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15/06/2018 - In aula o in commissione

Per gli allevatori la presenza dei lupi oggi è incompatibile con l'attività zootecnica negli alpeggi

Altra giornata di audizioni per la Terza Commissione che ha sentito anche agricoltori e apicoltori

Per gli allevatori la presenza dei lupi oggi è incompatibile con l'attività zootecnica negli alpeggi

Documenti allegati. Ultiem consultazioni mercoledì pomeriggio con l'esame del testo e il voto

Per gli allevatori la presenza dei lupi oggi è incompatibile con l'attività zootecnica negli alpeggi
​​Sono proseguite questa mattina con gli interventi dei rappresentanti delle diverse sigle degli agricoltori, degli apicoltori e degli allevatori del Trentino, le consultazioni iniziate ieri dalla Terza Commissione sul disegno di legge 280 proposto dalla Giunta per ottenere la gestione diretta dei grandi carnivori, lupo e orso, insieme alla possibilità di abbattere in caso di necessità questi predatori dopo aver chiesto il parere dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale). Netto e corale il giudizio positivo degli allevatori (nella foto) sul ddl. Pur non risolvendo il problema dei danni causati dal lupo al bestiame portato negli alpeggi, il provvedimento lancia secondo gli allevatori un segnale importante a sostegno della categoria. Per gli allevatori la presenza di un così alto numero di lupi è incompatibile con la loro attività in montagna. Essendo pervenute altre richieste di audizione, il presidente della Commissione, Mario Tonina, ha convocato un'ulteriore seduta nel pomeriggio di mercoledì, giorno in cui il ddl dovrà anche essere discusso e votato dall'organismo consiliare.


Cooperazione solidale con gli allevatori. Dubbi sulla costituzionalità del ddl.


La Federazione trentina della cooperazione, con il responsabile dell’ufficio legislativo Bernardino Santoni ha giudicato “equilibrato” il ddl, “che ha il pregio di incidere a livello normativo sull’attribuzione dei relativi poteri al presidente della Provincia per gli interventi che si rendessero necessari in termini di prelievo del lupo”. Sussistono invece per la cooperazione dubbi di costituzionalità del ddl dal punto di vista costituzionale, dubbi evidenziati anche dalle schede tecniche dell’ufficio legislativo. L’interesse per la tutela della sanità e della sicurezza pubblica è poi per la Federazione prioritario rispetto alla protezione della fauna e della natura. Occorre poi evidenziare la necessità della prevenzione e della protezione dei rischi e non solo dei possibili danni derivanti dai grandi carnivori. Questo per corrispondere alle legittime preoccupazioni degli allevatori e degli agricoltori con cui la Federazione si è confrontata e dei quali condivide le istanze.

Sollecitato da Nerio Giovanazzi (AT), l’assessore Dallapiccola ha detto di comprendere la rabbia di chi non condivide il provvedimento proposto dalla Pat e che occorre per questo migliorare la comunicazione per spiegarne le ragioni. Manca comunque alla Provincia un piano di controllo analogo a quello adottato in Francia, che preveda un tetto massimo di prelievi, ad esempio del 10%. Quanto al resto, il Trentino Alto Adige ha già messo in campo tutti gli strumenti adottati in molti altri Paesi europei come le assicurazioni, i recinti, l'assistenza, l'informazione,e anche qualcosa di più.

Donata Borgonovo Re (Pd) ha obiettato che lo strumento scelto con questo ddl per il controllo dei predatori pone grossi interrogativi sul piano della legittimità costituzionale. C'è da chiedersi a suo avviso se sia il più adeguato per raggiungere l'obiettivo del pieno controllo della situazione. Il Consiglio provinciale rischia di votare scientemente una norma illegittima. Serve quindi una valutazione giuridica attenta.

Pietro De Godenz (UpT) ha reagito stigmatizzando le dichiarazioni di alcuni ambientalisti che ieri in Commissione hanno parlato di un potenziale di presenza del lupo in Trentino di 20 branchi rispetto ai 6 attuali.

Giovanazzi (AT) ha detto di considerare giusto che con il ddl la Pat provi la gestione diretta dei grandi carnivori e si è schierato contro gli estremismi degli ambientalisti, ostili ad ogni abbattimento. Gli ambientalisti a suo avviso non capiscono che quando si mette a rischio il reddito delle persone, queste poi trovano il modo di difendersi.


Dagli Agricoltori sì al provvedimento perché garantisce l'equilibrio ambientale.


