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13/07/2018 - In aula o in commissione

Passa il disegno di legge popolare per la democrazia diretta ridotto a 7 articoli sui referendum

In I Commissione. Contrari Savoi (Lega) e Simoni (Progetto Trentino)

Passa il disegno di legge popolare per la democrazia diretta ridotto a 7 articoli sui referendum

Passamani (UpT) astenuto sul quorum al 20%. Documenti allegati e il nuovo ddl

Passa il disegno di legge popolare per la democrazia diretta ridotto a 7 articoli sui referendum
​​​​​​​​​​​Ha ottenuto oggi il via libera della Prima Commissione presieduta da Mattia Civico (Pd), ma saranno i capigruppo a decidere se prevederne a fine agosto l'esame finale del Consiglio provinciale, il disegno di legge di iniziativa popolare numero 1-328, presentato nel 2012 e arenatosi nel 2014, proposto allo scopo di stimolare la partecipazione dell'elettorato trentino all'attività politica con l'introduzione di varie forme di democrazia diretta. A favore del testo, originariamente sostenuto dalle firme di 4.000 cittadini ma che ora ha subito una drastica "cura dimagrante" frutto di emendamenti presentati dai promotori e condivisi dalla Giunta, sia per abrogare i 51 articoli di partenza sia per introdurne sei di sostitutivi riducendo tutto a 7 norme sul referendum, hanno votato i quattro consiglieri di maggioranza presenti – lo stesso Civico, Donata Borgonovo Re (Pd), Lorenzo Ossanna (Patt) e Gianpiero Passamani (UpT). Contrari Alessandro Savoi (Lega, che ha però abbandonato i lavori per protesta prima del voto finale preannunciando ostruzionismo in aula) e Marino Simoni (Progetto Trentino). La divergenza è emersa quando in discussione è arrivato l'emendamento presentato dal primo firmatario del ddl, Alex Marini, che modifica la legge provinciale attuale prevedendo l'abbassamento dal 50 al 20% del quorum dei votanti da raggiungere affinché il risultato del referendum sia valido. Il tema riguarda il referendum sia abrogativo sia consultivo promosso su specifiche questioni di interesse provinciale, fermo restando l'attuale numero di firme necessarie per poter proporre la consultazione. Savoi e Simoni hanno motivato il loro "no" con la mancata disponibilità della maggioranza a cercare una mediazione politica sul quorum, da loro considerata necessaria per permettere poi ai capigruppo di programmare l'esame del testo in aula a fine agosto senza incontrare particolari resistenze e soprattutto evitando l'ostruzionismo già minacciato da qualche consigliere. In tal senso il quorum per Savoi si poteva abbassare fino al 35%, mentre secondo Simoni sarebbe stato accettabile il 40%. Di sicuro per entrambi la soglia del 20% non è condivisibile e risulterà indigesta anche ad altri capigruppo. Con questi presupposti il ddl a loro avviso non passerà. Da registrare, anche se solo su questo emendamento, il voto di astensione del capogruppo dell'Upt Passamani. Ora la palla torna ai capigruppo che, dopo essersi divisi ieri sugli emendamenti (pietra d'inciampo sempre il quorum) avevano affidato proprio alla Prima Commissione il compito di verificare il consenso attorno alla riscrittura completa del ddl. Visto il risultato di oggi, la conferenza dei presidenti dei gruppi dovrà decidere se calendarizzare un giorno in più di lavori in aula a fine agosto per l'esame del provvedimento, essendo già in programma una settimana di seduta per approvare il bilancio tecnico 2019 della Pat. Subito dopo, infatti, non vi saranno più i tempi tecnici per discutere il provvedimento in ragione dell'incombere della campagna elettorale.

Nella discussione introduttiva, nel motivare la revisione del testo Stefano Longano, presente con Alex Marini in rappresentanza dei promotori del ddl di iniziativa popolare, ha ricordato che l’obiettivo originario di potenziare la democrazia partecipativa passava da un provvedimento molto corposo, ma visto che dal 2012 ad oggi alcuni obiettivi sono stati raggiunti il nuovo testo si concentra sulla questione dei referendum.

Il presidente Rossi ha ribadito quanto già anticipato ieri ai capigruppo: su questo ddl di iniziativa popolare l’esecutivo non pone pregiudiziali ma non dà neppure indicazioni alla maggioranza. Questo perché il tema andrebbe sottratto alla logica degli schieramenti. La Giunta in passato si è opposta ad alcune proposte del ddl originario ma è alla fine arrivata a condividere determinati obiettivi che potrebbero migliorare la normativa sul referendum, abbassando in modo definito "coraggioso" da Rossi, il quorum richiesto per la validità del voto. Il presidente ha espresso "rispetto per le modalità con cui la legge di iniziativa popolare è stata proposta", manifestando la volontà di garantire un percorso agibile per l'esame da parte del Consiglio in aula in termini sia di tempi che di contenuti, dal momento che non si possono disattendere le aspettative di chi ha promosso l'iniziativa e dei tanti cittadini firmatari da cui è stata sostenuta. Ricordando tuttavia che alla capigruppo di ieri sono emerse posizioni diverse in merito all'abbassamento del quorum per la validità dei referendum dal 50% al 20%, anche se la soglia è considerata percorribile dalla Giunta il presidente ha chiesto ai due proponenti se su questo punto vi sia la possibilità di rassicurare i consiglieri contrari.

