La risposta dell’assessore Tonina a un’interrogazione del consigliere Manica sull’inquinamento dell'aria
In tre anni nel solo Comune di Trento 123 ricoveri per malattie causate dalle polveri sottili
Testi allegati. L'inquinamento nelle valli dovuto al riscaldamento a legna delle case
Stando
all’ultimo approfondimento avvenuto nel 2017, relativo al solo
Comune di Trento, fra il 2013 e il 2016 vi
sono stati
123
ricoveri nelle strutture sanitarie dovuti a malattie causate dalle
polveri sottili: si è trattato di patologie
riguardanti
in 61 casi il sistema
circolatorio e in
62
l’apparato
respiratorio.
L’impatto
economico sanitario derivante
da
questi ricoveri
per
malattie causate
dall’inquinamento
atmosferico è stato
pari a circa 600.000 euro.
E
tutto
ciò anche
se nel
Comune di Trento, a differenza di quanto avviene nella maggior parte
dei capoluoghi di provincia del bacino padano, le concentrazioni
medie annuali di PM2,5
risultino
significativamente
inferiori
ai
valori limite imposti dalla comunità europea. A fornire questi e altri dati
è il vicepresidente della Provincia e assessore all’ambiente Mario
Tonina nella sua risposta a un’interrogazione di Alessio Manica. Il
consigliere
del Pd chiedeva, appunto, quale sia l’impatto
degli
inquinanti atmosferici sulla salute dei residenti in Trentino.
Le criticità sono legate al biossido di azoto emesso dai veicoli.
L’assessore rassicura sugli andamenti relativi alle polveri
sottili PM10 riferiti
al periodo 2008-2018, che - spiega - descrivono la sostanziale
diminuzione delle concentrazioni, intervenuta soprattutto dopo
il periodo più critico rappresentato dal biennio 2006-2007, “con
conseguente ed ormai robusto rispetto dei limiti esteso all’intero
territorio provinciale”. Ma aggiunge che “la maggiore
criticità per la qualità dell’aria in
Trentino
è attualmente
rappresentata
dalle concentrazioni dell’inquinante
biossido
di azoto – NO2
(principale fonte le emissioni dei veicoli)”. Peraltro
questo inquinante rispetta
ormai
da molti anni il
limite di concentrazione relativo
alla media
annuale in tutte le stazioni di “fondo
urbano”
della
provincia.
Tuttavia,
segnala Tonina, la stazione
di “traffico”
posizionata
in via Bolzano a
Trento, pur
con valori
in
calo,
continua ad evidenziare il superamento di
questo limite.
Gli
altri inquinanti.
Per
quanto riguarda tutti gli altri inquinanti utilizzati come indicatori
per la valutazione della qualità dell’aria, il vicepresidente segnala come
una criticità riguardi gli IPA (Benzo-a-Pirene in particolare).
Mentre nella Valle dell’Adige il valore-obiettivo di questo
inquinante è - scrive - “sostanzialmente rispettato”, nelle valli minori,
dove maggiore è l’utilizzo della legna per riscaldamento (quasi
unico responsabile della presenza di questo inquinante), questo
valore-obiettivo è invece "frequentemente superato". Anche l’ozono (O3),
inquinante secondario, è diffusamente presente in
concentrazioni superiori ai ‘valori obiettivo’. Tuttavia, ricorda l'assessore, la presenza dell'ozono non è direttamente riconducibile a fonti locali di
inquinamento ma è caratteristica dei mesi estivi più caldi. Infatti
per tutti
gli inquinanti,
gli andamenti
mensili-stagionali
sono
sovente
determinati
non tanto o non solo dalle variazioni di quantità di emissioni
dalle
varie sorgenti, ma dalle
variabili meteo-climatiche che influenzano in maniera rilevante la
qualità dell’aria. Ne
consegue che
le
concentrazioni maggiori per tutti gli inquinanti, ad esclusione
dell’ozono, si
hanno nei
mesi freddi.
Il traffico è la maggiore sorgente inquinante a Trento e nella Valle dell’Adige.
Tornando
al biossido
di azoto (NO2),
essendo
il traffico una delle principali sorgenti, il
vicepresidente della Provincia sottolinea come le
concentrazioni maggiori si registrino
“al
bordo delle strade più trafficate soprattutto
nei centri
più
grandi della
Valle dell’Adige, a cominciare dalla
città di Trento.
Significative sono anche le concentrazioni lungo il percorso al
bordo dell’autostrada
A22. Nelle vallate più turistiche l’indicatore più rilevante
rappresentato dal valore di media annuale non evidenzia invece
particolari criticità
in nessuna di esse. E
questo perché per
lunghi periodi,
in
assenza di significativi flussi turistici, i volumi di veicoli
risultano essere
molto ridotti”. Tonina
precisa
che queste criticità
sono
relativamente marcate al bordo (poche
decine di metri) delle
principali arterie, mentre le concentrazioni cui è esposta la
maggior parte della popolazione sono molto più contenute,
omogenee
e simili in tutti i contesti urbanizzati, con una presenza sempre
leggermente
maggiore nella Valle dell’Adige.
Il
particolato (PM10
e PM2,5)
alto nelle valli per la combustione a legna nelle case.
L’assessore
evidenzia anche che dai
dati raccolti con le stazioni mobili in campagne effettuate nei
centri e fondovalle più periferici (es.
valli del Chiese e Primiero, ma non solo),
emergono situazioni talvolta più compromesse dalla presenza di PM10,
PM2,5,
e conseguentemente
IPA,
dovute in particolare alla
diffusa
pratica
della combustione
della
legna negli
impianti domestici.
E’
infatti dimostrato che a livello provinciale il maggior contributo di
emissione primaria di particolato sottile PM10 (circa 80% del
totale provinciale)
è da ricondurre proprio a questa fonte
che,
unita a delle condizioni meteo climatiche e orografiche tipiche di
alcune valli più strette, porta in certi momenti dell’anno (in
inverno) a
concentrazioni di particolato ben superiori rispetto a quanto
misurato nei maggiori centri e fondovalle.