Il nodo in Quarta commissione
Nuovo ospedale di Fiemme, non c’è ancora una terza ipotesi, ma parte dei comuni favorevole a un’alternativa a Masi e ristrutturazione
Tomaselli e Furlani hanno spiegato i due progetti
In
Quarta commissione, presieduta da Claudio Cia (FdI) si è parlato di
nuovo di ospedale di Cavalese. Dei due progetti, quello della
ristrutturazione dell’edificio attuale e quello nuovo del
partenariato pubblico privato, che sono stati presentati
dall’architetto Silvano Tomaselli, dirigente dell’Umse per la
supervisione degli investimenti e l’ing. Debora Furlani, direttrice
del dipartimento infrastrutture dell’Apss. Dopo l’esposizione dei
tecnici si è svolto un confronto tra i componenti della commissione.
In sintesi, Mara Dalzocchio e Alessandro Savoi (Lega) hanno difeso
l’ipotesi di Masi. Zeni (Pd), Paola Demagri (Casa Autonomia) e
Paolo Zanella (Futura) hanno anche loro mantenuto la posizione
contraria all’idea del nuovo ospedale sul fondovalle e hanno
ricordato che se si fosse scelta subito la ristrutturazione
dell’edificio attuale avremmo potuto avere la struttura pronta per
le olimpiadi 2026. Bruna Dalpalù (FdI) ha ricordato che su richiesta
del Presidente Fugatti le amministrazioni comunali di Fiemme, Fassa e
val di Cembra, stanno rispondendo che la soluzione migliore sarebbe
quella di individuare un’ alternativa sia all’attuale ospedale
che a Masi. Se ciò accadesse, ha commentato Cia, si dovrebbe
rimettere mano al progetto e i principali danneggiati sarebbero gli
imprenditori che lo hanno proposto e che, ha aggiunto, devono avere
avuto garanzie da qualcuno (ma non dalla Pat o dai comuni) per la
scelta di costruire la struttura ospedaliera a Masi di Cavalese.
L’ing. Debora Furlani, ha affermato che non c’è attualmente allo
studio una terza area, ma ci può essere un’ipotesi di una terza
soluzione: cioè una proposta pubblica di costruzione della nuova
struttura ospedaliera.
La
ristrutturazione: c’è il problema dell’impatto sull’attività
sanitaria
L’architetto
Tomaselli, in apertura di seduta, ha presentato il progetto di
ristrutturazione dell’ospedale attuale (tecnicamente una
demolizione con ricostruzione). Un edificio che risale al 1955 e che
ha subito interventi di ammodernamento successivi fino al 2004. Il
progetto è nato da una delibera della Giunta del 2015; il 21 agosto
del 2017 è stato proclamato il vincitore del concorso: l’arch.
Roberto Ravegnani Morosini di Milano. Successivamente, dal 24 ottobre
al 22 novembre 2018, è stato depositato il progetto in Apop e il 16
aprile 2020 è stato approvato. L’ipotesi progettuale, in temine di
volumi, di 29 mila mc lordi, per un volume totale di 109-.200 mila
meri cubi, comprese autorimesse e altre strutture di servizio. La
stima del costo complessivo a prezzi 2016 era di 32 milioni di euro
che sono arrivati, all’approvazione del progetto. a 47 milioni 670
in seguito alle modifiche progettuali richieste. Oggi il costo
stimato, in seguito al rialzo dei prezzi, alla nuova attrezzatura e
agli adeguamenti post - Covid, toccherebbe una stima di 82 milioni
640 mila euro. La tempistica per realizzare il progetto è stata
fissata in 83 mesi: cioè 22 per la progettazione e gara d’appalto;
51 mesi per l’esecuzione dei lavori. Cantiere che sarebbe suddiviso
in 6 fasi: demolire, nella fase 1, alcune le strutture dell’edificio
attuale, alla quale, fase 2, si aggiungerebbe successivamente una
nuovo corpo. Terzo passo, la demolizione della parte est
dell’ospedale di Fiemme attuale col trasferimento del laboratorio
in un’altra struttura. Nella quarta si prevede il completamento
della nuova struttura. Poi, fase 5, verrebbe demolita la parte
restante, quella centrale, del vecchio ospedale, l’attuale dialisi,
e infine, nella fase 6, la conclusione della nuova piastra.
