Il Consiglio ha respinto nel pomeriggio solo il testo di Coppola e Ghezzi sui grandi carnivori
Sì ai ddl di Cia sulla presidenza dell’Opera universitaria e di Gugliemi sul Comun general de Fascia
I lavori in aula proseguono domani con l'esame di altri tre ddl. Nella foto, Luca Guglielmi
La
seduta pomeridiana è ripresa con l’approvazione, con
20 sì, 9 no e 4 astenuti,
del ddl n.
32/XVI
di Claudio Cia di Fratelli
d’Italia sulla nomina
del presidente dell’Opera universitaria.
Ferrari:
un ddl per mettere un dito nell’occhio all’Università.
La
capogruppo Pd Sara Ferrari ha
ricordato che in commissione tutti i soggetti ascoltati non hanno
condiviso il ddl perché si va a toccare una cosa che sta
funzionando; una gestione di grande successo e che rispetta
l’equilibrio che sta alla base della delega che la Pat ha assunto
di una funzione statale qual
è l’istruzione superiore. La norma che
si vuol modificare prevede
un perfetto equilibrio tra l’autonomia della Pat e quella
dell’Università.
Guai se si arrivasse ad una università provincializzata. Una
piccola università quella
di Trento cresciuta nel
tempo e che oggi primeggia non solo in Italia. Crescita, secondo Sara
Ferrari, che è dovuta anche al rispetto che la Provincia ha
assicurato all’autonomia dell’Ateneo. L’esponente dem ha
ricordato che il governo provinciale tratta anche il “gioiello”
universitario con arroganza in nome del: “pago io e comando io”.
Insomma, per la capogruppo Pd, si tratta di una scelta di potere su
un bene pubblico: l’Università e il diritto allo studio. L’Opera
universitaria, ha aggiunto, si regge sulla collaborazione di più
soggetti come testimonia la stessa composizione del Cda e
Unitn eccelle anche nel
diritto allo studio, fattore decisivo per la scelta come dimostrano
le classifiche delle università. In
Trentino si è alzato il livello delle borse di studio anche per
scommettere sulla competitività del nostro territorio. Quindi,
secondo Sara Ferrari, non ci sono motivi per votare questa legge se
non quello di mettere un dito in un occhio all’Università. Bene
l’emendamento dello stesso Cia che ha cancellato l’obbligo
dell’intesa Pat e Università, ma è rimasto il limite temporale
entro il quale o si trova l’accordo o interviene la Giunta per
nominare il presidente dell’Opera.
Sul modello di quanto è accaduto, ha ricordato Ferrari, con
l’Autorità delle minoranze. Cia,
ha continuato la capogruppo dem, ha inserito dei parametri per
accedere alla presidenza dell’Opera. Il che può essere un bene ma
fino ad oggi non ci sono mai state criticità sui nomi di chi ha
diretto questo settore. Dire che deve avere un’esperienza
dirigenziale manageriale significa aprire le porte dell’Opera a
qualsiasi manager, invece, ha
concluso Sara Ferrari,
servono personalità che non abbiamo solo competenze dell’ortofrutta
o degli infissi ma anche accademiche.
Marini:
meglio puntare sulla trasparenza.
Alex
Marini (5 Stelle) ha ricordato che alla base del ddl sta la
constatazione che i presidenti di tutti gli enti sono nominati dalla
Giunta e quindi sarebbe giusto farlo anche per l’Opera
universitaria, anche perché la Pat paga. Ma i soldi per
l’Università sono un
investimento e anche la necessità di un maggiore controllo sui conti
dell’Opera non sembra suffragata dai fatti. C’è, ha ricordato
Marini, l’obbligo del piano triennale
anticorruzione e quello
della trasparenza. C’è
poi l’obbligo di pubblicazione del livello soddisfazione degli
utenti. Insomma, i mezzi per migliorare il servizio ci sono e 40
università aderiscono al programma di buone pratiche che permettono
di monitorare la qualità dei servizi. La nomina diretta del
presidente, ha detto Marini, non è la strada giusta. Meglio sarebbe
stato lavorare sulla trasparenza delle nomine che,
a livello nazionale, ha avuto una grande evoluzione. Anche per
prevenire le malversazioni di cui si parla nella relazione che
accompagna il ddl.
