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01/08/2018 - In aula o in commissione

L'allarme del comitato per la difesa delle acque del Trentino per il Fersina e l'Arnò

L'ambientalisti sono stati ascoltati in Terza commissione

L'allarme del comitato per la difesa delle acque del Trentino per il Fersina e l'Arnò

L'allarme del comitato per la difesa delle acque del Trentino per il Fersina e l'Arnò

In Terza commissione, il Comitato per la difesa per le acque del Trentino, ha lanciato l'allarme per lo stato di salute del Fersina e chiede lo stop alle concessioni sul torrente Arnò. Ma la preoccupazione riguarda tutti i corsi d'acqua trentini minacciati dalla diffusioni delle centraline. Nonostante i passi avanti, hanno detto i rappresentati del comitato che racchiude molte associazioni ambientaliste, i criteri di valutazione per le concessioni sono superati perché non tengono conto della complessità dell'ecosistema.

La Terza commissione, presieduta da Mario Tonina, ha ascoltato, oggi pomeriggio, i rappresentanti del Comitato permanente per la difesa delle acque del Trentino sulla situazione dei corsi d'acqua trentini e in particolare del Fersina e il progettodi derivazione idroelettrica sul torrente Arnò nel comune di Sella Giudicarie.

Tommaso Bonazza del comitato Salv’Arno ha affermato che il tema centrale per la salute dei torrenti della nostra provincia è quello dello sfruttamento idroelettrico, in particolare dei piccoli impianti. Simone Petri del comitato per la tutela del Fersina ha presentato la situazione del torrente, la cui salute è fortemente minata dagli sbalzi di portata che sono amplissimi nell’arco della giornata. In Val dei Mocheni ci sono tre centraline, quella di Canezza è la più problematica per l’ambiente perché provoca gli sbalzi di portata maggiori. La situazione è grave, ha affermato, e ha chiesto chi controlla il deflusso minimo vitale; se la concessione di Canezza è stata rinnovata e in che modo si vuole intervenire per mitigare questa situazione. Giovanna Molinari ha presentato la situazione dell’Arnò, un corso d’acqua all’attenzione per la concessione di sfruttamento idroelettrico chiesta da una società privata. Un fiume, ha affermato l'esponente del comitato Salv'Arnò, già molto provato:con le nuove richieste di concessione si arriverebbe al 74% del corso sfruttato per motivi idroelettrici. La giunta provinciale ha dato il via libera nel luglio 2015 alla concessione, perché non sono stati ravvisati interessi pubblici sul corso d’acqua né problemi di carattere ambientale. Giovanna Molinari ha ripercorso l’iter complesso e travagliato di queste domande, le gravi tensioni politiche e sociali provocate dalla richiesta di sfruttamento del corso d’acqua, negli ex comuni di Bondo e Breguzzo che dissero sì alla centralina. Una posizione, ha affermato l’ambientalista, che ha aperto la strada all'ok della giunta provinciale. La nuova amministrazione del neocostituito comune di Sella, però si è mossa su una linea che va nella direzione opposta a quelle precedenti, scegliendo la strada di una valorizzazione sostenibile della valle di Breguzzo. Scelte, ha aggiunto l'ambientalista, che dimostrano che c'è un forte interesse pubblico sulle acque dell’Arnò. Interesse pubblico che fa cadere, ha aggiunto, il caposaldo sul quale è stata presa la decisione della Giunta del luglio 2015.

L’architetto Roberto Colombo, rappresentante delle associazioni ambientaliste e della Sat nella conferenza servizi per la Via, ha messo in evidenza i nodi procedurali che vincolano i procedimenti nella conferenza dei servizi. La valutazione spesso si concentra sul progetto e non sul contesto. Anzi, ha detto, spesso una valutazione di contesto non c’è proprio. La qualità del corpo idrico, inoltre, risulta essere un controsenso e non lascia spazio a valutazione di tipo ecologico. Lo stesso rilascio minimo è una questione ormai ragionieristica che non prende in considerazione la complessità dell’ambiente che viene alterato. Serve, invece, secondo il tecnico, una valutazione strategica che superi le particolarità e i compartimenti stagni. Va fatta, in sintesi, una riflessione sugli approcci di valutazione che non mettono al centro la salvaguardia dell’ecosistema. Servono insomma, strumenti di valutazione più adeguati che tengano presente la complessità.

Il professor Siligardi, ecologo fluviale dell’Università di Trento, ha detto che riducendo la portata di un torrente, la qualità dell'acqua può non cambiare e quindi certe metodiche attualmente in uso, che si basa sul concetto della qualità, non sono adatte. “E’ come tentare - ha detto il docente - di svitare un bullone col cacciavite o dare gli occhiali da miope a un presbite. Si deve trovare perciò una cassetta degli attrezzi diversa. Perché l’ecosistema è un insieme di relazioni complesse che non si può valutare pezzo per pezzo". Si deve, insomma, valutare il servizio ecosistemico di un fiume e trovare un nuovo sistema di valutazione diverso da quello di oggi che non dà garanzie.

