In Terza Commissione. Appalti: sindacati soddisfatti, ma chiedono attenzione ai subappalti
Iniziate le audizioni sul ddl semplificazione. Secco no degli albergatori alle seconde case
Documenti allegati. Altre consultazioni lunedì e voto il 16 per andare in Aula a fine maggio

Presenti
gli
assessore
agli enti locali e all’urbanistica,
la
Terza
Commissione ha effettuato oggi le prime
consultazioni
in
merito al disegno
di legge 18 proposto
dal presidente della Giunta provinciale per introdurre "Misure
di semplificazione e potenziamento della competitività".
Per
raccogliere osservazioni sul provvedimento l’organismo consiliare
ha
ascoltato,
nell’ordine, l’Associazione trentina dell'edilizia - Ance
Trento, il Coordinamento provinciale imprenditori, il Consiglio delle
autonomie locali - Consorzio dei Comuni Trentini, l’Associazione
provinciale delle Asuc,
le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil e Fenalt, la Federazione
provinciale allevatori, l’Associazione contadini trentini (Act),
Confagricoltura del Trentino - Unione agricoltori, Confederazione
italiana agricoltori (Cia),
Federazione provinciale Coldiretti – Trento, il Comitato
interprofessionale ordini e collegi professionali della provincia di
Trento e l’Istituto nazionale di urbanistica (Inu)
– sezione di Trento.
Da
ricordare che la Giunta
ha chiesto e ottenuto dai
capigruppo
che il Consiglio esamini con procedura d’urgenza il disegno di
legge perché
approdi in
Aula nella sessione del 28, 29 e 30 maggio.
In questa prospettiva la Terza Commissione ha in programma altre
audizioni sul ddl lunedì 13 maggio e una successiva seduta giovedì
16 maggio per la discussione generale, l’esame degli articoli,
degli emendamenti e il voto.
L’Associazione
trentina
dell’edilizia
apprezza il provvedimento.
Per
bocca del vicepresidente
Andrea Basso l’Associazione
trentina dell’edilizia ha
espresso un “generale apprezzamento” in merito al ddl augurandosi
che il metodo partecipativo avviato dalla Giunta possa continuare
perché la sburocratizzazione è un’esigenza moto avvertita dalle
imprese della categoria. Sui primi 8 articoli del ddl, che riguardano
i contratti pubblici, l’Ance chiede che la Provincia difenda con
forza alcuni aspetti della legislazione provinciale. In primis, la
possibilità di ricorrere alla procedura negoziata per gli appalti di
importo fino a 2 milioni di euro a base d’asta. Le imprese edili
sollecitano anche
il
superamento delle difficoltà che le amministrazioni pubbliche
appaltanti incontrano nel pagamento diretto dei subappaltatori.
L’Ance
condivide poi
l’articolo
14, che consente ai Comuni di permettere in determinati casi ai
proprietari di immobili la destinazione temporanea
per tempo libero e vacanze dell’alloggio
di
residenza ordinaria. Secondo gli edili va però trovata una soluzione
definitiva al problema degli alloggi già edificati o da completare,
vincolati a residenza ordinaria e rimasti tutt’ora invenduti.
L’Ance
propone infine
che
la Provincia preveda
sempre la possibilità di subappalti
fino alla misura del 50%.
Coordinamento
imprenditori: per la semplificazione serve un intervento più
strutturale.
Il
Coordinamento
provinciale imprenditori è
intervenuto con i rappresentanti dell’Associazione albergatori, di
Confcommercio, della Confesercenti, dell’ Associazione industriali
e dell’Associazione artigiani.
Gli
industriali con il presidente Manzana
ha considerato apprezzabili gli sforzi compiuti
dalla Giunta
provinciale
con
questo ddl, ma
ha
auspicato interventi più strutturati, “per i quali evidentemente
serve più tempo”. Gli
industriali si aspettano una
ristrutturazione profonda di alcuni ambiti. In tema di appalti serve
infatti un coordinamento dopo i 5 interventi legislativi
degli
ultimi anni. L’eccesso
di regole crea
problemi alle imprese che chiedono un Testo
unico
in
materia.