Per la Cia, Confederazione italiana agricoltori, intervenuta con il presidente Paolo Calovi affiancato dal direttore Massimo Tomasi, questo ddl “finalmente ascolta il grido di preoccupazione, allarme e rabbia di chi mantiene il presidio di zone anche marginali del nostro territorio”. Life Ursus per la Cia ha avuto successo perché ha dimostrato che l’ambiente trentino è sano ed equilibrato. Ora però il lupo si sta moltiplicando rapidamente, ma perché i progetti di inserimento dei grandi carnivori possano continuare, occorre garantire equilibrio. I lupi che attaccano le malghe vanno gestiti come tutta la fauna selvatica.

La Condiretti Trento con Marco Zanoni ha confermato che il ddl è condivisibile perché cerca di coniugare al meglio le esigenze di tutte le componenti del territorio, compreso quella agricolo e rurale.

Donata Borgonovo Re ha chiesto se gli agricoltori abbiano consapevolezza dei danni anche economici causati agli allevatori da altri rischi e pericoli presenti a livello alpino e montano. E ha ricordato le appena sette richieste di risarcimento presentate l'anno scorso per le quali la Pat ha erogato 47.000 euro di indennizzi. Davvero pochissime, ha commentato, rispetto al numero degli allevatori attivi in quota. Sette giovani vacche sono invece morte in val di Non a causa degli insetti simulidi. Ha chiesto quindi quali siano i rischi che si presentano oggi agli allevatori che portano in alpeggio le bestie?

Nerio Giovanazzi (AT) ha ribattuto osservando che “Borgonovo Re vive in città e non in montagna e ha un reddito diverso da quello degli allevatori. Lei – ha aggiunto – dovrebbe fare quest’attività e poi farebbe considerazioni diverse”.

Violetta Plotegher (Pd) ha condiviso le domande di Borgonovo Re chiedendo agli agricoltori se ritengono adeguati gli interventi della Pat per la recinzione e la prevenzione dei danni che i predatori possono arrecare.

Calovi ha risposto evidenziando che chi vive lontano dai territori alpini e incontra lupi e orsi solo nelle favole non ne conosce la pericolosità reale. Quanto alle recinzioni, ha citato il caso di un allevatore che dorme con i suoi animali per dire che i recinti non bastano per proteggere dai lupi. I cani maremmani adottati contro i lupi dagli allevatori in Abruzzo sono pericolosi non solo per i predatori ma per chiunque si avvicini e nel Trentino costituirebbero un grosso problema per il turismo. I predatori preferiscono procurarsi il cibo rinchiuso in un recinto piuttosto che inseguire un cervo.

Per Zanoni vi sono strumenti diversi dal prelievo che si possono mettere in campo, ma a fronte del rapidissimo diffondersi del lupo occorre gestirne la presenza se si vuole che conviva con le attività zootecniche. Il ddl va quindi apprezzato perché prevede la possibilità di questo controllo.

Per Tomasi (Cia) ogni azione per tutelare gli allevatori è benvenuta.

Rodolfo Borga (Civica Trentina) ha ricordato che fino all’altro giorno la Giunta ha girato il Trentino per dire agli allevatori che con lupo e orso bisogna convivere, mentre ora con questo ddl racconta una storia diversa. C'è quindi da chiedersi cosa sia cambiato e per quali ragioni improvvisamente sia stato presentato questo provvedimento che peraltro Borga ha preannunciato di voler sostenere con il voto. Forse, ha concluso, gli strumenti finora adottati dalla Provincia non sono risultati efficaci.

Calovi (Cia) ha risposto di non voler fare polemica ma che occorre attuare normative in grado di risolvere il problema. Sbagliando si pensava che le recinzioni fossero efficaci e che bastassero per tranquillizzare gli allevatori.

Borgonovo Re ha ribadito che per affrontare adeguatamente la questione occorrono i dati sui danni arrecati al bestiame da agenti diversi dal lupo, ma l'assessore Dallapiccola ha spiegato che non è possibile quantificare le malattie o gli incidenti cui sono esposti i capi portati in quota né sono previsti indennizzi, perché questi casi fanno parte dei rischi inevitabili che gli allevatori corrono sempre.


Apicoltori favorevoli al ddl.


L’Associazione apicoltori in Vallagarina con il presidente Paolo Chiusole, che guida anche l’Associazione trentina, ha evidenziato il problema dell’orso, che però, ha precisato, “è relativamente contenuto per chi si adegua adottando le protezioni consigliate”. E ha aggiunto di condividere il ddl per la necessaria tutela da certi comportamenti pericolosi dei grandi carnivori che vengono trasmessi anche alla prole. Nei confronti dei lupi e degli orsi che manifestano atteggiamenti eccessivi occorre prevedere l’estrema ratio della soppressione. Nel caso del lupo però sarebbe opportuno fissare delle soglie massime.

