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14/06/2018 - In aula o in commissione

Prime audizioni sul ddl della Giunta per gestire e abbattere lupi e orsi. Ambientalisti contro

la Terza Commissione concluderà l'esame domani dopo le ultime consultazioni

Prime audizioni sul ddl della Giunta per gestire e abbattere lupi e orsi. Ambientalisti contro

Documenti allegati. Nella foto, Luigi Boitani, esperto del Centro Grandi Carnivori del Piemonte

Prime audizioni sul ddl della Giunta per gestire e abbattere lupi e orsi. Ambientalisti contro

​​​Si sono svolge nel pomeriggio le prime audizioni promosse dalla Terza Commissione permanente presieduta oggi dal vicepresidente Nerio Giovanazzi sul disegno di legge 230 riguardante la gestione di orsi e lupi (proponente assessore Dallapiccola). Per questo provvedimento la settimana scorsa l'aula consiliare aveva votato l'esame con procedura d'urgenza nella prima sessione utile dell'assemblea legislativa in programma il 3, 4 e 5 luglio, previo passaggio dalla Commissione competente. Il testo è formato da un solo articolo che prevede la possibilità per la Provincia di adottare misure di prevenzione e di intervento connesse alla gestione dell'orso e del lupo in Trentino, compresa la scelta estrema di uccidere questi animali, non senza però aver prima acquisito il parere dell'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale). L’ascolto dei soggetti interessati, che proseguirà oggi fino alle 20.00 e riprenderà domani mattina a partire dalle 8.30, ha riguardato il Consiglio delle autonomie, la Magnifica comunità di Fiemme, l’associazione delle Asuc, il Muse e il Centro grandi carnivori. 

Nella seconda parte del pomeriggio sono intervenuti a favore del ddl l'Ente Parco di Paneveggio Pale di S. Martino, Associazione albergatori, l'Unione cacciatori e l'Associazione cacciatori. Molto critici invece i rappresentanti delle varie sigle ambientaliste, che preannunciano ricorso al Consiglio di Stato e accusano la Giunta di puntare con questo ddl ai "saldi di fine legislatura", cercando per ragioni elettorali il consenso degli allevatori meno virtuosi. Casanova (Cipra): "In campagna elettorale i politici hanno girato le valli della regione portando avanti un sottile invito a sparare". "Negli ultimi 50 anni gli allevatori hanno gestito male i pascoli in quota del Trentino, mentre la presenza dei lupi li spingerà a prendersene di nuovo cura".

Domani sarà il turno di Federazione cooperative, agricoltori, apicoltori e allevatori. A seguire, compatibilmente con i tempi utili alla discussione in aula dei primi di luglio, su richiesta della consigliera Borgonovo Re e di alcune associazioni, le audizioni saranno allargate ad altri soggetti da ascoltare nella prima parte della prossima settimana.


Consiglio delle autonomie e consorzio comuni: una norma di buon senso di cui abbiamo bisogno

Paride Gianmoena e Davide Sartori hanno espresso il loro appoggio all’iniziativa dell’assessore Dallapiccola: avere la competenza in Provincia su questa materia è un elemento molto positivo perché è giusto avvicinare le decisioni a chi le situazioni le vive e dunque dare al presidente della Pat la potestà di catturare ed eventualmente sopprimere la fauna selvatica che si rendesse problematica. Si tratta di una norma di buon senso di cui abbiamo molto bisogno, ha proseguito Gianmoena: quando si prendono delle decisioni occorre mettersi nei panni di chi vive in montagna e questo è un provvedimento chiesto proprio da quelle persone. Sono stati sentiti molti sindaci al riguardo, ha detto Gianmoena che, alla domanda diretta della consigliera Borgonovo Re ha risposto che il Consiglio ha sentito espressamente la Valle di Fassa (Canazei), la valle di Fiemme (Cavalese) e il comune di Ala. “A parte quelli consultati, non ho comunque trovato alcun sindaco che abbia manifestato contrarietà a questo disegno di legge” ha aggiunto.


