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28/11/2017 - In aula o in commissione

Reddito di cittadinanza proposto da Degasperi, la Giunta vuole collaudare prima l'assegno unico

Audizioni in IV Commissione. Parere favorevole alla delibera che modifica l'Icef per le case Itea

Reddito di cittadinanza proposto da Degasperi, la Giunta vuole collaudare prima l'assegno unico

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Reddito di cittadinanza proposto da Degasperi, la Giunta vuole collaudare prima l'assegno unico
​​​​​La Quarta Commissione presieduta da Giuseppe Detomas (Ual), ha effettuato oggi le consultazioni dedicate al ddl 147 con cui Filippo Degasperi (5 stelle) propone un "reddito di cittadinanza", e si è poi espressa a favore di una delibera della Giunta che adegua il reddito di riferimento dell’Icef al costo della vita per abbassare gli affitti agli inquilini delle case Itea.


L’Agenzia del lavoro: la Pat ha già uno strumento che prevede condizionalità.


Per l’Agenzia del lavoro, la dirigente Antonella Chiusole, ha osservato che il reddito di cittadinanza proposto dal ddl di Degasperi assomiglia, anche per quanto riguarda le "condizionalità" per accedervi, all'assegno unico già previsto dalla legge di stabilità 2017, la cui attuazione scatterà all'inizio del 2018. Condizionalità che però, ha aggiunto Chiusole, secondo la Giunta non si possono disciplinare con una legge come propone il testo di Degasperi, ma solo a livello amministrativo, per poter aggiornare queste disposizioni al mutare del contesto. Rispondendo a una domanda di Viola su cosa, allora, per l’Agenzia del lavoro potrebbe risultare condivisibile del ddl, la dirigente ha ricordato che prima occorre attendere il “collaudo” dell'assegno unico.


Confindustria: no ad un approccio assistenzialistico, sì a politiche attive del lavoro.


Confindustria Trento, rappresentata da Andrea Marsonet, ha espresso alcune perplessità sul ddl innanzitutto perché prevede la possibilità di accedere al reddito di cittadinanza senza avere un periodo minimo di lavoro precedente. Altra obiezione: manca l'indicazione di un periodo minimo di durata di questa misura, e questo configura un vincolo poco stringente e facilmente eludibile. Non sono chiare inoltre per Confindustria quali possano essere le "cause di forza maggiore" e le "condizioni familiari o socio-sanitarie" citate nel ddl in presenza delle quali vi sia l'esonero temporaneo dalla disponibilità lavorativa. Ancora: i giovani dai 18 anni in su non dovrebbero rientrare tra i destinatari del reddito se si tratta di studenti. Se invece non sono studenti non dovrebbero poter ricevere sussidi automatici ma andrebbe invece incentivata la loro occupazione ed occupabilità. Meglio insomma, per COnfindustria, utilizzare le risorse previste da questo ddl per potenziare le politiche attive del lavoro e favorire la creazione di nuovi posti di lavoro che l'Agenzia del lavoro sta già portando avanti, evitando ogni forma di assistenzialismo. "Serve un’assistenza attiva e non passiva – ha concluso Marsonet – per il rientro nel circolo virtuoso dell’economia".


Confesercenti: occorre pensare ad un ammortizzatore sociale per i commercianti.


Confesercenti ha dato invece, con il responsabile sindacale Aldi Cekrezi, un giudizio positivo sul ddl. Purché non comporti oneri burocratici e interessi anche i commercianti. Il problema è infatti, secondo Confesercenti, che “per gli imprenditori del commercio non esistono ammortizzatori sociali ed è quindi arrivato il momento di ragionare su uno strumento di questo tipo”.


Cooperazione: servirebbe una correlazione tra questo strumento e l'assegno unico.


Per la Cooperazione, il dirigente Bernardino Santoni ha messo l'accento sulle ingenti risorse provinciali, circa 89 milioni di euro, previste per attuare la legge proposta da Degasperi e sul forte impatto organizzativo che il provvedimento implicherebbe rendendo necessario raccordare una molteplicità di soggetti. Il ddl sarebbe apprezzabile per la cooperazione se prevedesse una correlazione con la disciplina dell’assegno unico introdotto il 12 settembre scorso dalla Giunta provinciale e la cui entrata in vigore è prevista il 1° gennaio 2018. Tra i due strumenti vi sono infatti importanti affinità.


Degasperi: il ddl integra e rafforza le misure già esistenti.


