la Terza Commissione concluderà l'esame domani dopo le ultime consultazioni
Prime audizioni sul ddl della Giunta per gestire e abbattere lupi e orsi. Ambientalisti contro
Documenti allegati. Nella foto, Luigi Boitani, esperto del Centro Grandi Carnivori del Piemonte
Si sono svolge nel pomeriggio le prime audizioni promosse dalla Terza Commissione permanente presieduta
oggi
dal
vicepresidente
Nerio
Giovanazzi
sul
disegno di legge 230 riguardante la gestione di orsi e lupi (proponente
assessore Dallapiccola). Per questo provvedimento la
settimana scorsa l'aula consiliare aveva votato l'esame con procedura d'urgenza nella prima sessione utile
dell'assemblea legislativa in programma il 3, 4 e 5 luglio, previo
passaggio dalla Commissione competente.
Il
testo
è formato da un solo articolo che prevede la possibilità per la
Provincia di adottare misure di prevenzione e di intervento connesse
alla gestione dell'orso e del lupo in Trentino, compresa la scelta
estrema di uccidere questi animali, non senza però aver prima
acquisito il parere dell'Ispra (Istituto superiore per la protezione
e la ricerca ambientale). L’ascolto
dei soggetti interessati, che proseguirà oggi fino alle 20.00 e riprenderà domani mattina a partire dalle 8.30, ha riguardato il Consiglio delle
autonomie, la Magnifica comunità di Fiemme, l’associazione delle
Asuc, il Muse e
il Centro
grandi carnivori.
Nella seconda parte del pomeriggio sono intervenuti a favore del ddl l'Ente Parco di Paneveggio Pale di S. Martino, Associazione albergatori, l'Unione cacciatori e l'Associazione cacciatori. Molto critici invece i rappresentanti delle varie sigle ambientaliste, che preannunciano ricorso al Consiglio di Stato e accusano la Giunta di puntare con questo ddl ai "saldi di fine legislatura", cercando per ragioni elettorali il consenso degli allevatori meno virtuosi. Casanova (Cipra): "In campagna elettorale i politici hanno girato le valli della regione portando avanti un sottile invito a sparare". "Negli ultimi 50 anni gli allevatori hanno gestito male i pascoli in quota del Trentino, mentre la presenza dei lupi li spingerà a prendersene di nuovo cura".
Domani sarà il turno di Federazione cooperative,
agricoltori, apicoltori e allevatori. A
seguire, compatibilmente
con i tempi utili
alla discussione in aula dei primi di luglio,
su
richiesta della consigliera Borgonovo Re e di alcune associazioni, le
audizioni saranno allargate ad altri soggetti da
ascoltare nella prima parte della prossima settimana.
Consiglio
delle autonomie e consorzio comuni: una norma di buon senso di
cui abbiamo bisogno
Paride
Gianmoena e Davide Sartori hanno espresso il loro appoggio
all’iniziativa dell’assessore Dallapiccola: avere la competenza
in Provincia su questa materia è un elemento molto positivo perché
è giusto avvicinare le decisioni a chi le situazioni le vive e
dunque dare al presidente della Pat la potestà di catturare ed
eventualmente sopprimere la fauna selvatica che si rendesse
problematica. Si tratta di una norma di buon senso di cui abbiamo
molto bisogno, ha proseguito Gianmoena: quando si prendono delle
decisioni occorre mettersi nei panni di chi vive in montagna e questo
è un provvedimento chiesto proprio da quelle persone. Sono stati
sentiti molti sindaci al riguardo, ha detto Gianmoena che, alla
domanda diretta della consigliera Borgonovo Re ha risposto che il
Consiglio ha sentito espressamente la Valle di Fassa (Canazei), la
valle di Fiemme (Cavalese) e il comune di Ala. “A parte quelli
consultati, non ho comunque trovato alcun sindaco che abbia
manifestato contrarietà a questo disegno di legge” ha aggiunto.
Magnifica
Comunità: grave preoccupazione per i pascoli
Assolutamente
favorevole il parere a questo disegno di legge di Giacomo
Boninsegna, scario della Magnifica Comunità di Fiemme che ha
ricordato i 3000 ettari di terreno a pascolo e il proprio patrimonio
zootecnico per i quali la comunità è estremamente preoccupata. Una
situazione forse sottovalutata che è diventata in brevissimo tempo
incontrollata, densa di pericoli non solo per le mandrie e le greggi,
ma anche per l’uomo. Boninsegna ha richiamato una delibera della
MCF che invitava da tempo la Giunta provinciale a richiedere a
Governo e Unione europea la possibilità di intraprendere azioni
autonome per arginare la presenza del lupo e garantire la sicurezza
dell’uomo stesso.