Romano Nesler, vicepresidente dell’Associazione apicoltori Valsugana Lagorai, si è dichiarato favorevole alla ricerca di una convivenza con i grandi carnivori perseguita dalla Provincia a tutela della biodiversità.

L’Associazione apicoltori di Fiemme e Fassa con il presidente Beniamino Rizzoli ha distinto il problema dell’orso da quello del lupo. L’orso è un’attrazione perché i rifugi fanno spesso il pieno perché i turisti vogliono vederlo. Il lupo va invece prelevato il più possibile perché inizia a causare molti danni che la Pat faticherà sempre più a limitare.


Gli allevatori: la presenza dei lupi non è compatibile con la nostra attività.


La Federazione provinciale allevatori (Fpa) con il presidente Mauro Fezzi ha ringraziato la Giunta per aver messo in pista questo ddl. Si tratta a suo avviso di "un segnale forte a favore del mondo degli allevatori", che avevano subito le prime predazioni da lupo nella zona dei Lessini, ma allora si pensava che il problema fosse limitato a quell’area e al veronese. “Noi avevamo evidenziato subito il problema perché il lupo è un grande carnivoro obbligato alla predazione e con una capacità riproduttiva molto alta. Il lupo tende a correre il meno possibile puntando agli animali domestici e ai vitelli. Ricorrere una cerva per un lupo è più complicato che rincorrere una pecora”. In passato per Fezzi il problema che sarebbe derivato dal lupo era stato sottovalutato. Nessuna pensava che nel 2018 vi sarebbero stati sei branchi confermati, più qualche coppia e individuo in dispersione. Contando anche le cucciolate di quest’anno i lupi in Trentino si avvicinano per Fezzi ai numeri dell’orso. Ma l'orso a differenza del lupo non si nutre solo di bestiame. Per questo la preoccupazione degli allevatori è diventata enorme, dovendo portare in alpeggio il bestiame non solo nelle giornate di sole, ma anche in quelle di pioggia, di notte e quando c’è nebbia fitta e non vi è alcuna possibilità di controllo. A nome di tutti gli allevatori Fezzi ha detto che "il lupo non è compatibile con l’attività di allevamento di ovini e bovini e animali domestici di montagna". Altri allevatori hanno tentato di convivere ma poi si sono arresi. Questo ddl consente di limitare il numero dei lupi e la richiesta degli allevatori è che quantomeno si arrivi ad adottare oltre agli indennizzi e agli altri strumenti di prevenzione, anche possibili interventi soppressivi di singoli individui. Se è vero che la Francia ha contingentato il numero dei lupi nonostante abbia un territorio doppio rispetto all’Italia, in Trentino per Fezzi si potrebbe convivere al massimo con una decina di lupi. Ma oggi i danni sono consistenti e quindi "gli allevatori plaudono alla Giunta provinciale che ha avuto il coraggio di intervenire chiedendo la gestione diretta. Perché a subire i danni causati dal lupo sono esclusivamente gli allevatori ed è quindi in relazione a loro che la Provincia deve assumere le informazioni per la gestione di questo grande carnivoro". Chiaro, ha concluso Fezzi, che l’attività degli allevatori ha già in sé dei rischi perché gli animali muoiono per malattie, incidenti, morsi di vipera o fulmini, ma dal 1800 nelle nostre montagne non c’era la minaccia del lupo. La presenza del lupo oggi non è compatibile con il benessere degli animali da allevamento.

L’Unione allevatori del Primiero e Canal San Bovo con il presidente Giacomo Broch ha sottolineato che la politica anche attraverso questo ddl si assume la responsabilità di tutelare gli allevatori dal momento che la zootecnia è diventata importante per il territorio del Trentino. Tuttavia negli ultimi 4-5 anni l’equilibrio si sta incrinando a causa del lupo, per difendersi dal quale non si può recintare tutta la montagna. Giusto quindi che la Provincia abbia deciso di intervenire con questo ddl per risolvere i casi più problematici. Se si vuole che gli allevatori restino negli alpeggi questa tutela va garantita, altrimenti andranno nel fondovalle.

L’Unione allevatori dell’Alta e Bassa Valsugana e Conca Tesino con il presidente Flavio Sighel ha dichiarato che "con il lupo siamo arrivati al limite, per cui occorreva prendere qualche provvedimento. Gli attacchi del lupo crescono in modo esponenziale per la sua proliferazione e il ddl è necessario anche se non basterà per risolvere il problema".

