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01/12/2017 - In aula o in commissione

Approvata in aula la legge Bottamedi sulla parità di genere nel sistema elettorale trentino

Consiglio provinciale: la maggioranza arriva a 23 voti. Possibile il referendum confermativo

Approvata in aula la legge Bottamedi sulla parità di genere nel sistema elettorale trentino

Iniziato l'esame del disegno di legge di Baratter sugli orti didattici

​Il Consiglio provinciale ha approvato nella mattina di oggi la legge Bottamedi che introduce la parità di genere. Un passaggio definito da più parti epocale, che cambierà il modo di costruire le liste e la composizione delle istituzioni della politica. Alla maggioranza di 22 consiglieri si è unito il voto di Manuela Bottamedi.


In apertura di lavori Maurizio Fugatti ha chiesto al Presidente di fare un “quadro chiaro” (modalità e tempistiche), su cosa accadrebbe qualora si chiedesse il referendum. Gli ha fatto eco Mattia Civico chiedendo anche informazioni sui “costi” dell’eventuale operazione referendum.

Nel corso di una riunione dei Capigruppo il Presidente Bruno Dorigatti ha chiarito che l’art. 47 dello Statuto di autonomia prevede che in materia elettorale si possa indire un referendum confermativo disciplinato dalla legge 13/2002. Qualora i voti favorevoli alla legge fossero 24, per sottoporre la legge a referendum servirebbero 1/5 delle firme degli elettori, ovvero circa 30.000. Se i voti fossero 23 basterebbero 7 consiglieri oppure le firme di 8000 cittadini.

I tempi: il referendum si potrebbe indire nella migliore delle ipotesi entro 8 mesi ovvero verso fine giugno primi di luglio. Infatti, dalla pubblicazione della legge occorrono 3 mesi per la raccolta delle firme, poi 40 giorni per la verifica delle stesse e 30 giorni per il decreto del Presidente della Provincia. Infine, servirebbero da 50 a 70 giorni per le procedure referendarie.

I costi dell’operazione referendaria: tra i 2,5 e i 3 milioni di euro.

Il voto è stato preceduto dalle dichiarazioni nelle quali sono stati ripresi in buona misura i contenuti della discussione di ieri. Ecco una sintesi delle posizioni rappresentate dagli intervenuti:

Rodolfo Borga: una legge illiberale e che offre a questo Consiglio il presunto diritto di condurre gli elettori al voto indirizzandoli. Resto convinto del fatto che questa procedura sia illegittima.

Claudio Cia: mi asterrò perché non sono d’accordo sulla composizione delle liste. Il 40% e 60% sarebbe stato molto preferibile: in questo modo sarà davvero difficile costruire liste.

Manuela Bottamedi: piena e convinta adesione nonostante il ddl sia stato parecchio rimaneggiato. Tuttavia è rimasta in piedi quella che considero “una svolta epocale che aprirà una nuova stagione nella politica attiva del Trentino”. Forzare la mano a livello legislativo, premere l’acceleratore, permettere parità di accesso alla politica ed alle istituzioni e mettere tutti sullo stesso piano ai blocchi di partenza è una sorta di rivoluzione. Sul metodo: nessuna scorrettezza da parte mia, questo ddl era depositato in Consiglio provinciale da quasi un anno.

Sara Ferrari: quello di oggi è un giorno straordinario perché stiamo facendo una legge per la nostra comunità, non solo un passaggio di civiltà, ma un passaggio che da forza alle nostre scelte, un vantaggio perché rende la nostra società più competitiva perché è la varietà a rendere le decisioni più forti. In Sardegna questa legge è recentemente stata approvata con solo due voti contrari: proviamo a non arroccarci in una battaglia di retroguardia, la società che rappresentiamo ha già sdoganato questo tema.

