Audizioni in IV Commissione. Parere favorevole alla delibera che modifica l'Icef per le case Itea
Reddito di cittadinanza proposto da Degasperi, la Giunta vuole collaudare prima l'assegno unico
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La
Quarta Commissione presieduta da Giuseppe Detomas (Ual), ha
effettuato oggi le consultazioni dedicate al ddl 147 con cui Filippo
Degasperi (5 stelle) propone un "reddito di cittadinanza",
e si è poi espressa a favore di una delibera della Giunta che adegua
il reddito di riferimento dell’Icef al costo della vita per
abbassare gli affitti agli inquilini delle case Itea.
L’Agenzia
del lavoro: la Pat ha già uno strumento che prevede condizionalità.
Per l’Agenzia del lavoro, la dirigente Antonella Chiusole, ha
osservato che il reddito di cittadinanza proposto dal ddl di
Degasperi assomiglia, anche per quanto riguarda le "condizionalità"
per accedervi, all'assegno unico già previsto dalla legge di
stabilità 2017, la cui attuazione scatterà all'inizio del 2018.
Condizionalità che però, ha aggiunto Chiusole, secondo la Giunta
non si possono disciplinare con una legge come propone il testo di
Degasperi, ma solo a livello amministrativo, per poter aggiornare
queste disposizioni al mutare del contesto. Rispondendo a una domanda
di Viola su cosa, allora, per l’Agenzia del lavoro potrebbe
risultare condivisibile del ddl, la dirigente ha ricordato che prima
occorre attendere il “collaudo” dell'assegno unico.
Confindustria:
no ad un approccio assistenzialistico, sì a politiche attive del
lavoro.
Confindustria Trento, rappresentata da Andrea Marsonet, ha espresso
alcune perplessità sul ddl innanzitutto perché prevede la
possibilità di accedere al reddito di cittadinanza senza avere un
periodo minimo di lavoro precedente. Altra obiezione: manca
l'indicazione di un periodo minimo di durata di questa misura, e
questo configura un vincolo poco stringente e facilmente eludibile.
Non sono chiare inoltre per Confindustria quali possano essere le
"cause di forza maggiore" e le "condizioni familiari o
socio-sanitarie" citate nel ddl in presenza delle quali vi sia
l'esonero temporaneo dalla disponibilità lavorativa. Ancora: i
giovani dai 18 anni in su non dovrebbero rientrare tra i destinatari
del reddito se si tratta di studenti. Se invece non sono studenti non
dovrebbero poter ricevere sussidi automatici ma andrebbe invece
incentivata la loro occupazione ed occupabilità. Meglio insomma, per
COnfindustria, utilizzare le risorse previste da questo ddl per
potenziare le politiche attive del lavoro e favorire la creazione di
nuovi posti di lavoro che l'Agenzia del lavoro sta già portando
avanti, evitando ogni forma di assistenzialismo. "Serve
un’assistenza attiva e non passiva – ha concluso Marsonet – per
il rientro nel circolo virtuoso dell’economia".
Confesercenti:
occorre pensare ad un ammortizzatore sociale per i commercianti.
Confesercenti ha dato invece, con il responsabile sindacale Aldi
Cekrezi, un giudizio positivo sul ddl. Purché non comporti oneri
burocratici e interessi anche i commercianti. Il problema è infatti,
secondo Confesercenti, che “per gli imprenditori del commercio non
esistono ammortizzatori sociali ed è quindi arrivato il momento di
ragionare su uno strumento di questo tipo”.
Cooperazione:
servirebbe una correlazione tra questo strumento e l'assegno unico.