Magnifica Comunità: grave preoccupazione per i pascoli

Assolutamente favorevole il parere a questo disegno di legge di Giacomo Boninsegna, scario della Magnifica Comunità di Fiemme che ha ricordato i 3000 ettari di terreno a pascolo e il proprio patrimonio zootecnico per i quali la comunità è estremamente preoccupata. Una situazione forse sottovalutata che è diventata in brevissimo tempo incontrollata, densa di pericoli non solo per le mandrie e le greggi, ma anche per l’uomo. Boninsegna ha richiamato una delibera della MCF che invitava da tempo la Giunta provinciale a richiedere a Governo e Unione europea la possibilità di intraprendere azioni autonome per arginare la presenza del lupo e garantire la sicurezza dell’uomo stesso.


Asuc: un atto di coraggio della Giunta

Roberto Giovannini, Serena Scoz e Giorgio Locatin sono intervenuti in rappresentanza delle Asuc. Il presidente Giovannini ha ammesso la grave preoccupazione per quanto riguarda sopratutto il lupo. Condividiamo in pieno il disegno di legge, ha detto, che rappresenta “un atto di coraggio della Giunta che mostra di riconoscere la nostra realtà”. Storicamente, ha aggiunto il presidente, è sempre stata ammessa una certa autonomia alla gente che vive in montagna, riconoscendone in questo modo l’importanza e insieme le difficoltà. Queste persone non sono turisti, ma si occupano della cura del territorio, vivere in montagna è sacrificio e passione e occorre tutelare chi vive queste esperienze di vita. Il provvedimento però è importante anche perché concorre alla salvaguardia della biodiversità e per questioni economiche, paesaggistiche e ambientali. Se la gente di montagna non sarà più presente in quota ci saranno delle importanti ripercussioni anche a tutti questi livelli. Dopo Giovannini anche Locatin ha evidenziato i gravissimi problemi che la gente di montagna sta riscontrando a causa dell’aggressività crescente della fauna selvatica, che motivano il sostegno “a questo coraggioso documento”.


Muse: il progetto Life Wolfalps

Paolo Pedrini è intervenuto in rappresentanza del Museo delle scienze di Trento. Il conservatore museale ha illustrato il progetto Life Wolfalps, il ritorno naturale del lupo sulle Alpi in un contesto volto alla conservazione della specie e dell’habitat in aree campione. Si è creato un consorzio tra enti partecipanti con una rete di supporters tra i quali la Provincia di Trento e Bolzano e diverse asscoiazioni del nostro territorio. Si è trattato di un esempio interessante di conservazione che tuttavia ha dato vita a diversi conflitti. Il museo è stato coinvolto in particolare su azioni di comunicazione al pubblico, agli allevatori, ai cacciatori, attraverso un programma di educazione ambientale con le scuole, conferenze e convegni, i cui dettagli sono sul sito del progetto. “Come è stata costruita e che esiti hanno avuto i vostri percorsi informativi”, ha chiesto Borgonovo Re, “visto che appare esserci uno scollamento tra il grande lavoro che avete fatto e la ragionevolezza nell’affrontare il tema in questi giorni”. Pedrini ha spiegato che l’attività sul territorio è partita nel 2012-2013 ed è stata costruita sotto forma di dialogo con il territorio guidato dalla Provincia. E’ chiaro che laddove il lupo arriva e si manifesta il processo si arresta e deve ripartire da capo. “Dal momento che questo animale non ha confini” -si tratta di sei branchi a scavalco con altre regioni- si è chiesta Borgonovo, “che efficacia può avere pensare ad una segmentazione gestionale delle misure pubbliche”?