Bisesti:
il ddl va nella direzione del dialogo con Unitn.
L’assessore
Bisesti ha detto che il ddl va nella direzione del dialogo e della
mediazione e della ricerca di figure di alto profilo per l’Opera.
Inoltre, pone le garanzie per evitare, quale che sia il colore
politico, che vengano fatte scelte al ribasso. I rischi paventati
dalle opposizioni non ci sono. Basti pensare a quello che quest’anno
di è fatto, fra tutti l’apertura della Facoltà di Medicina.
Claudio
Cia ha replicato affermando che l’obbligo dell’intesa previsto
nella prima stesura del ddl è stato tolto perché c’è stato
dialogo col rettore che aveva espresso perplessità. L’emendamento
dovrebbe togliere di mezzo qualsiasi preoccupazione per ipotizzate
arroganze nei confronti dell’Università. Inserire i requisiti
richiesti al presidente dell’Opera è la dimostrazione che non si
vuole imporre alcuna scelta. Quando invece, è sempre stata la
politica a piegarsi, per evitare polemiche, alle scelte
dell’Università. Non a caso tutti i presidenti sono stati
espressioni dell’Ateneo. Il ddl non vuole imporre nulla a nessuno,
ma stabilire un equilibrio tra politica e Università.
Gli
odg.
Bocciato
l’odg di Marini, con 20 no, 10 sì e due astensioni, che chiedeva
una maggiore trasparenza sulle nomine del cda dell’Opera
universitaria. Paolo Zanella di Futura ha detto che ancora una volta
il perché del no non è stato spiegato dalla Giunta.
No,
con 20 no e 13 sì, anche all’altro odg di Marini con il quale
chiedeva che di fare una ricognizione comparativa delle nomine Pat e
di mettere il risultato a disposizione dei consiglieri. Tra l’altro,
ha ricordato l’esponente pentastellato, non c’è una legge che
detti disposizioni omogenee per le nomine.
Sempre
Marini ha presentato due emendamenti, uno bocciato l’altro decaduto
in seguito al sì dell’emendamento Cia, uno per introdurre il
parere della Commissione competente sulla nomina del presidente e
l’altro per poter ascoltare i componenti del cda uscente sempre in
commissione.
Il
Comun general de Fascia entra nel Cal.
Si
è passati poi al n.
79/XVI
di Luca Guglielmi (Lista
Fassa), approvato
all’unanimità, che
ha aperto le porte al
Procurador
del Comun general de Fascia o di un suo delegato nel Consiglio delle
autonomie. Gugliemi ha detto che negli ultimi anni si è tanto
parlato di minoranza linguistiche ma poco si è fatto. La riforma
Daldoss delle comunità di valle ha introdotto un vuoto che è stato
riempito dalla legge costituzionale del
2017 che ha
riconosciuto il Comun general de Fascia come
istituzione della Repubblica.
L’esponente fassano ha ringraziato la Giunta, ricordando che nel
2016 venne presentato un ddl simile a questo ma che, anche
se il tempo c’era,
non divenne legge. Il segno, ha
aggiunto, che un
governo territoriale è attento anche alle minoranze. Finalmente si
parla di minoranza non per le nomine, ma per l’importanza delle
minoranze per l’intero Trentino. Claudio Cia ha annunciato il suo
sì al ddl perché le minoranze linguistiche sono decisive per
l’Autonomia. Disegno di legge arrivato un po’ tardi e ha
ringraziato Guglielmi per aver portato all’attenzione questo tema.
Tonini:
con il ddl Guglielmi si sana un paradosso.
