In Quinta Commissione
Consultazioni sul programma della CE 2018
Documenti allegati
La
quinta Commissione permanente si è riunita stamane per
esaminare il programma della Commissione europea 2018, sul quale si
sono svolte le audizioni di Sindacati, Cooperazione e Confindustria.
Infine, sono stati ascoltati i funzionari provinciali che hanno
illustrato le modalità di gestione dei Fondi europei da parte della
Provincia.
In
prima istanza si sono svolte le audizioni sulla comunicazione finale
della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato
economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni sul programma
di lavoro della Commissione 2018 “Un programma per un’Unione più
unita, più forte e più democratica”.
Franco
Ianeselli, segretario generale Cgil, unico rappresentante
sindacale presente, ha osservato che la Comunicazione è largamente
condivisibile. L’aspetto su cui vale la pena interrogarsi a suo
avviso è il pilastro europeo dei diritti sociali, creato nel corso
del 2017, che mira a costruire un’Europa efficace ed effettiva dal
punto di vista sociale, a fronte di tre fenomeni come la
digitalizzazione dell’economia, l’invecchiamento della
popolazione e la globalizzazione. Si tratta di un compromesso tra
quello che prevedono i trattati e quello che si può realizzare, un
pilastro giudicato positivamente però anche criticato: “siamo
convinti che servirebbero azioni hard come la creazione di
un’indennità europea a tappeto per la disoccupazione, come forma
di diritto sociale esigibile a livello europeo” perché abbiamo dei
lavoratori che stanno e staranno bene all’interno dell’economia
digitale, ma nel contempo sappiamo quanti posti perderemo proprio in
virtù di questo. Anche a questo proposito, sarebbe interessante
anticipare e ragionare su come a livello locale potrebbero essere
traducibili le previsioni di questo documento, ha aggiunto. Gli
interventi possibili -e non risolutivi- possono essere l’investimento
sul sapere e sull’apprendimento permanente, con la costante
valutazione e verifica di questi investimenti.
Uno
dei consiglieri della Civica Trentina
presenti ha
osservato che questo meccanismo sembra più orientato al passato che
al futuro: occorre invece a suo avviso cominciare ad interpretare i
cambiamenti ipotizzando percorsi futuri.
La
presidente della Commissione ha svolto una riflessione ad
ampio raggio che chiama in causa le responsabilità del territorio:
siamo di fronte ad un dato del Pil variamente discusso, in un sistema
di incentivi alle imprese che il Trentino ha messo in campo in
maniera robusta e sostenuta rispetto al resto d’Italia. Imprese
trentine più micro che macro, che non sempre valorizzano la propria
manodopera. La presidente ha richiamato l’attenzione sul ruolo dei
percorsi di studio dell’Agenzia del lavoro e sul significato della
preparazione al lavoro osservando che da questo punto di vista non è
mai decollato in Trentino il progetto di certificazione e valutazione
del bilancio di competenza di lavoratori e studenti, ipotizzato a
inizio legislatura. Il Trentino, ha suggerito, dovrebbe convocare
degli stati generali per una rilettura dello stato economico e dei
dati della crescita, in una scommessa di territorio che ci chiama ad
innovare sistemi di formazione e di impiego. Infine, la presidente
della Commissione ha criticato l’appiattimento verso il basso della
riforma universitaria sul tre + due, sulla cui revisione il
territorio trentino potrebbe spendersi a livello ministeriale e in un
ambito europeo.
L’esponente
di Progetto Trentino all’interno
dell’organismo ha osservato che la questione è molto
delicata, interessando temi sensibili come il lavoro e va
approfondita in modo attento: non è questo il momento, ha aggiunto,
dato che siamo in fase di audizione.
Sono
stati ascoltati quindi Bernardino Santoni (Federazione
Cooperative) e Paolo Angheben (Confindustria). Quest’ultimo
ha ripreso i punti di un documento (allegato nel giornale online) nel
quale ha sintetizzato la posizione di Confindustria sul programma di
lavoro della Commissione europea e la convinzione che il destino
dell’Italia e del Trentino è strettamente legato a quello
dell’Europa. Tra gli spunti strategici spicca quello dell’industria
4.0: l’economia europea dipende dalla competitività della sua
industria e le chiavi della competitività sono la digitalizzazione
delle imprese e l’economia circolare. Il Trentino vanta competenze
molto avanzate in tal senso, grazie ad un network di
eccellenza scientifica nel campo della cyber security e dei
Big Data. Un altro aspetto strategico è quello
dell’internazionalizzazione dal quale non si può prescindere per
uno sviluppo economico. Infine, ha concluso, il Trentino non può che
ripensarsi su scala europea, aumentando la scala del proprio pensare,
aprendosi e pensando in grande, affinché le visioni diventino
realtà.