Centro Grandi Carnivori: quella del lupo è una paura infondata

Luigi Boitani per il Centro Grandi Carnivori presso l’Ente di gestione delle aree protette delle Alpi Marittime e della Regione Piemonte ha detto di occuparsi di lupo da 40 anni, dal primo decreto dell’allora ministro Marcora del ‘71. “Ho seguito l’espansione su tutto l’Apennino, l’avvistamento sulle Alpi nel ‘92 fino all’espansione nell’arco alpino” ha raccontato “e ogni volta che il lupo arriva in un posto nuovo rivedo la stessa storia”. Lo sbandamento dell’opinione pubblica, di chi fa pastorizia, della gente comune. Si tratta, ha spiegato attingendo alla sua pluriennale esperienza, di costruire due barriere nei confronti dei problemi principali: una verso l’opinione pubblica, ovvero fare informazione e distruggere tutte le informazioni false "alla Cappuccetto Rosso". Dal 1700 ad oggi non c’è un attacco provato del lupo all’uomo, tranne alcuni rarissimi casi che non fanno certo testo in Alaska. Il lupo attraversa tutte le notti i paesi nell’Italia centrale, abbiamo 100 lupi nel parco d’Abruzzo, un branco che ha la tana sulla rete dell’aeroporto di Fiumicino, ma nessuno è allarmato perché in realtà non è mai successo nulla. Quindi tutta questa paura è assolutamente infondata. L’altra barriera sono i reali danni alla pastorizia. Il suggerimento alle amministrazioni è quello di fare due conti sull’importanza e sulla realtà del danno nella consapevolezza che la prevenzione è la misura migliore. Certamente è un lavoro in più per il pastore e il compromesso va trovato. Il lupo è una specie che dinamiche di popolazione che lo possono far crescere anche del 30% all’anno, ma si sposta su grandi territori. Al secondo anno d’età il lupo lascia la famiglia e si sposta anche di 1000-1500 km. Questo significa che gestire il lupo e trovare un serio compromesso non lo si può fare a scala di Provincia o di Regione, in questo caso va fatto in un’ottica di arco alpino, sostenendo la possibilità di qualche rimozione chirurgica dove dovesse servire. Al di fuori di quest’ottica siamo fuori dalla direttiva Habitat.

Boitani ha risposto ad alcune domande di Pietro Degodenz, di Donata Borgonovo Re e di Violetta Plotegher. I lupi hanno imparato culturalmente che l’uomo è un animale pericoloso, non c’è bisogno di sparare sempre, loro già lo sanno che possiamo farlo. Il lupo rimane comunque un animale libero, catturarlo è difficilissimo e sterilizzarlo sarebbe poco influente. “Aldilà delle scelte politiche che non mi riguardano”, ha detto Boitani, “il riferimento è la direttiva Habitat firmata dallo Stato (e non dalle Regioni) che pone una condizione per le deroghe, ovvero che la popolazione sia in stato di conservazione favorevole, in questo caso la popolazione di riferimento però è quella alpina. C’è tutto il vantaggio per la Provincia di Trento a collaborare con le altre regioni e sedersi al Tavolo delle regioni alpine che sta tracciando le linee guida sulla gestione del lupo. Difficile prevedere l’impatto del prelievo di un lupo dal branco, dipende dal momento sociale vissuto dal branco. Il lupo in realtà è un animale estremamente opportunista e non si può irrigidire in gerarchie, proprio come l’uomo: prelevare chirurgicamente un animale a caso è dunque eticamente scorretto, oltre che biologicamente inutile.

Giovanazzi ha apprezzato molto l’intervento che ha definito “equilibrato” di Boitano, “che non esclude a priori il prelievo”. Questo provvedimento serve per le persone che vivono in montagna e che hanno paura, ha notato: “serve a dire che ci siamo e vi siamo vicini, mentre lentamente si diffonde la cultura”. Il professore ha replicato facendo riferimento alla bozza di piano nazionale: ci sono 22 azioni in quel piano di cui l’ultima è la possibilità del prelievo. “Eticamente e politicamente pescare solo l’ultima non è da provincia di Trento perché quello che avete fatto con l’orso è di livello molto superiore”. L’assessore Dallapiccola ha osservato che le altre 21 azioni sono già state applicate. Borgonovo Re ha notato che il problema grosso è quello di una corretta e diffusa informazione, a fronte del messaggio continuo che anche i media locali fanno passare di animali sbranati: come facciamo, si è chiesta, a intercettare i gruppi economici, i cittadini, le categorie e individuare gli strumenti che meglio funzionano, i percorsi che consentono di rendere razionale l’approccio a questo tema? Boitani ha dissentito con l’assessore che non tutte le azioni sono state attuate, due su tutte il coordinamento territoriale alpino e l’approccio partecipativo, che ha fatto ultimamente anche la Francia. In realtà, hanno ribadito dall’assessorato i funzionari della Pat, dando date e contenuti dei tavoli avviati, la Provincia è impegnata da lungo tempo su questi piani. 

​Parco Paneveggio: tutelare gli allevamenti adottando misure adeguate.


