Niente discussione dell’articolato dopo le audizioni
Prevenzione tossicodipendenze: il disegno di legge va direttamente in aula
In allegato, la convocazione con il ddl 188
La
Quarta commissione, oggi pomeriggio, ha rimandato direttamente
all’Aula, senza votazione dell’articolato, il ddl 188 che ha come
obiettivo la promozione degli interventi di prevenzione delle
tossicodipendenze. Il rinvio in Consiglio, senza la discussione, è
stato fatto con un ordine del giorno - sottoscritto anche dalla
proponente (Forza Italia) e votato all’unanimità - nel quale si
afferma che, su alcune parti, si potrebbe anche arrivare in Aula ad
alcune convergenze.
Il
Serd: attenzione ad etichettare chi usa sostanze.
Prima
della discussione si sono tenute le audizioni. Per prima è stata
ascoltata la direttrice del Serd, la quale ha detto che, pur lodando
le intenzioni del ddl, che le dipendenze hanno forme assai diverse e
la prevenzione è estremamente complessa, partire dall’infanzia, e
dev’essere mirata perché i ragazzi, soprattutto, non si rendono
conto del pericolo, si sentono immortali e non sono sensibili ai
messaggi forti, come quelli stampati sui pacchetti delle sigarette.
Funziona, invece, la proposta di stili di vita positivi, le
motivazioni, le attività come lo sport. Decisivo è come si parla di
tossicodipendenze, la qualità umana di chi si rivolge ai giovani.
Senza dimenticare che i giovani troppo spesso soffrono a causa della
fragilità e di un malessere di fondo e descriverli subito come
tossicodipendenze è pericoloso o perlomeno controproducente.
Insomma, parlare di tossicodipendenza può essere addirittura
dannoso. La proponente, pur condividendo che le forme di disagio non
riguardano solo le sostanze, ha però affermato che i fenomeni hanno
un nome e vanno chiamati, coraggiosamente, con il loro nome. Altra
cosa sono le metodologie con le quali li si affronta. Poi, d’accordo,
etichettare un ragazzo che ha assunto una sostanza sporadicamente non
ha senso. Ma la tossicodipendenza è una drammatica realtà sociale.
Il ddl, ha poi ricordato, va nella direzione di un ammodernamento
degli interventi e va a toccare l’educazione, anche quella tra pari
(peer education).
Il
dirigente della Mobile: gli spacciatori sono in maggioranza
stranieri, ma non ci sono grandi organizzazioni criminali.
Il
dirigente della Mobile, sempre in audizione, ha ricordato che il
mondo della droga è composto, in stragrande maggioranza, di vittime.
Un mondo variegato, anche socialmente, dove solo pochissimi
guadagnano molto. In questo quadro, la maggior parte dei spacciatori
sono stranieri e non sempre in assenza di permesso di soggiorno,
quindi il binomio clandestino – spacciatore non sempre è vero.
Rispondendo ad una domanda della proponente, il capo della Mobile ha
affermato che l’osservatorio della Polizia è centrato sullo
spaccio e indirettamente sui consumatori. S’è notato, comunque,
che il fenomeno droga tocca qualsiasi livello sociale, dal
professionista, all’operaio al cuoco. La differenza lo fa il tipo
di droga e l’eroina, che era quasi scomparsa, è stata "sdoganata"
perché la si può fumare. Nel mondo scolastico non sembra ci siano
grandi cambiamenti. Le zone dello spaccio, inoltre, non sono così
identificabili come sembra; i “mercati” sono meno concentrati di
quello che si pensa e i contatti tra clienti e spacciatori sono
perlopiù telefonici. Molto rari sono i fenomeni di spaccio davanti
alle scuole; pochi anche all’interno degli istituti, perlopiù in
quelli professionali. L’età scolastica non è quella della massima
diffusione e anche nei controlli delle piazze difficilmente si
trovano minori. Anche se va ricordato che lo spaccio ad un minore
comporta l’arresto anche per le piccole quantità, e quindi gli
spacciatori stanno molto più attenti.
