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Democrazia diretta, dalle audizioni tanti sì

In Prima Commissione il disegno di legge di iniziativa popolare

Democrazia diretta, dalle audizioni tanti sì

Serie di audizioni oggi in Prima Commissione, presieduta da Luca Zeni (PD), sulla proposta di legge popolare sulla democrazia diretta, il ddl 1 - 328. La Commissione ha sentito Michele Kettmaier della Fondazione Ahref; per la Scuola di preparazione sociale, il presidente Alberto Zanutto; Lucia Fronza Crepaz e Nicola Pietropoli e i sindacalisti Andrea Grosselli della Cgil; Marcello Mazzucchi segretario di Dirpat e Michele Zonta della Fenalt. Un dibattito nel quale è intervenuto anche Stefano Longano del comitato "Più democrazia" che ha proposto questo disegno di legge incentrato sul valore della partecipazione e della democrazia diretta. Una possibile via, questa della partecipazione, per riannodare i rapporti tra cittadini e istituzioni, come ha sottolineato Lucia Maestri (Pd). Un ddl che arriva nel pieno della crisi della democrazia rappresentativa e che può rappresentare una speranza. Anche se, è stato sottolineato soprattutto da Mazzucchi, dal consigliere Rodolfo Borga (Civica) e da Marino Simoni (PT), non mancano i rischi di un appesantimento del processo democratico e decisionale.
Di tutt'altro avviso Lucia Fronza Crepaz e Alberto Zanutto, secondo i quali, invece, una legge sulla partecipazione, come ha dimostrato l'esperienza toscana, permette di "sfruttare" le competenze, spesso grandi, dei cittadini. Di fare emergere quella che i rappresentanti della Scuola di preparazione sociale hanno definito "intelligenza incrementale" che nasce dal confronto di più punti di vista. Dubbi sono stati espressi da Grosselli sull'articolo del ddl che prevede l'abrogazione del quorum sui referendum.
Kettmaier ha invece presentato le esperienze di Ahref sul fronte della democrazia digitale, sul ruolo dei media civici. Mezzi, ha sottolineato, ben diversi dai social media pensati per il profitto e che spingono più alla divisione, semplificato nel "mi piace", che non al dialogo e all'approfondimento. I media civici, ha invece ricordato il direttore di Ahref, hanno invece dimostrato sul campo la loro utilità sul piano della democrazia. Kettmaier ha portato ad esempio l'esperienza fatta dalla fondazione trentina con il ministro delle riforme istituzionali Gaetano Quagliariello. Attraverso i media civici ben 120 mila cittadini hanno partecipato al dibattito sulle riforme, fornendo anche contributi operativi. Solo quattro sono stati i dibattiti scartati perché fuori tema o poco civili.

Kettmaier: i media civici alimentano la democrazia.

Il Ddl, secondo il direttore di Ahref, è interessante ma non tocca il tema della democrazia sul web. Da una ricerca fatta per il Senato dalla Fondazione è emersa l'importanza dei media civici. Ma cosa distingue media civici e social network? Questi ultimi, ha detto Kettmaier, hanno come fine il profitto e quindi non sono sempre utili per la democrazia. Tra l'altro tendono a dividere chi li usa in "bolle" tematiche. E questo perché sono improntati all' "mi piace" e non al confronto. Accanto a questi avanzano i media civici: ambienti nei quali le persone si confrontano e dove le persone si assumono le responsabilità di ciò che scrivono o dicono. I media civici ci permettono, ha detto l'esperto, di sapere cosa davvero succede. Di uscire dallo schema dei media tradizionali che negli ultimi 30 anni hanno dettato l'agenda della politica. I media civici ci permettono anche di stare fuori dai sondaggi che continuano ad interrompere le scelte politiche. Ma i media civici, ha concluso Kettmaier, non possono sostituire la democrazia rappresentativa.
Però, ha sottolineato Zeni, il tema viene sempre posto dalla politica, dall'amministrazione. Non necessariamente, ha risposto Ketmayer, le proposte possono essere lanciate sui media civici anche da comitati e associazioni.
Longano, ha ricordato però che tutto ciò è legato all'uso di internet. Il problema c'è, ha risposto Ketmayer, anche se il Trentino ha un indice altissimo di utilizzo del web.
Utilizzare le competenze dei cittadini.