Questo
ddl
non contempla il fatto che quando vi sono incongruenze normative o
si
è in attesa di delibere
attuative,
questo rallenta di molto gli investimenti e l’attività delle
aziende. Inoltre
la legge
6 del 1999 sull’economia, che
compie
20 anni, andrebbe
rivista e aggiornata con la collaborazione degli imprenditori in modo
da dare organicità alla normativa.
Ha infine osservato che in tempi così brevi non si possono fare
capolavori dal punto di vista normativo. Meglio non esagerare con
le norme e
analizzare prima
a
fondo le proposte.
Il
presidente
dell’Associazione artigiani
Segatta,
a
proposito dell’articolo
14 relativo alle seconde case, giudicando
ancora valida
la legge Gilmozzi anche se le modifiche proposte dal ddl 18 non
inficiano questa normativa ma evitano che chi fa un investimento
sulla prima casa e deve allontanarsene per motivi di lavoro non
continui a trovare ostacoli nella vendita e nella messa a
disposizione dell’immobile. Quindi per
gli artigiani le
modifiche previste in
questo campo dalla
Giunta sono
condivisibili.
Il
presidente dell’Associazione
albergatori Battaiola
ha
chiesto invece la soppressione della lettera a) dell’articolo 14,
ricordando che la
legge Gilmozzi era stata
introdotta per limitare il consumo eccessivo di territorio e
l’edificazione di case ad uso turistico nei Comuni ad alta
vocazione turistica, a vantaggio di edifici destinati a “residenza”
del proprietario o altro soggetto. è
universalmente
noto che il numero delle seconde case in Trentino è eccessivo, con
effetti negativi che vanno dalla loro sottoutilizzazione, al degrado
degli immobili che non vengono manutenuti. Gli effetti negativi sulla
qualità dell’offerta turistica sono conseguenti e pesanti.
Riteniamo
– ha
avvertito Battaiola – che un
ulteriore incremento delle seconde case utilizzate per il tempo
libero e le vacanze, e l’eliminazione di fatto di una
programmazione, contrariamente a quanto affermato nel testo di legge,
non solo renderebbe difficoltoso per i cittadini residenti l’acquisto
o la locazione degli immobili a prezzi accessibili (ha
citato al riguardo l’esempio negativo di Riva del Garda), ma
andrebbe a rendere ancora più sbilanciato il rapporto tra i posti
letto delle attività alberghiere e quelli offerti nelle case per il
tempo libero a svantaggio dei primi. Battaiola
ha indicato come modello da imitare la politica
urbanistica nella Provincia di Bolzano, orientata allo sviluppo delle
imprese ricettive e al contenimento delle seconde case, con effetti
positivi sia sulla redditività delle aziende che sul bilancio
pubblico.
Proprio
in questo
momento la Provincia di Bolzano ha approvato una norma estremamente
restrittiva che limita gli alloggi per il tempo libero a garanzia dei
residenti, al fine di evitare lo spopolamento delle località
turistiche. La
lettera a) che
l’Asat chiede di rimuovere dall’art.
14 del ddl
prevede,
in caso di acquisto, a titolo oneroso o gratuito, che il proprietario
possa per un periodo di tre anni, prorogabile a sei, destinare
l’immobile ad alloggio per il tempo libero e vacanze. Secondo
il presidente dell’Asat si metterebbe
così mano in modo evidente alla positiva programmazione prevista
dalla Legge Gilmozzi. Premiando
chi,
con
questa legge in vigore,
ha coscientemente costruito “residenze ordinarie” e oggi
attraverso quanto previsto nella lettera a) ne chiede il superamento.
“Non possiamo essere d’accordo”, ha
rimarcato. Anche perché un
soggetto che decide di acquistare un immobile ordinario non
utilizzandolo direttamente come propria residenza, ma come
“investimento”, può
comunque anche
oggi,
in base alla legge
Gilmozzi, locarlo a quanti vorranno utilizzarlo come prima casa,
traendone comunque un vantaggio economico. Ancora,
per l’Asat qualsiasi
ragionamento sulla “legge Gilmozzi” dovrebbe
basarsi
su una valutazione non estemporanea o in risposta ad interessi
particolari e sulla base di studi e di dati oggettivi sulla effettiva
necessità di edifici residenziali e/o turistici. Studi
che devono
tenere in considerazione anche l’aspetto paesaggistico e
ambientale. Battaiola
non ha mancato di richiamare su questo punto le precisazioni
rilasciate alla stampa dal presidente della Provincia,
secondo il quale le modifiche proposte alla legge Gilmozzi con
l’approvazione di questo articolo riguarderanno solo i casi di
risanamento degli immobili, che siano un rischio per l’incolumità
pubblica. Senonché,
ha osservato con preoccupazione il rappresentante dell’Asat, “non
troviamo
riscontro di questa casistica nell’articolato proposto”.