Asuc:
un atto di coraggio della Giunta
Roberto
Giovannini, Serena Scoz e Giorgio Locatin sono
intervenuti in rappresentanza delle Asuc. Il presidente Giovannini ha
ammesso la grave preoccupazione per quanto riguarda sopratutto il
lupo. Condividiamo in pieno il disegno di legge, ha detto, che
rappresenta “un atto di coraggio della Giunta che mostra di
riconoscere la nostra realtà”. Storicamente, ha aggiunto il
presidente, è sempre stata ammessa una certa autonomia alla gente
che vive in montagna, riconoscendone in questo modo l’importanza e
insieme le difficoltà. Queste persone non sono turisti, ma si
occupano della cura del territorio, vivere in montagna è sacrificio
e passione e occorre tutelare chi vive queste esperienze di vita. Il
provvedimento però è importante anche perché concorre alla
salvaguardia della biodiversità e per questioni economiche,
paesaggistiche e ambientali. Se la gente di montagna non sarà più
presente in quota ci saranno delle importanti ripercussioni anche a
tutti questi livelli. Dopo Giovannini anche Locatin ha evidenziato i
gravissimi problemi che la gente di montagna sta riscontrando a causa
dell’aggressività crescente della fauna selvatica, che motivano il
sostegno “a questo coraggioso documento”.
Muse:
il progetto Life Wolfalps
Paolo
Pedrini è intervenuto in rappresentanza del Museo delle scienze
di Trento. Il conservatore museale ha illustrato il progetto Life
Wolfalps, il ritorno naturale del lupo sulle Alpi in un contesto
volto alla conservazione della specie e dell’habitat in aree
campione. Si è creato un consorzio tra enti partecipanti con una
rete di supporters tra i quali la Provincia di Trento e Bolzano e
diverse asscoiazioni del nostro territorio. Si è trattato di un
esempio interessante di conservazione che tuttavia ha dato vita a
diversi conflitti. Il museo è stato coinvolto in particolare su
azioni di comunicazione al pubblico, agli allevatori, ai cacciatori,
attraverso un programma di educazione ambientale con le scuole,
conferenze e convegni, i cui dettagli sono sul sito del progetto.
“Come è stata costruita e che esiti hanno avuto i vostri percorsi
informativi”, ha chiesto Borgonovo Re, “visto che appare esserci
uno scollamento tra il grande lavoro che avete fatto e la
ragionevolezza nell’affrontare il tema in questi giorni”. Pedrini
ha spiegato che l’attività sul territorio è partita nel 2012-2013
ed è stata costruita sotto forma di dialogo con il territorio
guidato dalla Provincia. E’ chiaro che laddove il lupo arriva e si
manifesta il processo si arresta e deve ripartire da capo. “Dal
momento che questo animale non ha confini” -si tratta di sei
branchi a scavalco con altre regioni- si è chiesta Borgonovo, “che
efficacia può avere pensare ad una segmentazione gestionale delle
misure pubbliche”?
Centro
Grandi Carnivori: quella del lupo è una paura infondata
Luigi
Boitani per il Centro Grandi Carnivori presso l’Ente di
gestione delle aree protette delle Alpi Marittime e della Regione
Piemonte ha detto di occuparsi di lupo da 40 anni, dal primo decreto
dell’allora ministro Marcora del ‘71. “Ho seguito l’espansione
su tutto l’Apennino, l’avvistamento sulle Alpi nel ‘92 fino
all’espansione nell’arco alpino” ha raccontato “e ogni volta
che il lupo arriva in un posto nuovo rivedo la stessa storia”. Lo
sbandamento dell’opinione pubblica, di chi fa pastorizia, della
gente comune. Si tratta, ha spiegato attingendo alla sua pluriennale
esperienza, di costruire due barriere nei confronti dei problemi
principali: una verso l’opinione pubblica, ovvero fare informazione
e distruggere tutte le informazioni false "alla Cappuccetto
Rosso". Dal 1700 ad oggi non c’è un attacco provato del lupo
all’uomo, tranne alcuni rarissimi casi che non fanno certo testo in
Alaska. Il lupo attraversa tutte le notti i paesi nell’Italia
centrale, abbiamo 100 lupi nel parco d’Abruzzo, un branco che ha la
tana sulla rete dell’aeroporto di Fiumicino, ma nessuno è
allarmato perché in realtà non è mai successo nulla. Quindi tutta
questa paura è assolutamente infondata. L’altra barriera sono i
reali danni alla pastorizia. Il suggerimento alle amministrazioni è
quello di fare due conti sull’importanza e sulla realtà del danno
nella consapevolezza che la prevenzione è la misura migliore.
