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Carcere di Trento, parte di un unico monumento da non abbattere

Audizione in commissione e petizione popolare consegnata al presidente Kessler

Carcere di Trento, parte di un unico monumento da non abbattere

Giovanna degli Avancini del Fai e Paolo Mayr di Italia Nostra

Carcere di Trento, parte di un unico monumento da non abbattere
Nella tarda mattinata di oggi la delegazione di Trento del Fai, Fondo per l'ambiente italiano, e la locale sezione di Italia Nostra, rappresentati rispettivamente da Giovanna degli Avancini e Paolo Mayr, hanno illustrato alla quarta commissione permanente presieduta da Mattia Civico le ragioni della contrarietà loro ed espressa attraverso un'apposita petizione popolare da 5.389 cittadini, al progetto di demolizione del carcere di Trento voluto dalla Giunta provinciale.

Giovanna degli Avancini ha evidenziato il notevole valore storico e architettonico dell'edificio, che testimonia il lungo predominio austro-ungarico nel nostro territorio, progettato nel 1877 dall'architetto viennese Karl Schenden e completato nel 1881. Il monumento, che ospita anche il Palazzo di Giustizia costituisce "un insieme unitario inscindibile". Ciò significa che "abbatterne una parte di questo monumento salvando il solo tribunale com'è nelle intenzioni progettuali della Provincia, avrebbe lo stesso effetto dell'eliminazione del campanile dalla Cattedrale, per il Duomo non sarebbe più tale". L'opportunità di procedere ad un'opera di restauro conservativo anziché alla demolizione, che data la solidità della struttura richiederebbe sei mesi, è stata dimostrata in occasione di un convegno internazionale di alto livello promosso a Trento nel febbraio del 2008. Nel perimetro del carcere si trova anche la chiesa del Buon Pastore, in stile neoclassico, destinata anch'essa all'abbattimento. Il fatto è che la Sovrintendenza provinciale, interpellata dalla Giunta, senza neppure visionare l'edificio ha dichiarato nel 1993 che il carcere sarebbe "privo di valore storico e artistico", aprendo così la strada al successivo progetto di demolizione. "Oggi - ha proseguito l'esponente del Fai - questa valutazione dovrebbe essere rivista alla luce dell'indagine compiuta nel 2003 sempre per conto della Provincia dall'architetto Luca Beltrami, la cui conclusione è che si tratta di un immobile unitario, per cui non avrebbe senso abbatterne una parte. "Certo - ha concluso Giovanna degli Avancini - il carcere non è un edificio amato dalla popolazione. Sarebbe facile collocare al suo posto degli uffici giudiziari, ma noi siamo responsabili della tutela di questo bene che, oltre ad appartenere alla città, è anche del Paese e dell'Europa".

Per Italia Nostra Paolo Mayr ha ricordato l'impressione di "forza e la bellezza" ricavata dalla visita al carcere di Trento, in grado di assicurare tuttora elevati standard abitativi, bassi consumi energetici. "Anche dal punto di vista economico - ha osservato - non è detto che la ristrutturazione di quest'immobile debba necessariamente costare di più della costruzione di un nuovo edificio". "Quindi il riuso è sicuramente preferibile alla demolizione. Siamo pronti a collaborare - ha concluso - ad una variante che sostituisca il progetto dell'architetto Pierluigi Nicolin", vincitore del concorso bandito per la demolizione del carcere e in vista di un diverso utilizzo dei volumi.

Il vicepresidente di Italia Nostra Salvatore Ferrari ha segnalato che il carcere è attualmente proprietà dello Stato e tale rimarrà finché non sarà edificata a Trento una nuova casa circondariale. Per questo "chiederemo allo Stato di verificare il valore dell'immobile prima che sia ceduto alla Provincia per l'abbattimento. Proponiamo inoltre la revisione dell'Accordo Quadro fra Stato, Provincia e Comune di Trento, risalente al 2002 e aggiornato nel 2008, perché si tenga conto della verifica del pregio dell'immobile per introdurre una variante al progetto attuale".

Nella discussione Mario Magnani (Upt) si è pronunciato a favore della conservazione dell'edificio proponendo alla commissione di effettuare un sopralluogo al carcere. Pino Morandini (PdL) ha ribadito l'identità unitaria dell'immobile e la sua caratura europea. Sara Ferrari del Pd ha confessato di aver sempre considerato "decadente e orribile" il carcere di Trento, che "la città non sente suo". Si è tuttavia detta disposta a rivedere il proprio giudizio se fosse possibile riscoprire e valorizzare, attraverso un'opera di restauro conservativo dell'immobile, la memoria storica della città. Per Claudio Eccher non avrebbe senso tendere all'Euregio e poi eliminare in Trentino una testimonianza storica e culturale così importante della presenza dell'impero austro-ungarico. Bruno Firmani (IdV) ha proposto insieme alla conservazione un concorso di idee per dare un nuovo utilizzo all'edificio. Per Mario Casna (Lega Nord) "che l'opera sia da salvare è fuori dubbio. Si pensi che in Irlanda per avvicinare alla storia del Paese si visitano le antiche carceri".

Nel corso dell'audizione sono intervenuti anche gli architetti Guido Masè e Luca Beltrami fornendo ulteriori elementi tecnici a favore della revisione dell'attuale progetto di abbattimento del carcere di Trento.

LA PETIZIONE POPOLARE CONSEGNATA AL PRESIDENTE KESSLER
Al termine dei lavori della commissione Giovanna degli Avancini e Luciana Depretis hanno consegnato al presidente del Consiglio provinciale Giovanni Kessler le 5.839 firme raccolte dal Fai e da Italia Nostra del Trentino a sostegno della petizione popolare sottoscritta anche da docenti universitari e importanti studiosi sia italiani che di altri paesi europei. Questo il testo della petizione: «Ci opponiamo alla demolizione delle carceri austro-ungariche, perché esse sono parte integrante del Palazzo di Giustizia, concepito nel 1877 come complesso unitario dal celebre architetto viennese Karl Schaden. La costruzione è di grande qualità architettonica, realizzata in pietra dalle migliori maestranze trentine; in essa è contenuta altresì una chiesa in stile neoclassico, destinata alla distruzione. Si procurerebbe inoltre un'oltraggiosa ferita all'aspetto ottocentesco "mitteleuropeo" della città».

Allegati
Sintesi dello studio sul carcere dell'architetto Luca Beltrami
Documento della Fondazione Longhi di Firenze sul carcere di Trento