Confcommercio,
con
il direttore Giovanni
Profumo,
ha
condiviso il documento
del Coordinamento imprenditori limitandosi
ad alcune osservazioni.
Primo:
bene i
Tavoli
di lavoro aperti
dalla Giunta sulla
semplificazione normativa,
ma
questa non si può tradurre in altre leggi con cui introdurre
ulteriori
incombenze inutili. Come
nel caso del MePat,
la
piattaforma per il mercato elettronico della Provincia, definita da
Profumo elettronico
disastrosa
perché troppo complicata quando dovrebbe invece aiutare le imprese.
Basti
pensare che le aziende sono obbligate a rinnovare ogni tre mesi le
stesse dichiarazioni rese in sede di abilitazione (assenza di motivi
di esclusione o variazione di dati forniti). Confcommercio chiede che
il termine per il rinnovo delle dichiarazioni sia fissato in 12 mesi.
Quanto all’articolo
14 Confcommercio ritiene semplicemente
che
l’esame
del ddl “non
sia la sede adatta
per
trattare l’argomento
delle seconde
case, troppo
delicato
e
importante”.
E
ha ricordato che anche a Pinzolo
non si trovano più
abitazioni
perché tutto il mercato è rivolto alle seconde case. “In
queste condizioni – ha concluso Profumo – un articolo che
permetta una liberalizzazione
non ha senso, se non quello di risolvere
qualche situazione particolare”.
La
Federazione trentina delle cooperative, con il direttore
Ceschi, ha sollevato il problema degli appalti dei servizi e
delle forniture, per il cui affidamento vi è molto da lavorare. Per
questo ha chiesto che il Tavolo appalti se ne occupi con l’obiettivo
di premiare realmente la qualità. Le proiezioni per i prossimi mesi
evidenziano la rilevanza che ente pubblico, organizzazioni
imprenditoriali e sindacali lavorino per garantire il più possibile
la qualità in questo settore. La cooperazione segnala in particolare
il problema del principio di rotazione, per cui oggi al soggetto che
ha gestito un servizio in precedenza è vietato di presentare
nuovamente un’offerta. Norma che appare incomprensibile se è
dimostrabile che questo soggetto ha lavorato bene e onestamente. La
Provincia dovrebbe quindi stabilire che il principio di rotazione,
che non è tassativo, non si applica salvo che in alcune situazioni
ben specificate. In tal modo si permetterebbe alle aziende sia della
cooperazione sia artigiane di rimettersi in gioco per la gestione di
un servizio.
Il
direttore di Confesercenti Aldi Cekrezi, sull’articolo 14 ha
detto di condividere pienamente la posizione di Confcommercio e Asat.
Sul MePat, ha ricordato che vi sono comparti come quello delle
agenzie di viaggio dove in nome del rispetto delle regole sulla
semplificazione è diventato impossibile continuare a lavorare.
Attenzione, quindi, alle sintesi conseguenti alla semplificazione
perché possono generare confusione.
Il
consigliere dell’Upt ha chiesto quale posizione abbiano gli
imprenditori in materia di subappalti. E ha condiviso che l’articolo
14 sulle seconde case e le case vacanze non sia una soluzione
adeguata e che serva invece una normativa organica in materia.
Il
presidente dell’Associazione artigiani ha risposto,
condividendo la posizione degli industriali, che occorre ripristinare
la norma che consente il pagamento diretto dei subappaltatori da
parte dell’ente appaltante.
La
consigliera di Futura ha apprezzato molto la posizione dell’Asat
sull’articolo 14 (seconde case), argomento sul quale sarebbe un
grave errore tornare indietro, perché a suo avviso non vi è bisogno
di una semplificazione normativa in questo campo. Forse, ha concluso,
la Giunta non si aspettava su questo punto la contrarietà degli
albergatori.