Giorgio
Tonini (Pd) ha detto che la legge costituzionale del 2017 ha
introdotto una felice anomalia affermando che oltre comuni, province
e regioni c’è il Comun general de Fascia. Fatto importante perché
la nostra Autonomia deriva da una diversità storica della quale
fanno parte essenziale le minoranze. Il ddl Guglielmi ha raccolto
consensi in Val di Fassa e in tutto il Trentino e si sana un
paradosso: quello di non vedere il Comun nel Cal.
Le
minoranze, un baluardo dell’Autonomia.
Pietro
De Godenz (Upt) ha ricordato che il tema delle minoranze unisce tutti
e si rimedia ad una situazione anomala com’è quella di non vedere
i ladini nel Cal. De Godenz ha auspicato un sì unanime al disegno di
legge. Alessandro Savoi (Lega), esprimendo il suo sì, ha ricordato
che le minoranze sono state tutelae già nell’Impero ausburgico e,
anche nel secondo dopoguerra, Degasperi ha previsto una loro
salvaguardia anche per dare basi solide alla nostra Autonomie. Il ddl
colma un vuoto ed è un riconoscimento ulteriore della nostra
autonomia.
Paola
Demagri (Patt), dichiarando il parere favorevole degli autonomisti,
ha affermato che il ddl sottolinea l’importanza dei ladini con la
presenza del Procurador nel Cal. Un passa avanti verso la
salvaguardia delle minoranze linguistiche.
Piena
condivisione anche da parte di Lucia Coppola (Europa Verde) che ha
definito le minoranze “differenze compatibili” che arricchiscono
il nostro territorio e hanno un’importanza che va al di là della
nostra provincia. La
presenza di un esponente ladino nel Cal sottolinea ancora di più
l’importanza di questa peculiarità culturale linguistica.
Vanessa
Masè (La Civica), anche il suo è stato un sì pieno al ddl, ha
ricordato che in commissione c’è stato un buon dibattito e ha
proposto che, come si fa col difensore civico, si faccia un dibattito
in aula con il presidente dell’Autorità delle minoranze
linguistiche.
Zanella:
sarà importante capire il ruolo del Comun nella riforma delle
comunità.
Favorevole
al ddl anche Paolo Zanella (Futura) il quale ha sottolineato
l’importanza della presenza del Procurador nel Cal dl
rappresentante della più grande minoranza linguistica. Zanella ha
detto di non condividere il grazie di Guglielmi alla Giunta perché
la scelta è del Consiglio e questo ddl arriva adesso perché nella
scorsa legislatura non c’è stato il tempo di votarla. Attenzione
ci dovrà essere, ha concluso, sulla declinazione che verrà data al
Comun general de Fascia dalla riforma delle Comunità.
Marini:
è stata persa un’occasione per modificare il regolamento del
Consiglio.
Alex
Marini ha ricordato che il riconoscimento costituzionale del Comun è
stato complicato e il ddl costituzionale dell’Svp
è nato con l’obiettivo
di tutelare i ladini dell’Alto Adige. Ed
ha affermato che si sarebbe potuto e dovuto modificare il regolamento
consiliare per convocare sedute straordinarie, anche nei territori
delle minoranze, sul tema della loro tutela. Per Marini s’è persa
un’occasione per dare valore alla legge costituzionale. In
commissione, ha ricordato l’esponente 5 Stelle, sarebbe stato
interessante invitare gli esponenti delle comunità montane italiane
per allargare lo sguardo alle politiche sociali per la montagna. Nel
Cal, inoltre, c’è una disparità di rappresentanza delle aree
montane che in questa occasione si sarebbe potuta affrontare e
risolvere. La modifica
del regolamento del Consiglio provinciale, ha ricordato Marini, è
stata chiesta dallo stesso presidente dell’Autorità per affrontare
le tematiche delle minoranze.
Gli
odg.
Il
primo odg di Marini, bocciato con 20 no e 10 sì, con il quale
chiedeva, facendo leva sui principi costituzionale la promozione
delle zone di montagna e la disciplina per la funzionalità del Cal,
che il Presidente vada alla Conferenza dei presidenti delle assemblee
legislative, per conoscere le buone pratiche delle altre regioni in
tema di autonomie locali.
