In Consiglio provinciale
Continua la discussione del ddl Rossi sul trattamento per maternità
In allegato, l'ordine del giorno con i testi in discussione
La
mattinata è trascorsa con una fitta serie di interventi dei
consiglieri di maggioranza e opposizione sul
disegno di legge di Ugo Rossi (obiettivo:
equiparare il trattamento di maternità del privato
a quello del pubblico). Al
termine della seduta, che riprenderà alle 15, si è arrivati alla
votazione dell’articolo 3 su 4 in totale. L’uno e il due sono
stati bocciati e la maggioranza ha ribadito no alla proposta dell’ex
presidente della Giunta e esponente del Misto.
Rossi:
si è persa l’occasione di fare una scelta innovativa
La
discussione sul ddl n.
25/XVI
di Ugo Rossi è ricominciata
stamattina con l’intervento dello
stesso proponente che,
con rammarico,
ha preso
atto del dibattito e
del no venuto dalla maggioranza di centro destra.
Rossi
ha ricordato che c’è una norma
che, grazie ad
un emendamento votato
nella finanziaria,
obbligherebbe
la Giunta ad affrontare
questo tema dell’equiparazione del trattamento tra pubblico e
privato, peraltro
ritenuto da tutti importante. Rossi ha ricordato la sua disponibilità
a discutere con la maggioranza e ha
ribadito che gli
sarebbe bastato un impegno della Giunta a convocare tutti, compresi
gli imprenditori che, contrariamente
a quanto dice la Lega,
non l’hanno per nulla bocciata. Invece, la risposta è stata che
questa proposta, che
non obbligava né aziende né Pat e
non discriminava nessuno,
non risolve il problema. S’è persa, ha
aggiunto, un’occasione
per rendere questa autonomia un po’ innovativa. Questa idea, ha
detto ancora,
scomparirà dai radar, almeno che per qualche motivo il tema non
torni sotto i riflettori e
venga sfruttato a uso propagandistico.
Infine, l’esponente
del Misto ha chiesto
alla maggioranza di votare almeno l’articolo uno, quello che
sottolinea i principi e gli impegni, condivisi in teoria da tutti, di
questo disegno di legge. Una richiesta appoggiata anche da Degasperi.
Dalzocchio:
si creerebbero discriminazioni tra lavoratrici
Mara
Dalzocchio, capogruppo della Lega, ha ribadito che il ddl è
meritevole nell’intento, perché
la questione dell’equiparazione dei trattamenti di maternità è
reale e importante, ma
ha affermato
che in commissione tutti gli auditi hanno detto che si creerebbero
discriminazioni tra lavoratrici all’interno del settore privato.
Inoltre, vanno ascoltate
le donne che vogliono, prima
di tutto, orari
flessibili e stipendi uguali agli uomini. La Giunta, ha continuato,
ha fatto tantissimo per le donne e le critiche di Rossi sono
infondate. Comunque, la questione non verrà certo archiviata con il
no alla proposta. La Giunta, ha detto ancora, ha messo in
campo una lunghissima
serie di decisioni che
hanno richiesto grandi investimenti a favore delle donne, delle
famiglie, dei bambini e del welfare.
Fatti reali e ha concluso che lei stessa nel 2018 ha presentato un
documento per rendere gratuiti gli asili nido.
Degasperi:
il ddl introdurrebbe un minimo di garanzie
Sull’articolato
Filippo Degasperi (Onda) ha ribadito che nessuno
nelle audizioni si
è espresso
contro il ddl: la Commissione pari opportunità ha addirittura
dichiarato viva
soddisfazione e
anche gli imprenditori
non l’hanno bocciato, anzi non hanno avuto nulla da ridire visto
che pagherebbe la Pat.
La tesi secondo la
quale la legge aumenterebbe le discriminazioni non sta in piedi dal
punto di vista logico per
Degasperi e comunque se
l’obiettivo, condiviso da tutti, è quello di incrementare la
natalità anche le imprese devono fare qualche sacrificio. Invece,
si è arrivati a una deregulation totale del mercato senza introdurre
un minimo di garanzie e sicurezza e, di fronte alla deriva dei
diritti dei lavoratori, ci si chiede perché non si fanno figli. E
il calo demografico peserà anche sulle aziende che non troveranno
lavoratori.
Zanella:
invece di spendere soldi per Vasco investiamo sui diritti delle
lavoratrici
Anche
Paolo Zanella (Futura) ha dichiarato il suo sì al ddl anche perché
i dati dicono che dove le donne lavorano di più si
fanno anche più figli.