L’Unione allevatori delle valli di Fiemme e Fassa con il presidente Mario Zomer ha informato delle tre predazioni da lupo avvenute questa mattina, una delle quali in fase di accertamento. Gli allevatori stanno facendo prevenzione nella gestione di circa 200 capi. Il lupo tende a predare bestiame giovane. Noi recintiamo due ettari circa di pascolo ma queste misure non sono sufficienti.

Mario Varesco, presidente dell’Unione allevatori Fiemme e Fassa, ha sottolineato che gli allevatori sono demoralizzati e spiazzati, perché non sanno quanti dei loro animali torneranno vivi dai pascoli in autunno a causa delle predazioni. Quest’anno gli allevatori hanno già assistito a diverse predazioni negli alpeggi. Anche per Varesco quindi il bestiame non può assolutamente convivere con il lupo.

L’Associazione produttori ovi-caprini (Apoc) con la presidente Nicoletta Delladio ha ricordato i 7.500 animali da loro gestiti contribuendo anche alla salvaguardia delle bestie in via di estinzione. Pascolare per gli allevatori degli ovi-caprini è sempre più difficile per la minaccia costituita dal lupo, i cui attacchi a pecore, capre e greggi non si contano più. La sfiducia quindi cresce. Dopo un attacco del lupo le capre non mangiano e questo impedisce la produzione del latte. Inoltre le stesse capre terrorizzate dal lupo non si lasciano più gestire dai pastori. La presenza del lupo non è quindi compatibile con l’allevamento degli ovi-caprini la cui scomparsa dalle montagne che di questo passo si verificherà, avrà anche gravi conseguenze ambientali. Di fronte a questo problema per Delladio non vi dovrebbero essere distinzioni politiche tra maggioranza e minoranza.

Il Consorzio dei caseifici sociali trentini (Con.Ca.St.) con il presidente Renzo Marchesi accompagnato dal direttore Andrea Merz, ha avvertito che il problema derivante dal lupo è destinato ad aggravarsi. Negli alpeggi la mole di lavoro quotidiano degli allevatori è già gravoso e se ora occorre anche costruire staccionate e recinti adeguati assumendo per questo qualcuno che realizzi queste opere, l'attività non sarà più sostenibile. Il Concast ha avviato un progetto di sostegno degli animali da alpeggio ma ora la preoccupazione per il lupo mette tutto in discussione. Anche gli investimenti realizzati in quota dalla Pat per promuovere malghe e alpeggi vengono vanificati da questa minaccia. Occorre tener conto che i redditi di queste aziende sono minimi perché hanno piccole dimensioni. Tuttavia sono proprio queste attività zootecniche a caratterizzare l’immagine del Trentino e a garantire la manutenzione del territorio di montagna. Occorre chiedersi se per l'ambiente sia più benefica la presenza del lupo o l’attività svolta dagli allevatori nei territori alpini.

Giovanazzi (AT) ha osservato che questo ddl non basterà: occorrerà dotarsi anche dei cani, mentre i recinti sono irrealizzabili se non in parti molto limitate del territorio.

Borgonovo Re (Pd) ha chiesto i numeri dei capi bovini e ovi-caprini ed eventualmente equini censiti e che vengono portati in alpeggio.

De Godenz (UpT) ha chiesto se quest’anno vi siano state malghe non attaccate dal lupo.

Mariano Zomer (Apoc) ha risposto a Giovanazzi evidenziando che per dotarsi di un numero sufficiente di cani da guardiania è troppo oneroso. I cani possono andar bene per il bestiame in gruppo ma non per le manze che pascolano isolate.

Lorenzo Ossanna (Patt) ha sottolineato l’importanza della testimonianza degli allevatori che occorre ascoltare di persona per capire le reali difficoltà che incontrano a causa del lupo.

Rispondendo alla domanda di Borgonovo Re i rappresentanti degli allevatori hanno ricordato che le malghe del Trentino sono 500, di cui 300 con animali giovani che sono i più colpiti. I capi bovini sono 12.000 e quelli giovani all’incirca 6.000, dei quali i 4.000 sotto l’anno sono i più bisognosi di protezione. I bovini in Trentino sono poco più di 25.000 e permettono la produzione di circa 70.000 quintali di latte di cui 30.000 lavorati in malga.

Il presidente Fezzi ha osservato che in Italia si tollerano predazioni da lupo di centinaia di capi all’anno, mentre se si abbatte un lupo le conseguenze penali sono molto gravi. In Trentino gli allevatori vorrebbero che la zootecnia continuasse a gestire il territorio ma per questo non bastano recinti e cani. Perché un recinto per i bovini, se arriva il lupo viene travolto dal branco di vacche impaurite. Occorre per Fezzi guardare all’esperienza dei Paesi a noi più vicini come la Francia, avendo il coraggio di ammettere che i lupi non sono compatibili con le attività zootecniche di montagna. Certo, si può anche decidere di tornare indietro nel tempo avendo però la consapevolezza dei costi che questo implica.

