Altra giornata di audizioni per la Terza Commissione che ha sentito anche agricoltori e apicoltori
Per gli allevatori la presenza dei lupi oggi è incompatibile con l'attività zootecnica negli alpeggi
Documenti allegati. Ultiem consultazioni mercoledì pomeriggio con l'esame del testo e il voto
Sono
proseguite questa mattina con gli interventi dei rappresentanti delle
diverse sigle degli agricoltori, degli apicoltori e degli allevatori
del Trentino, le consultazioni iniziate ieri dalla Terza Commissione
sul disegno di legge 280 proposto dalla Giunta per ottenere la
gestione diretta dei grandi carnivori, lupo e orso, insieme alla
possibilità di abbattere in caso di necessità questi predatori dopo
aver chiesto il parere dell’Ispra (Istituto superiore per la
protezione e la ricerca ambientale). Netto e corale il giudizio
positivo degli allevatori (nella foto) sul ddl. Pur non risolvendo il problema dei
danni causati dal lupo al bestiame portato negli alpeggi, il
provvedimento lancia secondo gli allevatori un segnale importante a
sostegno della categoria. Per gli allevatori la presenza di un così
alto numero di lupi è incompatibile con la loro attività in
montagna. Essendo pervenute altre richieste di audizione, il
presidente della Commissione, Mario Tonina, ha convocato un'ulteriore
seduta nel pomeriggio di mercoledì, giorno in cui il ddl dovrà
anche essere discusso e votato dall'organismo consiliare.
Cooperazione
solidale con gli allevatori. Dubbi sulla costituzionalità del ddl.
La
Federazione trentina della cooperazione, con il
responsabile dell’ufficio legislativo Bernardino Santoni ha
giudicato “equilibrato” il ddl, “che ha il pregio di incidere a
livello normativo sull’attribuzione dei relativi poteri al
presidente della Provincia per gli interventi che si rendessero
necessari in termini di prelievo del lupo”. Sussistono invece per
la cooperazione dubbi di costituzionalità del ddl dal punto di vista
costituzionale, dubbi evidenziati anche dalle schede tecniche
dell’ufficio legislativo. L’interesse per la tutela della sanità
e della sicurezza pubblica è poi per la Federazione prioritario
rispetto alla protezione della fauna e della natura. Occorre poi
evidenziare la necessità della prevenzione e della protezione dei
rischi e non solo dei possibili danni derivanti dai grandi carnivori.
Questo per corrispondere alle legittime preoccupazioni degli
allevatori e degli agricoltori con cui la Federazione si è
confrontata e dei quali condivide le istanze.
Sollecitato
da Nerio Giovanazzi (AT), l’assessore Dallapiccola ha detto di
comprendere la rabbia di chi non condivide il provvedimento proposto
dalla Pat e che occorre per questo migliorare la comunicazione per
spiegarne le ragioni. Manca comunque alla Provincia un piano di
controllo analogo a quello adottato in Francia, che preveda un tetto
massimo di prelievi, ad esempio del 10%. Quanto al resto, il Trentino
Alto Adige ha già messo in campo tutti gli strumenti adottati in
molti altri Paesi europei come le assicurazioni, i recinti,
l'assistenza, l'informazione,e anche qualcosa di più.
Donata
Borgonovo Re (Pd) ha obiettato
che lo strumento scelto
con questo ddl per il controllo dei predatori pone
grossi interrogativi sul piano della legittimità costituzionale. C'è
da chiedersi a suo avviso se sia il più
adeguato per raggiungere
l'obiettivo del pieno controllo della situazione.
Il Consiglio provinciale rischia di votare scientemente una norma
illegittima. Serve quindi
una valutazione giuridica attenta.
Pietro
De Godenz (UpT) ha reagito
stigmatizzando le dichiarazioni di alcuni ambientalisti che ieri in
Commissione hanno parlato di un potenziale di presenza del lupo in
Trentino di 20 branchi rispetto ai 6 attuali.