L’assessore
agli enti locali ha negato che la Giunta sia rimasta sorpresa
dalla posizione espressa dalle categorie sull’articolo 14. E ha
precisato che la norma proposta non punta alla liberalizzazione ma
permetterebbe ad un Comune, e solo in determinati casi, di derogare
dalla legge Gilmozzi. Non è mistero per nessuno il fatto che già
oggi vi siano alloggi di residenza ordinaria utilizzati come seconde
case. Vi è anche chi trasferisce la propria residenza per dare in
locazione attraverso agenzie il proprio immobile. Si tratta allora
per l’assessore di introdurre previsioni il più possibile
restrittive. Il Comune, ha ribadito, può anche non concedere
l’autorizzazione richiesta. “Non vi è nessun automatismo”. E
ha concluso affermando che la Giunta proseguirà il confronto con le
categorie senza escludere anche possibili modifiche della norma
proposta.
La consigliera di Futura si è detta preoccupata da questa
discrezionalità assegnata ai Comuni sostenendo che su questo tema è
necessaria la regia provinciale prevista dalla legge Gilmozzi. Il
fenomeno “seconde case” destinate ad uso turistico va a suo
avviso combattuto con strumenti diversi e non permettendo ulteriore
consumo di territorio.
Il
presidente dell’Asat Battaiola ha aggiunto che già oggi le
seconde case sono in degrado e che occorre quindi puntare alla
riqualificazione dell’esistente, anche a tutela dell’ambiente.
Il
presidente della Commissione (Lega), albergatore, non ha nascosto la
propria condivisione nei confronti della posizione dell’Asat.
“L’attuale sistema – ha detto – non è virtuoso ma
peccaminoso”.
Il
consigliere dei
5
stelle ha
chiesto il
parere del direttore della Cooperazione sulla
problematica delle imprese associate messe fuori mercato dalle norme
attuali sugli appalti, spesso assegnati
ad imprese provenienti da fuori provincia avvantaggiate rispetto alle
locali.
Ceschi
ha risposto che in Trentino vi
sono state
gare che hanno limitato la partecipazione di imprese cooperative e
artigiane. Il Tavolo appalti dovrebbe occuparsi del
problema,
perché
già oggi
si potrebbero evitare procedure di gara di
dimensioni talmente
articolate
e corpose
da favorire nettamente
i soggetti
provenienti da
fuori provincia.
Quelle
locali possono al massimo aspirare ai subappalti.
A suo avviso oggi è
stata invertita la regola per cui ordinariamente
nel sistema
degli appalti si
privilegia l’offerta
economicamente più vantaggiosa mentre
solo un’eccezione
scegliere
quella al
massimo ribasso. A
questo riguardo infine andrebbe prevista una rotazione.
Il
consigliere del Pd che era stato capogruppo nella scorsa
legislatura ha osservato come questa discussione indichi innanzitutto
che serve un Tavolo che metta mano in modo più strutturale al tema
degli appalti, coinvolgendo tutte le parti interessate soprattutto a
livello tecnico. Secondo: accordare un privilegio al prezzo più
basso significherebbe tornare indietro rispetto all’obiettivo
attuale di premiare chi garantisce maggiore qualità. Terzo: salvo
l’Ance, che difende l’articolo 14, l’idea di smantellare la
legge Gilmozzi è giudicata da tutti scorretta e rischiosa. La
lettera a) dell’articolo 14 del ddl, tradotta nella pratica, è
inaccettabile perché permette che immobili destinati a prima
abitazione possano essere venduti o affittati per utilizzo turistico
e di vacanze. Il consigliere si è dichiarato totalmente contrario
alla previsione che un patrimonio esistente possa per sei anni andare
in tal modo sul mercato. L’auspicio è che la Giunta dopo queste
audizioni riporti l’articolo 14 nell’alveo della sostenibilità.
Il
presidente degli industriali Manzana ha
ribadito il concetto espresso da Ceschi: la questione degli appalti è
delicata. Non
si può applicare tout court il massimo ribasso perché la qualità
va considerata prioritaria anche nell’affidamento
di piccoli
lavori
e servizi
Giusto quindi,
a suo avviso, che
insieme
al Tavolo degli appalti torni
a lavorare anche
il
Tavolo dei servizi, in
modo sinergico.
L’auspicio è che per la semplificazione si avvi un processo di
rivisitazione strutturale con, da
parte della Provincia, “prossime
e frequenti convocazioni degli imprenditori”.
