La Commissione speciale ha ascoltato due associazioni critiche con l'attuale sistema
Altre audizioni per l'indagine sull’affidamento di minori: il Trentino non è immune da abusi e ingiustizie.
Adiantum e Bambini Strappati: no all'allontanamento dai genitori se non vi è un reale pericolo
Accuse
pesanti
rivolte
ai
servizi sociali pubblici
del
Trentino,
responsabili
di
indurre con
motivazioni
insufficienti il
giudice
a
sottrarre i minori alle famiglie di origine, ma
anche alcune
proposte per
evitare che
si verifichino casi
del genere,
sono emerse oggi dalle due audizioni convocate dalla Commissione
speciale
di indagine in materia di affidamento di minori presieduta
da Mara Dalzocchio (Lega
Salvini Trentino).
Assente
il presidente del Tribunale dei minorenni
di Trento che sarà ascoltato nella prossima seduta, l’organismo
consiliare
ha raccolto il punto di vista della delegata regionale
dell’associazione
“Adiantum” Gabriella
Maffioletti, e
della vicepresidente
dell’Associazione nazionale “Bambini
Strappati”, Maricetta
Tirrito, che aveva chiesto di essere ascoltata.
In
apertura Dalzocchio
ha ricordato il
lungo percorso, ormai giunto quasi al
termine, delle consultazioni effettuate fino ad oggi dalla
Commissione per conoscere sia il quadro normativo nazionale ed
europeo in materia sia le procedure adottate per la tutela dei
diritti dei minori nonché i servizi e gli interventi a supporto
al
loro affidamento e inserimento in un ambito diverso dalla loro
famiglia primaria.
Adiantum:
il sistema va totalmente cambiato.
Gabriella
Maffioletti ha evidenziato il ruolo di ascolto, di studio e
assistenza multidisciplinare
svolto
dall’Associazione
Adiantum cui
si
rivolgono genitori che
si considerano
vittime
di un sistema che sottrae
i
figli alle
loro famiglie naturali.
Adiantum si avvale per
questo di
esperti in
vari settori a partire da quello dei
diritti umani, nel tentativo di correggere
un
meccanismo
che a suo avviso “andrebbe
cambiato in toto”. Secondo la delegata di Adiantum anche in
Trentino
vi sono numerosi casi di allontanamento di minori dalla famiglia di
origine, il
cui vero scopo è alimentare l’attività di soggetti del privato-sociale, in
particolare cooperative, che
“vivono” di
questo. Oltre all’allontanamento viene prorogata il più
possibile la permanenza
dei
minori al
di fuori delle loro famiglie. Maffioletti
ha citato il caso di una madre assistita da Adiantum
che
pur
non essendo incorsa in alcun reato è costretta da 9 anni a vivere
senza
il proprio figlio minore per
i “falsi documentali” prodotti sul suo conto allo scopo di dimostrare
la sua inidoneità
a
svolgere il ruolo di genitore. E
questo con la complicità
dei servizi sociali che secondo
la delegata dell’associazione omettono di fornire
al Tribunale di minorenni elementi
oggettivi sulla famiglia di
origine. Dati dai quali emergerebbe la capacità
dei genitori di gestire il bambino e quindi la necessità di farlo
tornare da loro. Per Maffioletti inoltre oggi la pandemia rende ancor
più critica la situazione economica delle famiglie e accentua
il rischio di allontanamento dei
minori dal nucleo per
mancanza di mezzi.
A
suo avviso il giudice
competente
dovrebbe segnalare
ai Comuni le situazioni di indigenza per consentire alle istituzioni
di intervenire a sostegno di
queste famiglie
evitando
così gli allontanamenti. Invece – ha proseguito Maffioletti – si
ricorre
in modo disinvolto all’articolo 403 del Codice civile che permette
alla pubblica autorità di collocare al sicuro, con l'allontanamento, i minori giudicati in
grave difficoltà psico-fisica. Per
la delegata queste decisioni andrebbero invece scongiurate ogni qual
volta non sussistano validi
motivi per la messa in protezione del
minore.
Le
istituzioni sono infatti chiamate ad attenersi al principio di
prudenza e non dovrebbero fidarsi del solo giudizio del servizio sociale, che
spesso
si
basa su valutazioni
caratteriali
anziché
su evidenze
oggettive. Accade
che nessuno vada a verificare queste valutazioni che, quindi, vengono
avallate dal Tribunale dei minorenni che disponge l’allontanamento
dei bambini dai genitori.
Secondo
Maffioletti bisognerebbe invece intervenire in via preventiva, per dirimere eventuali
conflitti
tra
i genitori naturali che mettono in pericolo l’integrità
psico-fisica del figlio
minore.