Giovanazzi
(AT) ha detto
di considerare giusto che
con il ddl la
Pat provi la gestione diretta dei grandi carnivori e
si è schierato contro gli estremismi
degli ambientalisti,
ostili ad ogni abbattimento. Gli
ambientalisti a suo avviso non capiscono che quando si
mette a rischio il reddito delle
persone, queste poi trovano
il modo di difendersi.
Dagli
Agricoltori sì al provvedimento perché garantisce l'equilibrio
ambientale.
Per
la Cia, Confederazione italiana agricoltori, intervenuta con il
presidente Paolo Calovi affiancato dal direttore Massimo Tomasi,
questo ddl “finalmente
ascolta il
grido di preoccupazione, allarme e rabbia di chi mantiene il presidio
di zone anche marginali del nostro territorio”. Life Ursus per
la Cia ha avuto successo perché
ha dimostrato che l’ambiente
trentino è sano ed equilibrato. Ora
però il lupo si sta
moltiplicando rapidamente, ma
perché i
progetti di inserimento dei
grandi carnivori possano
continuare, occorre
garantire equilibrio. I lupi che attaccano le malghe vanno gestiti
come tutta la fauna selvatica.
La
Condiretti Trento con Marco Zanoni
ha confermato che il ddl
è condivisibile perché cerca di coniugare al meglio le esigenze di
tutte le componenti del
territorio, compreso quella
agricolo e rurale.
Donata
Borgonovo Re ha chiesto se gli
agricoltori abbiano consapevolezza dei danni anche economici causati
agli allevatori da altri rischi e pericoli presenti a livello alpino
e montano. E ha ricordato le
appena sette richieste di
risarcimento presentate l'anno
scorso per le quali la Pat
ha erogato 47.000 euro di indennizzi. Davvero pochissime, ha
commentato, rispetto al
numero degli allevatori attivi in quota. Sette giovani vacche sono
invece morte in val di Non a causa degli insetti simulidi. Ha
chiesto quindi quali siano
i rischi che si presentano
oggi agli allevatori che portano in alpeggio le bestie?
Nerio
Giovanazzi (AT) ha
ribattuto osservando che “Borgonovo Re vive in città e non in
montagna e ha un reddito diverso da quello degli allevatori. Lei –
ha aggiunto – dovrebbe fare quest’attività e poi farebbe
considerazioni diverse”.
Violetta
Plotegher (Pd) ha condiviso le
domande di Borgonovo Re chiedendo
agli agricoltori se
ritengono adeguati gli interventi della Pat
per la recinzione e la
prevenzione dei danni che i predatori possono arrecare.
Calovi
ha risposto evidenziando che
chi vive lontano dai
territori alpini e incontra lupi e orsi solo nelle favole non ne
conosce la pericolosità reale. Quanto alle recinzioni, ha citato il
caso di un allevatore che dorme con i suoi animali per
dire che i recinti non
bastano per proteggere
dai lupi. I cani maremmani
adottati contro i lupi dagli allevatori in Abruzzo
sono pericolosi non solo per
i predatori ma per chiunque si avvicini e nel Trentino
costituirebbero un grosso
problema per il turismo.
I predatori
preferiscono procurarsi il
cibo rinchiuso
in un recinto piuttosto
che inseguire un cervo.
Per
Zanoni vi sono strumenti
diversi dal prelievo che
si possono mettere in campo, ma
a fronte del rapidissimo diffondersi del lupo
occorre gestirne la presenza
se si vuole che conviva con
le attività zootecniche. Il ddl va quindi apprezzato perché prevede
la possibilità di questo
controllo.
Per
Tomasi (Cia) ogni azione per
tutelare gli allevatori è benvenuta.
Rodolfo
Borga (Civica Trentina) ha
ricordato che fino all’altro giorno la
Giunta ha girato il Trentino
per dire agli allevatori che
con lupo e orso bisogna convivere, mentre
ora con questo ddl racconta una storia
diversa. C'è quindi da
chiedersi cosa sia cambiato e per quali ragioni improvvisamente
sia stato presentato
questo provvedimento
che peraltro Borga ha
preannunciato di voler sostenere con
il voto. Forse, ha concluso,
gli strumenti finora
adottati dalla Provincia
non sono risultati efficaci.