Gianpiero Passamani: votiamo compatti questa legge dopo un dibattito interno che non nascondo e molti dubbi che riguardavano le difficoltà che vediamo a tutti i livelli nella società civile rispetto a questo tema e il metodo: siamo disponibili e aperti a far capire che questo non dovrà essere solo un escamotage della politica, ma che questa legge dovrà servire perché in tutta la società civile cresca la convinzione su questo tema a tutti i livelli.

Chiara Avanzo: voto convintamente favorevole di tutto il gruppo ad una legge che come colleghe ci ha viste unite fin dall’inizio, una legge necessaria anche se fa sorridere che nel 2017 si debba ancora necessariamente parlare di parità di accesso uomo-donna.

Alessio Manica: non siamo ipocriti, questa è una possibilità e non una costrizione: la mia storia parla di Giunte paritetiche e mi sento di compiere un percorso che da sempre mi appartiene. Non ci strapperemo i capelli per la paternità della legge, l’importante è che il Trentino si doti di questo moderno strumento. Il referendum ben venga, ognuno si assuma le proprie responsabilità.

Giuseppe Detomas: voto convintamente favorevole a questa legge, anche se è un’innegabile forzatura ed è passata all’aula senza un percorso in Commissione.

Maurizio Fugatti: ritengo un esempio di una mancanza di sensibilità del PD non aver chiarito che l’artefice di questa legge è la collega Bottamedi che ha fatto semplicemente bene il suo lavoro, anche con una certa astuzia. Le donne della lega mi hanno chiesto di votare contro perché non ritengono debba essere introdotto l’obbligo di candidate donne nelle liste.

Donata Borgonovo Re: rimedio alla dimenticanza del collega Manica, il grazie è d’obbligo alla collega Bottamedi per l’astuzia e la saggezza con la quale ha saputo costruire questa opportunità. Dal 2002 al 2017 il cambiamento culturale ha consentito a donne e uomini insieme di raggiungere questo traguardo e metetre a disposizione dei cittadini e cittadine trentine uno strumento che se sapranno usare correttamente sarà una rivoluzione.

Walter Kaswalder: si parla di astuzia, ma ci sarebbe da piangere perché avete usato un sistema che lascia non pochi interrogativi. Aldilà della legge se si vuole si possono inserire elementi di generi diversi senza problema e la mia esperienza amministrativa lo dimostra. Il problema grosso è che difficilmente le donne votano donne.

Massimo Fasanelli: mi auguro che in quest’aula vengano a rappresentare i cittadini le persone che meritano indipendentemente che siano maschi o femmine.

Claudio Civettini: sono assolutamente contrario perché questa legge rappresenta degli interessi particolari di alcune deonne che i loro partiti hanno già defenestrato.

Luca Zeni: voglio ricordare l’anniversario dell’1 dicembre del ‘55 che ricorre proprio oggi, allorché la nera Rosa Parks rifiutò di cedere il posto a un bianco, che segnò una svolta epocale nei diritti civili.

A questo punto il Consiglio ha interrotto brevemente i lavori, su richiesta di Claudio Cia per dare corso ad una riunione della minoranza.

Alla ripresa il consigliere Giacomo Bezzi ha ricordato la posizione di Forza Italia, da sempre allineata a fianco dei diritti delle donne, non ultima l’ex collega consigliera Franca Penasa da sempre vicina a queste istanze. Ha poi citato papa Woitjla per chiarire la propria eventuale decisione di non partecipare al voto con l’unica motivazione di portarla al referendum: “non abbiate paura” perché l’eventuale referendum renderebbe le donne storicamente protagoniste. Voterò sì solo se ci saranno già 24 voti, ha chiarito. In caso contrario preferirò non partecipare per favorire appunto l’indizione del referendum.

La votazione ha infine dato il seguente esito: 23 voti favorevoli, 8 contrari, 2 astenuti (Fasanelli e Cia) e due consiglieri (Viola e Bezzi) che non hanno partecipato al voto.​


 

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Aperta la discussione sulla proposta di Lorenzo Baratter che introduce gli orti didattici.