Certamente è un lavoro in più per il pastore e il compromesso va
trovato. Il lupo è una specie che dinamiche di popolazione che lo
possono far crescere anche del 30% all’anno, ma si sposta su grandi
territori. Al secondo anno d’età il lupo lascia la famiglia e si
sposta anche di 1000-1500 km. Questo significa che gestire il lupo e
trovare un serio compromesso non lo si può fare a scala di Provincia
o di Regione, in questo caso va fatto in un’ottica di arco alpino,
sostenendo la possibilità di qualche rimozione chirurgica dove
dovesse servire. Al di fuori di quest’ottica siamo fuori dalla
direttiva Habitat.
Boitani
ha risposto ad alcune domande di Pietro Degodenz, di Donata Borgonovo
Re e di Violetta Plotegher. I lupi hanno imparato culturalmente che
l’uomo è un animale pericoloso, non c’è bisogno di sparare
sempre, loro già lo sanno che possiamo farlo. Il lupo rimane
comunque un animale libero, catturarlo è difficilissimo e
sterilizzarlo sarebbe poco influente. “Aldilà delle scelte
politiche che non mi riguardano”, ha detto Boitani, “il
riferimento è la direttiva Habitat firmata dallo Stato (e non dalle
Regioni) che pone una condizione per le deroghe, ovvero che la
popolazione sia in stato di conservazione favorevole, in questo caso
la popolazione di riferimento però è quella alpina. C’è tutto il
vantaggio per la Provincia di Trento a collaborare con le altre
regioni e sedersi al Tavolo delle regioni alpine che sta tracciando
le linee guida sulla gestione del lupo. Difficile prevedere l’impatto
del prelievo di un lupo dal branco, dipende dal momento sociale
vissuto dal branco. Il lupo in realtà è un animale estremamente
opportunista e non si può irrigidire in gerarchie, proprio come
l’uomo: prelevare chirurgicamente un animale a caso è dunque
eticamente scorretto, oltre che biologicamente inutile.
Giovanazzi
ha apprezzato molto l’intervento che ha definito “equilibrato”
di Boitano, “che non esclude a priori il prelievo”. Questo
provvedimento serve per le persone che vivono in montagna e che hanno
paura, ha notato: “serve a dire che ci siamo e vi siamo vicini,
mentre lentamente si diffonde la cultura”. Il professore ha
replicato facendo riferimento alla bozza di piano nazionale: ci sono
22 azioni in quel piano di cui l’ultima è la possibilità del
prelievo. “Eticamente e politicamente pescare solo l’ultima non è
da provincia di Trento perché quello che avete fatto con l’orso è
di livello molto superiore”. L’assessore Dallapiccola ha
osservato che le altre 21 azioni sono già state applicate. Borgonovo
Re ha notato che il problema grosso è quello di una corretta e
diffusa informazione, a fronte del messaggio continuo che anche i
media locali fanno passare di animali sbranati: come facciamo, si è
chiesta, a intercettare i gruppi economici, i cittadini, le categorie
e individuare gli strumenti che meglio funzionano, i percorsi che
consentono di rendere razionale l’approccio a questo tema? Boitani
ha dissentito con l’assessore che non tutte le azioni sono state
attuate, due su tutte il coordinamento territoriale alpino e
l’approccio partecipativo, che ha fatto ultimamente anche la
Francia. In realtà, hanno ribadito dall’assessorato i funzionari
della Pat, dando date e contenuti dei tavoli avviati, la Provincia è
impegnata da lungo tempo su questi piani.
Parco
Paneveggio: tutelare gli allevamenti adottando misure adeguate.