La
delegata ha ricordato che vi sono già iniziative avviate per
sottoporre gli abusi avvenuti ai danni dei minori alla Corte europea dei diritti di Strasburgo. Stupisce, per Maffioletti, l’alto numero
di affidi fuori famiglia disposti
dal Tribunale
di minorenni di Trento per “inadeguatezza genitoriale”, quando si potrebbe evitare
ai
bambini e ai ragazzi questo
dramma. A suo avviso servirebbe inoltre trasparenza sulla spesa sostenuta
dalla Provincia per gli affidi, che risulta molto elevata. Con le
risorse
destinate
dall’ente pubblico alla gestione degli interventi
di accoglienza dei
173
minori attualmente
allontanati, si potrebbe garantire il sostegno necessario alle
famiglie per permettere di tenere a casa i figli.
Per
Maffioletti,
insomma,
il Trentino
non è esente dagli
abusi emersi nel resto d’Italia
a
favore dell’indotto lavorativo
dei
servizi attivi nel
campo dell’assistenza
dei minori.
E
ha concluso con la speranza
che
la Commissione d’indagine del Consiglio faccia luce su questa
realtà
grigia
ed opaca.
L’Associazione
Bambini
Strappati chiede una norma che obblighi ad avvisare i genitori sottoposti ad osservazione e di poter affiancare le famiglie di
origine.
Maricetta
Tirrito ha ricordato che l’Associazione
“Bambini
Strappati” di
cui è vicepresidente è nata
dopo
il caso di
Bibiano
per
raccogliere le sofferenze e le denunce e
comprendere che cosa accade
nelle
altre
regioni
d’Italia.
Tirrito ha messo
l’accento sulla difficoltà
dei genitori a
cui vengono sottratti i figli di essere ascoltati e compresi dalle
istituzioni con cui non riescono a dialogare e che sembrano solo
voler dimostrare l’esistenza di problemi che giustificano
l’allontanamento dei bambini. Il
Trentino – ha
osservato – non è
immune da
casi analoghi a quelli
di
Bibiano. Anche questo è un territorio in cui ci si è dovuti
confrontare con le difficoltà che emergono
dai servizi
sociali che
dovrebbero, invece, accompagnare i genitori nei rapporti con le
istituzioni. Questa difficoltà di rapporto, questa mancanza di
confronto e di tutela delle famiglie, è
per
Tirrito il
primo grande
ostacolo
che ogni genitore incontra con i servizi sociali. In
queste condizioni non c’è possibilità di comprensione. Il
problema è che il servizio sociale si considera l’unico
soggetto
che valuta la situazione dei minori e da cui dipende il loro allontanamento dalla famiglia.
Escludendo di fatto dal merito della valutazione l’interlocutore
giudiziario. Per questo secondo Tirrito servirebbero linee guida
comportamentali da
mettere a disposizione delle autorità per controllare il lavoro dei
servizi
sociali.
Ogni attività è invece lasciata all’intimo convincimento
dell’assistente
sociale, che decide sulle
sorti del
minore e di
un intero ambito familiare. A volte non
vengono nemmeno effettuate le
visite ispettive necessarie per verificare
la valutazione.
Per questo l’Associazione Bambini Strappati cerca
di comprendere
e affiancare le famiglie
nella gestione di questi casi.
Ma
anche di promuovere soluzioni proponendo ad esempio linee
guida che obblighino al confronto con associazioni come questa e al
loro coinvolgimento per poter garantire
alle
famiglie un
supporto psicologico, amministrativo e legale. Qeusto
per Turriti è un obiettivo da perseguire partendo dal presupposto
che tutti vogliono il bene dei bambini. Nessun minore va allontanato
per forza. L’allontanamento
dovrebbe essere
l’ultima
ratio di
fronte all’impossibilità oggettiva di sanare
la situazione
in
cui il bambino si
trova.
Un’altra
richiesta dell’Associazione è
di una banca dati aggiornata
che
dica quanti minori sono seguiti e mantenuti dalle casse pubbliche
in
forma extra-familiare e nelle famiglie affidatarie.
Vi
sono genitori a cui capita di ricevere
dai
figli input di gravi problemi nelle case-famiglia in cui si trovano e nelle quali sono comunque costretti a rimanere. Anche per questo
le Associazioni attive nel settore dovrebbero poter difendere
il diritto dei minori. Tirriti
ha segnalato che sono in corso 13
procedimenti in
provincia
di Trento per tutelare
il diritto
di questi
minori di essere semplicemente
ascoltati
e
non trattati
come
se dovessero scontare una condanna, costretti
a
vivere in una struttura o in una famiglia diversa da quella in cui sono nati. E
questo accade perché
la
volontà dei minori
non viene mai presa
in considerazione. Non vengono mai
ascoltati. A
questo problema la pubblica amministrazione non presta la necessaria
attenzione.
