In Quarta Commissione
Concluse con alcuni pareri favorevoli le audizioni sul ddl di Olivi sull'assegno unico familiare
Testo allegato
Si sono svolte questa mattina presso la Quarta Commissione di Claudio
Cia, le audizioni al disegno
di legge 104 del
consigliere Alessandro Olivi (PD) di modifica alla legge vigente
sul benessere familiare e sull’assegno
unico provinciale.
Diamo
conto in allegato delle posizioni e del dibattito emersi.
Assegno
unico, in corso considerazioni in ambito giuridico, economico e di
coerenza del sistema
Luciano
Malfer, Renza Pecoraro e Gianfranco Zoppi sono intervenuti in
rappresentanza
dell’Agenzia
per la coesione sociale, la famiglia e la natalità e
dell’Agenzia
provinciale per l'assistenza e la previdenza integrativa.
Sul
primo comma del primo articolo, ha
detto Luciano
Malfer
-che
ha premesso di aver
istruito le
osservazioni in
chiave tecnica,
dopo il confronto con la parte politica- non
ci sono obiezioni quanto al richiamo alla dichiarazione del diritto
internazionale del fanciullo. Sulle previsioni di cui al comma 2 e 3
ci sono invece alcuni aspetti da considerare, nell’ambito di
un’analisi di contesto giuridica, di impatto economico e di
coerenza con il sistema: il primo è il fatto che dal primo marzo
2022 è entrato in vigore l’assegno unico universale che modula
tutti gli altri interventi e i riconoscimenti economici che venivano
erogati in passato. E’
in corso un lavoro
per rivedere
e
integrare il sistema di interventi a livello locale e la misura
include anche l’assegno di natalità, in fase di ripensamento. Il
secondo elemento che richiama l’articolo è che la disciplina dei
requisiti di accesso all’assegno di natalità fa riferimento a
quelli del reddito di cittadinanza. La Pat sta istruendo anche questo
passaggio rispetto al mutato contesto, che richiede una valutazione
dell’elemento economico a carico del bilancio provinciale e uno
giuridico, visto che c’è una recente sentenza in merito che dovrà
essere valutata. Gianfranco
Zoppi non
ha osservato alcun rilievo tecnico sul disegno di legge, che
complessivamente non produrrebbe problemi nella gestione della nuova
disciplina. Per quanto attiene l’impatto finanziario invece,
nel
caso in cui entrasse
in vigore il disegno
di legge si registrerebbe il
5% in più di beneficiari con
un aumento della spesa di
circa 150.000 euro.
A titolo conoscitivo,
per l’assegno di natalità, su un totale di 3739 beneficiari 3215
sono italiani (86%), 116 europei (3%) e 408 extraeuropei (11%).
Sindacati:
parere
favorevole al ddl Olivi perché
elimina le discriminazioni e rende strutturale uno
strumento sperimentale
Salvatore
Casella (Acli)
ha
rilevato un certo ritardo nei termini di presentazione delle domande
che stanno causando un po’ di confusione. Lo
scorso anno, l’assegno
unico era partito il 22 marzo mentre oggi stiamo ancora discutendo
delle regole. Il presidente di Acli Luca
Oliver ha
aggiunto che il tema è molto delicato e dobbiamo essere consapevoli
che l’introduzione del criterio di residenza di 10 anni per
accedere a certe misure ci rende unici in Italia in senso negativo,
perché crea differenze e distanze tra i cittadini. L’Icef è uno
strumento che consente di modulare in maniera perfetta le risorse:
porre vincoli di natura discriminatoria non ha nulla a che fare con
l’equità e significa solo fare dei passi indietro rispetto
al passato.
Sul
criterio di residenza
Andrea
Grosselli
(Cigil),
Andrea
Bezzi (Cgil)
e
Walter
Alotti (Uil)
hanno
condiviso la critica avanzata
da Oliver e hanno
espresso la propria condivisione
per
la
proposta di modifica di Olivi che supera il principio discriminatorio
della residenzialità di
10 anni per
accedere all’assegno di natalità e rende strutturale uno strumento
fin qui sperimentale.
Grosselli ha aggiunto
che il principio è oltre che politico, giuridico e
che
la previsione dei 10 anni di residenza non si può applicare a tutte
le politiche sociali perché all’evidenza del giudizio del
tribunale non è sostenibile e si è visto anche con altre norme
impugnate
dalla Corte costituzionale.
Abbiamo
una bassa natalità e un mercato del lavoro che si sta contraendo per
carenza di manodopera: operare affinché queste famiglie restino
sulla nostra terra dovrebbe essere un interesse egoistico ed
ostacolarle non fa gli interessi di questo territorio.
Il
dibattito
Alessandro
Olivi
(PD)
ha
sottolineato che il sistema del welfare
trentino è impropriamente collegato alla norma del reddito di
cittadinanza, nel senso che le misure per la natalità, per la casa,
per i bambini dovrebbero essere ancorate a criteri più flessibili.
