Alla presentazione del volume “Dialogo vince violenza” alla vigilia della Giornata dell'Autonomia
Dorigatti lancia l'idea di una Consulta per elaborare il terzo statuto
Il presidente del Consiglio: "L’Euregio non può essere il cavallo di Troia per abolire la Regione"
La
presentazione del volume “Dialogo vince violenza”- la questione
del Trentino Alto Adige Suedtirol nel contesto internazionale”,
curato dagli storici Guenther Pallaver e Giovanni Bernardini, è
stata l’occasione per il Presidente del Consiglio Bruno Dorigatti
per lanciare l’idea di una consulta per elaborare, anche in
Trentino, un progetto del terzo statuto di autonomia. Dorigatti ha
voluto parlare di questa idea in occasione della presentazione di un
libro che raccoglie le riflessioni e le analisi fatte da un gruppo di
storici e protagonisti di quella stagione politica nella primavera di
un anno fa in un convegno all’Fbk sulla Commissione dei 19.
Commissione che, nella fase più calda della crisi del primo statuto
di autonomia, fu il laboratorio dove vennero gettate le basi
dell’architettura istituzionale dell’autonomia attuale, quindi
del secondo statuto. “A Bolzano – ha affermato in un passaggio
del suo intervento Dorigatti – hanno costruito un percorso mettendo
in piedi la Convenzione per il terzo statuto. Sarebbe stato meglio
partire assieme, ma noi ora vogliamo promuovere una Consulta, aperta
alla più alta partecipazione possibile, per arrivare a un disegno di
legge comune”. Il Presidente del Consiglio ha detto di non
condividere la posizione di chi dice che, in una fase politica
assolutamente sfavorevole alle autonomie, sarebbe meglio stare fermi.
“Sono invece convinto – ha detto Dorigatti – che si deve
costruire un orizzonte condiviso”.
Il
Presidente del Consiglio ha comunque ricordato che la riforma del
titolo V comporta dei rischi, compreso quello di introdurre la
possibilità di modifica dello statuto con legge ordinaria. Anche se
sulla riforma costituzionale, ha affermato ancora Dorigatti, i
presidenti delle assemblee legislative delle regioni e province
autonome hanno avviato recentemente ad Aosta un confronto positivo
col sottosegretario Bressa.
Dorigatti
nel suo intervento di presentazione del volume ha difeso anche il
ruolo e l’importanza della Regione. “Regione – ha detto – che
nel nuovo statuto dovrà essere riconfermata magari con un ruolo
diverso ma fondamentale”. Su questo tema il Presidente del
Consiglio ha fatto rifermento anche all’Euregio. “Non vorrei –
ha affermato – che l’Euregio diventasse il cavallo di Troia per
tagliare la Regione. Magari dicendo: c’è già l’Euregio, ci sono
le due Province e quindi la Regione non serve più”.
Il
clima attorno alle autonomie speciali, ha ricordato il Presidente,
rimane pesante. L’idea che le esperienze autonomistiche hanno fatto
il loro tempo attraversa il mondo politico in modo trasversale, anche
se, ha aggiunto Dorigatti, si sta cominciando a capire che togliendo
l’autonomia a noi non si farebbe del bene al Paese e alle altre
regioni. “Non ha caso – ha affermato – il Veneto, con Zaia, che
chiede giustamente l’autonomia per la sua regione, ha cambiato
atteggiamento”.
Alla
presentazione del libro, momento culturale organizzato dal Consiglio
provinciale per la Giornata dell’Autonomia, hanno partecipato anche
il Presidente della Giunta, Ugo Rossi e il vicepresidente del
Consiglio di Bolzano, Roberto Bizzo.
Il
volume: come il dialogo vinse la violenza.
Il
volume, curato da Guenther Pallaver e Giovanni Bernardini, racchiude
gli atti del convegno che si tenne nella primavera dello scorso anno
nella sede dell’Fbk sulla nascita e il lavoro della Commissione dei
19. Un percorso di analisi e di testimonianze che ricostruisce la
vicenda storica dell’autonomia dai primi progetti autonomistici
trentini e sudtirolesi elaborati subito dopo la Grande Guerra, nel
1919, e che vennero travolti dalla logica centralista e omologante
instaurata in Italia dal Fascismo. Si analizza poi l’avvio
dell’esperienza autonomista nel secondo periodo postbellico, a
partire dall’accordo Degasperi – Gruber, visto come
un’intelligente soluzione politica per ottenere il via libera delle
potenze vincitrici che non volevano affrontare, alla nascita del
confronto tra i due blocchi, cambi di confini e ulteriori
trasferimenti di popolazioni. Ma, i principi della svolta autonomista
dell’immediato dopoguerra non furono sufficienti a realizzare
l’autonomia, anche a causa delle posizioni intransigenti dello
Stato italiano e delle rappresentanze politiche della popolazione di
lingua tedesca. Uno scontro nel quale ebbero un ruolo importante
anche interessi internazionali. Nel volume viene approfondita, senza
reticenze, la partita giocata dall’Austria nella questione
sudtirolese, soprattutto dopo la sua rinascita come stato nel 1955,
così come precisa è l’analisi della lunga e travagliata
elaborazione del secondo statuto. La fase in in cui il dialogo vinse
realmente la violenza perché il confronto politico si mostrò come
unica concreta alternativa alla violenza permanente che ha
caratterizzato il percorso dell’autonomia dalla seconda metà degli
anni ’50 alla fine degli anni ’60. Un dialogo, tra le forze
locali, a livello nazionale e internazionale, che divenne strumento
istituzionale con il secondo statuto. Un risultato che è stato uno
dei grandi successi della stagione del centro sinistra in Italia,
raggiunto anche grazie alle grandi capacità di mediazione di uomini
come Aldo Moro, Silvius Magnago, Bruno Kessler che seppero costruire
l’architettura istituzionale, che sta a fondamento della nostra
autonomia, rinunciando a rivendicazioni storiche più o meno reali. I
padri del secondo statuto riuscirono invece a spostare l’attenzione
su obiettivi concreti e sulla soluzione dei problemi concreti.