Calovi
(Cia) ha risposto di non voler fare polemica ma che occorre attuare
normative in grado di risolvere il problema. Sbagliando
si pensava che le recinzioni
fossero efficaci e che bastassero
per tranquillizzare gli
allevatori.
Borgonovo
Re ha ribadito che per
affrontare adeguatamente la questione occorrono i
dati sui
danni arrecati al bestiame da agenti diversi dal lupo, ma l'assessore
Dallapiccola ha spiegato che
non è possibile
quantificare le malattie o gli incidenti cui sono esposti i capi
portati in quota né sono previsti indennizzi,
perché questi
casi fanno parte dei rischi
inevitabili che gli
allevatori corrono sempre.
Apicoltori
favorevoli al ddl.
L’Associazione
apicoltori in Vallagarina con il presidente Paolo Chiusole,
che guida anche l’Associazione trentina,
ha evidenziato il
problema dell’orso,
che però, ha precisato, “è
relativamente contenuto per chi si adegua adottando le protezioni
consigliate”.
E ha aggiunto di condividere il ddl per la necessaria tutela da certi
comportamenti pericolosi dei grandi carnivori che vengono trasmessi
anche alla prole. Nei confronti dei lupi e degli orsi che manifestano
atteggiamenti eccessivi occorre prevedere l’estrema ratio della
soppressione. Nel caso del lupo però
sarebbe opportuno
fissare delle
soglie massime.
Romano
Nesler, vicepresidente dell’Associazione apicoltori Valsugana
Lagorai, si è dichiarato
favorevole alla ricerca di una convivenza con i grandi carnivori
perseguita dalla Provincia a tutela della biodiversità.
L’Associazione
apicoltori di Fiemme e Fassa con il presidente Beniamino Rizzoli
ha distinto il problema dell’orso da quello del lupo. L’orso è
un’attrazione perché i rifugi fanno spesso il pieno perché i
turisti vogliono vederlo. Il lupo va invece prelevato il più
possibile perché inizia a causare molti danni che la Pat faticherà
sempre più a limitare.
Gli
allevatori: la presenza dei lupi non è compatibile con la nostra
attività.
La
Federazione provinciale allevatori (Fpa) con il presidente Mauro
Fezzi ha
ringraziato la Giunta per aver messo in pista questo ddl. Si
tratta a suo avviso di "un segnale
forte a favore del mondo degli allevatori",
che avevano
subito le prime predazioni
da lupo nella zona dei Lessini, ma allora si pensava che il problema
fosse limitato a quell’area e al veronese. “Noi avevamo
evidenziato subito il problema perché
il lupo è un grande
carnivoro obbligato
alla predazione e con una
capacità riproduttiva molto alta. Il
lupo tende a correre il meno possibile puntando agli animali
domestici e ai vitelli. Ricorrere una cerva per un lupo è più
complicato che rincorrere una pecora”. In
passato per Fezzi il problema che sarebbe derivato dal lupo era stato
sottovalutato. Nessuna
pensava che nel 2018 vi sarebbero stati sei branchi confermati, più
qualche coppia e individuo
in dispersione. Contando
anche le cucciolate di quest’anno i lupi in
Trentino si avvicinano per
Fezzi ai numeri dell’orso.
Ma l'orso a differenza del
lupo non si nutre solo di
bestiame. Per questo la
preoccupazione degli allevatori
è diventata enorme, dovendo
portare in alpeggio il
bestiame non solo nelle
giornate di sole, ma anche in quelle di pioggia, di notte e quando
c’è nebbia fitta e non
vi è alcuna possibilità
di controllo. A
nome di tutti gli allevatori
Fezzi ha detto
che "il
lupo non è compatibile con l’attività di allevamento di ovini e
bovini e animali domestici di montagna".