Per
conto dell’Ente Parco Paneveggio-Pale di S. Martino, il presidente
Silvio Grisotto ha ricordato l’importanza anche turistica della
zootecnia di montagna per le malghe, le produzioni e il mantenimento
delle aree prative e dei pascoli, unico argine all’avanzata del
bosco. Si tratta di tutelare gli allevamenti dalla presenza ormai
stabile di orsi e lupi, perché il Parco non può rinunciare alla
zootecnia estensiva di montagna che maggiormente risulta danneggiata
dai grandi carnivori. Il ddl propone di applicare la direttiva
Habitat già adottata in altri Paesi europei permettendo
l’abbattimento del lupo, che però, ha esortato Grisotto, non dovrà
risultare la prima scelta rispetto ad altre iniziative di controllo
diretto del predatore. La direttiva andrà attuata con il necessario
equilibrio e con cautela. Il direttore del Parco, Vittorio Ducoli,
che ha avuto esperienze in altri due parchi in cui il lupo è
presente, ha segnalato che in alcune parti d’Italia si è
instaurata una certa convivenza con il lupo basata su una certa
tolleranza del bracconaggio. Tolleranza per Ducoli assolutamente da
evitare perché la Provincia può mettere in campo una serie di
misure di sistema che permettano di essere pronti quando la presenza
del lupo aumenterà nel territorio del Trentino. Certo, secondo il
direttore si può anche prevedere un controllo della specie
attraverso gli abbattimenti, ma questo non è che uno degli
interventi da mettere in campo. Si possono anche adottare misure per
ridurre il danno da lupo riconducendo questo problema ad uno dei
rischi d’impresa. La zootecnia è esposta a questi rischi d’impresa
che non sono costituiti solo dal lupo. Si eviterà in tal modo un
rapporto conflittuale tra la presenza umana e i grandi carnivori. Se
il lupo è un valore per la collettività, questa deve poi assumersi
l’onere di rendere sopportabile la presenza di questo predatore.
Dal punto di vista tecnico, ha concluso Ducoli, si possono prevedere
come per l’orso dei prelievi per i lupi problematici, ma servirà
un regolamento che permetta di attuare la legge in modo compatibile
con la realtà e il quadro del territorio provicniale.
Borgonovo
Re (Pd) ha ricordato la morte di sette giovenche avvenuta
qualche tempo fa in val di Non a causa di punture di moscerini
simulidi. Questo per dire che la natura, ha osservato la consigliera,
non è priva di rischi e pericoli per gli allevatori di montagna.
Giusto quindi per Borgonovo Re preoccuparsi di individuare strumenti
che all’interno del Parco consentono di convivere con elementi
naturali come il lupo, che non dipendono dalla nostra volontà e le
cui caratteristiche potrebbero anche essere positive a fronte di una
gestione adeguata. La legge proposta salta le 21 azioni che
dovrebbero precedere il prelievo nella gestione del lupo e rischia di
semplificare e svilire quel che di buono esiste nel Trentino.
Giovanazzi
ha precisato che il prelievo del lupo è solo una delle possibilità
previste dal disegno di legge. “Non è che una volta approvata
questa norma si imbraccerà il fucile e si comincerà a sparare ai
lupi”, ha avvertito. “Ma a dire solo di no come fanno gli
ambientalisti si commettono molti più danni”, ha concluso.
Grisotto
ha sottolineato che il Parco può fungere da laboratorio per
sperimentare misure di protezione diretta del bestiame degli
allevamenti, anche se occorrerà prendere atto della possibilità che
queste misure non siano sufficienti. Per questo, ha concluso, insieme
al Servizio foreste della Pat bisognerà studiare interventi ad hoc.
Il direttore Ducoli ha aggiunto che questo ddl va considerato
solo un tassello, e forse neanche il più importante, rispetto ad
altre azioni da individuare esercitando la creatività. Manca in ogni
caso per Ducoli un quadro normativo nazionale per la conservazione
della specie.
Gli
albergatori: i turisti apprezzano la biodiversità, ma attenzione ai
danni.
Per
l’Associazione albergatori del Trentino il vicedirettore, Davide
Cardella, ha espresso una valutazione favorevole al ddl, che – ha
speigato – garantisce al tempo stesso il mantenimento
dell’attenzione prestata della Pat alla biodiversità del nostro
territorio, e e una maggiore elasticià e adeguatezza nella gestione
di eventuali criticità che dovessero verificarsi. La ricchezza
ambientale del Trentino è infatti molto apprezzata dai turisti e
anche il progetto Life Ursus ha contribuito a questa percezione
positiva. Giusto quindi tutelare la biodiversità, ma sono
necessarie anche azioni di informazioni, monitoraggio e contenimento
per assicurare una adeguata convivenza con lupo e orso, tenuto conto
della natura selvatica di questi predatori, che non devono creare
allarmismi ma neppure essere sottovalutati. I recenti danni apportati
all’attività zootecnica in alpeggio contribuiscono a diffondere
una percezione negativa della presenza del lupo e dell’orso nei
nostri ambienti. Questo rischia di danneggiare anche le altre
attività economiche, soprattutto turistiche. Occorre per gli
albergatori soffermarsi sulla possibilità che la sensazione di
pericolo percepita dai residenti e dai turisti e il conseguente basso
livello di gradimento verso questi animali, porti ad indicare il
nostro territorio come luogo non sicuro per viverci e venirci in
vacanza.