Il punto è se noi in Trentino vogliamo essere più restrittivi di
tutti, introducendo
una previsione che sarebbe in contrasto con la normativa dell’assegno
unico universale.
Paolo
Zanella (Futura)
ha definito miope l’attuale politica trentina, dal momento che il
vecchio continente ha bisogno di persone che migrano e questo
fenomeno dovrebbe essere visto come un’opportunità, secondo un
approccio solidale. Ha poi evidenziato un fatto molto grave, ovvero
che l’ufficio nazionale anti discriminazioni ha accusato la nostra
Provincia
di razzismo, una cosa a
suo avviso inaudita.
Paola
Demagri
(Patt) ha espresso sostegno alla proposta del collega Olivi, mettendo
in guardia da politiche restrittive in un momento particolarmente
difficile per la carenza di personale, sopratutto nell’ambito
sanitario e turistico.
Alex
Marini (Misto-5
Stelle) ha svolto alcune considerazioni sulla procedura, osservando
che questo disegno di legge arriverà in aula e sarà bocciato, senza
poter incidere sulle
politiche famigliari.
Sarebbe utile abbinare queste proposte alle leggi di bilancio e di
assestamento di bilancio, ha suggerito
per rafforzare la partecipazione delle parti sociali alla definizione
delle politiche. Quanto all’inclusione ha richiamato la sua
proposta, a suo tempo snobbata, di allargare la partecipazione e la
capacità di incidere sulle politiche pubbliche economiche e sociali
anche ai comuni.
Grosselli
ha
ricordato che in altri paesi in Europa la partecipazione è
senz’altro più ampia e ci sono strumenti dedicati in tal senso.
Quanto
al disegno di legge in
discussione,
la contrarietà avrebbe
una funzione esclusivamente politica e discriminatoria, dal momento
che l’impatto finanziario
della
norma non sarebbe significativo. Alotti
ha
richiamato la Consulta dei cittadini stranieri a Bolzano che si
affianca al Consiglio comunale, con funzione di tipo consultivo,
mentre a
livello regionale
si
potrebbe spingere su una partecipazione più vera dei cittadini nel
Gect e questo potrebbe contribuire alla discussione
e alla presa in carico di
molti problemi.
Comunità
di accoglienza e associazioni famigliari:
proposta
di universalità
e integrazione sociale
Claudio
Bassetti per
il CNCA
(Coordinamento
nazionale delle comunità di accoglienza)
ha
apprezzato del
disegno di legge il riferimento alla convenzione dei diritti
dell’infanzia e l’attenzione alle condizioni dei bambini e
adolescenti. Ha evidenziato che esistono in Trentino delle fasce di
povertà relativa tra i minori di età, un dato pari all’11%,
inferiore rispetto al resto d’Italia, ma significativo e
preoccupante. L’eliminazione del limite temporale di accesso a
queste
misure
ci trova d’accordo, così come la revisione dei vincoli di accesso,
visto che i destinatari hanno bisogni primari. Bassetti ha
sottolineato anche la necessità di prevedere periodicamente la
revisione organica delle misure di supporto e contrasto alla povertà
e
di integrazione del reddito,
che tenga conto della continua evoluzione del contesto.
Anna
Vegliach
(Forum
delle associazioni familiari del Trentino)
ha espresso parere favorevole alle proposte di modifica. In
particolare è centrale a suo avviso fissare
l’attenzione
sui bisogni e i diritti dei bambini e sul fatto che tutti debbano
avere le stesse opportunità di crescita. Universalità e
integrazione sociale sono aspetti irrinunciabili, così come
armonizzare i requisiti di accesso alle misure introdotte a livello
nazionale con l’assegno unico universale, che riconosce uguaglianza
a bambini e ragazzi condizionato alla residenza sul territorio da
minimo due anni e al possesso di un rapporto di lavoro da almeno sei
mesi.
Ordine
psicologi: si
introduca il “bonus
psicologico famiglia”
Roberta
Bommassar
(Ordine
degli psicologi della Provincia di Trento)
ha sottolineato come le proposte di Olivi, di modifica della legge
vigente, integrano dei concetti fondamentali perché il sostegno alla
famiglia è il primo e più qualificato sostegno allo sviluppo dei
bambini. La pandemia ha evidenziato un malessere psicologico diffuso
e trasversale, ha aggiunto dichiarando che l’OMS ha definito
l’ansia e la depressione la seconda causa di sofferenza e
disabilità per tutte le malattie e tra dieci anni rappresenteranno
la maggiore causa. Intervenire con dei finanziamenti in questo ambito
significa dunque risparmiare, per i costi indiretti collegati a
queste sofferenze. L’auspicio, ha concluso, sarebbe
l’introduzione di un “bonus psicologico famiglia”, facilmente
fruibile e
alleggerito dal punto di vista burocratico:
sarebbe il momento giusto per prevedere
uno strumento di questo tipo, perché l’esperienza della pandemia
ha lasciato meno diffidenza e maggiore disponibilità a ricorrere a
cure psicologiche. Inoltre,
c’è
un potenziale di professionisti psicologi e psicoterapeuti che
potrebbero rispondere con qualità alle richieste, ha ricordato,
dando anche la disponibilità all’avvio di un tavolo di lavoro.
