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13/01/2020 - In aula o in commissione

Disco verde per gli aiuti ai separati. Primo via libera al ddl Segnana

Dalla quarta Commissione

Disco verde per gli aiuti ai separati. Primo via libera al ddl Segnana

In allegato, il testo distribuito ai consiglieri

 Disco verde per gli aiuti ai separati. Primo via libera al ddl Segnana

La Quarta Commissione presieduta da Claudio Cia, ha completato oggi l’esame del disegno di legge 39 dell’assessora Stefania Segnana che prevede interventi di sostegno ai coniugi separati o divorziati in difficoltà. Dopo le audizioni del mattino, nel pomeriggio è stato approvato il testo (con 4 favorevoli e 2 astenuti).


La Commissione incontrerà la Sapar

In apertura, il presidente Cia ha comunicato ai commissari la volontà rappresentata dalla Sapar, associazione italiana dei gestori del gioco di Stato, di essere ascoltata in Commissione in merito ai termini per l’entrata in vigore della legge che limita le attività di gioco d’azzardo, prevista per l’agosto prossimo. La Commissione ha individuato una data per l’incontro a fine gennaio



Aiuti ai separati: approvato il disegno di legge Segnana.


Lucia Coppola (Futura) ha annunciato la propria astensione, apprezzando l’arricchimento provenuto dalle audizioni, che può sicuramente contribuire a migliorare il testo, nella consapevolezza che questo tema è trasversale e riguarda tutti, indipendentemente dal colore politico.

Mara Dalzocchio (Lega) ha ringraziato la collega Segnana per la disponibilità dimostrata verso un argomento certamente complicato, trattato qui con un disegno di legge che ha trovato condivisione da parte di tutti i soggetti ascoltati, che l’hanno infatti condiviso ampiamente. Certo, ha aggiunto, non si fa mai abbastanza, ma questo rappresenta un aiuto sostanziale a persone in difficoltà economica, che hanno bisogno del sostegno pubblico.

Alessia Ambrosi (Lega) ha sottolineato l’importanza di indirizzare le finalità di questo disegno di legge ai separati con figli, cercando di verificare le spese sostenute dalle famiglie .

Indubbiamente condivisibili gli obiettivi del disegno di legge, ha notato Luca Zeni (PD), seppure sono possibili delle modifiche migliorative: ci riserviamo di proporre degli emendamenti per l’aula, per contribuire a perfezionare il testo. Se ci si crede sarebbe anche opportuno destinare qualche risorsa in più, ha aggiunto infine.

Paola Demagri (Patt), che aveva individuato fin dall’inizio alcune modifiche necessarie a questo disegno di legge, poi confermate dai soggetti ascoltati, ha comunicato di ritirare i propri emendamenti. Sarebbe infatti emersa la necessità di una revisione di parte del documento. Il ritiro degli emendamenti, ha spiegato, è legato ad un cambio di rotta e mi riservo una riflessione per l’aula, ha aggiunto.

Il presidente della Commissione Claudio Cia ha notato che il testo va nella direzione giusta e fissa l’attenzione su un tema molto sentito sul territorio ed ha invitato l’assessorato a migliorare e modificare il testo alla luce delle numerose osservazioni ascoltate questa mattina, di cui occorre a suo avviso tenere conto.

L’assessora Segnana ha ringraziato i commissari e gli uffici che hanno lavorato su un tema molto importante che vuole dare risposte a persone in grave difficoltà. Un disegno di legge che ha definito “trasversale” perché privo di colore politico. Faremo delle valutazioni sulle osservazioni e riflessioni che abbiamo ascoltato questa mattina, ha aggiunto, che si tradurranno in puntuali modifiche, alcune delle quali sono state già elaborate nella pausa pranzo. Tre gli emendamenti votati: si prevede l’ampliamento del panorama dei beneficiari, per cui si parla di genitroi e non di coniugi, perché sarà poi una delibera di Giunta a definire i criteri e stabilire i punteggi da assegnare a chi ha più o meno figli; le altre due modifiche riguardano la copertura finanziaria della formazione e la sostituzione della parola “minori” con “figli”, includendo dunque anche i figli con età maggiore di 18 anni.

Il documento composto di 5 articoli è stato approvato con 4 voti favorevoli (Cia, Dalzocchio, Paoli, Ambrosi) e l’astensione di Lucia Coppola e Luca Zeni. Relatrice di maggioranza è stata nominata Mara Dalzocchio.