Il Consiglio, che il Presidente Dorigatti dopo aver sentito alcuni consiglieri aveva proposto di chiudere -visto l’orario e dato che la fine lavori era comunque prevista per le ore 13-, ha proseguito con l’ordine dei lavori, a seguito delle rimostranze del consigliere Claudio Civettini (Civica Trentina). Maurizio Fugatti ha protestato dicendo che la mezza giornata che era stata calendarizzata per permettere la discussione delle numerose interrogazioni inevase è stata vanificata ed ha chiesto di introdurre una convocazione ad hoc. Nerio Giovanazzi è intervenuto dando la propria disponibilità a fermarsi per proseguire.

L’ordine del giorno prevedeva l’esame della proposta di legge di Lorenzo Baratter sull’introduzione degli orti didattici in Trentino: una norma, ha detto il proponente, “che struttura con la regia della Pat l’idea che nelle nostre scuole esistano delle aule a cielo aperto, dei luoghi nei quali gli studenti possano apprendere delle pratiche fondamentali per quanto riguarda il contatto con il territorio e la manualità”. La legge, ha proseguito, propone di incentivare e promuovere dunque gli orti didattici nelle scuole di ogni ordine e grado, attraverso la distribuzione di contributi, con lo scopo di diffondere la cultura del verde e dell’agricoltura, la sostenibilità ambientale, il rispetto dell’ambiente, la conoscenza della biodiversità e delle tecniche biologiche e biodinamiche, il recupero della manualità, l’alimentazione sana ed equilibrata ecc. Si prevede anche il contatto tra le scuole e le attività economiche tradizionali del comparto agricolo Trentino e il coinvolgimento del Muse e del Museo degli usi e costumi trentini che hanno un’attinenza con queste tematiche.

Il consigliere Walter Kasswalder (Misto) ha citato la propria esperienza di sindaco a Vigolo Vattaro e l’introduzione nel lontano 2003, grazie a cinque donne, del progetto degli orti didattici e dei pollai: i buoni progetti vanno supportati e la mia firma alla proposta del collega Baratter resterà.

Claudio Civettini ha ringraziato il collega per una proposta importante ed ha ricordato che oltre agli orti didattici nel testo sono compresi anche la valorizzazione e il rispetto del verde pubblico ed elementi di educazione civica: passaggi ampiamente condivisi.

Donata Borgonovo Re (PD) ha illustrato la filosofia di alcuni emendamenti mirati ad arricchire il testo, in particolare su due temi: il coinvolgimento del Muse, una realtà che sta da tempo svolgendo un’attività interessante in questo ambito; sul tema dell’agricoltura sostenibile la consigliera propone un riferimento culturalmente più secco e nitido, ovvero di parlare di “agricoltura biologica”. La ragione, ha spiegato, è che qui non stiamo allevando gli agricoltori del futuro, ma realizzando un progetto educativo in una dimensione scolastica mirata a costruire un rapporto positivo con la terra e l’agricoltura biologica può essere lo strumento che meglio e più può aiutare i bambini a creare questo rapporto.

Un disegno di legge che ha regsitrato il parere positivo anche di Marino Simoni (Progetto trentino), un ulteriore tassello nella direzione della valorizzazione della terra e di uno stile di vita più semplice e condiviso. Stiamo però parlando di orti didattici nelle scuole materne ed elementari, ha osservato replicando all’intervento di Borgonovo Re: credo sia improprio coinvolgere il Muse, che svolge questi progetti a livelli diversi: comprendo il senso, ma forse non è il caso di enfatizzare a tal punto il percorso facendo per di più lievitare i costi e appesantendo il processo.

Claudio Cia (Misto) ha apprezzato le buone intenzioni della norma anche se ha osservato che quanto contemplato da questa proposta le scuole già lo possono fare, come dimostra l’esperienza illustrataci da Walter Kaswlader: se c’è un po’ di coerenza nella Giunta credo che questa legge non vada votata.


A questo punto i lavori sono stati interrotti e la seduta è stata chiusa. Prossimo appuntamento con la manovra finanziaria.​