Il
presidente dell’Associazione artigiani Segatta ha ricordato
che, d’altra parte, le offerte economicamente vantaggiose hanno un
costo elevato per le piccole imprese. E che le regole attuali non
tengono conto della qualità delle aziende.
Il
consigliere del Patt ha chiesto chiarimenti sul MePat.
Profumo
(Confcommercio), ha risposto che per
migliorare il MePat basterrebbe copiare dal sistema adottato dalla
Provincia di Bolzano.
Per
il presidente degli industriali non solo vi sono piattaforme più
semplici di quella della Provincia, ma del MePat vi è anche un
utilizzo inadeguato.
Consiglio
delle autonomie locali: bene la possibilità data ai Comuni di
decidere autonomamente sull’utilizzo turistico della prima casa.
Il
Consiglio delle autonomie locali - Consorzio dei Comuni Trentini,
rappresentato
dal presidente Paride Gianmoena, ha espresso un parere
sostanzialmente positivo sul ddl. perché
molte norme che modificano leggi
provinciali corrispondono
alle proposte avanzate
anche in passato dai Comuni del Trentino. Anche
Gianmoena ha chiesto di semplificare la piattaforma MePat per evitare
che le
pubbliche amministrazioni chiedano continuamente
ai
Comuni gli
stessi dati che potrebbero
essere raccolti
in
un’unica piattaforma. Sull’articolo 14 il
Cal giudica positiva la norma che assegna ai Comuni
la
possibilità decidere
autonomamente
nei
casi previsati
dal ddl.
Asuc:
si liberino le Asuc dalle le stesse norme sugli appalti imposte ai
Comuni.
l’Associazione
provinciale delle Asuc,
rappresentata
dal presidente Roberto Giovannini e
dal membro
del comitato Rodolfo Alberti, ha segnalato
il problema della alla legge
168 del 2017, normativa
nazionale che considera le Asuc enti collettivi diversi dalle
amministrazioni locali, i
cui principi dovrebbero
trovare applicazione anche in Provincia
di Trento. Invece
per consuetudine
si
applicano anche
alle Asuc gli obblighi e le procedure amministrative che
riguardano i Comuni.
C’è quindi un vuoto normativo e una conseguente prassi che
hanno
causato
gravi incertezze
circa
gli adempimenti da applicare alle
Asuc.
Si
tratta quindi di garantire una
semplificazione dell’attività delle Asuc approfittando di questo
ddl. Una delle difficoltà consiste nella previsione dell’affidamento
incarichi mediante sorteggio fra tre operatori iscritti negli
strumenti elettronici o negli elenchi. Procedura che complica
notevolmente l’attività delle Asuc in quanto non sono iscritte a
Trentino Digitale e quindi non possono accedere agli elenchi dei
professionisti. Alberti dal canto suo ha sollevato una preoccupazione
in merito ad una modifica della legge Gilmozzi, che andrebbe attuata
con molta cautela viste le difficoltà incontrate quando venne
introdotta.
La
consigliera di Futura ha
ricordato che in capo alle Asuc vi sono anche costruzioni che
necessitano a volte di riqualificazione. Esigenza questa che va nella
direzione opposta al consumo del territorio.
Il
consigliere del Patt ha
segnalato l’interesse dell’articolo 21 del ddl che apre alla
possibilità di favorire una trasformazione di coltura da bosco a
prato e pascolo, che sarebbe importante per valorizzare i territori
anche delle Asuc.
Giovannini
e Alberti hanno
risposto
che sarebbe in
qualche caso importante
riqualificare il paesaggio Bene quindi la possibilità della
trasformazione delle colture, ma come opportunitià di ridisegnare il
paesaggio in modo conforme alla storia.
L’esponente
dei 5 stelle
ha chiesto in che termini immaginano la questione dell’affidamento
della gestione delle
malghe.
Alberti
ha risposto
che il
problema è complesso perché le situazioni nelle valli sono diverse.
Occorre cercare una “misura” che consenta ai proprietari di avere
un ritorno economico, evitando che un solo agricoltore,
essendo
l’unico,
ne
tragga vantaggio.
Le
organizzazioni sindacali: bene la rinuncia al massimo ribasso
indiscriminato e la gestione dei controlli, attenzione ai subappalti.