Le audizioni di questa mattina


Nella mattinata di oggi si sono tenute, sempre in Quarta commissione, le audizioni sul ddl Segnana che prevede interventi a sostegno dei coniugi separati e divorziati in difficoltà.


Il magistrato: una proposta di legge lodevole.


Il primo ad essere ascoltato è stato il magistrato Roberto Beghini del Tribunale di Trento che ha definito la proposta lodevole perché il settore è delicatissimo e teatro di conflitti grossi. C’è bisogno di un intervento come questo anche in Trentino, secondo il magistrato, perché la maggioranza delle separazioni e dei divorzi riguarda famiglie che hanno un tenore di vita medio basso e ciò amplifica ovviamente i problemi cone la casa e i mutui. Nella disgregazione del nucleo familiare nella stragrande maggioranza dei casi i mariti sono costretti a pagare il mutuo e in più un affitto precipitando in una condizione di povertà.

Cia ha chiesto, visto che ci sono molti conviventi con figli parlare anziché di coniugi di genitori. Un’idea che potrebbe essere giusta, secondo Beghini, aggiungendo però il termine genitori a quello di separati e divorziati. 

Alessia Ambrosi (Lega) ha chiesto se i problemi riguardano più gli uomini delle donne. Il dottor Beghini ha risposto che nel 90% dei casi è il marito che deve uscire dalla casa coniugale. 

Lucia Coppola (Futura) ha chiesto su questo dati certi perché le statistiche nazionali dicono che è il 60% degli uomini che deve lasciare il tetto coniugale e tantissimi sono i casi nei quali gli obblighi di mantenimento dei figli non vengono ottemperati.

Mara Dalzocchio (Lega) ha sottolineato che il ddl è rivolto a chi è, con figli o senza, in difficoltà.

Infine, il magistrato ha detto che l’articolo 3 che stabilisce che venga messo a disposizione un alloggio pubblico se non c’è una possibilità di trovare una soluzione attraverso la rete familiare, appare limitativo. C’è chi torna dalla mamma a 40 – 50 anni ma è ovviamente psicologicamente complesso quindi ha auspicato una modifica.


Le associazioni: i problemi sono sempre più gravi.


Sandra Dorigotti, presidente di Alfid, ha detto che i problemi vanno affrontati a livello di sistema e ha ricordato che la povertà in Italia e in Trentino è legata spesso alle coppie monogenitoriali, soprattutto le madri. Le finalità del ddl sono positive, ma non si capisce se è destinato solo ai genitori o anche a chi non ha figli. Dorigotti ha aggiunto che si dovrebbero allargare i benefici previsti anche alle unioni civili o di fatto che sono già parificate a quelle matrimoniali dalle norme civili. Riguardi al sostegno economico sarebbe utile chiarire ad esempio quale tipologia di prestiti può essere sostenuta.. Va posta poi attenzione all’anticipo dell’assegno di mantenimento, che sempre più spesso non viene pagato per veri motivi di difficoltà economiche, in modo da precedere il passaggio alla pratica giudiziaria. Sulla casa, infine, secondo la presidentessa di Alfid, sarebbe utile aumentare il punteggio per le case Itea. Rimane fuori dal ddl la previsione di alloggi di vita collettiva per donne e uomini, esperienza che Alfid ha già avviato in quattro strutture. Bene invece l’articolo 4 che mette a fuoco la necessità di interventi di mediazione familiari e di accompagnamento di coppia.

Simona Ticchi della Caritas diocesana ha ricordato che in Caritas arrivano soprattutto padri che sono alle prese con il problema abitativo che rimane quello principale ed è determinante nel far scivolare le persone nella povertà. Molti, ha ricordato, sono i padri separati che cercano una soluzione nei dormitori. Inoltre, il sostegno abitativo è particolarmente importante anche per il lavoro e le relazioni sociali. Importante, per la Caritas, è il sostegno anche alle coppie in crisi che non hanno figli.