Cia:
perché lo psicologo non interviene fin dalla prima fase di
valutazione?
Claudio
Cia
(FdI) ha osservato
che forse
manca la necessaria trasparenza
da
parte di
chi ha in mano le
sorti di questi minori. Al
riguardo ha posto
una domanda sul ruolo
dello psicologo,
che
stando alle
audizioni non
viene coinvolto
nelle
fasi
preliminari dell’affido
per
verificare la
situazione della famiglia,
ma
solo quando il minore ha già subito danni
a
causa dell’allontanamento
forzoso dai
genitori.
E
ha sollevato la questione dell’allontanamento dei minori dalla
famiglia motivato dal fatto che i genitori non dispongono per
lavoro di tempo sufficiente
da
dedicare ai figli.
Dalzocchio
ha
confermato
che
nelle
audizioni l’ordine
degli psicologici aveva
evidenziato il problema segnalato da Cia.
Ferrari:
interessante la proposta di sostegno delle associazioni alle
famiglie.
Sara
Ferrari
(Pd) ha chiesto
a Maffioletti elementi che dimostrino la fondatezza delle accuse
preoccupanti da lei anciate contro il sistema considerato "viziato" da conflitti di interesse. A proposito della proposta di linee guida
avanzata da Turrito, Ferrari ha precisato che compito della
Commissione
d’indagine
è solo di indicare
al
Consiglio possibili
piste e suggerimenti eventualmente
da trasformare in atti politici con cui affrontare il tema.
Interessante in questa prospettiva è la questione dell’affiancamento
delle associazioni alle famiglie perche queste riescano a relazionarsi con le
istituzioni. Si
tratta di capire come si potrebbe disciplinare questo
affiancamento a
vantaggio della tutela
del minore.
Coppola:
vi sono bambini e ragazzi allontanati che chiedono di non tornare
nelle loro famiglie.
Lucia
Coppola (Gruppo
misto) ha sottolineato
che a prevalere su ogni altro interesse dev’essere sempre e solo la tutela dei minori. E ha ricordato come da precedenti audizioni sia emerso
che molti di
questi bambini
e ragazzi
allontanati
dai genitori non
vogliono tornare nella famiglia da cui provengono. Avendo lavorato 38
anni come
insegnante nella
scuola primaria, Coppola
ha ricordato di essersi spesso imbattuta in casi di bambini che non
potevano
più
stare nelle loro famiglie. In altri casi si è fatto
di tutto per far rimanere i figli
con i genitori sostenendo padri e madri anche con aiuti concreti.
“Dubito
fortemente – ha
concluso – che in
Italia e in Trentino i bambini vengono tolti alle loro famiglie
perché i genitori lavorano e non possono quindi badare
sufficientemente
a
loro”. Nella nostra provincia vi sono molti attori che a
vario titolo si occupano di
infanzia e dei diritti
e
dei problemi dei minori e delle famiglie per garantire il loro
benessere. E la presenza delle minoranze in una Commissione come questa, che
non hanno voluto, ne è la dimostrazione.
Maffioletti:
collocare un minore fuori della sua famiglia solo se assolutamente
necessario per
proteggerlo e non per motivi “caratteriali”.
Maffioletti
ha rassicurato
Ferrari
dichiarando
di
essere animata dall’unica intenzione di tutelare i minori,
per
la cui protezione l’Associazione da lei rappresentata sta
raccogliendo
storie anche
sofferte di
bambini
e ragazzi allontanati
dalle loro famiglie “per motivi caratteriali e minimali”. Ha
aggiunto che i
50 casi da
lei seguiti
a livello locale sono
documentati da un dossier protetto da privacy
ma
che, se richiesto, potrebbe essere messo a disposizione dell’autorità
giudiziaria. Maffioletti ha auspicato che il risultato di questa
Commissione d’indagine sia di
contribuire
alla garanzia che i soldi
pubblici per
i servizi sociali siano spesi per la tutela dei diritti
dei
minori e delle loro famiglie.
Con l’obiettivo di evitare che un solo bambino
possa
essere collocato
fuori della sua
famiglia
di origine, a meno che non vi siano reati ben
identificabili.
Allora e solo allora
la
protezione del
minore deve scattare con
l’allontanamento del minore da sottrarre a una situazione di pericolo e di grave pregiudizio per la sua
crescita.