Le
consultazioni della terza Commissione permanente sul disegno di legge
18, sono proseguite con l’ascolto delle organizzazioni sindacali
per le quali sono intervenuti il segretario generale Flai-cgil del
Trentino Maurizio Zabbeni, il segretario provinciale Fenal-Uil
Matteo Salvetti e Marcella Tomasi segretaria di
Uil-Fpl.
Maurizio
Zabbeni ha illustrato un documento sottoscritto da tutte le
organizzazioni sindacali, che verrà formalmente consegnato nella
forma definitiva nella giornata di domani. Il sistema degli appalti
così come fin qui concepito sulla base della legge del 2016, ha
esordito, è un tassello importante delle politiche industriali, nel
prevedere la gestione di gare qualificate, che producano
un’elevazione della qualità dell’impresa e del lavoro. Tutte le
norme all’epoca proposte e poi recepite andavano in quella
direzione. Nel tempo il sistema ha preso atto della sua incapacità
di qualificare le proprie stazioni appaltanti e con la scusa della
sburocratizzazione si è andati verso il massimo ribasso. Va detto
che l’impianto del disegno di legge provinciale, recependo alcune
nostre segnalazioni e correttivi, non è paragonabile alla legge
nazionale che invece è “profondamente deregolatoria e fuori da
ogni logica”. Si va piuttosto verso un sistema che tutela la
manodopera e la qualità, rinunciando alla logica del massimo
ribasso. Per quanto ad oggi sul tavolo, ciò che si prevede è di
lasciare al massimo ribasso solo gli appalti per i quali non si possa
costruire un altro tipo di offerta, ovvero di ricorrere solo
residualmente al massimo ribasso: se questo fosse l’impianto già
in sé si riuscirebbe a velocizzare l’aggiudicazione delle opere.
Collegate a queste osservazioni, le organizzazioni sindacali
chiedono di centralizzare presso un’unica committenza il sistema
degli appalti andando oltre le varie stazioni appaltanti, perché non
tutte sono in grado di costruire capitolati in grado di qualificare
la domanda e l’impresa e addirittura a volte non recepiscono la
norma. Accanto a questo, i sindacati chiedono di essere coinvolti,
durante la stesura dei bandi per poter incidere sulla clausola
sociale e poter concorrere alla scrittura del contratto oggetto
dell’appalto. Infine, si suggerisce di non recepire quanto
introdotto dalla legge nazionale in materia di liberalizzazione dei
subappalti e nemmeno prevedere che i partecipanti alla gara possano
essere nominati come subappaltatori. Non c’è una contrarietà a
priori sull’istituto del subappalto, ma si raccomanda attenzione a
non allagare le maglie: il subappalto non deve essere concepito come
un modo per “scaricare” il lavoro appaltato e “fare cartello”
da parte delle imprese, ma in maniera genuina e trasparente. Quanto
ai controlli, i sindacati hanno apprezzato la regolamentazione
dell’articolo 33 della legge 26 del 2016, ovvero la verifica della
correttezza dei pagamenti dei lavoratori durante la fase esecutiva.
Tuttavia viene proposta una modifica: laddove vi sia un accertamento
di inadempienza l’azienda deve essere responsabilizzata e rendere
le informazioni il più tempestivamente possibile. Altra questione
legata ai controlli, quella dell’investimento in termini delle
risorse umane che effettuano l’attività ispettiva. Infine, si
chiede il rafforzamento della clausola sociale: che l’impianto
normativo sia esteso non solo agli appalti, ma anche a tutte le
tipologie di affidamento degli stessi.
Si
rafforzi la clausola sociale, venga abrogato l’articolo 14 sulle
seconde case
Matteo
Salvetti ha condiviso la preoccupazione sulla normativa
nazionale rispetto alla quale è bene far valere le proprie
prerogative di autonomia. Sul contenzioso di lavoro e collettivo
anche alla luce delle recenti sentenze, ha aggiunto, è importante
avviare un percorso che vada a rafforzare la clausola sociale. A
margine del discorso appalti, tuttavia, ci sono alcuni aspetti che
stanno a cuore per l’impatto che possono avere anche sui
lavoratori: in merito alle seconde case la posizione del sindacato è
di contrarietà all’articolo 14 di cui si chiede l’abrogazione.