Il
dibattito
Paola
Demagri ha
ringraziato per l’approccio e per
aver
messo in evidenza una tematica certamente importante, come rilevano
tutti i dati. Il bonus psicologico sarebbe uno strumento
interessante, forse si dovrebbe promuovere e strutturare nel contempo
una rete di professionisti che, a quanto pare, sarebbero disponibili.
Paolo
Zanella
ha evidenziato di fatto una carenza nell’ambito delle
politiche di sostegno psicologico
e psichiatrico che andrebbe colmata. Ha inoltre chiesto se la
discriminazione per i bambini (che questo ddl mira a rimuovere),
potrebbe
concorrere e impattare sul piano psicologico. Bommassar
ha confermato che i bambini discriminati saranno
ragazzi con maggiori problemi a scuola, che usciranno dal circuito
scolastico e che
le discriminazioni subite da piccoli in via generale
escono enormemente ingigantite.
Alex
Marini ha
espresso l’auspicio che si trovino forme di raccordo per rendere
sistemico e continuo il rapporto tra gli psicologi e le istituzioni.
Ha inoltre chiesto un parere sulla figura dello psicologo in supporto
all’attività educativa, che assume sempre maggiore rilevanza e poi
sui risvolti sull’economia, ovvero sulla minore produttività di un
lavoratore che opera in sofferenza psicologica.
La
scuola è un tasto dolente, essendo il luogo dove passano tutti i
bambini, ha osservato Bommassar. Servirebbero maggiori riflessioni a
questo proposito, con il sostegno del corpo docente e con riferimento
alle difficoltà che gli insegnanti riscontrano. Quanto alla
psicologia del lavoro è un ambito in grande espansione e sul quale
diventa fondamentale investire in futuro.
La
norma dei
dieci anni di residenza non
pone problemi di violazione giuridica
Francesco
Cavallo
(Centro
studi Rosario Livatino)
ha svolto un approfondimento giuridico sul tema del vincolo delle
prestazioni ai dieci anni di residenza. In tutta onestà, ha detto,
la norma non pone problemi di violazione di alcun principio giuridico
di derivazione interna o sovranazionale, perché non sembrerebbe
essere una misura destinata a tutti, ma “aggiuntiva” e quindi non
può essere posta sullo stesso livello del trattamento che deve
essere riservato erga
omnes.
La valutazione deve dunque essere svolta a
suo avviso esclusivamente
sul piano politico.
Una
norma simile sulle politiche abitative è stata impugnata dalla Corte
costituzionale, ha ricordato
Claudio
Cia,
chiedendo chiarimenti.
Il
passaggio da
due a dieci anni, dal punto di vista della violazione di un principio
del diritto, cambia poco, ha chiarito Cavallo e nel momento in cui il
legislatore stabilisce che il “premio” va dato a chi ha maturato
una maggiore affezione al territorio, misurabile in un maggiore
numero di anni, la valutazione diventa “meta giuridica”.
Paolo
Zanella ha
ammesso che c’è una prevalente valutazione di merito che è
squisitamente politica, ma ha detto di fare fatica a non vedere
l’illegittimità della discriminazione contenuta
nella
norma provinciale.
Il
calo demografico è superiore nella popolazione straniera
Giancarlo
Blangiardo (Istituto
nazionale di statistica)
ha
fornito un quadro di riferimento rispetto al contrasto del calo
demografico, che sembra
essere
uno degli obiettivi della
proposta in discussione.
Stiamo
vivendo una situazione di forte declino e qualsiasi intervento di
sostegno alla natalità è il benvenuto, ha
osservato.
Questa dinamica, tuttavia, non differenzia tra italiani e non
italiani e l’immigrazione non compensa questo fenomeno e non
inverte il trend.
Nella componente straniera il calo di natalità è addirittura
superiore, basti
il dato del
Trentino, dove
nel
2020 si è registrato un calo della
natalità del
6,2% che sale al 10% per la componente straniera.
Zanella
ha preso spunto da questi numeri
per smontare il luogo comune che gli immigrati fanno tanti figli e
confutare le tesi di chi contrasta il presente disegno di legge con
la scusa che avrebbe pesanti ripercussioni in termini finanziari.
Il
Consorzio dei Comuni ha annunciato l’invio di un documento. Le
audizioni sono dunque concluse e il prossimo passaggio sarà l’esame
del testo in Commissione. In allegato i documenti consegnati dai
soggetti ascoltati.