Il
numero uno della Federazione Cooperative ha espresso una valutazione
complessivamente positiva sul programma della Commissione europea,
pur suggerendo spunti di riflessione anche critici. Quanto agli
obiettivi e alle proposte concrete ha evidenziato alcuni passaggi nei
quali il Trentino è all’avanguardia (sostanze chimiche, utilizzo
dell’acqua, eliminazione plastiche ecc.) e ha citato altri punti
nei quali occorre fare di più (digitalizzazione, cambiamenti
climatici, immagazzinamento dell’acqua, energie rinnovabili,
trasporti, internalizzazione, scambi commerciali equi ed aperti,
eccessiva regolamentazione della vita dei cittadini ecc.). E’
evidente che con le direttive e i regolamenti la norma europea la fa
da padrona, ha osservato: a tal proposito c’è sicuramente un
eccesso di burocrazia che si può rilevare anche nell’ambito
provinciale, ha aggiunto e in questo contesto le imprese si trovano
in evidente difficoltà. In conclusione Santoni ha proposto tre
impegni e altrettante sollecitazioni: fare attenzione nei grossi
appalti perché dietro ci sono migliaia posti di lavoro; in una
superficie così compressa come quella trentina tutelare i piccoli
esercizi a fronte dei grandi esercizi commerciali e ferme restando le
regole del libero mercato; riflettere sulle ripercussioni del tunnel
del Brennero e pensare un percorso partecipativo e informativo di
coinvolgimento su che cosa bolle in pentola.
Hanno
fatto pervenire osservazioni in forma scritta la Camera di Commercio,
Industria, Artigianato di Trento e il Consiglio delle autonomie
(allegati nella versione online).
Raccolte
le osservazioni, la quinta Commissione ha brevemente discusso le
priorità di interesse da sottoporre al Consiglio provinciale ed ha
convenuto di riproporre i temi strategici in continuità con gli anni
scorsi, ovvero: occupazione, economia circolare, mercato unico
digitale, cambiamenti climatici, energia, agenda UE sulla migrazione,
cambiamento democratico. Un esponente della Civica Trentina ha
espresso scetticismo su quella che ha definito una “finzione”
attorno allo sviluppo delle politiche europee e alla capacità di
incidere da parte degli organismi come la Commissione legislativa. Si
è espresso in maniera simile il consigliere del Patt, che ha però
ha proposto l’indizione una conferenza di informazione per capire
come le Regioni stanno incidendo, anche incrementando l’utilizzo
dei fondi comunitari. Inoltre, il consigliere ha suggerito di fare un
approfondimento sull’accesso ai fondi e sull’uniformità delle
regole a tale riguardo, in particolare concentrandosi sulla fase
discendente, quella nella quale si potrebbe ipotizzare una qualche
incisività.
A
seguire, come da programma, sono stati ascoltati i funzionari
provinciali competenti (dott. Michelini, dott. Galletti, dott.ssa
Degasperi) sull’impiego dei fondi dell’Unione europea 2014-2020
da parte della Provincia. Si tratta in totale di 100 milioni di euro
nel settennio impiegati sui tre assi dell’occupazione,
dell’inclusione sociale e dell’istruzione, declinati in diverse
azioni con rispettivi stanziamenti, nell’ambito della ricerca,
dello sviluppo tecnologico, dell’innovazione; iniziative per le
nuove imprese; efficientamento energetico; riduzione rischio sismico
ed idrogeologico; banda ultra larga ecc. (si veda documento allegato
nella versione online).
Il
Servizio Europa, è stato spiegato, risponde a Bruxelles ed allo
Stato per il corretto utilizzo dei fondi, mentre
l’attuazione/gestione degli interventi sono assegnate alle
strutture provinciali competenti.
Infine,
sono stati illustrati altri strumenti di coesione sociale di cui si
avvale la Provincia come strumenti per l’accompagnamento alla
collocazione dei lavoratori (utilizzato ad esempio dalla Pat per i
lavoratori ex Whirpool).
Al
consigliere di Progetto Trentino che ha chiesto quale spazio ci sia
per i Comuni trentini all’interno di questi fondi, il funzionario
provinciale ha risposto che lo spazio ci sarebbe, ma il problema è
che sono molto complessi, l’accesso alle risorse è competitivo e
servono persone particolarmente competenti che li seguano e di solito
solo i comuni più grossi riescono a supportarne la gestione. C’è
comunque grande entusiasmo e le potenzialità ci sono, hanno
concluso.