Per Degasperi prevedere un periodo minimo di lavoro per accedere al reddito di cittadinanza sarebbe contraddittorio con il principio dell’universalità della misura prevista dal ddl. Inoltre il provvedimento rafforza il "patto di inserimento" oggi richiesto per beneficiare del reddito, perché richiede di rendersi disponibili a lavorare, di recarsi due volte al mese in un centro per l’impiego, di partecipare a colloqui, ecc.. Quanto ai giovani secondo Degasperi le condizioni previste dal ddl per accedere al sussidio escludono la possibilità che uno studente possa "lucrare" il reddito di cittadinanza. Circa l'impatto burocratico e organizzativo del reddito di cittadinanza, secondo il consigliere la Provincia dispone di enti in grado di gestire la piattaforma informatica per la gestione semplificata di questo strumento, evitando sportelli fisici.

Non devono poi spaventare le risorse previste perché anche l’assegno unico vale la stessa cifra. "Certo – ha riconosciuto Degasperi – il reddito di cittadinanza formalmente assomiglia all’assegno unico, ma è diverso sia nelle premesse sia negli esisti.


Irvapp: la soglia unica dello 0,15 è preferibile alla doppia soglia attuale.


Infine, l’Istituto per la ricerca valutativa sulle politiche pubbliche (Irvapp) il direttore, Antonio Schizzerotto, ha osservato che una misura di sostegno al reddito è già prevista sia da una normativa provinciale già in vigore (che ha introdotto il reddito di garanzia), sia dall’assegno unico che entrerà in vigore al 1° gennaio 2018. Il ddl prevede di elevare la soglia di accesso al reddito di cittadinanza, spostando l’Icef da 0,13 a 0,15. Il reddito di garanzia prevede invece due soglie: 0,8 e 0,16. Per Schizzerotto la soglia unica prevista dal ddl di Degasperi è più convincente rispetto alle due soglie attuali. I provvedimento, ha osservato, risponde ad un principio di "universalismo selettivo" perché riguarda solo le famiglie che arrivano allo 0,15. Per Schizzerotto dovrebbe essere il punto di riferimento di ogni tipo di integrazione. Visto poi che il reddito di cittadinanza proposto da Degasperi non potrebbe essere riconosciuto a chiunque ma solo a chi si trova in condizioni di bisogno, viene da chiedersi perché allora non procedere in questa direzione. Andrebbe chiarito, piuttosto, come conciliare questa misura con il reddito di inclusione sociale, il Rei, introdotto dal governo nazionale. Questo non è un reddito di cittadinanza in senso lato, perché a riceve questa misura sarebbe solo chi si trova in condizioni di bisogno.


Plotegher contraria al requisito dei cinque anni di residenza.


Plotegher (Pd) ha difeso l’assegno unico perché conserverebbe il reddito di garanzia già esistente ampliando la platea dei beneficiari grazie all'innalzamento della soglia di accesso da 0,13 a 0,16. E si è poi espressa contro i cinque anni di residenza previsti dal ddl di Degasperi come requisito necessario per accedere al reddito di cittadinanza.

Schizzerotto ha ricordato che con il reddito di garanzia attuale, la condizionalità per accedervi è posta a tre anni. E questo rende più inclusiva la norma nei confronti di chi si trova in condizioni di bisogno, anche se in linea di principio per la Commissione europea per questi sussidi non dovrebbero esservi soglie di durata legate alla residenza. Il rischio è d'altra parte di aprire le porte ad una sorta di "turismo del welfare".

Secondo Schiezzerotto, infine, il reddito di garanzia attuale ha il pregio di tutelare le situazioni in cui la condizionalità della ricerca del lavoro non sarebbe applicabile, per non escludere persone con difficoltà sociali o di salute che ne avrebbero diritto. "Vi saranno sempre dei poveri non recuperabili rispetto al mercato del lavoro", ha evidenziato Schizzerotto, secondo cui andrebbe in tal senso rafforzato il ruolo dei servizi sociali e sanitari per accertare l’impossibilità di rispettare questa condizionalità.

Degasperi ha osservato che per il ddl fissa la soglia dei cinque anni di residenza proprio per evitare il rischio di un turismo del welfare. "Se i tre anni potevano andar bene qualche tempo fa – ha replicato a Plotegher – visto che oggi più della metà del reddito di garanzia finisce agli stranieri, era il caso di alzare questa soglia". Quanto alla situazione socio-sanitaria dei beneficiari, Degasperi ha ricordato che il ddl prevede i casi in cui vi può essere l’esonero dalla condizionalità della ricerca del lavoro.

La Commissione esaminerà in gennaio gli articoli del ddl di Degasperi.



Parere favorevole alla delibera che adegua il reddito di riferimento dell'Icef al costo della vita per abbassare i canoni di affitto nelle case Itea.