Per conto dell’Ente Parco Paneveggio-Pale di S. Martino, il presidente Silvio Grisotto ha ricordato l’importanza anche turistica della zootecnia di montagna per le malghe, le produzioni e il mantenimento delle aree prative e dei pascoli, unico argine all’avanzata del bosco. Si tratta di tutelare gli allevamenti dalla presenza ormai stabile di orsi e lupi, perché il Parco non può rinunciare alla zootecnia estensiva di montagna che maggiormente risulta danneggiata dai grandi carnivori. Il ddl propone di applicare la direttiva Habitat già adottata in altri Paesi europei permettendo l’abbattimento del lupo, che però, ha esortato Grisotto, non dovrà risultare la prima scelta rispetto ad altre iniziative di controllo diretto del predatore. La direttiva andrà attuata con il necessario equilibrio e con cautela. Il direttore del Parco, Vittorio Ducoli, che ha avuto esperienze in altri due parchi in cui il lupo è presente, ha segnalato che in alcune parti d’Italia si è instaurata una certa convivenza con il lupo basata su una certa tolleranza del bracconaggio. Tolleranza per Ducoli assolutamente da evitare perché la Provincia può mettere in campo una serie di misure di sistema che permettano di essere pronti quando la presenza del lupo aumenterà nel territorio del Trentino. Certo, secondo il direttore si può anche prevedere un controllo della specie attraverso gli abbattimenti, ma questo non è che uno degli interventi da mettere in campo. Si possono anche adottare misure per ridurre il danno da lupo riconducendo questo problema ad uno dei rischi d’impresa. La zootecnia è esposta a questi rischi d’impresa che non sono costituiti solo dal lupo. Si eviterà in tal modo un rapporto conflittuale tra la presenza umana e i grandi carnivori. Se il lupo è un valore per la collettività, questa deve poi assumersi l’onere di rendere sopportabile la presenza di questo predatore. Dal punto di vista tecnico, ha concluso Ducoli, si possono prevedere come per l’orso dei prelievi per i lupi problematici, ma servirà un regolamento che permetta di attuare la legge in modo compatibile con la realtà e il quadro del territorio provicniale.

Borgonovo Re (Pd) ha ricordato la morte di sette giovenche avvenuta qualche tempo fa in val di Non a causa di punture di moscerini simulidi. Questo per dire che la natura, ha osservato la consigliera, non è priva di rischi e pericoli per gli allevatori di montagna. Giusto quindi per Borgonovo Re preoccuparsi di individuare strumenti che all’interno del Parco consentono di convivere con elementi naturali come il lupo, che non dipendono dalla nostra volontà e le cui caratteristiche potrebbero anche essere positive a fronte di una gestione adeguata. La legge proposta salta le 21 azioni che dovrebbero precedere il prelievo nella gestione del lupo e rischia di semplificare e svilire quel che di buono esiste nel Trentino.

Giovanazzi ha precisato che il prelievo del lupo è solo una delle possibilità previste dal disegno di legge. “Non è che una volta approvata questa norma si imbraccerà il fucile e si comincerà a sparare ai lupi”, ha avvertito. “Ma a dire solo di no come fanno gli ambientalisti si commettono molti più danni”, ha concluso.

Grisotto ha sottolineato che il Parco può fungere da laboratorio per sperimentare misure di protezione diretta del bestiame degli allevamenti, anche se occorrerà prendere atto della possibilità che queste misure non siano sufficienti. Per questo, ha concluso, insieme al Servizio foreste della Pat bisognerà studiare interventi ad hoc. Il direttore Ducoli ha aggiunto che questo ddl va considerato solo un tassello, e forse neanche il più importante, rispetto ad altre azioni da individuare esercitando la creatività. Manca in ogni caso per Ducoli un quadro normativo nazionale per la conservazione della specie.


Gli albergatori: i turisti apprezzano la biodiversità, ma attenzione ai danni.


Per l’Associazione albergatori del Trentino il vicedirettore, Davide Cardella, ha espresso una valutazione favorevole al ddl, che – ha speigato – garantisce al tempo stesso il mantenimento dell’attenzione prestata della Pat alla biodiversità del nostro territorio, e e una maggiore elasticià e adeguatezza nella gestione di eventuali criticità che dovessero verificarsi. La ricchezza ambientale del Trentino è infatti molto apprezzata dai turisti e anche il progetto Life Ursus ha contribuito a questa percezione positiva. Giusto quindi tutelare la biodiversità, ma sono necessarie anche azioni di informazioni, monitoraggio e contenimento per assicurare una adeguata convivenza con lupo e orso, tenuto conto della natura selvatica di questi predatori, che non devono creare allarmismi ma neppure essere sottovalutati. I recenti danni apportati all’attività zootecnica in alpeggio contribuiscono a diffondere una percezione negativa della presenza del lupo e dell’orso nei nostri ambienti. Questo rischia di danneggiare anche le altre attività economiche, soprattutto turistiche. Occorre per gli albergatori soffermarsi sulla possibilità che la sensazione di pericolo percepita dai residenti e dai turisti e il conseguente basso livello di gradimento verso questi animali, porti ad indicare il nostro territorio come luogo non sicuro per viverci e venirci in vacanza.