Sì
unanime all’odg,
sempre di Marini, con il quale si impegna la Giunta a facilitare
la partecipazione, attraverso le tecnologie e la disponibilità della
documentazione, alle riunioni del Cal dei consiglieri provinciali e
dei cittadini.
Le
dichiarazioni di voto. Guglielmi: una bella giornata per l’Autonomia.
In
dichiarazione di voto Gugliemi ha detto, ribattendo a Marini, che
Fassa non è un’area periferico e ha ricordato che il Comun general
de Fascia non è un semplice comune, ma un’istituzione originale
che andrebbe esportata
anche in Alto Adige. Il consigliere ladino ha concluso che quella di
oggi è stata una bella giornata per l’Autonomia. Autonomia
che non vive solo di minoranze ma se sparissero saremmo tutti più
fragili.
Gianluca
Cavada (Lega) ha detto che l’appoggio dei consiglieri leghisti è
totale e i ddl che rafforzano i territori rafforzano la democrazia e
l’identità.
Katia
Rossato (FdI) ha affermao che il ddl rafforza la nostra autonomia e
ha annunciato il sì del gruppo.
Aiuti
alle aziende che sponsorizzano lo sport. Sì al ddl De Godenz.
Altro
ddl approvato con 27 sì
e l’astensione di Marini, quello
di Pietro De Godenz n.
67/XVI
sulla promozione delle
sponsorizzazioni
sportive. Un ddl che, ha
detto il proponente, ha
l’obiettivo di raccogliere fondi per le società aiutando le
aziende che credono nello sport. Il ddl prevede che vengano ammesse
ai contributi tutte le
società riconosciute dal Coni. La
sponsorizzazione minima
riconosciuta,
con una mediazione, è stata
stabilita
a 4 mila euro e si è potuta prevedere la compensazione fiscale per
la copertura del 50% da
parte della Pat di
questi investimenti.
Unico rammarico, ha
concluso De Godenz, la
disponibilità di 100 mila euro che però con l’assestamento potrà
arrivare ai 300 mila euro per tre anni.
Marini:
va rivisto tutto il sistema dei contributi allo sport.
Alex
Marini (5 Stelle) ha dichiarato l’astensione perché il ddl non è
accompagnato da un’analisi degli aiuti della Pat alle socie
tà
sportive. Inoltre, la proposta introduce un cambiamento permanente
della legge sullo sport al di là dell’emergenza Covid. Inoltre,
per Marini questi aiuti dovrebbero essere estesi anche alle
associazioni di volontariato.
Gianluca
Cavada ha detto che il sì al ddl è doverosa per l’importanza che
lo sport ha per la salute fisica e morale dei ragazzi. Soprattutto in
questa fase difficile.
De
Godenz: l’obiettivo è di incentivare le piccole aziende.
In
replica De Godenz ha detto che l’obiettivo è di incentivare le
piccole aziende a dare contributi che
si attestano mediamente
sui
10 mila euro. Non a caso la proposta è stata condivisa dal Coni
proprio perché va a favore dello sport di base e giovanile.
Gli
odg.
L’odg
di Marini, bocciato 18 no, 7 sì e un astenuto, chiedeva alla Giunta,
sul modello della Provincia di Bolzano, di dare una veste organica ai
contributi allargandoli anche alle associazioni di volontariato e
calibrandoli in base all’impegno dei volontari.
Ancora
di Marini l’odg, anche questo respinto con
18 no, 10 sì e un astenuto,
col quale chiedeva di far rispettare l’obbligo di pubblicazione,
prevista dalla legge statale, di tutti i sussidi pubblici ricevuti
dalle società sportive.
Le
dichiarazioni di voto.
In
dichiarazione di voto Savoi ha espresso il parere favorevole al ddl
sottolineando l’importanza del sostegno della Pat alle società
sportive uscite provate dalla pandemia e
che hanno bisogno di aiuto. Giusto, quindi, che i contributi da parte
delle aziende, da tempo in calo, vengano resi detraibili.