L’operazione sarebbe però tecnicamente complessa e, come ha
ricordato l’ing. Furlan, avrebbe un impatto pesante sull’attività
sanitaria.
Masi:
solo alla fine dell’iter si acquisirebbero le aree
Sempre
l’ach. Tomaselli ha spiegato l’iter e il progetto dell’ipotesi
di Masi che è stato proposto nel marzo 2021; nell’agosto 2021 si
è avuta la relazione finale del Navip che in ottobre ha presentato
le sue osservazioni. Nel gennaio 2022 è stata presentata una nuova
proposta aggiornata nella parte gestionale e costruttiva e, dopo un
iter complesso, il 24 ottobre 2022 il Navip ha approvato la relazione
istruttoria finale. Dal punto di vista tecnico la proposta di Ppp
prevede la progettazione, la costruzione e il finanziamento e la
gestione dei servizi per 18 anni. I numeri: 22.600 mq per le funzioni
sanitarie, 164 parcheggi coperti, 11 esterni. In tutto una superficie
di 32 mila mq e un volume costruito di 134.500 mc. Con due piani
fuori terra e uno interrato. I costi complessivi sarebbero di 101
milioni con l’Iva (90.379 senza). L’esborso totale a carico della
Pat, con la gestione e il riscatto finale della struttura, sarebbe
283 milioni nell’arco dei 18 anni. I tempi: 63,3 mesi per la
realizzazione e 216 per la gestione dell’ospedale.
L’iter
futuro, ha ricordato il dirigente, sopo la dichiarazione di pubblico
interesse del 28 novembre 2022, prevede il confronto con la comunità.
Poi ci sarà la gara in base alla migliore offerta, anche se il
proponente ha il diritto di prelazione. Espletato l’appalto,
seguirà l’acquisizione delle aree.
Le
domande
Domanda
di Paola Demagri: nel 2015 era stato dato intesse pubblico per la
ristrutturazione e a chi è stata presentata la proposta nel marzo
2021. Paolo Zanella ha chiesto qual è la differenza degli spazi
sanitari tra i due progetti e se ci sono ipotesi di ampliamento per
Masi. Zeni (Pd) ha chiesto se rispetto alla rete ospedaliere i due
progetti sono equivalenti e se c’è una terza ipotesi. Bruna
Dalpalù (FdI) ha sottolineato che nel progetto del nuovo non sono
inseriti i costi degli espropri. E ha sottolineato che la vicenda non
è partita dal 2021 ma molto prima. Inoltre, un nuovo ospedale
comporterebbe il consumo di altro suolo. Dalzocchio ha chiesto quale
sia la comparazione dei costi di costruzione delle due ipotesi. Cia,
infine, ha voluto capire se, scartata l’ipotesi di Masi,
comporterebbe la redazione di un nuovo progetto e chiarimenti sui
costi a metro cubo che nel progetto di Masi sembra molto tirato. I
costi a metro quadrato per la ristrutturazione dell’ospedale
attuale è di 1936 contro il 2000,41 del nuovo.
Le
risposte alle domande dei consiglieri
L’ing.
Furlani, rispondendo a Zanella, ha affermato che l’intervento sulla
struttura attuale avrebbe un’interferenza pesante con l’attività
sanitaria. Del resto l’esperienza del S. Chiara e di Rovereto
mostra che i disagi sono forti. Rispondendo a Bruna Dalpalù, l’arch.
Tomaselli ha detto che mancano nei costi indicati per Masi 3 milioni
per adeguare le strade, ma non c’è ancora una stima degli
espropri. Mentre, la dirigente dell’Apss ha affermato che non ci
sono ipotesi di terzi progetti, ma ci potrebbe essere una terza via:
cioè un nuovo su nuovo di iniziativa pubblica. Inoltre, ha aggiunto,
che con un’ ipotesi di una nuova collocazione il progetto di Masi
andrebbe adattato e sarebbe diverso dal punto di vista strutturale.