Il ddl, ha affermato,
non ha alcuna intenzione di lasciare a casa le donne col 30% dello
stipendio, anzi punta ad aumentarlo arrivando al 50% nel periodo di
maternità indirizzando i fondi Pat su
un obiettivo ritenuto da tutti importante. E comunque
più oculato rispetto a
“concertoni” e finanziamenti per i carri ponte per le mele.
L’accusa della troppa fretta mossa
dalla Lega, secondo
Zanella, non sta in piedi perché il ddl è stato depositato nel 2019
e quindi c’era tutto il tempo per cambiarlo. Zanella
ha ricordato che tanti sono stati i no sulle proposte sul welfare
della minoranza e dalla maggioranza, nemmeno sulla flessibilità
tante volte evocata, sono venute idee.
Coppola:
la Giunta concentri le
risorse per eliminare le differenze di trattamento
Lucia
Coppola (Europa Verde) s’è detta in sintonia col lo spirito del
ddl che sottolinea le
difficoltà della conciliazione lavoro – famiglia. E se il tema
demografico è come si dice centrale è il momento che la Pat
intervenga per sostenere, anche sul piano del trattamento di
maternità, le piccole aziende. In realtà, in questi anni non si è
venuti incontro alle lavoratrici del privato e in questo ultimo
tratto di legislatura la Giunta dovrebbe concentrare
le risorse su una serie
di priorità. E tra queste c’è l’equiparazione tra i trattamenti
di maternità.
Dallapiccola:
dalla maggioranza un no superficiale
Michele
Dallapiccola (Patt) ha affermato che l’Italia fa fatica a tenere il
passo sul piano demografico con i principali stati europei e per
questo tutte le iniziative per ridurre questo gap rappresentano un
compito primario della politica. Questo ddl sarebbe stato un mattone
per costruire la casa che deve proteggere la maternità invece la
Giunta ha detto un no superficiale e ingiustificato.
Ferrari:
tema centrale per la competitività del Trentino
Sara
Ferrari (Pd) ha detto che questo tema è centrale per la
competitività del nostro territorio e
ha ricordato che in
Trentino ci sono strumenti innovativi
e di successo di aiuto
per le madri e i
padri. Ora,
la maggioranza dovrebbe fare seguito alle dichiarazioni di interesse
per l’occupazione femminile dando prova concreta almeno di
utilizzare gli strumenti esistenti. Infine,
la consigliera del Pd ha ricordato che la povertà è soprattutto
femminile e la maternità è sempre un problema.
Olivi:
il Trentino è sempre
stato all’avanguardia sul welfare
Alessandro
Olivi (Pd) ha ricordato che la Giunta ha presentato una lunga serie
di norme
che sono state bocciate, in modo sacrosanto, dalla Consulta, mentre
quando le proposte vengono dalla minoranza si cercano tutti i cavilli
costituzionali. Eppure, in
Trentino si sono
previsti i 10 anni di residenza per il bonus bebè, caso unico in
Italia. Olivi ha ricordato che lo Statuto attribuisce competenza
primaria in materia di welfare. Norma che ci ha permesso di
introdurre, primi in Italia, il reddito di garanzia che è migliore
di quello nazionale; ammortizzatori
sociali innovativi e
nello Job Act sono previste risorse bilateriali per fare interventi
come quelli chieste dal ddl Rossi.
Paccher:
Rossi poteva presentare il ddl nella scorsa legislatura
Roberto
Paccher (Lega) ha chiesto a Rossi perché non ha presentato il suo
ddl nella scorsa legislatura e
ha ricordato che un prolungamento della maternità, estendendola
anche alla paternità, per molte piccole aziende sarebbe un grave
problema e quindi la questione economica non è l’unica. Inoltre,
la dinamica tra settore privato e pubblica è completamente diversa.
Olivi è intervenuto
per dire che anche chi è stato al governo ha diritto di fare
proposte. Anche perché prima o poi tocca a tutti finire
all’opposizione.
Demagri:
il ddl crea solo opportunità per imprese e lavoratori
Paola
Demagri
(Patt) ha ricordato che
problemi di equità ci sono anche tra i lavoratori, ad esempio quelli
delle Rsa, e il ddl crea solo opportunità per le imprese e non
impone nulla a nessuno.
Cia:
cosa ha fatto la sinistra per creare una cultura favorevole alla
maternità?
Claudio
Cia (FdI) ha affermato che effettivamente la maternità è un
problema sia nel privato ma ora anche per il pubblico. Quindi, si è
chiesto cosa è stato fatto culturalmente perché essere madre non
venga percepito come problema. La sinistra ha governato per tanti
anni ma non ha fatto nulla per incidere su questo tema e per cambiare
la cultura.