Altri allevatori hanno tentato di convivere ma poi si sono arresi.
Questo ddl consente di limitare il numero dei lupi e la richiesta
degli allevatori è che quantomeno si arrivi ad adottare oltre agli
indennizzi e agli altri strumenti di prevenzione, anche possibili
interventi soppressivi di
singoli individui. Se è
vero che la Francia ha contingentato il numero dei lupi nonostante
abbia un territorio doppio
rispetto all’Italia,
in Trentino per Fezzi si
potrebbe convivere al massimo con una decina di lupi. Ma
oggi i danni sono
consistenti e quindi "gli
allevatori plaudono alla Giunta provinciale
che ha avuto il coraggio di
intervenire chiedendo la gestione diretta. Perché
a subire i danni causati
dal lupo sono esclusivamente
gli allevatori ed è quindi
in relazione a loro che la
Provincia deve assumere le
informazioni per la gestione di questo grande carnivoro".
Chiaro, ha concluso Fezzi,
che l’attività degli
allevatori ha già in
sé dei rischi perché
gli animali muoiono
per malattie, incidenti, morsi di
vipera o fulmini, ma dal
1800 nelle nostre montagne non c’era la minaccia del lupo. La
presenza del lupo oggi non è compatibile con il benessere degli
animali da allevamento.
L’Unione
allevatori del Primiero e Canal San Bovo con il presidente Giacomo
Broch ha sottolineato che
la politica anche attraverso questo ddl si assume la responsabilità
di tutelare gli allevatori dal momento che la
zootecnia è diventata importante per il territorio
del Trentino. Tuttavia
negli ultimi 4-5 anni
l’equilibrio si sta incrinando a
causa del lupo, per difendersi dal quale non si può recintare
tutta la montagna.
Giusto quindi che la
Provincia abbia deciso di intervenire con questo ddl per
risolvere i casi più problematici. Se si vuole che gli allevatori
restino negli alpeggi questa tutela va garantita, altrimenti
andranno nel fondovalle.
L’Unione
allevatori dell’Alta e Bassa Valsugana e Conca Tesino con il
presidente Flavio Sighel ha
dichiarato
che "con il
lupo siamo arrivati al
limite,
per
cui occorreva
prendere qualche
provvedimento.
Gli attacchi del lupo crescono in modo esponenziale per la sua
proliferazione
e
il ddl
è necessario anche se non basterà per risolvere il problema".
L’Unione
allevatori delle valli di Fiemme e Fassa con il presidente Mario
Zomer ha informato delle tre
predazioni da lupo avvenute questa mattina, una delle quali in fase
di accertamento. Gli allevatori stanno facendo prevenzione nella
gestione di circa 200 capi. Il lupo tende a predare bestiame giovane.
Noi recintiamo due ettari circa di pascolo ma queste misure non sono
sufficienti.
Mario
Varesco, presidente dell’Unione allevatori Fiemme e Fassa,
ha sottolineato
che gli allevatori sono
demoralizzati e spiazzati, perché
non sanno quanti dei loro
animali torneranno vivi dai pascoli in autunno a
causa delle predazioni.
Quest’anno gli allevatori hanno già assistito
a diverse predazioni negli
alpeggi. Anche per Varesco
quindi il bestiame non può
assolutamente convivere con il
lupo.
L’Associazione
produttori ovi-caprini (Apoc) con la presidente Nicoletta Delladio ha
ricordato i 7.500 animali da
loro gestiti contribuendo
anche alla salvaguardia
delle
bestie in via di estinzione. Pascolare per
gli allevatori degli
ovi-caprini è sempre più difficile per
la minaccia costituita dal
lupo, i cui attacchi a
pecore, capre e greggi non si contano più. La
sfiducia quindi
cresce. Dopo un attacco del
lupo le capre non mangiano e questo impedisce la produzione del
latte. Inoltre le stesse
capre terrorizzate
dal lupo non si lasciano più
gestire dai pastori. La presenza del lupo non è quindi
compatibile con
l’allevamento degli ovi-caprini la cui scomparsa dalle montagne che
di questo passo si
verificherà, avrà anche gravi
conseguenze ambientali. Di
fronte a questo problema per
Delladio non vi dovrebbero
essere distinzioni politiche tra maggioranza e minoranza.