La
consigliera del Pd ha chiesto se si stanno diffondendo sostanze on
line e se c’è una diffusione di cocaina tra i professionisti e se
sia molto più diffusa l’eroina rispetto ad altre regioni italiane
e più in generale se il fenomeno sia aumentato. Il capo della Mobile
ha risposto che in Trentino, in base alle indagini, non ci sono
depositi di droga, che viene acquistata, perlopiù, in Lombardia e
Veneto. Solo in un caso è arrivata dalla Campania ed era più pura e
quindi più pericolosa. Un dato, questo della purezza importante,
perché è alla base delle overdose e sta a significare che sul
mercato sono entrati spacciatori poco esperti. Però non ci sono
organizzazioni strutturate, ma solo gruppi, quasi sempre sgominati
dalle forze dell'ordine, che acquistano il mezzo chilo o il chilo e
li rivendono. Alcune volte, ha detto il dirigente della Polizia di
Stato, sono profughi, immigrati dell’est Europa, o nord africani,
raramente italiani. Ma, stando alle indagini, non risultano
finanziatori della rete di spaccio. Non è invece possibile dire, dal
punto di vista delle forze dell’ordine, in quale livello sociale e
professionale l’uso delle sostanze sia più diffuso. Un consigliera
del Pd ha ricordato che molti spacciatori sono stranieri per una
situazione di povertà. Il capo delle Mobile ha precisato che chi
spaccia lo fa perché vuole spacciare e le indagini hanno messo in
evidenza che ci sono persone che hanno in animo di delinquere a
prescindere dalle condizioni. Chi è stato trovato nei giri di droga,
ha concluso, poteva tranquillamente trovare altre fonti di
sostentamento.
Famiglie
tossicodipendenti: la tossicodipendenza è una malattia cronica.
Il
responsabile amministrativo dell’Associazione famiglie
tossicodipendenze, ricordando le difficoltà dell’associazione. ha
dato un parere positivo del ddl, anche perché la tossicodipendenza
viene riconosciuta, in linea con l’Oms, non più come un vizio ma
come malattia. Molte sono però le difficoltà da affrontare anche
con le nuove dipendenze, da internet, da gioco, dal sesso e, per
rimanere alla droga, il ritorno dell’eroina. Però, ha detto il
rappresentante dell’Associazione, perché, se un tossicodipendente
è un malato, non viene trattato come malato? Come, ad esempio, un
diabetico?
I
giovani chiedono di essere coinvolti nella prevenzione.
Il
Consiglio provinciale dei giovani ha dato una valutazione positiva de
ddl, soprattutto dell’articolo 7, nel quale si dà spazio ad
associazioni e enti privati e il 19 che, intervenendo sulla legge sui
giovani, punta a introdurre l’educazione tra i pari età, quella
che viene chiamata peer education. Il presidente della
Consulta ha chiesto di poter partecipare ai progetti di prevenzione,
anche perché i ragazzi vivono a contatto con le tossicodipendenze e
i comportamenti a rischio, soprattutto con l’alcol e la cannabis.
Il presidente del Consiglio provinciale giovani ha chiesto che nel
ddl si preveda la partecipazione alle politiche di prevenzione.
Rispondendo ad un consigliere del Misto, il presidente del Consiglio
dei giovani ha detto che, a suo parere, l’uso di sostanze è più
una causa che una conseguenza del disagio. Ma è logico che più ci
sarà spazio nel lavoro meno forte sarà l’impatto delle droghe.
Centrali rimangono però i valori che vengono dati dalla scuola e
delle famiglie.
Il
Cal: il ddl ha contribuito al dibattito, ma gli strumenti ci sono
già.
Il
presidente del Consiglio delle autonomie (Cal) ha affermato che la
valutazione è positiva sul fatto che il ddl ha portato
un contributi al
dibattito su un tema importante come
questo, ma, ha aggiunto,
le proposte contenute nel
disegno di legge sono
già comprese
nelle norme che riguardano la salute. Insomma, gli strumenti ci sono
già.