Dalpalù ha sottolineato che la zona per il nuovo ospedale, che è in
ombra, comporterebbe costi energetici maggiori rispetto alla
collocazione attuale. In una risposta a Zeni, il dirigente Pat ha
affermato che se Cavalese dovesse diventare sede universitaria ciò
comporterebbe un aumento di superfici dal 20 al 30%.
Il
dibattito
Bruna
Dalpalù ha ricordato che, in base alla richiesta di parere
inoltrata da Fugatti ai comuni, metà hanno già risposto che
servirebbe una nuova localizzazione per l’ospedale. Poi ha
sottolineato che dell’ipotesi di Masi si parlava già nel gennaio
di 2020. Inoltre, ha sottolineato il pericolo che l’attuale
struttura, una volta trasferito l’ospedale, diventi un
“economostro” in stato di abbandono.
Paola
Demagri (Casa autonomia) ha detto che non è il caso di chiudere
la discussione in discussione in commissione, perché Fugatti sta
chiedendo i pareri dei comuni e quindi la questione è ancora del
tutto aperta.
Alessandro
Savoi (Lega) ha invece affermato che si è alla stretta finale
perché i confronti sono stati fatti a tutti i livelli; i comuni si
stanno esprimendo e ad aprile, in base alle risposte, la Giunta
deciderà. Quindi, il quadro è chiaro e non ha più senso continuare
con l’analisi di questo tema in commissione. Infine, il
consigliere leghista si è sentito di escludere che la scelta cadrà
sulla demolizione – ricostruzione dell’attuale.
Luca
Zeni (Pd) ha detto che dalla relazione tecnica emerge che le due
soluzioni non impattano minimamente sulle politiche sanitarie.
Invece, si è ancora una volta evidenziato che se si fosse dato il
via alla ristrutturazione oggi avremmo già l’ospedale. L’ipotesi
di una terza via, la proposta pubblica, è interessante ma
dilaterebbe ancora di più i tempi. E ha concluso che, da quanto
emerso dalla presentazione tecnica, le due strutture non
comporterebbero differenze dal punto di vista funzionale.
Mara
Dalzocchio (Lega) ha detto che la relazione dei tecnici ha
rafforzato la sua convinzione che c’è la necessità di
riprogettare gli spazi in un ospedale nuovo che potrà ospitare anche
nuovi servizi. Inoltre, è stato messo in evidenza un aspetto
importante: che una ristrutturazione impatta pesantemente sui
pazienti e che i costi tra le due ipotesi sono comparabili.
Paolo
Zanella (Futura) ha affermato, per contro, che la relazione dei
tecnici ha rafforzato la sua contrarietà a Masi che comporterebbe
consumo di territorio e costi alti. Infine, ha annunciato che
chiederà un accesso agli atti per capire perché l’Apss non ha
detto subito che la ristrutturazione avrebbe avuto pesanti
interferenze con l’attività sanitaria.
Claudio
Cia (FdI) ha sottolineato che se si trovasse una terza ipotesi di
collocazione il progetto si dovrebbe rifare. In questo caso, ha
aggiunto, i più penalizzati sarebbero gli imprenditori che
evidentemente hanno scelto l’area di Masi perché qualcuno, non il
presidente Fugatti e non i comuni, ha dato delle garanzie. Quindi, i
danneggiati sono prima di tutto gli imprenditori che hanno speso
denari per il progetto. Se si fosse seguito l’ iter ordinario,
partendo dalle esigenze dei territori si sarebbero effettuati i
confronti e solo alla fine si sarebbe scelta l’area. Qui, ha detto
Cia, si è fatto l’opposto. Se le cose fossero state fatte com’è
consuetudine nel rapporto istituzioni – cittadini non ci troveremmo
di fronte al fatto che, se verrà individuata una nuova collocazione,
il progetto di Masi rischia di essere cassato.