Lo
sforzo della sua associazione, ha concluso, è di documentare
minuziosamente i problemi e di rappresentarli
nelle
sedi opportune al
solo scopo che vengano accertati casi di
violazione dei
diritti
dei minori e delle
famiglie. "Per questo stiamo ricorrendo alla Corte di Strasburgo".
Tirrito:
la valutazione dei casi non va lasciata solo ai servizi sociali.
Maricetta
Tirrito
ha confermato
il problema degli psicologi sollevato da Cia, perché - ha osservato - questi specialisti non vengono fatti intervenire nella prima fase di
accertamento del problema denunciato dai servizi sociali. Questo
perché i servizi sociali si considerano e vengono considerati
giudici supremi. Il rapporto tra la
magistratura minorile e il servizio sociale è
condizionato dal
primo giudizio di quest’ultimo a
cui ogni singolo caso è totalmente affidato. La radice del problema,
per Tirrito, sta nella formazione degli assistenti sociali, ai quali
viene insegnato che
anche
solo di fronte al dubbio che un minore nella sua famiglia naturale
stia correndo dei rischi, chiedono come prima cosa che sia messo immediatamente in
sicurezza togliendolo alla famiglia. Solo successivamente si interviene per
accertare che il minore abbia subito un danno psicologico. Dovrebbe
invece accadere il contrario: occorrerebbe procedere prima ad un accertamento che
coinvolga la figura dello psicologo per passare poi a una decisione che risulti basata su una valutazione più completa messa a
disposizione dell’autorità giudiziaria. Altrimenti ci si limita
alle supposizioni. Il problema è che il possibile accertamento
psicologico successivo all’allontanamento, comporta una spesa a
carico di famiglie che spesso non se la possono permettere.
Tirrito
ha condiviso poi con Coppola l’osservazione che non in tutti i
casi l’allontanamento
è
un errore. Il problema è però un altro e sta nella consapevolezza
che ogni caso andrebbe
trattato
con competenze
e conoscenze adeguate e specialistiche, perché in questo campo - ha sottolineato - non si possono permettere sbagli essendo in gioco la vita e la crescita
di un minore che non si può rischiare di compromettere.
Tirrito ha poi assicurato di
non voler solo criticare ma anche avanzare
proposte costruttive. Il
ruolo delle associazioni – ha
concluso – è di dare un contributo che eviti abusi e violenze come
l’allontanamento scorretto e ingiusto di un bambino dalla sua
famiglia quando basterebbero piccoli
accorgimenti per
superare certe situazioni difficili. Occorre accettare che le
associazioni
si
possano affiancare come partner
dei
servizi pubblici per evitare queste violenze.
Lo
strumento potrebbe essere quello di protocolli
d’intesa o
di una convenzione tra gli enti pubblici e queste
associazioni di
volontariato, per permettere alle famiglie in difficoltà di essere
sostenute
e aiutate prima che si arrivi alla scelta estrema dell’allontanamento
di un minore dai genitori. Ma questo deve avvenire in temini di
prevenzione, prima che si scateni un problema grave: il servizio
sociale dovrebbe spingere la famiglia a rivolgersi
a un’associazione di
supporto, anziché mettere subito i genitori sul banco degli imputati.
Tirrito propone anche di prevedere con una norma che la famiglia sia
avvisata fin dall’inizio di essere sottoposta ad osservazione da
parte del servizio sociale e non solo quando il figlio viene
allontanato, in
modo che i genitori possano rivolgersi a un’associazione per essere
aiutati a fronteggiare e risolvere i problemi.
Sì
ad altre audizioni sulla prevenzione coinvolgendo i responsabili
delle scuole dell’infanzia, degli asili nido e gli psicologi.
Alla
luce delle osservazioni emerse in tema di prevenzione, dal momento
che le scuole dell’infanzia provinciali ed equiparate e gli asili
nido dei Comuni di Trento e Rovereto costituiscono un osservatorio
privilegiato per cogliere i primi segnali problematici nei bambini, su proposta di Dalzocchio
e
di Ferrari la Commissione ha deciso all’unanimità di effettuare
alcune altre audizioni: oltre a quella già prevista con il
presidente del Tribunale dei minorenni di Trento, saranno ascoltati anche il
dirigente
del servizio scuole dell’infanzia della Provincia (meglio se affiancato da un
coordinatore pedagogico), l’ordine degli psicologici a proposito del ruolo e del servizio di
sportello svolto dagli psicologi nelle scuole, e il dirigente
del servizio istruzione della Provincia sullo
stesso argomento.