Borgonovo
Re ha chiesto quale percezione hanno i turisti della presenza di
lupi e orsi nelle valli del trentino.
Cardella
ha risposto che è per i turisti il valore del Trentino è
costituito dall’insieme del contesto ambientale, che è un mix
vincente ma anche un equilibrio molto delicato quando vengono
“reinseriti” questi elementi diversi. D’altra parte se è vero
che l’orso è visto con simpatia, servono regole di approccio nei
confronti di questi animali selvatici che non sono cartoni animati
come l’orso Yoghi.
Unione
cacciatori: No all’eradicazione del lupo, sì alla difesa degli
altri animali.
Mario
Dallabona, direttore dell’Unione cacciatori del Trentino, ha
ricordato che la situazione degli ungulati sull’appennino e sulle
alpi non è mai stato tanto abbondante, e questo ha sicuramente
favorito l’arrivo del lupo. In Francia hanno autorizzato
l’abbattimento del lupo per evitare danni eccessivi ai pascoli.
Ogni nazione ha le sue regole, ma le direttive Habitat consentono un
controllo di questi animali sul nostro territorio, controllo più o
meno leggero o pesante a seconda dei danni derivanti dalla presenza
dei grandi carnivori. Certamente il lupo è una specie molto più
veloce nell’espandersi e più impattante su altri tipi di animali.
L’Unione cacciatori è quindi per una regolamentazione del numero
dei lupi. “Come cacciatori – ha concluso Dallabona – siamo
fieri di aver contribuito a rendere il nostro territorio ricco rid
animali”.
Il
presidente dell’Unione cacciatori, Fiorello Segata, ha evidenziato
che vi sono situazioni gravi che giustificano l’esigenza di
contenere la presenza dei lupi. Questo in particolare alle Vezzene,
dove il lupo si è diffuso, gli allevatori sono molto preoccupati e
non si vedono più caprioli. Vi sono quindi zone dove è necessario
intervenire per risolvere il problema. In tal senso i cacciatori
dell’Unione sono disponibili a contribuire.
Renzo
Mazzalai, responsabile della rivista dell’Unione cacciatori, ha
segnalato che il personale della Forestale che vive ad esempio in
valle dei Mocheni, la capra mochena, specie tutelata a livello
europeo per la cui protezione vengono erogati contributi Ue. Su Su 60
capre mochene portate in una malga ne sono state sbranate 25,
probabilmente dal lupo. Una volta ai pastori dell’Appennino veniva
lasciata la facoltà di difendere il gregge dai predatori con un
apposito porto d’arma. Personalmente, ha concluso Mazzalai, io non
sono per l’eradicazione del lupo, ma il rischio è che a causa di
questo predatore alcune specie animali come il gallo cedrone
spariranno e i prati saranno abbandonati. Serve quindi una legge
apposita per permettere di difendere gli altri animali dal lupo la
cui presenza si è sommata a quella, meno dannosa, dell’orso.
Associazione
cacciatori: giusto trasferire alla Provincia la gestione diretta del
lupo.
Per
l’Associazione cacciatori del Trentino, il direttore Ruggero
Giovannini ha ricordato l’appoggio dell’organizzazione da lui
rappresentata per il progetto di reintroduzione dell’orso e del
lupo. L’ACT ha anche sottoscritto un protocollo che impegna gli
aderenti a segnalare eventuali predazioni. L’Associazione condivide
il ddl soprattutto laddove prevede di trasferire la competenza della
direttiva Habitat dallo Stato alla Provincia. Occorrono risposte in
tempi ragionevoli che il Ministero non garantisce, riportando il
potere d’intervento a livello locale perché è nel Trentino che il
problema si pone. Deve quindi essere la Provincia a provvedere. Il
giudizio sul provvedimento è quindi favorevole anche per solidarietà
al mondo agricolo degli allevatori, in considerazione dell’utilità
del loro lavoro. Non si vuole la persecuzione dei grandi carnivori né
la protezione assoluta ma un approccio razionale sgombro da posizioni
emotive.