Bene la tutela paesaggistica del territorio, ha proseguito Salvetti:
abbiamo a cuore la ristrutturazione delle case, ma quella prevista da
quell’articolo la riteniamo un’apertura pericolosa per le
possibili speculazioni edilizie a cui potrebbe aprire.
Bene
il recupero della graduatoria, si preveda un’indennità per chi
partecipa alla stesura degli appalti
Stupisce
l’articolo 16, che riguarda le Commissioni straordinarie che
possono essere attivate per pareri sugli atti amministrativi, ha
rilevato Marcella Tomasi: c’è un atto disciplinare nei
confronti di chi non partecipa alle Commissioni, considerato
un’ingerenza della legge nella disciplina del personale che è
ritenuta eccessiva. L’articolo 25bis offre l’opportunità di
scorrere una vecchia graduatoria provinciale ed è visto con favore:
è bene intervenire su questa graduatoria, l’abbiamo chiesto a più
riprese. Chiediamo però un po’ più di coraggio riconoscendo anche
un’indennità a chi partecipa con alta professionalità alla
stesura degli appalti, così come già previsto dalla normativa
nazionale. Seconda proposta di integrazione, quella di derogare
all’assunzione del personale, assumendo qualche elemento in più
nelle strutture che si occupano di appalti.
Allevatori
e agricoltori: sostanziale condivisione per l’impianto di
semplificazione introdotto dalle norme
A
seguire la Commissione ha ascoltato un blocco di rappresentanti del
mondo dell’agricoltura e dell’allevamento che hanno espresso un
sostanziale favore per le norme oggetto di audizione, sopratutto per
gli aspetti di semplificazione e sburocratizzazione del sistema in
esse contenuti.
Mauro
Fezzi (Federazione provinciale allevatori) ha dichiarato di voler
collaborare per fare in modo che dove possibile si vada verso la
semplificazione, obiettivo principale di questo disegno di legge, che
tocca solo marginalmente la materia di propria competenza. Bene
sopratutto le norme che agevolano il sostegno dell’imprenditoria
giovanile anche attraverso l’accesso al credito e altre misure di
investimento straordinarie. Un disegno di legge che non può che
vedere una valutazione positiva, ha aggiunto.
Paolo
Calovi della Cia (Confederazione italiana agricoltori) ha
espresso apprezzamento per queste norme che vanno nella direzione
della semplificazione. Ben accolto il sostegno ai giovani
imprenditori, sopratutto a quelli che vivono in zone marginali.
Attenzione però, ha raccomandato, a finanziare progetti che abbiano
una sostenibilità economica reale perché altrimenti anziché
aiutarli si possono mettere i giovani in difficoltà. Sulla banca
della terra bene recuperare i terreni -”ne abbiamo estremo bisogno
non solo per le aziende agricole, ma anche per il territorio”- però
occorre che la Provincia dia il buon esempio e assegni i terreni non
considerando esclusivamente il fattore della resa economica.
Benissimo la trasformazione dei boschi a prato e area agricola, ma
anche qui attenzione nel fare le bonifiche perché le radici degli
alberi costituiscono un rifiuto speciale.
Mauro
Fiamozzi (Coldiretti) ha osservato che le difficoltà
principali che il mondo agricolo deve affrontare riguardano l’uso
degli strumenti informatici necessari per accedere ai contributi e
non solo. Uno degli aspetti fondamentali è dunque quello di
migliorare questi strumenti facilitandone l’accesso e il loro
miglior utilizzo. A questo proposito si è chiesto ad esempio di
pensare di fare uno schedario per ogni azienda che permetta di capire
a che punto è il proprio de minimis. Sono diversi anni, ha
poi concluso, che ci confrontiamo con la Provincia per chiedere di
dare la possibilità ai Centri di assistenza aziende agricole di
allargare le fattispecie di attività per consentire di snellire le
domande introducendo il principio del silenzio assenso, che
ridurrebbe di molto i tempi delle istruttorie.
Diego
Coller (Confagricoltura) ha auspicato che questo disegno di legge
vada davvero nella direzione della semplificazione che darebbe la
possibilità di investire per produrre un Pil maggiore di quello
attuale. Apprezzamento particolare è stato espresso per il fatto che
questo sia un disegno di legge dinamico e in evoluzione perché il
tema della burocrazia si manifesta nella pratica e diventa
fondamentale la possibilità di poterlo correggere in corso d’opera.