Borgonovo Re ha chiesto quale percezione hanno i turisti della presenza di lupi e orsi nelle valli del trentino.

Cardella ha risposto che è per i turisti il valore del Trentino è costituito dall’insieme del contesto ambientale, che è un mix vincente ma anche un equilibrio molto delicato quando vengono “reinseriti” questi elementi diversi. D’altra parte se è vero che l’orso è visto con simpatia, servono regole di approccio nei confronti di questi animali selvatici che non sono cartoni animati come l’orso Yoghi.


Unione cacciatori: No all’eradicazione del lupo, sì alla difesa degli altri animali.


Mario Dallabona, direttore dell’Unione cacciatori del Trentino, ha ricordato che la situazione degli ungulati sull’appennino e sulle alpi non è mai stato tanto abbondante, e questo ha sicuramente favorito l’arrivo del lupo. In Francia hanno autorizzato l’abbattimento del lupo per evitare danni eccessivi ai pascoli. Ogni nazione ha le sue regole, ma le direttive Habitat consentono un controllo di questi animali sul nostro territorio, controllo più o meno leggero o pesante a seconda dei danni derivanti dalla presenza dei grandi carnivori. Certamente il lupo è una specie molto più veloce nell’espandersi e più impattante su altri tipi di animali. L’Unione cacciatori è quindi per una regolamentazione del numero dei lupi. “Come cacciatori – ha concluso Dallabona – siamo fieri di aver contribuito a rendere il nostro territorio ricco rid animali”.

Il presidente dell’Unione cacciatori, Fiorello Segata, ha evidenziato che vi sono situazioni gravi che giustificano l’esigenza di contenere la presenza dei lupi. Questo in particolare alle Vezzene, dove il lupo si è diffuso, gli allevatori sono molto preoccupati e non si vedono più caprioli. Vi sono quindi zone dove è necessario intervenire per risolvere il problema. In tal senso i cacciatori dell’Unione sono disponibili a contribuire.

Renzo Mazzalai, responsabile della rivista dell’Unione cacciatori, ha segnalato che il personale della Forestale che vive ad esempio in valle dei Mocheni, la capra mochena, specie tutelata a livello europeo per la cui protezione vengono erogati contributi Ue. Su Su 60 capre mochene portate in una malga ne sono state sbranate 25, probabilmente dal lupo. Una volta ai pastori dell’Appennino veniva lasciata la facoltà di difendere il gregge dai predatori con un apposito porto d’arma. Personalmente, ha concluso Mazzalai, io non sono per l’eradicazione del lupo, ma il rischio è che a causa di questo predatore alcune specie animali come il gallo cedrone spariranno e i prati saranno abbandonati. Serve quindi una legge apposita per permettere di difendere gli altri animali dal lupo la cui presenza si è sommata a quella, meno dannosa, dell’orso.


Associazione cacciatori: giusto trasferire alla Provincia la gestione diretta del lupo.


Per l’Associazione cacciatori del Trentino, il direttore Ruggero Giovannini ha ricordato l’appoggio dell’organizzazione da lui rappresentata per il progetto di reintroduzione dell’orso e del lupo. L’ACT ha anche sottoscritto un protocollo che impegna gli aderenti a segnalare eventuali predazioni. L’Associazione condivide il ddl soprattutto laddove prevede di trasferire la competenza della direttiva Habitat dallo Stato alla Provincia. Occorrono risposte in tempi ragionevoli che il Ministero non garantisce, riportando il potere d’intervento a livello locale perché è nel Trentino che il problema si pone. Deve quindi essere la Provincia a provvedere. Il giudizio sul provvedimento è quindi favorevole anche per solidarietà al mondo agricolo degli allevatori, in considerazione dell’utilità del loro lavoro. Non si vuole la persecuzione dei grandi carnivori né la protezione assoluta ma un approccio razionale sgombro da posizioni emotive.