Borgonovo
Rge (Pd) ha ringraziato le due organizzazioni del contributo
equilibrato “anche perché – ha osservato – il lupo non sarebbe
cacciabile se il provvedimento proposto diventasse legge”. E ha
chiesto se non vi siano misure intermedie più efficaci del prelievo
e dell’uccisione del lupo per incrementare la biodiversità.
Dallabona
ha risposto che in alcuni grandi parchi negli Stati Uniti la presenza
del lupo si è rivelata molto positiva a fronte di un eccesso di
ungulati.
Giovanazzi
ha sottolineato che questo disegno di legge non va nella direzione di
distruggere ma solo di intervenire dove vi è la necessità di farlo.
Le
associazioni ambientaliste preannunciato ricorso se la legge venisse
approvata. Per Casanova (Cipra) gli allevatori del Trentino hanno
gestito male i pascoli in quota e i lupi li spingeranno a prendersene
di nuovo cura.
Per
l’Ente nazionale protezione animali (Enpa), Ivana Sandri ha
precisato che l’organizzazione da lei rappresentata considera il
ddl della Giunta "incostituzionale perché si pone al di sopra
dello Stato di cui le Province autonome di Trento e Bolzano fanno
parte". Lupo e orso sono specie protette da tutta la
legislazione vigente e non solo dalla direttiva Habitat. La Pat
violerebbe sia le leggi nazionali sia la Costituzione con il
tentativo insito in questo ddl di scavalcare il Ministero
dell’ambiente per chiedere direttamente il parere all’Ispra. A
fronte di un ddl illegale, formulato in modo ambiguo e generico, c’è
da chiedersi a chi giovi tutto questo e perché la Pat voglia
intraprendere una strada fallimentare. L'iniziativa si spiga solo con
la ricerca di ottenere consensi politici suscitando paure e con
ragioni elettorali. Si cerca infatti per Sandri il sostengo di
allevatori e agricoltori che non si comportano in modo virtuoso. Fin
d’ora, ha concluso Sandri, Enpa annuncia che se venisse approvato
questo provvedimento il proprio ufficio legale lo impugnerà davanti
alle autorità statali competenti.
Per
la Lav Trentino, Simone Stefani ha
detto che la Provincia sta facendo da qualche tempo
capriole per ottenere la gestione diretta dell’orso e del lupo,
gettando alle ortiche le procedure d’intervento previste da
autorità scientifiche come l’Ispra. Si sostiene che il lupo è
pericoloso per le persone quando tutti sanno che non è così. Sono
falliti i tentativi della Pat di modificare lo Statuto speciale e di
forzare la mano alla conferenza Stato-Regioni per ottenere
un'autonoma gestione delle deroghe sulla protezione di lupo e orso
previste dalla direttiva Habitat. Fino a quest'ultimo tentativo
costituito dal ddl, giudicato da Stefani "uno sparo elettorale",
sempre ricondusibile alla manovra con cui si vorrebbe trasferire alla
Provincia la gestione diretta di lupo e orso. Ma la Pat pecca di
presunzione perché questa materia non è di sua competenza. Il
contrasto è anche con il Dpr del ‘97, regolamento che disciplina
l’attuazione della normativa nazionale. L’eventuale approvazione
del ddl comporterebbe quindi la violazione sia della direttiva
Habitat sia del regolamento da cui è attuata. La Terza Commissione,
ha concluso Stefani, ha tutti gli elementi per giudicare illegittimo
questo ddl, che va quindi censurato nella sua interezza. La politica
trentina deve favorire la permanenza delle attività umane nei
territori popolati da orsi e lupi spingendo gli allevatori ad
adottare misure di tutela del bestiame diverse dall’abbattimento
dei grandi predatori.
A
nome della Lega per l’abolizione della caccia, Caterina
Rosa Marino ha osservato che i
lupi non si riproducono all’infinito ma in modo proporzionale al
territorio in cui vivono. Non vi sono infatti
mai troppi animali
carnivori nell’equilibrio
della natura, ma tanti quanti la catena
alimentare consente. Gli
allevatori hanno sempre protetto il bestiame dai predatori con buone
pratiche, attraverso i
cani e i recinti. Vi sono
allevatori che
accettano qualche piccolo
sacrificio per convivere con
il lupo negli
stessi territori. Questi
allevatori virtuosi vanno
incoraggiati. Tutti gli
altri andrebbero invece adeguatamente
informati. Altrimenti la
politica crea un allarme
ingiustificato. Il mondo degli allevatori ha una
scarsa attitudine
all’aggiornamento e all’informazione scientifica,
aggiornamento e informazione che la politica ha il dovere di
incoraggiare e non di scoraggiare. Vi
sono inoltre milioni
di turisti che apprezzano la biodiversità, a patto che tutti gli
animali della fauna selvatica, compresi
lupi e orsi, siano tutelati.