Il presidente di categoria del Primiero Broch ha negato che gli allevatori si prestino al gioco di chi con questo ddl vuol fare propaganda politica. Agli allevatori interessa solo poter continuare a svolgere il loro lavoro in montagna.

Il vicepresidente del Concast e presidente delle malghe e pascoli di Moena Luigi De Francesco ha citato il caso di un gestore di una malga che si è dotato del cane maremmano, ma in un molto frequentato dai turisti come questo, interno al Parco Paneveggio Pale di S. Martino, questo animale può essere pericoloso.

L’assessore Dallapiccola ha ricordato che il problema lupo è molto recente perché nel 2016 c’era un solo branco mentre nel 2017 ne sono apparsi sei. D'altra parte la Pat non vuole terrorizzare la popolazione residente e neanche i turisti. Nel 2017 l’episodio di KJ2 ci ha dato la forza sufficiente per proporre la norma di attuazione e oggi un ddl reso ora ancor più urgente dall'emergenza lupo. A questo punto lo Stato può dare alla Provincia la possibilità di gestire in autonomia la sua presenza, ma resta imprescindibile perché questa legge passi il consenso e la firma del nuovo ministro. Diversamente la la normativa nazionale continuerà a rendere impossibile gestire adeguatamente il lupo.

Borgonovo Re (Pd) ha ricordato che in provincia di Cuneo è stato realizzato un sistema di attività di prevenzione cane-recinto-pastore che ha avuto l'effetto di ridurre le predazioni dei lupi rispetto al 1999. E ha chiesto agli allevatori di concordare con la Pat misure non riducibili all’abbattimento previsto da questo ddl, prevedendo soluzioni preventive multiple insieme ad agevolazioni burocratiche come una deroga alle regole per la costruzione delle recinzioni, evitando la Scia.

Borga (CT) ha ribadito che questo ddl “sa di campagna elettorale” e che occorre valutare se la strada indicata dal provvedimento sia la più adeguata da percorrere visti i dubbi di costituzionalità emersi. Secondo Borga la vera strada maestra da percorrere è quella della norma di attuazione.

Giovanazzi (AT) ha detto che gli allevatori restano una presenza indispensabile per la manutenzione dei territori alpini, ribadendo che questo ddl è un passaggio importante per migliorare la situazione.

Il presidente della Federazione allevatori Fezzi, rispondendo a Borgonovo Re, ha osservato che non a caso in Piemente la montagna è stata largamente abbandonata dagli allevatori. A ha aggiunto che a causa dei lupi gli allevatori non porteranno più le vitelle negli alpeggi. Strumenti per gestire il lupo che non comportino costi per gli allevatori non esistono. C'è invece bisogno di rivedere le regole ad esempio sul numero minimo di capi da portare in alpeggio, mantenendo i premi anche quando non si portano le vitelle. Diversamente gli allevatori non porteranno più il bestiame in quota.

L’assessore Dallapiccola ha preannunciato al riguardo che con il prossimo assestamento di bilancio il capitolo dei contributi agli allevatori sarà aumentato di mezzo milione di euro. Nel pacchetto degli interventi la Provincia proporrà la modifica del premio in benessere, un premio sul personale e una modifica sulla compensativa.


Ulteriori audizioni mercoledì. Seguirà l'esame, la discussione finale e il voto.


Prima di concludere il presidente della Commissione, Mario Tonina, ha detto che la politica dovrà farsi carico dei problemi evidenziati con chiarezza dagli allevatori, (UpT). E ha anche segnalato altre richieste di audizione pervenute dal Parco Adamello Brenta, dal gruppo ecologista “La Foresta che avanza” e da due esponenti della Commissione dei Dodici: Gianfranco Zanon e Alberto Pacher. Tutti saranno ascoltati nell’ulteriore seduta della Commissione convocata nel pomeriggio di mercoledì prossimo, ultimo giorno utile perché l’organismo voti il provvedimento in vista dell’esame finale in aula previsto il 3, 4 e 5 luglio.


Allegati
Il documento degli allevatori ovini-caprini
Il documento della Cia, confederazione italiana agricoltori del Trentino
Il documento di Confagricoltura del Trentino
Immagini
  • I rappresentanti degli allevatori con al centro il presidente della Federazione Fezzi