Alessandro Savoi (Lega) ha detto di considerare irrinunciabile la condivisione di tutti sul nuovo testo dal momento che il Consiglio avrà a disposizione una sola giornata d'aula per discuterne e che la nuova proposta, sostitutiva della versione originaria, modificherebbe la normativa provinciale sul referendum. Per questo a suo avviso occorre evitare fin da subito il rischio dell’ostruzionismo. Come? Rivedendo la riduzione del quorum dei votanti per la validità delle consultazioni, perché la soglia del 20% non potrà trovare il sostegno né suo né di altri consiglieri.

Mattia Civico ha precisato che saranno i capigruppo a decidere quando e come sottoporre all’aula il ddl, mentre il compito affidato alla Prima Commissione è di esaminarne il nuovo contenuto. Poi il testo sarà riconsegnato alla conferenza dei presidenti dei gruppi che sceglieranno se arrivare o meno all'esame finale del Consiglio.

La discussione degli emendamenti.​

Si è poi passati all'esame degli emendamenti e tutto è "filato liscio" con l'approvazione sia di quelli abrogativi sia di quelli sostitutivi, ma solo fino al testo proposto per rimpiazzare l'articolo 33. Dove alle parole "a condizione che alla votazione (del referendum, ndr) abbia partecipato la maggioranza (il 50%, ndr) degli aventi diritto al voto", sono sostituite le seguenti: "a condizione che alla votazione abbia partecipato almeno il venti per cento degli aventi diritto al voto".

A questo punto Savoi è intervenuto nuovamente obiettando che "non si può passare da un eccesso del 50% ad una soglia di appena il 20%, pressochè insignificante per una popolazione come quella trentina. Meglio a suo avviso un quorum compreso tra un minimo del 30% ed ad un massimo del 40%". Ad esempio il 35% potrebbe andar bene. Per l'esponente della Lega, se la Commissione raggiungesse un accordo su un quorum più accettabile (35-40%) anche tenuto conto dell'astensionismo fisiologico in Trentino, vi saranno più possibilità che i capigruppo non si dividano su questo punto.

Borgonovo Re ha ricordato che il senso dell’eliminazione del quorum prevista dal testo originario del ddl era di sollecitare la responsabilità sia dei cittadini sia delle parti politiche. Anche l'abbassamento della soglia al 20% ha questo obiettivo. Non a caso per la validità dei propri referendum il Comune di Trento ha già abbassato la soglia al 30%. Serve a suo avviso il coraggio almeno di ridurre la soglia per superare il problema della passività e dell’assenza dei cittadini di fronte al voto.

Simoni (PT), d'accordo con Savoi, ha sollecitato una mediazione sul quorum per evitare l'ostruzionismo in aula e raggiungere il consenso di tutti i gruppi consiliari. "Altrimenti – ha aggiunto – questo ddl non andrà in porto". Ha ricordato che a Bolzano la soglia è del 40% e in Val d’Aosta il 45%. E che ieri alcuni capigruppo si sono già espressi fortemente contro la proposta anche solo di toccare il quorum al 50%. Il consigliere si è comunque reso disponibile a sostenere la riduzione del quorum al 40%, anche se personalmente preferirebbe il 50%. Per Simoni "sarebbe infatti un peccato non fare un passo avanti verso obiettivi come questi, da tutti noi considerati importanti". In ogni caso è a suo avviso necessario sia la Commissione ad assumersi la responsabilità di decidere nel merito sul ddl, perché ai capigruppo spetta solo il compito di organizzare i lavori dell'aula e non di valutare i contenuti di un provvedimento.

Contrario alla mediazione, Civico ha proposto alla Commissione di prendere atto degli emendamenti proposti, approvando quindi quello che riduce il quorum al 20%, per poi restituire il testo ai capigruppo che su questa base decideranno il da farsi. A suo avviso la soglia al 20% indurrebbe molti più elettori a votare, togliendo peso alla "strategia della non partecipazione" sulle scelte da compiere con un referendum. Mentre oggi il quorum al 50% spinge gli elettori a non votare.

Alex Marini ha ricordato che lo Statuto di autonomia e la Costituzione non impediscono alle Regioni e alle Province autonome di individuare il quorum più adeguato da introdurre per la validità dei referendum. E ha aggiunto che la Commissione di Venezia, sentita nel 2014 anche dalla Prima Commissione, nel codice di buona condotta sui referendum mette in luce che il quorum di affluenza al voto non è auspicabile. Marini ha quindi sollecitato i consiglieri ad avere un po’ di coraggio su questo punto. E Langoni ha aggiunto: "noi non vorremmo che il quorum sia un pretesto per non andare a votare".

A questo punto Savoi, dopo aver votato contro l'emendamento sul quorum, ha lasciato l'aula preannunciando ostruzionismo. “Questo – ha spiegato – perché non si è voluto concordare nulla sul quorum. Io sono venuto qui per cercare una mediazione su una soglia maggiore del 20%".



Allegati
Gli emendamenti sostitutivi approvati dalla Prima Commissione
Approfondimenti
La nuova versione del disegno di legge approvata dalla Prima Commissione
https://www.consiglio.provincia.tn.it/_layouts/15/dispatcher/doc_dispatcher.aspx?app=idap&at_id=364517
Le raccomandazioni della Commissione di Venezia per l’abolizione del quorum
Collegamento non più disponibile
La sentenza della Corte che permette alle Regioni di legiferare come meglio credono in materia di quorum
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Immagini
  • La presentazione nel 2012 del ddl di iniziativa popolare per la partecipazione dei cittaini alla politica