Antonia Menghi, introdotta dal presidente Dorigatti, ha presentato la Relazione delle attività 2017
La Garante dei diritti dei detenuti: a Spini servono più investimenti per lavoro, struttura e personale
In allegato, alcune foto e il testo integrale della Relazione 2017.
Su
315 detenuti presenti ora nella Casa circondariale di Spini di
Gardolo (costruita a spese della Provincia nel 2010 e che secondo il
Dap, Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, potrebbe
ospitare al massimo 418 persone), si contano 21 donne e 220 stranieri
– la maggior parte dei quali tunisini, seguiti da marocchini,
albanesi, nigeriani e rumeni. La componente straniera, oscillante tra
il 70 e il 73 per cento, è tra le più alte negli istituti
penitenziari d'Italia. Rispetto al totale dei detenuti, 242 stanno
scontando la pena definitiva, mentre gli altri sono in attesa del
primo giudizio, dell'appello o ricorrenti. A fronte di questi numeri,
fino al 4 novembre 2017 le unità di personale della Casa
circondariale erano appena 150, delle quali però solo 121 (17 donne
e 104 uomini) "utilmente impiegate nel servizio di istituto",
vale a dire 93 in meno del previsto (214). Considerata questa grave
carenza e le difficoltà della polizia penitenziaria, la Provincia ha
ottenuto dal ministero l'assegnazione di 30 nuove unità di
personale, arrivate a fine 2017. A Spini mancano però anche
operatori nell'area educativa: dovrebbero essere 6 (ne servirebbero
almeno 5) più una figura di supporto, e invece sono 4. A fornire
stamane questi e altri dati è stata la Garante dei diritti dei
detenuti, Antonia Menghini, che ha presentato alla stampa la
relazione delle attività 2017. Attività da lei avviate appena
ricevuto l'incarico, nell'ottobre scorso, dal Consiglio provinciale
che pochi mesi prima, in giugno, aveva introdotto con legge questa
figura nell'ordinamento. Pur fresca di nomina, in teoria Menghini
dovrebbe già concludere il suo compito a fine legislatura, in
ottobre al pari del Difensore civico, senonché il Consiglio
provinciale potrebbe prorogarle la fiducia avendo eccezionalmente
previsto la rieleggibilità del Garante, tenuto conto della breve
durata del primo mandato.
Dorigatti:
occorre costruire ponti tra chi sta dentro e chi sta fuori.
"Non
è stato facile approvare questa legge", ha ricordato
introducendo l'incontro il presidente del Consiglio provinciale Bruno
Dorigatti. "Il primo tentativo risale alla passata
legislatura, ma solo un anno fa siamo riusciti a condividere la norma
proposta. Oggi – ha aggiunto – sono orgoglioso che incardinata
nel Consiglio vi sia anche l'ufficio del Garante dei detenuti, perché
sviluppare la difesa dei diritti è un segno di civiltà e un
importante elemento di innovazione che qualifica la nostra
autonomia". Plaudendo alla passione dimostrata da Menghini per
l'intenso lavoro promosso in pochi mesi e ben documentato dalla sua
relazione, Dorigatti ha ricordato le iniziative che ancor prima di
approvare la legge il Consiglio provinciale aveva dedicato ai
detenuti: un loro spettacolo teatrale messo in scena anche in città
nel 2016; e una mostra di pittura con le loro opere allestita a
palazzo Trentini. "Oggi – ha osservato il presidente – al
numero di detenuti di Spini non corrisponde l'assegnazione di un
adeguato contingente di personale, e non solo di polizia
penitenziaria ma anche dell'area educativa. Si tratta – ha concluso
– di costruire ponti tra chi sta dentro e chi sta fuori, per
favorire il futuro reinserimento sociale dei detenuti, valorizzandone
le capacità positive con il concorso di tutti i soggetti che possono
fare rete e contribuire a questo obiettivo".
Menghini:
il lavoro è fondamentale per evitare la recidiva e per il
reinserimento sociale.
Dell'impegno
profuso per "fare
rete"
con le istituzioni pubbliche e il privato sociale, il mondo della
scuola e quello della sanità, acquisendo le collaborazioni
necessarie all'affermazione concreta dei diritti dei detenuti, ha poi
dato conto Antonia Menghini, evidenziando, da un lato, "la base
di partenza" delle iniziative già esistenti da rafforzare e,
dall'altro, le criticità da lei rilevate in questi mesi. Dopo
aver ricordato le decine di visite alla struttura di Spini dove ha
incontrato sia il personale sia i detenuti, dedicando a questi ultimi
già più di 80 colloqui personali, Menghini ha ricordato che di
positivo e da
potenziare con altri
investimenti vi sono
le lavorative. "E'
dimostrato – ha osservato Menghini – che il lavoro incide
positivamente sulle recidive e ha quindi un ritorno positivo per il
territorio in termini di sicurezza". Occorre
comprendere che su
questo fronte e in quello della formazione professionale, un impiego
nel privato sociale durante il periodo della detenzione, poi per chi
esce può tradursi in un'attività lavorativa esterna ed è un
"viatico importante
– ha insistito –
per il reinserimento sociale". Fondamentale
è anche l'istruzione scolastica offerta ai detenuti, una parte dei
quali frequenta corsi di alfabetizzazione e
altri assimilati alle
"medie" e al liceo Rosmini di Trento (54 iscritti). Molto
utili e partecipati
sono poi i
corsi della scuola estiva, con 163 detenuti e di grande valore è la
disponibilità di ore
di lezione offerta per
questo da insegnanti
volontari.
Necessarie più risorse per
la manutenzione della struttura e la cura del disagio psichico.
Sul versante delle
problematicità, la Garante ha messo in luce che, oltre alla
sproporzione tra il numero dei detenuti e quello del personale di
polizia penitenziaria e dell'area educativa (il fatto che sole due
ore alla settimana siano dedicate ad attività sportive dipende
proprio dalla carenza di agenti), sono insufficienti le risorse messe
a disposizione dallo Stato per garantire la manutenzione ordinaria
una struttura moderna come quella della casa circondariale di Spini.
Ne è un esempio negativo il secondo piano della sezione femminile
che, inutilizzato, oggi è fortemente compromesso. Terza criticità:
la poca attenzione prestata al disagio psichico e alle malattie
psichiche dei detenuti, problema che può causare gravi conseguenze
ma che risente anche della mancanza di un'apposita normativa.
Menghini ha segnalato che soggetti simili a quelli ospitati nella
Rems di Pergine – struttura detentiva nella quale sono accolte
persone considerate pericolose per la sicurezza, con incapacità che
si sono manifestate al momento dell'illecito – si trovano anche a
Spini, dove però è in servizio per poche ore un solo psichiatra.
"Urgente per i detenuti e il loro possibile reinserimento
sociale – ha concluso la Garante – è quindi investire
sull'istruzione, il lavoro, la formazione e il personale necessario
perché possano impiegare in modo costruttivo il loro tempo".