Salvatore Ferrari, del comitato per la difesa delle acque del Trentino, ha detto che, in positivo, sul Noce qualcosa si è fatto, prima di tutto il parco fluviale. Ma, in generale, il comitato chiede la cancellazione dell’interesse pubblico che, per le derivazioni, può venire concesso ai privato dalla legge nazionale. Va fatta, ha detto inoltre Ferrari, una riforma generale dell’acqua togliendo il potere alla giunta affidandolo, invece, ad un’autorità indipendente, sul modello del difensore civico, che abbia come punto di riferimento le commissioni e il Consiglio.

Donata Borgonovo Re (Pd) ha chiesto, riguardo l’Arnò, perché l’Appa ha cambiato idea e se si è ancora in tempo a rivedere la procedura, vista anche il cambio di posizione della nuova amministrazione comunale. Sul Fersina ha chiesto chi controlla il deflusso minimo vitale e chi sta seguendo il rinnovo delle concessioni. Alessio Manica (Pd) ha detto che il piano acqua della Pat ha limitato molto la proliferazione delle centraline e il tema centrale è quello di escludere l’interesse pubblico dei privati. Nerio Giovanazzi (AT) ha sottolineato che sull’Arnò sono stati fatti dei pasticci e si è augurato lo stop alla concessione. Per superare questa situazione, secondo il rappresentante di AT, la pratica va messa in freezer mentre si allarga l’area del Parco Adamello - Brenta. Infine, Giovanazzi, ha auspicato che vengano individuati di corsi d’acqua che non si possono toccare. E, condividendo la posizione di Manica, ha affermato che va tolta la possibilità di applicare la pubblica utilità da parte dei privati. La situazione del Fersina, ha concluso, si può risolvere solo con i rilasci perché non siamo più di fronte ad un vero torrente. Va fatta quindi, secondo Giovanazzi, una campagna per salvaguardare l’ambiente idrico. Claudio Civettini (Civica Trentina) ha affermato che il tema ambiente e acqua va inserito in un progetto complessivo dove l’interesse comune è messo al primo posto.

Tonina sull’Arnò ha ricordato che l’amministrazione pubblica su queste tematiche ha agito con responsabilità e negli ultimi anni sui temi dell'acqua si è dimostrata una grande attenzione. La nuova amministrazione del comune di Sella, ha affermato ancora, ha chiesto di allargare il perimetro del parco non solo per impedire la centralina ma per valorizzare il territorio. Un territorio, ha concluso, che va salvaguardato sempre più nell’interesse della comunità trentina e non solo.

La dirigente generale dell’Agenzia per l'ambiente, la dottoressa Laura Boschini, per l’ambiente ha detto che l’Appa lavora con criteri scientifici, in collaborazione con l’Università, e libera da condizionamenti politici. Le decisioni, ha aggiunto, anche per l'Arnò, sono state prese in base a criteri scientifici e nel rispetto della legge.

L'ingegner Pocher, sempre dell'Appa, ha ricordato che nel 2017 - 18 ci sono state una trentina di rigetti anche grazie all'introduzione dei nuovi criteri che sono molto più selettivi. Nello specifico l’ingegner Pocher ha affermato che per il Fersina si sta facendo una valutazione per il rinnovo delle concessioni delle centraline e ha ricordato che c’è la possibilità di riconsiderare le condizioni per le concessioni sia per i rilasci (si possono mettere in discussione i due metri al secondo) che per le modalità gestionali. Però i limiti sono quelli che la Via riguarda l’acqua e non le strutture. Sul Fersina per la centralina di Canezza sono stati chieste ulteriori valutazioni, anche sugli sbalzi dei rilasci, e la Via è stata sospesa, fino a quando non si avranno tutti gli elementi. Per l’Arnò l’iter è ancora in corso, il 17 luglio è stata fatta la seconda conferenza dei servizi e sono stati chiesti alla società ulteriori approfondimenti. Il comune di Sella ha fatto sapere che il progetto non avrebbe avuto la conformità urbanistica, ma il progettista ha deciso di andare avanti comunque. Quindi, anche se ci fosse l’ok del Via, il comune ha la possibilità di bloccare il progetto.

La dottoressa Raffaella Canepel, dirigente tecnico dell'Appa, sempre sull'Arnò, ha detto che il primo parere Appa è stato espresso prima del piano di tutela della acque, il quale afferma che su un corpo idrico elevato si può dare una concessione a condizione che venga salvaguardata la qualità dell’acqua. Con l'entrata in vigore del Piano, ha ricordato, è iniziato un braccio di ferro con la società e alla fine si è dato un parere positivo su una base scientifica e nel rispetto della legge per la concessione. Quindi, il parere dell'Appa è cambiato principalmente in seguito all'introduzione del piano tutela delle acque. In sintesi, tra una valutazione e l'altra è cambiata la norma. Manica ha detto che non c'è alcuna intenzione di processare la struttura che lavora applicando le leggi che vengono fatte dalla politica e ha ribadito che il piano di tutela delle acque è stato un grande passo avanti. Anche Tommaso Bonazza, a nome del comitato, ha detto che nessuno vuol mettere in dubbio la correttezza di Appa.