L'ambientalisti sono stati ascoltati in Terza commissione
L'allarme del comitato per la difesa delle acque del Trentino per il Fersina e l'Arnò
In
Terza commissione, il Comitato per la difesa per le acque del
Trentino, ha lanciato l'allarme per lo stato di salute del Fersina e
chiede lo stop alle concessioni sul torrente Arnò. Ma la
preoccupazione riguarda tutti i corsi d'acqua trentini minacciati
dalla diffusioni delle centraline. Nonostante i passi avanti, hanno
detto i rappresentati del comitato che racchiude molte associazioni
ambientaliste, i criteri di valutazione per le concessioni sono
superati perché non tengono conto della complessità
dell'ecosistema.
La
Terza commissione, presieduta da Mario Tonina, ha ascoltato, oggi
pomeriggio, i rappresentanti del Comitato permanente per la difesa
delle acque del Trentino sulla situazione dei corsi d'acqua trentini
e in particolare del Fersina e il progettodi derivazione
idroelettrica sul torrente Arnò nel comune di Sella Giudicarie.
Tommaso
Bonazza del comitato Salv’Arno ha affermato che il tema centrale
per la salute dei torrenti della nostra provincia è quello dello
sfruttamento idroelettrico, in particolare dei piccoli impianti.
Simone Petri del comitato per la tutela del Fersina ha presentato la
situazione del torrente, la cui salute è fortemente minata dagli
sbalzi di portata che sono amplissimi nell’arco della giornata. In
Val dei Mocheni ci sono tre centraline, quella di Canezza è la più
problematica per l’ambiente perché provoca gli sbalzi di portata
maggiori. La situazione è grave, ha affermato, e ha chiesto chi
controlla il deflusso minimo vitale; se la concessione di Canezza è
stata rinnovata e in che modo si vuole intervenire per mitigare
questa situazione. Giovanna Molinari ha presentato la situazione
dell’Arnò, un corso d’acqua all’attenzione per la concessione
di sfruttamento idroelettrico chiesta da una società privata. Un
fiume, ha affermato l'esponente del comitato Salv'Arnò, già molto
provato:con le nuove richieste di concessione si arriverebbe al 74%
del corso sfruttato per motivi idroelettrici. La giunta provinciale
ha dato il via libera nel luglio 2015 alla concessione, perché non
sono stati ravvisati interessi pubblici sul corso d’acqua né
problemi di carattere ambientale. Giovanna Molinari ha ripercorso
l’iter complesso e travagliato di queste domande, le gravi tensioni
politiche e sociali provocate dalla richiesta di sfruttamento del
corso d’acqua, negli ex comuni di Bondo e Breguzzo che dissero sì
alla centralina. Una posizione, ha affermato l’ambientalista, che
ha aperto la strada all'ok della giunta provinciale. La nuova
amministrazione del neocostituito comune di Sella, però si è mossa
su una linea che va nella direzione opposta a quelle precedenti,
scegliendo la strada di una valorizzazione sostenibile della valle di
Breguzzo. Scelte, ha aggiunto l'ambientalista, che dimostrano che c'è
un forte interesse pubblico sulle acque dell’Arnò. Interesse
pubblico che fa cadere, ha aggiunto, il caposaldo sul quale è stata
presa la decisione della Giunta del luglio 2015.
L’architetto
Roberto Colombo, rappresentante delle associazioni ambientaliste e
della Sat nella conferenza servizi per la Via, ha messo in evidenza i
nodi procedurali che vincolano i procedimenti nella conferenza dei
servizi. La valutazione spesso si concentra sul progetto e non sul
contesto. Anzi, ha detto, spesso una valutazione di contesto non c’è
proprio. La qualità del corpo idrico, inoltre, risulta essere un
controsenso e non lascia spazio a valutazione di tipo ecologico. Lo
stesso rilascio minimo è una questione ormai ragionieristica che non
prende in considerazione la complessità dell’ambiente che viene
alterato. Serve, invece, secondo il tecnico, una valutazione
strategica che superi le particolarità e i compartimenti stagni. Va
fatta, in sintesi, una riflessione sugli approcci di valutazione che
non mettono al centro la salvaguardia dell’ecosistema. Servono
insomma, strumenti di valutazione più adeguati che tengano presente
la complessità.
Il
professor Siligardi, ecologo fluviale dell’Università di Trento,
ha detto che riducendo la portata di un torrente, la qualità
dell'acqua può non cambiare e quindi certe metodiche attualmente in
uso, che si basa sul concetto della qualità, non sono adatte. “E’
come tentare - ha detto il docente - di svitare un bullone col
cacciavite o dare gli occhiali da miope a un presbite. Si deve
trovare perciò una cassetta degli attrezzi diversa. Perché
l’ecosistema è un insieme di relazioni complesse che non si può
valutare pezzo per pezzo". Si deve, insomma, valutare il
servizio ecosistemico di un fiume e trovare un nuovo sistema di
valutazione diverso da quello di oggi che non dà garanzie.