Alberto Zanutto, presidente della Scuola di Preparazione sociale, ha ricordato che i territori chiedono sempre più un aiuto sul tema della partecipazione. Lucia Fronza Crepaz è partita dalla disaffezione elettorale dei cittadini e questa legge può rappresentare un antidoto a questo grave fenomeno. "Andando a fondo - ha affermato - abbiamo capito cos'è la democrazia diretta e quella deliberativa sul modello toscano o di Feltre. Ci siamo "convertiti". Se c'è un circolo vizioso, che allontana sempre più i cittadini, bisogna avviare un circolo virtuoso e questa legge rappresenta proprio questo". Citando il prof. Gregorio Arena, Lucia Fronza Crepaz ha ricordato che gli istituti della democrazia diretta non sono contro la democrazia rappresentativa. Ma ha aggiunto che "la delega in bianco andava bene nel periodo post bellico dove la popolazione era povera anche culturalmente e impegnata sui bisogni primari. Oggi la società chiede altro, perché da una parte c'è una competenza tra i cittadini che non emerge e dall'altra c'è la complessità dei problemi". C'è inoltre il dovere costituzionale di favorire la partecipazione dei cittadini. Le esperienze finora avviare, prima di tutto quella Toscana, hanno dimostrato che la con una cittadinanza competente, i cittadini diventano attivi e non ostili alle istituzioni.

In Toscana la legge sulla democrazia diretta è nata dai cittadini.

La legge toscana del 2007, ha ricordato Nicola Pietropoli, è nata con un processo partecipativo al quale hanno aderito 4 mila persone. Il Trentino con Toscana e Emilia sono le terre italiane nella quale il capitale sociale ha il più alto sviluppo. E il capitale sociale, ha ricordato il giovane esperto, aumenta con la presenza di strumenti partecipativi.

Ci sono tante luci ma anche ombre.

Per Marino Simoni (PT) su questa legge c'è bisogno di più informazione e partecipazione. In un momento, non dimentichiamolo, non facile visto il clima sociale. Lucia Maestri (Pd), riportando la sua esperienza nel comune di Trento, ha ricordato che, ad esempio, il rapporto tra Comune, Asuc, Usi civici e Consiglio delle donne e anche le Circoscrizioni è stato carente perché non hanno potere reale. Su questo, sul concetto del "potere sul tavolo", bisogna lavorare per creare un vero ruolo decisionale dal basso. "Questo è decisivo - ha detto - per evitare di mettere nelle mani dei cittadini uno strumento fasullo". Secondo Borga (Civica) il ddl ha spunti interessanti anche perché veniamo da 15 anni di mortificazione di ogni autonomia. Anche di quelle istituzionali. Ma tutta questa voglia di partecipare, si è chiesto però il consigliere di opposizione, dov'è? E ha invitato tutti a chiedersi se la classe dirigente di oggi, frutto della volontà popolare, è più elevata culturalmente di quella degli anni '60. Attenzione, ha detto infine, che questa sensibilità verso la partecipazione è di una minoranza ma, attraverso strumenti di democrazia diretta, si possono aprire le porte a interessi particolari. Simoni, sul piano della qualità della classe politica, ha ricordato che nel primo Consiglio regionale del '48 c'erano 34 laureati, allora pochissimi, su 35 consiglieri.

I sindacati: buona idea ma ci sono rischi.

Andrea Grosselli (Cgil) ha affermato che è importante discutere di democrazia diretta. Uno strumento che, storicamente, ha creato innovazione nel nostro Paese. Ma, secondo il sindacalista, questo ddl sul versante della trasparenza è un po' carente. Dubbi della Cgil anche sull'abrogazione del quorum dei referendum.
Per Michele Zonta (Fenalt) la legge apre ai sedicenni e quindi si deve puntare sulla formazione democratica. Tra l'altro Zonta ha ricordato che nelle scuole c'è già l'educazione civica ma le ricadute, come è evidente a tutti, sono scarse. Critiche da parte della Fenalt anche su alcuni articoli del ddl: le soglie di firme troppo basse per avviare le proposte di legge, è dubbi sono stati espressi sull'idea e sul ruolo dei pritani, i 19 cittadini che, secondo il ddl, avrebbero il compito di presentare proposte a Giunta e Consiglio. Dubbi anche sulla soglia di due milioni di euro dei progetti da sottoporre a dibattito pubblico. Per Marcello Mazzucchi, segretario della Dirpat, queste iniziative hanno un nemico: gli eccessi e i facili entusiasmi. "Spesso - ha detto - l' operatività di queste leggi è dubbia". Bene invece l'articolo che parla di scuola e educazione civica. La legge pone a fianco dei cittadini gli enti pubblici e va bene. Critiche sono state espresse anche da Mazzucchi sui 19 pritani. "Qualcosa - ha detto - che somiglia una carrozzone". C'è, insomma, il rischio che il dibattito pubblico paralizzi l'operatività del pubblico. Il segretario di Dirpat s'è detto favorevole invece all'eliminazione del quorum sui referendum.


Allegati
Il documento della Scuola di preparazione sociale
Il testo del ddl