Con le astensioni dei consiglieri di Progetto Trentino Viola e Zanon e il voto favorevole di Detomas (Ual), Plotegher (Pd), Lozzer (Patt) e De Godenz Upt), la Commissione ha espresso parere favorevole sulla delibera proposta dalla Giunta e firmata dall’assessore Daldoss, rappresentato dal direttore del servizio competente, Lorenzo Zalla, che adegua il reddito di riferimento dell’indicatore della condizione economica familiare (Icef) al costo della vita per l’edilizia abitativa pubblica. Zalla ha spiegato che la delibera, sollecitata anche dalle organizzazioni sindacali, attua un ordine del giorno approvato dal Consiglio provinciale a fine 2015, che impegnava la Giunta a rivedere l’Icef alla luce dell’aumento del costo della vita, cui adeguare tutti gli strumenti di edilizia abitativa pubblica. Con il provvedimento la Provincia adegua quindi il reddito di riferimento per il calcolo del reddito e del patrimonio, attualmente pari a 50.000 euro, nella misura della variazione tendenziale dell’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (Foi) del mese di settembre 2017. In tal modo si ottiene un valore maggiore in virtù del quale l’Icef diminuisce e con esso si abbassa in proporzione anche il canone a carico delle persone che risiedono negli alloggi di edilizia abitativa pubblica.



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Scheda del ddl 147 proposto da Filippo Degasperi (5 stelle) sul reddito di cittadinanza.


Il reddito di cittadinanza, recita l'articolo 1, è "finalizzato a contrastare la povertà, la disuguaglianza e l'esclusione sociale, a garantire il diritto al lavoro, alla formazione e alla valorizzazione delle competenze, mediante il sostegno economico e l'inserimento sociale dei soggetti esposti al rischio di marginalità nella società e nel mercato del lavoro". Si tratta in sostanza di una forma di sostegno al reddito, erogato sotto forma di beneficio economico "in parte in denaro in parte attraverso un equivalente monetario", cioè con un buono per l'acquisto di beni e servizi o il pagamento di affitti, utilizzabile nelle transazioni tra soggetti aderenti ad un'apposita convenzione stipulata con la Provincia. L'importo è commisurato al reddito dell'intero nucleo familiare e alle specifiche esigenze dei destinatari". Scopo del reddito di cittadinanza, che sostituisce tutti gli altri interventi di sostegno economico consistenti in un'erogazione monetaria temporanea previsti dalla legge provinciale 13 del 2007 sul welfare, è di dare a tutti sia la possibilità di affermarsi nel mondo del lavoro sia di percepire il minimo necessario per condurre una vita dignitosa. Da un minimo di 7.500 ad un massimo di 16.000 euro all'anno. L'importo massimo annuo del reddito di cittadinanza, che può essere percepito da chi possiede determinati requisiti e osserva alcune prescrizioni, è di 7.500 euro se il beneficiario è l'unico componente del nucleo familiare, e di 16.000 euro negli altri casi. La corresponsione del reddito di cittadinanza è mensile e deve garantire un reddito monetario pari a 100 euro. Per determinare la misura del reddito di cittadinanza il ddl prevede apposite modalità e che si tenga conto dell'indicatore Icef. Un patto individuale di inserimento. E una convenzione. Per l'accesso al beneficio la norma obbliga il soggetto interessato a sottoscrivere un "patto individuale di inserimento" con il centro per l'impiego dell'Agenzia del lavoro e "a partecipare ai programmi di inserimento lavorativo e formativo". In particolare, il patto di inserimento prevede interventi di ricerca attiva del lavoro, l'adesione a progetti di formazione, di inserimento lavorativo, di impiego in attività utili alla collettività presso enti locali e o altri enti pubblici, nonché la partecipazione a corsi di formazione e riqualificazione professionale, salvaguardando il diritto allo studio. Se il soggetto beneficiario ha già un proprio reddito equivalente o superiore a 100 euro, la parte residua del reddito di cittadinanza viene erogata sotto forma non di denaro ma di equivalente monetario da utilizzare per l'acquisto di beni e servizi, o per il pagamento di canoni di locazione nei confronti di soggetti aderenti ad un'apposita convenzione stipulata con la Provincia. A tale convenzione può aderire qualunque persona fisica o giuridica anche non avente sede legale in Trentino. Trasparenza e controlli garantiti dalla piattaforma informatica. Per assicurare la massima trasparenza nella gestione e il controllo pubblico del reddito di cittadinanza, l'articolo 9 istituisce presso la Provincia una piattaforma informatica sulla quale registrare gli importi erogati e l'utilizzo degli stessi da parte di ciascun nucleo familiare e da parte dei soggetti aderenti alla convenzione. Alla piattaforma informatica si può accedere ed effettuare operazioni anche con la tessera sanitaria. Infine il provvedimento assegna alla Giunta il compito di disciplinare con uno specifico regolamento gli aspetti tecnici della normativa.
















Allegati
Documento Confindustria su ddl reddito di cittadinanza
Documento Confesercenti su ddl reddito di cittadinanza
Bozza di delibera di Giunta su modifica Icef per affitti case Itea