Salvatore
Ferrari, del comitato per la difesa delle acque del Trentino, ha
detto che, in positivo, sul Noce qualcosa si è fatto, prima di tutto
il parco fluviale. Ma, in generale, il comitato chiede la
cancellazione dell’interesse pubblico che, per le derivazioni, può
venire concesso ai privato dalla legge nazionale. Va fatta, ha detto
inoltre Ferrari, una riforma generale dell’acqua togliendo il
potere alla giunta affidandolo, invece, ad un’autorità
indipendente, sul modello del difensore civico, che abbia come punto
di riferimento le commissioni e il Consiglio.
Donata
Borgonovo Re (Pd) ha chiesto, riguardo l’Arnò, perché l’Appa ha
cambiato idea e se si è ancora in tempo a rivedere la procedura,
vista anche il cambio di posizione della nuova amministrazione
comunale. Sul Fersina ha chiesto chi controlla il deflusso minimo
vitale e chi sta seguendo il rinnovo delle concessioni. Alessio
Manica (Pd) ha detto che il piano acqua della Pat ha limitato molto
la proliferazione delle centraline e il tema centrale è quello di
escludere l’interesse pubblico dei privati. Nerio Giovanazzi (AT)
ha sottolineato che sull’Arnò sono stati fatti dei pasticci e si è
augurato lo stop alla concessione. Per superare questa situazione,
secondo il rappresentante di AT, la pratica va messa in freezer
mentre si allarga l’area del Parco Adamello - Brenta. Infine,
Giovanazzi, ha auspicato che vengano individuati di corsi d’acqua
che non si possono toccare. E, condividendo la posizione di Manica,
ha affermato che va tolta la possibilità di applicare la pubblica
utilità da parte dei privati. La situazione del Fersina, ha
concluso, si può risolvere solo con i rilasci perché non siamo più
di fronte ad un vero torrente. Va fatta quindi, secondo Giovanazzi,
una campagna per salvaguardare l’ambiente idrico. Claudio Civettini
(Civica Trentina) ha affermato che il tema ambiente e acqua va
inserito in un progetto complessivo dove l’interesse comune è
messo al primo posto.
Tonina
sull’Arnò ha ricordato che l’amministrazione pubblica su queste
tematiche ha agito con responsabilità e negli ultimi anni sui temi
dell'acqua si è dimostrata una grande attenzione. La nuova
amministrazione del comune di Sella, ha affermato ancora, ha chiesto
di allargare il perimetro del parco non solo per impedire la
centralina ma per valorizzare il territorio. Un territorio, ha
concluso, che va salvaguardato sempre più nell’interesse della
comunità trentina e non solo.
La dirigente generale
dell’Agenzia per l'ambiente, la dottoressa Laura Boschini, per
l’ambiente ha detto che l’Appa lavora con criteri scientifici, in
collaborazione con l’Università, e libera da condizionamenti
politici. Le decisioni, ha aggiunto, anche per l'Arnò, sono state
prese in base a criteri scientifici e nel rispetto della legge.
L'ingegner Pocher, sempre
dell'Appa, ha ricordato che nel 2017 - 18 ci sono state una trentina
di rigetti anche grazie all'introduzione dei nuovi criteri che sono
molto più selettivi. Nello specifico l’ingegner Pocher ha
affermato che per il Fersina si sta facendo una valutazione per il
rinnovo delle concessioni delle centraline e ha ricordato che c’è
la possibilità di riconsiderare le condizioni per le concessioni sia
per i rilasci (si possono mettere in discussione i due metri al
secondo) che per le modalità gestionali. Però i limiti sono quelli
che la Via riguarda l’acqua e non le strutture. Sul Fersina per la
centralina di Canezza sono stati chieste ulteriori valutazioni, anche
sugli sbalzi dei rilasci, e la Via è stata sospesa, fino a quando
non si avranno tutti gli elementi. Per l’Arnò l’iter è ancora
in corso, il 17 luglio è stata fatta la seconda conferenza dei
servizi e sono stati chiesti alla società ulteriori approfondimenti.
Il comune di Sella ha fatto sapere che il progetto non avrebbe avuto
la conformità urbanistica, ma il progettista ha deciso di andare
avanti comunque. Quindi, anche se ci fosse l’ok del Via, il comune
ha la possibilità di bloccare il progetto.
La
dottoressa Raffaella Canepel, dirigente tecnico dell'Appa, sempre
sull'Arnò, ha detto che il primo parere Appa è stato espresso prima
del piano di tutela della acque, il quale afferma che su un corpo
idrico elevato si può dare una concessione a condizione che venga
salvaguardata la qualità dell’acqua. Con l'entrata in vigore del
Piano, ha ricordato, è iniziato un braccio di ferro con la società
e alla fine si è dato un parere positivo su una base scientifica e
nel rispetto della legge per la concessione. Quindi, il parere
dell'Appa è cambiato principalmente in seguito all'introduzione del
piano tutela delle acque. In sintesi, tra una valutazione e l'altra è
cambiata la norma. Manica ha detto che non c'è alcuna intenzione di
processare la struttura che lavora applicando le leggi che vengono
fatte dalla politica e ha ribadito che il piano di tutela delle acque
è stato un grande passo avanti. Anche Tommaso Bonazza, a nome del
comitato, ha detto che nessuno vuol mettere in dubbio la correttezza
di Appa.