I turisti non apprezzano
invece le amministrazioni
"sparatutto".
Perché prendere il fucile e non spegnere invece i diffusori di
sostanze chimiche che causano il cancro? Perché non mettere in
sicurezza le discariche più pericolose che avvelenano l’acqua e il
cibo? Occorre smetterla di sollecitare le paure irragionali che
portano alla distruzui9one dell’ambiente.
Per
il Wwf, Aaron Iemma ha ribadito che anche la propria
organizzazione è pronta a presentare insieme a tutte le altre un
apposito ricorso al Consiglio di Stato contro il ddl, per l’evidente
mancato rispetto delle norme in materia di tutela della biodiversità.
Gli abbattimenti di orsi e lupi nelle aree montane causano, com'è
noto, solo un aumento del conflitto e molte più predazioni. Non vi è
quindi giustificazione alcuna per modificare l’attuale regime di
deroga per lupo e orso, anche perché Regioni e Province autonome
possono già chiedere l'abbattimento di alcuni esemplari senza
necessità di scorciatoie.
Per
Cipra (Commissione internazionale protezione delle Alpi), Luigi
Casanova ha criticato duramente il tour nelle valli del Trentino
dell’europarlamentare Dorfmann e di altri esponenti politici, che
anziché promuovere una cultura della montagna hanno rivolto al mondo
venatorio "un sottile invito a sparare", pur avvisando che
sparando al lupo si rischia il penale. Per Cipra quindi, i politici
si sono serviti del tema lupo per la loro campagna elettorale. "Se
– ha protestato – l'autonomia del Trentino e della Provincia di
Bolzano vengono usate per permettere il libero abbattimento di orsi e
di lupi, è meglio non avere una simile autonomia, che ha invece
bisogno di qualità e di eccellenze. L’autonomia va usata per il
bene comune e non per gli interessi di alcune parti politiche in
campagna elettorale", o per invitare sottilmente al
bracconaggio. Occorre per Casanova lavorare tutti assieme per le
biodiversità. Il lupo è una specie ombrello che segnala la presenza
di una qualità naturalistica ancora rilevante. Per questo va
conservata e sostenuta nella sua diffusione. Come va sostenuto il
mondo degli allevatori dell’arco alpino, ma non solo con i
contributi come avviene nelle due Province autonome. Gli allevatori,
secondo Casanova, in questi 50 anni hanno gestito male i pascoli
d'alta quota del Trentino, mentre la presenza del lupo li spinge a
lavorare bene, seguendo il loro bestiame. Il lupo induce gli
allevatori a curare i pascoli in quota in modo molto più virtuoso di
quanto non sia avvenuto fino ad oggi. Questo ddl frettolosamente
portato avanti dalla Giunta, per Cipra va quindi ritirato perché le
competenze sul lupo e l'orso siano mantenute in capo allo Stato. Due
i compiti che la Pat dovrebbe accollarsi: il primo è il
potenziamento del monitoraggio del lupo sul territorio, il secondo è
una formazione seria a favore di tutte le categorie economiche
interessate del Trentino, perché come sull'Appennino i lupi siano
considerati amici e non nemici degli agricoltori e degli allevatori.
Marco
Tessadri di Mountaine Wilderness ha osservato che il ddl
sembra fatto in fretta e furia a fini propagandistici, formato com'è
da solo articolo di legge introdotto per poter uccidere i lupi.
Articolo che prevede motivi di ogni tipo per poter abbattere i lupi.
Ma il lupo e l’orso sono fauna selvatica da proteggere come il
resto dell’ambiente naturale. Questo ddl, pur appellandosi
all’articolo 16 della direttiva Habitat contrasta con la normativa
per la gestione del lupo. Non si capisce se il previsto parere
preventivo dell'Ispra richiesto dalla Provincia per poter abbattere
il lupo sia vincolante. Non sono poi specificate le soluzioni
alternative all'abbattimento di cui parla del ddl.
Per
Legambiente il vicepresidente Fernando Boso ha ricordato che la
capacità portante del territorio trentino è di 20 branchi di lupi,
mentre oggi ve ne sono solo sei. Il punto quindi è lavorare alle
soluzioni alternative all'abbattimento promuovendo un cambiamento
culturale per favorire l’accettazione della specie in quei settori
della società non più abituati a lupo e orso. Legambiente si augura
quindi un ripensamento da parte della politica provinciale, perché
adotti una visione di lungo periodo. Sul lupo, infatti, ha concluso
Boso, si gioca una sfida che va oltre la specie.
