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Pinter: «nuovi parchi, questione da riaprire»

Alla conferenza provinciale sulle aree protette

Pinter: «nuovi parchi, questione da riaprire»

L'intervento del presidente della terza Commissione permanente

Pinter: «nuovi parchi, questione da riaprire»
(Nella foto - clic sopra per ingrandirla - Roberto Pinter mentre visita con la Commissione il Parco Adamello Brenta)

Il presidente della terza Commissione permanente Roberto Pinter è intervenuto il 25 luglio scorso alla conferenza provinciale sui parchi e le aree protette promossa dall’assessorato all’urbanistica e all’ambiente in collaborazione con l’organo del Consiglio e il Museo tridentino di scienze naturali che ha ospitato l’incontro in un’affollata aula magna (vedi i comunicati convegno in allegato).

Dopo aver richiamato i contenuti salienti dei tre disegni di legge sottoposti al Consiglio e attualmente all’esame della terza Commissione in materia di parchi naturali (vedi testi allegati) e sui quali è da tempo in atto un approfondito dibattito che sfocerà nella definizione di in una riforma strutturale del settore, Pinter ha offerto alla discussione tre spunti riflessione.

1. I parchi non possono essere governati come una zona franca

In primo luogo, ha detto, «i parchi, pur essendo collocati fuori dalla aree abitate e più urbanizzate, le circondano e di fatto le comprendono anche se non le amministrano. Questo significa che le aree montane di maggior sviluppo turistico interagiscono, utilizzano o entrano in conflitto con la realtà del parco ed è impensabile governare il territorio del parco come fosse una zona franca o un’isola ambientale.
Anche nel caso di altre aree protette, come una parte dei biotopi, i valori e le regole che governano il territorio sono altrettanto decisivi di quelli che governano i parchi per ipotecarne e guidarne il presente e il futuro».

Anziché immaginare un «Trentino solo parco», ha osservato Pinter, «parliamo di regole di governo del territorio che sappiano esaltare e non comprimere la realtà presente e il futuro possibile dei parchi e parliamo di rete che colleghi e valorizzi il patrimonio ambientale del Trentino o che confina con il Trentino».

2. Fra protezione e promozione

In secondo luogo il dibattito in corso ha evidenziato il problema della funzione dei parchi. Se ne vorrebbero di nuovi in quanto i parchi sono anche portatori di progetti di sviluppo soprattutto turistico, ma gli ambientalisti «vedono i parchi più concentrati nella promozione che nella tutela, al punto che il Parco ha permesso sul proprio territorio quello che fuori non era ancora permesso (vedi recupero delle cà da mont) o al punto che la Sat sostiene che non c’è differenza nella gestione del territorio dentro o fuori dal parco».

E’ ovvio che il “logo parco” ha oggi una forza attrattiva in mercato turistico sempre più competitivo. Ed è scontato che peculiari progetti di conservazione e tutela hanno la necessità di alcune attività economiche come presidi territoriali. Occorre però chiedersi, secondo il presidente della Commissione consiliare competente, se esiste «l’opportunità che grandi ricchezze naturali, comprese quelle più delicate come le varietà botaniche o le specie animali, siano conosciute e siano occasione di educazione ambientale, anche a rischio di una maggiore frequentazione antropica».

Detto in altri termini, «con buone pratiche e corrette regole è pensabile che sia compatibile la tutela e la conoscenza-promozione? Se ad esempio non si falsa il rapporto con la montagna togliendo ogni fatica dal suo accesso con strade e impianti – ha risposto Pinter – io penso di sì». In quest’ottica, per conservare ed esaltare le diversità territoriali offrendo a tutti analoghe possibilità di sviluppo, è condivisibile «la prospettiva di recuperare le proposte di istituzione di nuovi parchi che negli ultimi decenni il Trentino ha coltivato».

3. Poteri locali e potere centrale nella gestione del territorio

Terza e ultima considerazione: «un buon programma di sviluppo, ancor più di un programma che riguarda le aree protette – e senza per questo mettere fine al dibattito su quale componente, di tutela o di promozione del parco, debba prevalere – dovrebbe contenere l’obiettivo della nascita di nuovi parchi in Trentino». Secondo Pinter «dovremmo chiederci perché nella nostra provincia non siano più nati nuovi parchi né sia emersa una volontà politica in questa direzione negli strumenti di pianificazione e programmazione».

E’ stato probabilmente l’effetto combinato di vari elementi (problemi di risorse, difficile partenza degli attuali parchi quando furono istituiti, la nomea che a lungo ha gravato sul parco, i conflitti gestionali o dovuti a singole istanze corporative) «a favorire l’assenza di iniziativa da parte del governo provinciale e degli stessi amministratori locali, salvo alcune eccezioni per paura delle reazioni ma anche per negligente sottovalutazione delle potenzialità insite nel progetto di nuovi parchi. Oltretutto i territori con maggior possibilità di successo (ricordo – ha continuato Pinter – la consultazione che la terza Commissione ha condotto nel 1995 in merito all’ipotizzata istituzione del nuovo parco del Lagorai), si sono trovati a fare i conti con differenze territoriali di sviluppo e di tradizioni che hanno impedito l’unitarietà degli intenti (contraria la Magnifica comunità di Fiemme, d’accordo la Valsugana)».

Qui si per il presidente dell’organo legislativo, il problema cruciale del rapporto tra poteri locali e potere centrale nella gestione del territorio. «Oggi la gestione dei parchi provinciali è nelle mani degli enti locali «e pertanto – ha osservato Pinter – non risulta sufficientemente motivata la richiesta di ulteriore sovranità degli enti locali, che rischierebbe di sminuire l’esigenza di governo complessivo della rete delle risorse ambientali, che come tali non sono patrimonio esclusivo di un territorio.

Peraltro nell’ambito della riforma istituzionale, oltre che di quella urbanistica andranno definiti i livelli di autonomia, i controlli e i livelli di governo unitario, nel quadro irrinunciabile delle regole non sindacabili del Pup». «D’altronde – ha aggiunto il presidente della Commissione consiliare competente – solo con il consenso e la partecipazione della popolazione locale è possibile istituire e governare (e non solo per legge) i parchi».

Ma poiché è impossibile per le amministrazioni locali risolvere conflitti che esulano dalla loro competenza (vedi la questione della caccia) «solo una chiara iniziativa del governo provinciale può smuovere le acque, e non mi riferisco all’istituzione vera e propria di nuovi parchi, ma almeno alla volontà politica e programmatoria di riaprire la questione. In tal senso l’iniziativa legislativa attuale e quella che l’assessore proporrà – ha concluso Pinter – e la stessa conferenza di oggi dovrebbe essere utile. O almeno lo spero».

Approfondimenti
Disegno di legge n. 56/XIII di iniziativa consiliare
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Disegno di legge n. 57/XIII di iniziativa consiliare
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Disegno di legge n. 77/XIII di iniziativa consiliare
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