In I Commissione. Contrari Savoi (Lega) e Simoni (Progetto Trentino)
Passamani (UpT) astenuto sul quorum al 20%. Documenti allegati e il nuovo ddl
Nella
discussione introduttiva, nel
motivare la
revisione del testo
Stefano
Longano,
presente
con Alex Marini in rappresentanza dei promotori del ddl di iniziativa
popolare, ha
ricordato
che
l’obiettivo
originario di potenziare la democrazia partecipativa passava
da un
provvedimento molto corposo, ma visto
che dal 2012 ad oggi alcuni
obiettivi sono stati raggiunti il nuovo testo si concentra sulla questione dei referendum.
Il
presidente Rossi
ha ribadito quanto già anticipato ieri ai capigruppo: su
questo ddl
di iniziativa popolare l’esecutivo non pone pregiudiziali ma non dà
neppure indicazioni alla maggioranza. Questo perché
il tema
andrebbe
sottratto alla
logica degli schieramenti.
La Giunta in
passato si è opposta ad alcune proposte
del
ddl
originario ma
è alla fine arrivata a condividere determinati obiettivi
che
potrebbero migliorare la normativa
sul
referendum, abbassando in modo definito "coraggioso"
da Rossi, il quorum
richiesto
per
la validità del
voto.
Il
presidente ha espresso "rispetto per le modalità
con cui la legge di iniziativa popolare è
stata proposta",
manifestando la volontà di garantire
un percorso agibile
per l'esame da parte del Consiglio in aula
in termini sia di tempi che di contenuti, dal
momento che non si
possono disattendere le aspettative di chi ha promosso l'iniziativa
e
dei tanti cittadini firmatari
da cui è stata sostenuta. Ricordando tuttavia che alla capigruppo di
ieri sono
emerse posizioni diverse in
merito all'abbassamento del quorum per la validità dei referendum
dal 50% al 20%, anche se la soglia è considerata percorribile dalla
Giunta il presidente ha chiesto ai due proponenti se
su
questo punto vi
sia la possibilità di rassicurare i consiglieri contrari.
Alessandro
Savoi
(Lega) ha detto di considerare irrinunciabile la condivisione di
tutti sul
nuovo testo dal momento che il Consiglio avrà a disposizione una
sola giornata d'aula per discuterne e che la nuova proposta,
sostitutiva della versione originaria, modificherebbe la normativa
provinciale sul referendum.
Per
questo a suo avviso occorre
evitare fin da
subito il rischio
dell’ostruzionismo. Come?
Rivedendo la riduzione
del quorum dei
votanti per la validità delle consultazioni, perché la soglia del
20% non
potrà
trovare il
sostegno né
suo
né
di
altri consiglieri.
Mattia
Civico
ha precisato
che
saranno
i capigruppo
a decidere quando e come sottoporre all’aula il
ddl,
mentre
il compito affidato alla Prima Commissione è di esaminarne il nuovo
contenuto.
Poi
il testo sarà riconsegnato alla
conferenza dei presidenti
dei gruppi che sceglieranno
se
arrivare o meno all'esame finale del
Consiglio.
La discussione degli emendamenti.
Si
è poi passati all'esame degli emendamenti e tutto è "filato
liscio" con l'approvazione sia di quelli abrogativi sia di
quelli sostitutivi, ma
solo fino
al testo proposto per rimpiazzare l'articolo 33. Dove
alle parole
"a condizione che alla votazione (del
referendum, ndr)
abbia partecipato la maggioranza (il
50%, ndr)
degli aventi diritto al voto", sono sostituite le seguenti: "a
condizione che alla votazione abbia partecipato almeno il venti per
cento degli aventi diritto al voto".
A
questo punto Savoi è intervenuto nuovamente obiettando
che "non si può passare da un eccesso del 50% ad una soglia di
appena il 20%, pressochè insignificante per una popolazione come
quella trentina. Meglio a suo avviso un quorum compreso tra un minimo
del 30% ed ad un massimo del 40%". Ad esempio il 35% potrebbe
andar bene. Per l'esponente della Lega, se la Commissione
raggiungesse un accordo su un quorum più accettabile (35-40%) anche
tenuto conto dell'astensionismo fisiologico in Trentino, vi saranno
più possibilità che i capigruppo non si dividano su questo punto.
Borgonovo
Re ha ricordato che il senso dell’eliminazione del quorum prevista
dal testo originario del ddl era di sollecitare la responsabilità
sia dei cittadini sia delle parti politiche. Anche l'abbassamento
della soglia al 20% ha questo obiettivo. Non a caso per la validità
dei propri referendum il Comune di Trento ha già abbassato la soglia
al 30%. Serve a suo avviso il coraggio almeno di ridurre la soglia
per superare il problema della passività e dell’assenza dei
cittadini di fronte al voto.
Simoni
(PT), d'accordo con Savoi, ha sollecitato una mediazione sul
quorum per evitare l'ostruzionismo in aula e raggiungere il consenso
di tutti i gruppi consiliari. "Altrimenti – ha aggiunto –
questo ddl non andrà in porto". Ha ricordato che a Bolzano la
soglia è del 40% e in Val d’Aosta il 45%. E che ieri alcuni
capigruppo si sono già espressi fortemente contro la proposta anche
solo di toccare il quorum al 50%. Il consigliere si è comunque reso
disponibile a sostenere la riduzione del quorum al 40%, anche se
personalmente preferirebbe il 50%. Per Simoni "sarebbe infatti
un peccato non fare un passo avanti verso obiettivi come questi, da
tutti noi considerati importanti". In ogni caso è a suo avviso
necessario sia la Commissione ad assumersi la responsabilità di
decidere nel merito sul ddl, perché ai capigruppo spetta solo il
compito di organizzare i lavori dell'aula e non di valutare i
contenuti di un provvedimento.
Contrario
alla mediazione, Civico
ha proposto
alla Commissione di prendere atto degli emendamenti proposti,
approvando
quindi
quello che riduce il quorum al 20%,
per
poi restituire il testo
ai
capigruppo
che
su questa base decideranno il da farsi. A suo avviso la soglia
al 20% indurrebbe
molti più elettori a
votare, togliendo
peso
alla "strategia della non
partecipazione"
sulle
scelte
da
compiere con un referendum.
Mentre
oggi il
quorum al 50% spinge gli elettori a non votare.
Alex
Marini
ha ricordato
che
lo
Statuto di autonomia e la Costituzione non impediscono alle
Regioni
e alle Province
autonome di
individuare il quorum più adeguato da introdurre per la validità
dei referendum. E ha aggiunto che la Commissione
di Venezia, sentita
nel 2014 anche dalla Prima Commissione,
nel codice di buona condotta sui referendum mette in luce che il
quorum di affluenza al voto non è auspicabile. Marini ha quindi
sollecitato
i consiglieri ad avere un po’ di coraggio su
questo punto.
E
Langoni
ha aggiunto: "noi
non vorremmo che
il
quorum sia un pretesto per non andare a votare".
A
questo punto Savoi,
dopo
aver votato contro l'emendamento sul quorum, ha lasciato l'aula
preannunciando
ostruzionismo. “Questo
– ha spiegato – perché non si è voluto concordare nulla sul
quorum. Io sono venuto qui per cercare una mediazione su una soglia
maggiore del 20%".