Francesco Sbardellati, vicepresidente del Centro aiuti ai papà separati, ma che fornisce assistenza ai genitori al di là del genere, ha detto che l’associazione accoglie con sollievo la legge perché le difficoltà sono sempre più gravi. Ma garantire i benefici solo ai coniugi separati può discriminare le coppie di fatto. Mentre con l’obbligo di residenza c’è il rischio di lasciar fuori le coppie con stranieri. Anche il criterio dell’Icef è pericoloso, secondo Sbardellati, perché molte persone hanno, sulla carta, un reddito o un patrimonio che però, con la necessità di pagare gli alimenti e l’affitto, risulta fittizio. Anche sull’esclusione di chi ha avuto condanne penali va posta attenzione perché spesso le accuse di violenza non vengono confermate in giudizio. Per Sbardellati, in sintesi, vanno evitate le misure che possono emarginare i soggetti già in difficoltà e che spesso vedono i servizi sociali come un rischio perché temono di vedersi portar via i figli. Cia, concordando col vicepresidente del Centro aiuti ai papà separati, ha ricordato che le analisi hanno dimostrato che dei 12 mila bambini casi di bambini tolti alle famiglie in Italia la metà sono risultati ingiustificati.

Massimo Occello, presidente della Consulta provinciale delle politiche sociali, ha affermato che i provvedimenti previsti dal ddl sono molto buoni ma andrebbe aumentata la copertura finanziaria che così com’è prevista, 100 mila euro per il 2020 e 200 mila per il 2021, servirebbe a coprire solo un numero limitato di casi. La vicepresidente Liliana Giuliani ha aggiunto che va fatta una valutazione del numero delle persone che possono accedere a queste agevolazioni con un’ottica preventiva. La valutazione del bisogno, inoltre, è fondamentale, così come quella sull’impatto della legge. Importante è poi l’integrazione dei servizi sociali.

Paola Pisoni, presidente del Forum delle associazioni familiari, ha anche lei sottolineato che a fronte di uno stanziamento ridotto va definito cosa significa grave difficoltà economica che non può limitarsi all’Icef. Inoltre, il provvedimento andrebbe indirizzato principalmente ai genitori. Un altro problema è quello dei prestiti: secondo la presidente del Forum va specificato il motivo dei debiti favorendo quelli fatti per la famiglia. Per quanto riguarda l’esclusione dai benefici di chi ha procedimenti giudiziari in corso secondo la presidente del Forum andrebbero aggiunti, oltre lo stalking, i maltrattamenti in famiglia. Una proposta condivisa da Lucia Coppola. Sbardellati ha affermato invece che l’importante è non togliere la possibilità di una persona di incontrare i figli. Che senso ha, ha detto, ad un padre che è accusato di stalking nei confronti della madre togliere anche la possibilità di vedere i figli?

Rossano Santuari della Famiglia Materna ha espresso apprezzamento per il ddl ma sul sostegno abitativo andrebbe introdotto un punteggio che privilegi le situazioni di difficoltà e la possibilità di finanziare interventi del terzo settore anche nel campo della mediazione familiare. Anche perché l’esperienza dimostra che interventi seri, come le foresterie sociali che portano al recupero della responsabilità dei coniugi, possono evitare le difficoltà di cui si sta parlando. Anche secondo Santuari va fatto uno sforzo con l’Università per studiare più a fondo questo problema sociale.


Gli avvocati: esclusione dai benefici solo a condanna definitiva.


Per l’ordine degli avvocati sono intervenute Lucia Bobbio e Paola Paolazzi. L’avvocato Bobbio ha detto che le difficoltà riguardano soprattutto le famiglie con figli, quindi andrebbe sostituito il termine “coniuge” con “genitore” che comprende sia il coniuge legale che il padre e la madre di fatto. Quando si parla di assegno di mantenimento, inoltre, nel ddl non è chiaro se è per i figli o il coniuge, misura che però, nei fatti, ha aggiunto l’avvocatessa Bobbio, è sempre meno applicata dal giudice. Uno dei problemi emergenti, anche per gli avvocati, è invece quello della difficoltà nell’adempimento degli assegni familiari. Sull’esclusione prevista dal ddl per motivi penali Lucia Bobbio ha detto che, a condanna definitiva, andrebbe prevista anche la decadenza dai benefici. Per quanto riguarda la mediazione familiare nella legge andrebbe citata la convenzione di Instabul che la esclude nei casi di violenza domestica. Lucia Paolazzi ha anche lei insistito sul fatto di utilizzare una formula diversa da quello di coniuge questo per tutelare sia i genitori che le persone che sono marito e moglie di fatto e per avere la massima chiarezza terminologica. Sulle condanne anche non in via definitiva, invece, è chiaro che la norma contrasta col principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza. Lucia Coppola, su quest’ultimo punto, ha detto che ci sono problemi con la violenza di genere. Perché quasi sempre la donna, che spesso rischia la vita, non può certo attendere il giudizio definitivo. L’avvocatessa Paolazzi ha detto di capire queste motivazioni ma la norma è palesemente incostituzionale. Inoltre, l’esperienza dimostra che gli interventi di tipo sociale funzionano molto meglio. La proposta normativa forse potrebbe limitarsi a prevedere la sospensione dai benefici fino alla condanna.


