di Borga va nel senso di scelte
che sono state fatte in passato anche della Giunta e che hanno
funzionato per il sostegno delle piccole imprese. Piccole imprese che
sono il 96% della nostra economia e un 96% non può essere un
problema perché altrimenti dovremmo dire che l’economia trentina e
malata. Sulla finanza pubblica ha ribadito che il debito, seppur
solvibile, irrigidisce i bilanci futuri e quindi c’è il dovere di
ristrutturare la spesa pubblica. Difficile, d’altra parte,
mobilitare i finanziamenti privati perché la Pat e gran parte della
società trentina dovrebbero cambiare pelle. Basti pensare al ruolo
della Federazione delle cooperative che, in molti casi, ultimo quello
del “La Ruota”, non riesce a tutelare i soci delle coop con
controlli efficienti. Infine, Viola, ha ricordato, citando peraltro
un’intervista di Scalfari, che si sta distruggendo la politica e le
regioni per inseguire “quattro ladri di polli”. Mentre l’80%
delle spese regionali riguarda la sanità, che secondo l’Oms, è
una delle migliori del mondo. E nonostante questo si vuole togliere,
con la riforma della Costituzione, il potere delle regioni perché ci
sono stati episodi di malaffare.
Il Trentino non è
peggiore dell’Alto Adige.
Il Presidente Rossi ha
concluso i lavori affermando che c’è chi cerca di creare paura e
pessimismo per sovvertire il governo di centro sinistra autonomista.
Ma i dati, se si cercano tutti, dicono, come dice la relazione della
Corte dei Conti, che l’Alto Adige ha un numero di dipendenti
pubblici superiori del Trentino. La relazione della Banca d’Italia
stima la spesa pubblica più bassa di quella altoatesina. Migliori i
dati sulla scuola, e dubbi si avanzano, anche sulla stampa, sul
sistema di welfare e sanitaria del Sudtirolo. I comuni trentini, per
quanto riguarda il debito, ne avevano uno di 230 milioni mentre è di
600 in Alto Adige. Anche fuori del Trentino ci si sente dire che
siamo dei privilegiati per il nostro livello di vita e nessuno dice
che usiamo male i nostri soldi. Insomma, non c’è una
rappresentazione negativa del Trentino. Certamente, le preoccupazioni
per un mondo globalizzato, per la sicurezza ci sono, ma non serve
gridare all’arme all’arme.
Cia, una visione che
non corrisponde alla realtà.
Claudio Cia (Misto) ha
smentito la visione del Trentino rappresentata da Rossi, ricordando
la situazione del la Ruota, della Marangoni, del Progettone. Il
Trentino non è un’isola felice, basta andare in piazza Duomo. Una
visione diversa che non viene tollerata dalla maggioranza.