Borgonovo Rge (Pd) ha ringraziato le due organizzazioni del contributo equilibrato “anche perché – ha osservato – il lupo non sarebbe cacciabile se il provvedimento proposto diventasse legge”. E ha chiesto se non vi siano misure intermedie più efficaci del prelievo e dell’uccisione del lupo per incrementare la biodiversità.

Dallabona ha risposto che in alcuni grandi parchi negli Stati Uniti la presenza del lupo si è rivelata molto positiva a fronte di un eccesso di ungulati.

Giovanazzi ha sottolineato che questo disegno di legge non va nella direzione di distruggere ma solo di intervenire dove vi è la necessità di farlo.


Le associazioni ambientaliste preannunciato ricorso se la legge venisse approvata. Per Casanova (Cipra) gli allevatori del Trentino hanno gestito male i pascoli in quota e i lupi li spingeranno a prendersene di nuovo cura.


Per l’Ente nazionale protezione animali (Enpa), Ivana Sandri ha precisato che l’organizzazione da lei rappresentata considera il ddl della Giunta "incostituzionale perché si pone al di sopra dello Stato di cui le Province autonome di Trento e Bolzano fanno parte". Lupo e orso sono specie protette da tutta la legislazione vigente e non solo dalla direttiva Habitat. La Pat violerebbe sia le leggi nazionali sia la Costituzione con il tentativo insito in questo ddl di scavalcare il Ministero dell’ambiente per chiedere direttamente il parere all’Ispra. A fronte di un ddl illegale, formulato in modo ambiguo e generico, c’è da chiedersi a chi giovi tutto questo e perché la Pat voglia intraprendere una strada fallimentare. L'iniziativa si spiga solo con la ricerca di ottenere consensi politici suscitando paure e con ragioni elettorali. Si cerca infatti per Sandri il sostengo di allevatori e agricoltori che non si comportano in modo virtuoso. Fin d’ora, ha concluso Sandri, Enpa annuncia che se venisse approvato questo provvedimento il proprio ufficio legale lo impugnerà davanti alle autorità statali competenti.

Per la Lav Trentino, Simone Stefani ha detto che la Provincia sta facendo da qualche tempo capriole per ottenere la gestione diretta dell’orso e del lupo, gettando alle ortiche le procedure d’intervento previste da autorità scientifiche come l’Ispra. Si sostiene che il lupo è pericoloso per le persone quando tutti sanno che non è così. Sono falliti i tentativi della Pat di modificare lo Statuto speciale e di forzare la mano alla conferenza Stato-Regioni per ottenere un'autonoma gestione delle deroghe sulla protezione di lupo e orso previste dalla direttiva Habitat. Fino a quest'ultimo tentativo costituito dal ddl, giudicato da Stefani "uno sparo elettorale", sempre ricondusibile alla manovra con cui si vorrebbe trasferire alla Provincia la gestione diretta di lupo e orso. Ma la Pat pecca di presunzione perché questa materia non è di sua competenza. Il contrasto è anche con il Dpr del ‘97, regolamento che disciplina l’attuazione della normativa nazionale. L’eventuale approvazione del ddl comporterebbe quindi la violazione sia della direttiva Habitat sia del regolamento da cui è attuata. La Terza Commissione, ha concluso Stefani, ha tutti gli elementi per giudicare illegittimo questo ddl, che va quindi censurato nella sua interezza. La politica trentina deve favorire la permanenza delle attività umane nei territori popolati da orsi e lupi spingendo gli allevatori ad adottare misure di tutela del bestiame diverse dall’abbattimento dei grandi predatori.

A nome della Lega per l’abolizione della caccia, Caterina Rosa Marino ha osservato che i lupi non si riproducono all’infinito ma in modo proporzionale al territorio in cui vivono. Non vi sono infatti mai troppi animali carnivori nell’equilibrio della natura, ma tanti quanti la catena alimentare consente. Gli allevatori hanno sempre protetto il bestiame dai predatori con buone pratiche, attraverso i cani e i recinti. Vi sono allevatori che accettano qualche piccolo sacrificio per convivere con il lupo negli stessi territori. Questi allevatori virtuosi vanno incoraggiati. Tutti gli altri andrebbero invece adeguatamente informati. Altrimenti la politica crea un allarme ingiustificato. Il mondo degli allevatori ha una scarsa attitudine all’aggiornamento e all’informazione scientifica, aggiornamento e informazione che la politica ha il dovere di incoraggiare e non di scoraggiare. Vi sono inoltre milioni di turisti che apprezzano la biodiversità, a patto che tutti gli animali della fauna selvatica, compresi lupi e orsi, siano tutelati. I turisti non apprezzano invece le amministrazioni "sparatutto". Perché prendere il fucile e non spegnere invece i diffusori di sostanze chimiche che causano il cancro? Perché non mettere in sicurezza le discariche più pericolose che avvelenano l’acqua e il cibo? Occorre smetterla di sollecitare le paure irragionali che portano alla distruzui9one dell’ambiente.

