Il presidente del Consiglio provinciale sulla partecipazione alla riforma statutaria e i prossimi passi
Dorigatti: la politica prenda in mano il dialogo fra Trento e Bolzano e la Consulta non chiuda i battenti
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Il cantiere che da settembre 2016 ha lavorato alla progettazione di
una revisione del nostro Statuto di autonomia è stato fin qui una
preziosa palestra di democrazia. Ha lavorato molto, la Consulta dei
25, e ha attivato un percorso di riflessione ampio, approfondito,
aperto a tutti i contributi. C'è stata poca partecipazione dei
cittadini? In parte questo è vero, anche se sommando tutte le voci
raccolte nei territori, nei seminari, nei laboratori, attraverso la
piattaforma informatica, in fin dei conti si sono espresse centinaia
di persone e di personalità, arricchendo di molto il lavoro dei
consultori. C'è anche da considerare che la democrazia partecipata
non si inventa dall'oggi al domani e proprio per questo avere
coraggiosamente sperimentato percorsi nuovi di coinvolgimento della
popolazione è stato anche un investimento utile per il domani e per
lo sviluppo moderno delle nostre istituzioni autonomistiche.
Ha ragione il professor Andreaus quando scrive che in Trentino forse
abbiamo perso la pozione magica e che quindi ci manca la granitica
coesione grazie alla quale il popolo di Asterix preservava la propria
autonomia da Roma. Dobbiamo lavorare molto su questo fronte. Dobbiamo
seminare nelle scuole, dobbiamo anche organizzare una strutturata
capacità di rispondere ai luoghi comuni e alle fake news
sull'autonomia speciale con l'asciutta eloquenza dei dati, delle
cifre, dei fatti, proprio come consigliava l'altro giorno il
professor Bin al seminario in biblioteca a Trento. Forse anche per
questo si può immaginare che la Consulta per lo Statuto non esca
definitivamente di scena, ma diventi un think tank permanente a
disposizione dell'autonomia trentina.
Quanto al progetto di riforma della carta statutaria, adesso si apre
una fase tutta nuova, che chiama in causa i vertici della politica e
della pubblica amministrazione trentine. Sì, perché per mettere a
frutto il documento finale che la Consulta si appresta a scrivere,
occorrerà mettere in moto il meccanismo previsto in Costituzione, a
partire dalla convergenza di intenti fra Trento e Bolzano. Avanti
allora con la definizione delle procedure attraverso le quali mettere
a confronto gli esiti della Consulta trentina e della Convenzione
bolzanina, con l'obiettivo di un disegno di legge regionale
realistico e condiviso. Sarà forse opportuno pensare a una prima
camera di compensazione, una commissione tecnica ristretta, che metta
al tavolo le due realtà provinciali e le rispettive sensibilità.
Occorre battere il ferro finché è caldo e andare a vedere le carte,
per vedere se la politica – l'arte del possibile – riesce ad
aprire strade nuove, come nella nostra terra è già accaduto nel
1948 e poi ancora nel 1972.
Bruno Dorigatti,Presidente del Consiglio provinciale