Il
Consorzio dei caseifici sociali trentini (Con.Ca.St.) con il
presidente Renzo Marchesi accompagnato dal direttore Andrea Merz,
ha avvertito
che il problema derivante
dal lupo è destinato ad aggravarsi. Negli
alpeggi la mole di lavoro
quotidiano degli allevatori è già gravoso
e se ora occorre anche
costruire staccionate e recinti adeguati assumendo per
questo qualcuno che realizzi
queste opere, l'attività
non sarà più sostenibile. Il
Concast ha avviato un progetto di sostegno degli animali da alpeggio
ma ora la
preoccupazione per il lupo mette
tutto in discussione. Anche
gli investimenti realizzati in quota dalla Pat
per promuovere malghe e
alpeggi vengono vanificati da
questa minaccia. Occorre tener conto che i redditi
di queste aziende sono minimi perché hanno piccole dimensioni.
Tuttavia sono proprio queste attività zootecniche a
caratterizzare
l’immagine del Trentino e
a garantire la
manutenzione del territorio di montagna. Occorre
chiedersi se per l'ambiente
sia più benefica la
presenza del lupo o l’attività svolta dagli allevatori nei
territori alpini.
Giovanazzi
(AT) ha osservato
che questo ddl non basterà:
occorrerà dotarsi anche dei cani, mentre i recinti sono
irrealizzabili se non in parti molto limitate del territorio.
Borgonovo
Re (Pd) ha chiesto i numeri dei
capi bovini e ovi-caprini ed eventualmente equini censiti e che
vengono portati in alpeggio.
De
Godenz (UpT) ha chiesto se
quest’anno vi siano state malghe non attaccate dal lupo.
Mariano
Zomer (Apoc) ha risposto a
Giovanazzi evidenziando che
per dotarsi di un numero
sufficiente di cani da
guardiania è troppo
oneroso. I cani possono
andar bene per il bestiame in gruppo ma non per le manze che
pascolano isolate.
Lorenzo
Ossanna (Patt) ha sottolineato
l’importanza della testimonianza degli allevatori che
occorre ascoltare di persona per capire
le reali difficoltà che incontrano a causa del lupo.
Rispondendo
alla domanda di Borgonovo Re i rappresentanti degli allevatori
hanno ricordato che le malghe del Trentino sono 500, di cui 300 con
animali giovani che sono i più colpiti. I capi bovini sono 12.000 e
quelli giovani all’incirca 6.000, dei quali i 4.000 sotto l’anno
sono i più bisognosi di protezione. I bovini in Trentino sono poco
più di 25.000 e permettono la produzione di circa 70.000 quintali di
latte di cui 30.000 lavorati in malga.
Il
presidente Fezzi ha osservato
che in
Italia si tollerano
predazioni da lupo di centinaia di capi all’anno, mentre
se si abbatte un lupo le
conseguenze penali sono molto gravi. In Trentino gli allevatori
vorrebbero che la zootecnia continuasse
a gestire il territorio ma
per questo non bastano
recinti e cani. Perché un recinto per i bovini, se arriva il lupo
viene travolto dal branco di
vacche impaurite. Occorre
per Fezzi guardare all’esperienza dei
Paesi a noi più vicini come la Francia, avendo
il coraggio di ammettere che
i lupi non sono compatibili con le attività zootecniche di montagna.
Certo, si
può anche decidere di tornare indietro
nel tempo avendo però la consapevolezza dei
costi che questo implica.
Il
presidente di categoria del Primiero Broch ha
negato che gli allevatori si prestino al gioco di chi con questo ddl
vuol fare propaganda politica. Agli allevatori interessa solo poter
continuare a svolgere il loro lavoro in montagna.