Olivi:
vanno sostenute le società più fragili.
Alessandro
Olivi (Pd) ha sottolineato l’importanza sociale del ddl che va
a favore delle imprese
che vogliono sponsorizzare lo sport e l’associazionismo sportivo
che sono un grande patrimonio del Trentino. La
soglia dei
100 mila euro, introdotta
dall’emendamento dell’assessore Failoni,
potrebbe schiacciare al ribasso la soglia dei contributi. Per questo
ci sarà bisogno di un monitoraggio attento. Anche perché c’è il
bisogno, ha aggiunto l’esponente dem, di sostenere le società più
fragili che operano in realtà meno ricche.
Alex
Marini, condividendo le finalità del ddl, ha detto che serve però
una visione d’insieme dei contributi per capire se vanno davvero a
favore delle società o se sono soldi che vengono dispersi. Così
come c’è la necessità di censire gli impianti sportivi per capire
come sono utilizzati. Incomprensibile, infine, il no alla
disponibilità di valutare le buone pratiche dell’Alto Adige.
Omissivo il comportamento della Giunta che non accetta neppure di
verificare l’obbligo di legge che impone alle società di
pubblicare i contributi pubblici ricevuti.
Paola
Demagri (Patt) ha detto che il ddl era atteso dalle società
sportive. Importante, per Demagri, soprattutto il sostituto la
compensazione fiscale introdotta dalla proposta De Godenz.
Cia:
assurdo sospettare della correttezza delle società.
Claudio
Cia ha detto di essere allibito al richiamo alla trasparenza che
rischia di far passare l’ente pubblico come una realtà che agisce
nell’ombra. Va comunicata invece l’idea che l’ente pubblico
agisce bene per moralità e non perché ci sono mille leggi e leggine
per prevenire il “losco”. Invece, vanno ringraziati i volontari
che portano avanti lo sport anziché porli sotto il peso della
burocrazia per il sospetto di azioni illegali.
Devid
Moranduzzo (Lega) ha sottolineato
l’importanza del ddl soprattutto in questa fase. E ha ringraziato
l’assessore Failoni per l’impegno dimostrato a favore dello
sport.
No
al ddl Coppola per una maggiore tutela della fauna selvatica.
Altro
ddl (respinto con 19
no, 4 astenuti del Pd
e due sì Coppola e Zanella)
affrontato oggi dal Consiglio il
69/XVI
che
aveva
l’obiettivo di modificare la legge sulla caccia puntando ad una
maggiore tutela della fauna selvatica. L’importanza all’attenzione
del mondo animale, ha detto Lucia Coppola, è
stata drammaticamente messa in evidenza dalla
pandemia e la disciplina della caccia va adattata alle esigenze di
oggi e alla tutela degli animali selvatici che sono, ha
ricordato, oltre ad
essere senzienti, patrimonio indisponibile dello Stato. In
particolare delle specie che rischiano l’estinzione. Il ddl
sottolineava
l’importanza della biodiversità, la difesa delle specie
particolarmente protette e mirava
a istituire un comitato
per la gestione di queste ultime. Una scelta ha detto Coppola
motivata anche dalla
necessità di recuperare
l’abolito Comitato faunistico. Il ddl, inoltre, avrebbe
aumentato le sanzioni
nel caso di illeciti nei confronti degli animali protetti.
Roberto
Paccher (Lega) ha detto
che i cacciatori fanno un lavoro di tutela ambientale e della
biodiversità. Non
sparano per sparare ed
esercitano anche una
forma di servizio alla comunità. Il principe Filippo, noto
cacciatore, ha
ricordato, è stato
presidente del Wwf per 15 anni. Orsi e lupi, inoltre,
non dovrebbero essere ulteriormente tutelati, ma contenuti a favore
degli agricoltori e della fauna stessa.
L’assessora
Giulia Zanotelli ha sintetizzato i motivi del no al ddl: le specie
evidenziate sono già tutelate, ci sono già sanzioni e
l’introduzione di un altro comunicato potrebbe aumentare la
burocrazia.