Positivo anche il sostegno ai giovani imprenditori e la restituzione
di terreni boschivi all’agricoltura. Coller, che si è riservato di
far pervenire altre proposte in seguito, ha rilanciato un
suggerimento, quello di cancellare l’Apia (albo degli imprenditori
agricoli), un albo superato che crea solo problemi e dispendio di
risorse.
Daniele
Bergamo (Associazione contadini trentini) ha dichiarato di
apprezzare gli sforzi di semplificazione del disegno di legge. Quello
che conta non sono tanto le norme introdotte o eliminate, ma
l’effettiva riduzione dei tempi e dei costi per le aziende. Con
riferimento a questo ha suggerito qualche ulteriore elemento: lo
snellimento della predisposizione delle domande di aiuto, con lo
sviluppo di specifici applicativi informatici che eviterebbero anche
errori di trascrizione ed istruttoria. Anche a suo avviso andrebbe
rivisto l’impianto dell’Apia e per il settore biologico si
potrebbe prevedere un automatismo in base a qualche parametro che
permetta la semplificazione delle procedure. Ha
infine espresso apprezzamento per la semplificazione contenuta nel
disegno di legge anche il consigliere del Patt che ha dichiarato di
voler collaborare per fare sì che questa sia effettiva ed efficace.
Gli
ordini professionali: bene la semplificazione, occorre però creare
un portale unico per le pratiche
Infine
sono intervenuti per gli ordini professionali Stefano Cova
(Geometri), Giovanni Barbareschi (Ingegneri), Mirco Baldo (Agronomi e
Forestali), Marco Giovanazzi (architetti).
Giovanazzi
ha espresso favore per la linea intrapresa, che potrebbe
rappresentare l’inizio di un percorso: c’è molto da lavorare in
materia di semplificazione, sopratutto sul piano urbanistico, ha
detto: questo passaggio va gestito con attenzione anche in fase di
regolamentazione. Un suggerimento per le dichiarazioni Mepat, laddove
la legge prevede il rinnovo ogni tre mesi trovare una formula di
tacito rinnovo e l’introduzione di un unico portale dove presentare
una pratica una sola volta, che possa essere poi gestita in autonomia
dal software, un po’ come accade per i medici con le
cartelle cliniche o per i documenti dell’Ufficio del catasto.
Barbareschi
si è espresso in maniera favorevole rispetto alla riapertura del
tavolo della semplificazione che ci si augura diventi un appuntamento
periodico. Non colgo tuttavia nelle norme una vera semplificazione
nel rilascio dei titoli edilizi e in sanatoria, ha detto, concordando
con il collega degli architetti sulla necessità di creare un unico
portale di gestione telematica delle pratiche: se ogni zona ha un
sistema diverso la semplificazione va su per il camino, ha concluso.
Simili
le considerazioni espresse da Baldo che ha auspicato
l’introduzione di un portale unico per le pratiche comunali. Bene
la banca della terra e apprezzabile il partenariato europeo sulla
cooperazione, gruppi operativi innovativi in campo agricolo che
dovrebbero essere a suo avviso rifinanziati nel futuro Tsr. I piani
forestali montani non hanno avuto una attuazione diffusa su tutto il
territorio, ha aggiunto: sulla modifica alla legge 11/2007 (legge
forestale) la nostra perplessità è capire che tipo di ambiti
verranno inseriti in questa procedura semplificata e vorremmo capire
meglio.
Cova
ha ribadito quanto già espresso dai colleghi: spero che questo
sia solo l’inizio di una procedura di semplificazione di cui
abbiamo estremo bisogno. Importantissimo, in una realtà con 140
comuni sotto i 3000 abitanti e 70 sotto i 1000, fare una riflessione
sulla gestione unitaria delle pratiche. Dubito che un piccolo comune
possa permettersi l’attivazione di procedure telematiche, ma
occorre spingere in tal senso perché questo è il futuro sul quale è
necessario investire. Infine, agli articoli 8 e 10, ha chiesto
l’estensione ai liberi professionisti e il coinvolgimento dei
tecnici fin dalla prima fase nei corsi di specializzazione per gli
operatori nel settore dei contratti pubblici.
Si
è associato alle richieste dei professionisti il consigliere del
Patt.
Le
audizioni proseguiranno lunedì 13 maggio.