Per il Wwf, Aaron Iemma ha ribadito che anche la propria organizzazione è pronta a presentare insieme a tutte le altre un apposito ricorso al Consiglio di Stato contro il ddl, per l’evidente mancato rispetto delle norme in materia di tutela della biodiversità. Gli abbattimenti di orsi e lupi nelle aree montane causano, com'è noto, solo un aumento del conflitto e molte più predazioni. Non vi è quindi giustificazione alcuna per modificare l’attuale regime di deroga per lupo e orso, anche perché Regioni e Province autonome possono già chiedere l'abbattimento di alcuni esemplari senza necessità di scorciatoie.

Per Cipra (Commissione internazionale protezione delle Alpi), Luigi Casanova ha criticato duramente il tour nelle valli del Trentino dell’europarlamentare Dorfmann e di altri esponenti politici, che anziché promuovere una cultura della montagna hanno rivolto al mondo venatorio "un sottile invito a sparare", pur avvisando che sparando al lupo si rischia il penale. Per Cipra quindi, i politici si sono serviti del tema lupo per la loro campagna elettorale. "Se – ha protestato – l'autonomia del Trentino e della Provincia di Bolzano vengono usate per permettere il libero abbattimento di orsi e di lupi, è meglio non avere una simile autonomia, che ha invece bisogno di qualità e di eccellenze. L’autonomia va usata per il bene comune e non per gli interessi di alcune parti politiche in campagna elettorale", o per invitare sottilmente al bracconaggio. Occorre per Casanova lavorare tutti assieme per le biodiversità. Il lupo è una specie ombrello che segnala la presenza di una qualità naturalistica ancora rilevante. Per questo va conservata e sostenuta nella sua diffusione. Come va sostenuto il mondo degli allevatori dell’arco alpino, ma non solo con i contributi come avviene nelle due Province autonome. Gli allevatori, secondo Casanova, in questi 50 anni hanno gestito male i pascoli d'alta quota del Trentino, mentre la presenza del lupo li spinge a lavorare bene, seguendo il loro bestiame. Il lupo induce gli allevatori a curare i pascoli in quota in modo molto più virtuoso di quanto non sia avvenuto fino ad oggi. Questo ddl frettolosamente portato avanti dalla Giunta, per Cipra va quindi ritirato perché le competenze sul lupo e l'orso siano mantenute in capo allo Stato. Due i compiti che la Pat dovrebbe accollarsi: il primo è il potenziamento del monitoraggio del lupo sul territorio, il secondo è una formazione seria a favore di tutte le categorie economiche interessate del Trentino, perché come sull'Appennino i lupi siano considerati amici e non nemici degli agricoltori e degli allevatori.

Marco Tessadri di Mountaine Wilderness ha osservato che il ddl sembra fatto in fretta e furia a fini propagandistici, formato com'è da solo articolo di legge introdotto per poter uccidere i lupi. Articolo che prevede motivi di ogni tipo per poter abbattere i lupi. Ma il lupo e l’orso sono fauna selvatica da proteggere come il resto dell’ambiente naturale. Questo ddl, pur appellandosi all’articolo 16 della direttiva Habitat contrasta con la normativa per la gestione del lupo. Non si capisce se il previsto parere preventivo dell'Ispra richiesto dalla Provincia per poter abbattere il lupo sia vincolante. Non sono poi specificate le soluzioni alternative all'abbattimento di cui parla del ddl.

Per Legambiente il vicepresidente Fernando Boso ha ricordato che la capacità portante del territorio trentino è di 20 branchi di lupi, mentre oggi ve ne sono solo sei. Il punto quindi è lavorare alle soluzioni alternative all'abbattimento promuovendo un cambiamento culturale per favorire l’accettazione della specie in quei settori della società non più abituati a lupo e orso. Legambiente si augura quindi un ripensamento da parte della politica provinciale, perché adotti una visione di lungo periodo. Sul lupo, infatti, ha concluso Boso, si gioca una sfida che va oltre la specie.

