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20/03/2019 - Dai Consiglieri e dai gruppi

Infermiera sì, assessora no: la Provincia usa un linguaggio maschilista. Fugatti è d'accordo?

Interrogazione presentata da Paolo Ghezzi (Futura)

Infermiera sì, assessora no: la Provincia usa un linguaggio maschilista. Fugatti è d'accordo?

Chiamato in causa anche il convegno organizzato il 22 marzo da Segnana e Bisesti

Infermiera sì, assessora no: la Provincia usa un linguaggio maschilista. Fugatti è d'accordo?

"Infermiera sì, assessora no: la giunta provinciale usa un linguaggio sessista" s'intitola un'interrogazione, la numero 356, appena presentata da Paolo Ghezzi (Futura 2018), che evidenzia il mancato rispetto per le differenze di genere dimostrato dall'esecutivo a guida leghista. Ghezzi ricorda che "da anni ormai il movimento delle donne ma anche linguisti e glottologi di ogni genere raccomandano l’uso di un linguaggio rispettoso delle differenze di genere, per superare i pregiudizi maschilisti che tuttora ostacolano il raggiungimento di una piena ed effettiva parità". E che "la lingua italiana è sufficientemente ricca e duttile per consentire la declinazione al femminile di tutte le parole di genere maschile (un esempio per tutti, la tradizionale preghiera “Salve Regina” si rivolge alla Vergine Maria con le parole “orsù dunque avvocata nostra”; e dunque si possono evitare assurdità come “il mio avvocato è molto bella” e cacofonie dal sapore implicitamente dispregiativo come “avvocatessa”).

Il consigliere risponde anche all'obiezione di chi ribatte che molte donne percepiscano come una “diminutio” l’appellativo femminile, e dunque chiedano di essere chiamate “ministro, assessore, avvocato” o “professore”. Per Ghezzi questa "non è certo una buona ragione per non progredire verso un linguaggio corretto e rispettoso per le differenze di genere, anzi semmai è una ragione che rinforza la necessità di questa attenzione."

A sostegno di questa esigenza Ghezzi cita uno studio dell’Accademica della Crusca, una "guida" realizzata dalla Confederazione elvetica e una direttiva del Parlamento europeo recepita dalla Gazzetta Ufficiale nel 2007, che raccomanda alle amministrazioni pubbliche di utilizzare "il più possibile in tutti i documenti di lavoro (relazioni, circolari, decreti, regolamenti, ecc.) un linguaggio non discriminatorio", con sostantivi o nomi collettivi riferiti ai due generi (es. persone anziché uomini, lavoratori e lavoratrici anziché lavoratori). Contrariamente a quanto prevedono questi atti, il capogruppo di Futura 2018 segnala l'attribuzione alle due donne assessore, nella presentazione della squadra della giunta provinciale che appare nel sito ufficiale della Provincia, della qualifica di “assessore”, singolare maschile, esattamente come ai colleghi uomini. E aggiunge che anche l’Elenco Telefonico dei Dipendenti Provinciali, disponibile in rete, recita: “In questo elenco troverete tutti gli impiegati dell'amministrazione provinciale”; "evidentemente – osserva Ghezzi – dimenticando LE dipendenti e LE impiegate, mentre nelle pagine dei dipartimenti si usa, correttamente, il termine “responsabile”, riferito sia alle donne sia agli uomini".

Il capogruppo di Futura 2018 attira infine l'attenzione sul convegno organizzato il venerdì 22 marzo (dopodomani), dall’assessora alle attività sociali e dall’assessore alla cultura, intitolato “Donne e uomini. Solo stereotipi di genere o bellezza della differenza?”, pensato proprio per incentivare la diffusione di una cultura attenta al rispetto e alla valorizzazione della pari dignità e delle differenze. Convegno che paradossalmente presenta nel suo programma ufficiale tre relatrici che definisce con termini maschili: “Stefania Segnana, Assessore alla salute, politiche sociali, disabilità e famiglia della Provincia Autonoma di Trento; Maria Cristina Del Poggetto, medico-chirurgo, specialista in psichiatria, specialista in psicoterapia sistemico-relazionale, mediatore familiare relazionale; Maristella Paiar, avvocato, autrice del libro: “Femminicidio. Abuso e violenza: riconoscere e intervenire” (2017)”. A fronte di tutto ciò, Ghezzi conclude l'interrogazione rivolgendosi al presidente della Giunta provinciale Fugatti per sapere se condivida le diffuse preoccupazioni per una cultura maschilista che continua a “passare” attraverso la lingua che usiamo, e se intende rimuovere il linguaggio sessista dalla comunicazione ufficiale della Provincia autonoma di Trento.