Il
vicepresidente del Concast e presidente delle malghe e pascoli di
Moena Luigi De Francesco ha
citato il caso di un gestore
di una malga che si
è dotato del cane maremmano, ma
in un molto frequentato dai turisti come questo,
interno al Parco Paneveggio
Pale di S. Martino, questo
animale può essere pericoloso.
L’assessore
Dallapiccola ha ricordato
che il problema lupo è molto recente perché nel
2016 c’era un solo branco mentre nel 2017 ne sono apparsi sei.
D'altra parte la Pat
non vuole terrorizzare
la popolazione residente e
neanche i turisti. Nel 2017 l’episodio di KJ2 ci ha dato la forza
sufficiente per proporre la norma di attuazione e oggi un ddl reso
ora ancor più urgente
dall'emergenza lupo. A
questo punto lo Stato può
dare alla Provincia la
possibilità di gestire in autonomia la sua
presenza, ma
resta imprescindibile perché questa legge passi il consenso e la
firma del nuovo ministro.
Diversamente la la
normativa nazionale continuerà
a rendere
impossibile gestire
adeguatamente il lupo.
Borgonovo
Re (Pd) ha ricordato che in
provincia di Cuneo è stato
realizzato un sistema di attività di prevenzione
cane-recinto-pastore che ha
avuto l'effetto di ridurre le predazioni
dei lupi
rispetto al 1999.
E ha chiesto agli allevatori
di concordare con la Pat
misure non
riducibili all’abbattimento
previsto da questo ddl, prevedendo
soluzioni preventive
multiple insieme ad
agevolazioni burocratiche come una deroga alle regole per la
costruzione delle recinzioni, evitando la Scia.
Borga
(CT) ha ribadito che questo ddl
“sa di campagna elettorale” e che occorre valutare se la strada
indicata dal provvedimento sia la più adeguata da percorrere visti i
dubbi di costituzionalità emersi. Secondo Borga la vera strada
maestra da percorrere è quella della norma di attuazione.
Giovanazzi
(AT) ha detto che gli
allevatori restano una presenza indispensabile per la manutenzione
dei territori alpini, ribadendo che questo ddl è un passaggio
importante per migliorare la situazione.
Il
presidente della Federazione allevatori Fezzi,
rispondendo a Borgonovo Re,
ha osservato che non a caso
in Piemente la montagna è stata largamente abbandonata dagli
allevatori. A ha aggiunto
che a causa dei lupi gli
allevatori non porteranno più
le vitelle negli alpeggi.
Strumenti
per gestire il lupo che non comportino costi per gli allevatori non
esistono. C'è invece
bisogno di rivedere le regole
ad esempio sul numero minimo
di capi da portare in
alpeggio, mantenendo i
premi anche quando non si
portano le vitelle.
Diversamente gli
allevatori non porteranno
più il
bestiame in quota.
L’assessore
Dallapiccola ha preannunciato
al riguardo che con
il prossimo assestamento di bilancio il
capitolo dei contributi agli allevatori sarà aumentato di
mezzo milione di euro. Nel
pacchetto degli interventi la Provincia proporrà la modifica del
premio in benessere, un
premio sul personale e una
modifica sulla compensativa.
Ulteriori
audizioni mercoledì. Seguirà l'esame, la discussione finale e il
voto.
Prima
di concludere il presidente della Commissione, Mario Tonina, ha
detto che la politica dovrà farsi carico dei problemi evidenziati
con chiarezza dagli allevatori, (UpT).
E ha anche segnalato
altre richieste di audizione pervenute
dal Parco Adamello
Brenta, dal gruppo
ecologista “La Foresta che avanza” e da
due esponenti della
Commissione dei Dodici: Gianfranco
Zanon e Alberto
Pacher. Tutti
saranno ascoltati
nell’ulteriore seduta
della Commissione convocata nel
pomeriggio di mercoledì
prossimo,
ultimo giorno
utile perché l’organismo
voti il provvedimento in
vista dell’esame finale in aula previsto il 3, 4 e 5 luglio.