L’Azienda sanitaria: ddl in linea con i nostri servizi.


Per l’Azienda sanitaria sono intervenuti il dottor Enrico Nava, il quale ha detto che il ddl è in linea con i servizi offerti dall’Apss, e la dottoressa Elena Bravi, primario di psicologia clinica e direttore dell’area salute mentale dell’Azienda, che ha affermato che c’è già un investimento sull’educazione alla genitorialità che va preservata indipendente dallo stato coniugale. I consultori lavorano molto sulla preparazione a diventare genitori, anche con corsi dedicati ai papà e alla genitorialità fragile come nei casi delle e dei minorenni. I consultori seguono i momenti solitamente difficili, come la nascita del primo figlio, ma non c’è un’attenzione specifica sul tema delle difficoltà dei padri separati. I servizi dell’Azienda insomma, sono particolarmente dedicati alla prevenzione e alla preparazione. 

Un scelta, ha detto Lucia Coppola, importantissima per evitare e contenere le difficoltà. Cia ha chiesto se ci sono iniziative per aiutare le coppie che vanno in crisi con il primo figlio. 

La dottoressa Bravi ha detto che il tema ha a che fare con la maturità della coppia che spesso è impreparata all’arrivo del bambino descritto socialmente come un fatto solo felice. Però in questi casi la crisi è molto spesso transitoria e quindi può essere affrontata. Diversi sono i casi in cui c’è una conflittualità grave che arrivano ai servizi dell’Apss attraverso il tribunale e di quelli che richiedono un intervento terapeutico in particolare i casi di depressione post parto che, come dimostra la letteratura più recente, riguarda anche gli uomini. Inoltre, c’è un sistema di allerta che prevede la segnalazione alle ostetriche delle gravidanze difficili sotto il profilo psicologico che vanno seguite anche dopo la nascita del figlio. Nava ha detto che la rete di accompagnamento alla nascita rappresenta comunque un elemento di prevenzione primaria e un punto di osservazione privilegiata.


La Cpo: un ddl in alcuni punti vago e ambiguo.


Ultima audizione della mattinata quella della Commissione pari opportunità con Carla Maria Reale e la presidente Paola Maria Taufer la quale ha detto che la proposta va bene anche se ha rilevato alcuni profili sui quali la Cpo richiede chiarimenti: la necessità di avere dati recenti e locali per evitare una visione semplicistica delle contrapposizioni tra coniugi. Il testo, ha aggiunto, è spesso vago e ambiguo e si presta ad incertezze interpretative. Servirebbero, inoltre, fissare una serie di principi per orientare i criteri attuativi della legge. Inoltre, nel testo, menzionando solo i coniugi, si escludono i conviventi con figli e quindi appare discriminatorio. Nello specifico, ha continuato la presidentessa del Cpo, la dicitura “ruoli materno e paterno” andrebbe sostituito con “ruoli genitoriali” per evitare visioni stereotipate della genitorialità e discriminazioni di genere. Un passaggio dell’articolo due, inoltre, sempre secondo la Cpo, sembra suggerire che le condizioni di indigenza siano causate dalle sentenze del giudice screditando quindi l’organo giudiziario. Infine, per quanto riguarda l’esclusione dai benefici di chi ha compiuto reati, la Cpo auspica che l’articolo venga applicato, escludendo anche l’accesso alla mediazione familiare e all’assistenza, a tutti i casi di violenza verso i coniuge e compiuta davanti ai figli. Vago infine l’articolo che parla della valorizzazione dei servizi socio sanitari e assistenziali.

Lucia Coppola ha condiviso queste osservazioni perché, secondo lei, renderebbero più preciso il ruolo di questo ddl. E ha auspicato, infine, che l’assessore tenga conto delle audizioni. 

Paola Demagri (Patt), sottolineando la necessità di avere dati obiettivi e ha evidenziato che le richieste di miglioramento del ddl vanno tutte nella stessa direzione e hanno lo stesso obiettivo. 

Cia, infine, ha ricordato che l’assessorato ha seguito con serietà e attenzione le audizioni. 


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