Per
Lipu e Pan-Eppaa, Mauro Nones ha
ricordato che ieri ad un incontro alcuni esperti europei hanno
illustrato il progetto al
quale, anche la Pat ha
aderito, che prevede la convivenza tra
la gente del posto e i grandi
carnivori. Ma con questo ddl
la Giunta sta però
dimostrando una certa schizofrenia, perché o si lavora per questa
convivenza oppure si punta all’eliminazione di questi grandi
carnivori
Per
Italia Nostra del Trentino, Ettore Sartori ha
condiviso le opinioni degli altri rappresentanti delle associazioni
ambientaliste e aggiunto che
"questo ddl fa
parte dei saldi estivi di
fine legislatura che annacquano tutti i buoni
provvedimenti in
materia ambientale adottati dalla Pat dopo il disastro
di Stava. Provvedimento che
hanno resto la legislazione della Pat la prima
in Italia sul fronte ambientale. Poi
si è progressivamente
arrivati a questo ddl proposto
per recuperare qualche voto
dopo la batosta politica del 4 di marzo cercando
di catturare il consenso
degli allevatori e di altre categorie interessate. Ma questo, secondo
Sartori, alla lunga non
pagherà, anzi.
Borgonovo
Re (Pd) ha condiviso
il fatto che il ddl della
Giunta disciplina una materia che non è nella piena disponibilità
della Provincia. Tuttavia,
ha aggiunto, dalla conferenza
Stato-Regioni e dalla
Commissione dei 12 è emersa
la possibilità di richiedere questa competenza. Il
ddl prova a mettere insieme
contenuti che stanno dentro la direttiva Habitat, prevedendo solo
in termini residuali la possibilità dell'abbattimento, dopo aver
valutato le 21 precedenti
azioni già
previste per la gestione del lupo. Secondo
la consigliera è difficile
trovare un equilibrio tra le
posizioni emerse dalle audizioni.
Bisognerebbe a suo avviso
costruire un’alleanza di
tipo conoscitivo e informativo a
favore di quella parte
della popolazione che non
dispone delle conoscenze che le associazioni ambientaliste potrebbero
mettere a disposizione. Si tratterebbe di un’alleanza
virtuosa per aiutare questo
territorio a comprendere il grande valore costituito anche dalla
presenza dei grandi
carnivori. "Neanche
l’Ente Parco di Paneveggio Pale di S. Martino –
ha concluso – si è
scandalizzato per questa norma".
Caterina
Rosa Marino ha risposto
ricordando che gli ambientalisti si sono messi ripetutamente a
disposizione per collaborare a questa conoscenza del problema. E ha
precisato di non essere contro gli allevatori e gli agricoltori ma
solo contro i cacciatori. Si tratta a
suo avviso di incoraggiare
gli allevatori e gli agricoltori ad adottare misure di precauzione
per poter convivere con il lupo.
Casanova
ha sottolineato di aver provato invano
a dialogare con Ars Venandi,
la più disponibile delle
associazioni di cacciatori, che
non ha mai risposto a questo invito. In novembre vi sarà però
un convegno dove a
suo avviso si potrà tentare
di realizzare l'auspicio di
Borgonovo Re. Casanova
ha duramente criticato Reinhold Messner
per le sue dichiarazioni
contro il lupo che distruggerebbe la cultura
della montagna. La
cultura della montagna secondo
Casanova la costruiscono gli
allevatori virtuosi, gli escursionisti, un certo tipo di turismo e i
nuovi abitanti della montagna, compresi gli immigrati. "Con
la prossima legislatura –
ha concluso – invece di
andare in giro a fare teatro contro lupo e orso sarebbe bene che
la Pat si impegnasse nella promozione di una vera cultura della
montagna".
Nones,
infine, ha
giudicato "lodevolissimo"
l’invito a un’alleanza
lanciato da Borgonovo
Re, ma ha aggiunto che questo ddl chiude
qualsiasi ipotesi di dialogo
e ragionevolezza dando una
risposta brutale all'argomento.
"Questo provvedimento
grida al lupo al lupo –
ha concluso – mettendoci su
fronti inevitabilmente contrapposti".
Le
audizioni sul disegno di legge della Giunta si concluderanno domani
mattina e poi la Terza Commissione procederà all'esame e alla
votazione del testo.