Per Lipu e Pan-Eppaa, Mauro Nones ha ricordato che ieri ad un incontro alcuni esperti europei hanno illustrato il progetto al quale, anche la Pat ha aderito, che prevede la convivenza tra la gente del posto e i grandi carnivori. Ma con questo ddl la Giunta sta però dimostrando una certa schizofrenia, perché o si lavora per questa convivenza oppure si punta all’eliminazione di questi grandi carnivori

Per Italia Nostra del Trentino, Ettore Sartori ha condiviso le opinioni degli altri rappresentanti delle associazioni ambientaliste e aggiunto che "questo ddl fa parte dei saldi estivi di fine legislatura che annacquano tutti i buoni provvedimenti in materia ambientale adottati dalla Pat dopo il disastro di Stava. Provvedimento che hanno resto la legislazione della Pat la prima in Italia sul fronte ambientale. Poi si è progressivamente arrivati a questo ddl proposto per recuperare qualche voto dopo la batosta politica del 4 di marzo cercando di catturare il consenso degli allevatori e di altre categorie interessate. Ma questo, secondo Sartori, alla lunga non pagherà, anzi.

Borgonovo Re (Pd) ha condiviso il fatto che il ddl della Giunta disciplina una materia che non è nella piena disponibilità della Provincia. Tuttavia, ha aggiunto, dalla conferenza Stato-Regioni e dalla Commissione dei 12 è emersa la possibilità di richiedere questa competenza. Il ddl prova a mettere insieme contenuti che stanno dentro la direttiva Habitat, prevedendo solo in termini residuali la possibilità dell'abbattimento, dopo aver valutato le 21 precedenti azioni già previste per la gestione del lupo. Secondo la consigliera è difficile trovare un equilibrio tra le posizioni emerse dalle audizioni. Bisognerebbe a suo avviso costruire un’alleanza di tipo conoscitivo e informativo a favore di quella parte della popolazione che non dispone delle conoscenze che le associazioni ambientaliste potrebbero mettere a disposizione. Si tratterebbe di un’alleanza virtuosa per aiutare questo territorio a comprendere il grande valore costituito anche dalla presenza dei grandi carnivori. "Neanche l’Ente Parco di Paneveggio Pale di S. Martino – ha concluso – si è scandalizzato per questa norma".

Caterina Rosa Marino ha risposto ricordando che gli ambientalisti si sono messi ripetutamente a disposizione per collaborare a questa conoscenza del problema. E ha precisato di non essere contro gli allevatori e gli agricoltori ma solo contro i cacciatori. Si tratta a suo avviso di incoraggiare gli allevatori e gli agricoltori ad adottare misure di precauzione per poter convivere con il lupo.

Casanova ha sottolineato di aver provato invano a dialogare con Ars Venandi, la più disponibile delle associazioni di cacciatori, che non ha mai risposto a questo invito. In novembre vi sarà però un convegno dove a suo avviso si potrà tentare di realizzare l'auspicio di Borgonovo Re. Casanova ha duramente criticato Reinhold Messner per le sue dichiarazioni contro il lupo che distruggerebbe la cultura della montagna. La cultura della montagna secondo Casanova la costruiscono gli allevatori virtuosi, gli escursionisti, un certo tipo di turismo e i nuovi abitanti della montagna, compresi gli immigrati. "Con la prossima legislatura – ha concluso – invece di andare in giro a fare teatro contro lupo e orso sarebbe bene che la Pat si impegnasse nella promozione di una vera cultura della montagna".

Nones, infine, ha giudicato "lodevolissimo" l’invito a un’alleanza lanciato da Borgonovo Re, ma ha aggiunto che questo ddl chiude qualsiasi ipotesi di dialogo e ragionevolezza dando una risposta brutale all'argomento. "Questo provvedimento grida al lupo al lupo – ha concluso – mettendoci su fronti inevitabilmente contrapposti".


Le audizioni sul disegno di legge della Giunta si concluderanno domani mattina e poi la Terza Commissione procederà all'esame e alla votazione del testo.





Allegati
Il documento della Lav
Il documento dell'Associazione albergatori
Il documento dell'Ente Parco Paneveggio Pale di S. Martino
Immagini
  • Luigi Boitani del Centro Grandi Carnivori del Piemonte