Per la Cooperazione, il dirigente Bernardino Santoni ha messo
l'accento sulle ingenti risorse provinciali, circa 89 milioni di
euro, previste per attuare la legge proposta da Degasperi e sul forte
impatto organizzativo che il provvedimento implicherebbe rendendo
necessario raccordare una molteplicità di soggetti. Il ddl sarebbe
apprezzabile per la cooperazione se prevedesse una correlazione con
la disciplina dell’assegno unico introdotto il 12 settembre scorso
dalla Giunta provinciale e la cui entrata in vigore è prevista il 1°
gennaio 2018. Tra i due strumenti vi sono infatti importanti
affinità.
Degasperi:
il ddl integra e rafforza le misure già esistenti.
Per Degasperi prevedere un periodo minimo di lavoro per accedere al
reddito di cittadinanza sarebbe contraddittorio con il principio
dell’universalità della misura prevista dal ddl. Inoltre il
provvedimento rafforza il "patto di inserimento" oggi
richiesto per beneficiare del reddito, perché richiede di rendersi
disponibili a lavorare, di recarsi due volte al mese in un centro per
l’impiego, di partecipare a colloqui, ecc.. Quanto ai giovani
secondo Degasperi le condizioni previste dal ddl per accedere al
sussidio escludono la possibilità che uno studente possa "lucrare"
il reddito di cittadinanza. Circa l'impatto burocratico e
organizzativo del reddito di cittadinanza, secondo il consigliere la
Provincia dispone di enti in grado di gestire la piattaforma
informatica per la gestione semplificata di questo strumento,
evitando sportelli fisici.
Non devono poi spaventare le risorse previste perché anche l’assegno
unico vale la stessa cifra. "Certo – ha riconosciuto Degasperi
– il reddito di cittadinanza formalmente assomiglia all’assegno
unico, ma è diverso sia nelle premesse sia negli esisti.
Irvapp:
la soglia unica dello 0,15 è preferibile alla doppia soglia attuale.
Infine, l’Istituto per la ricerca valutativa sulle politiche
pubbliche (Irvapp) il direttore, Antonio Schizzerotto, ha osservato
che una misura di sostegno al reddito è già prevista sia da una
normativa provinciale già in vigore (che ha introdotto il reddito di
garanzia), sia dall’assegno unico che entrerà in vigore al 1°
gennaio 2018. Il ddl prevede di elevare la soglia di accesso al
reddito di cittadinanza, spostando l’Icef da 0,13 a 0,15. Il
reddito di garanzia prevede invece due soglie: 0,8 e 0,16. Per
Schizzerotto la soglia unica prevista dal ddl di Degasperi è più
convincente rispetto alle due soglie attuali. I provvedimento, ha
osservato, risponde ad un principio di "universalismo selettivo"
perché riguarda solo le famiglie che arrivano allo 0,15. Per
Schizzerotto dovrebbe essere il punto di riferimento di ogni tipo di
integrazione. Visto poi che il reddito di cittadinanza proposto da
Degasperi non potrebbe essere riconosciuto a chiunque ma solo a chi
si trova in condizioni di bisogno, viene da chiedersi perché allora
non procedere in questa direzione. Andrebbe chiarito, piuttosto, come
conciliare questa misura con il reddito di inclusione sociale, il
Rei, introdotto dal governo nazionale. Questo non è un reddito di
cittadinanza in senso lato, perché a riceve questa misura sarebbe
solo chi si trova in condizioni di bisogno.
Plotegher
contraria al requisito dei cinque anni di residenza.
Plotegher (Pd) ha difeso l’assegno unico perché conserverebbe il
reddito di garanzia già esistente ampliando la platea dei
beneficiari grazie all'innalzamento della soglia di accesso da 0,13 a
0,16. E si è poi espressa contro i cinque anni di residenza previsti
dal ddl di Degasperi come requisito necessario per accedere al
reddito di cittadinanza.
Schizzerotto ha ricordato che con il reddito di garanzia attuale, la
condizionalità per accedervi è posta a tre anni. E questo rende più
inclusiva la norma nei confronti di chi si trova in condizioni di
bisogno, anche se in linea di principio per la Commissione europea
per questi sussidi non dovrebbero esservi soglie di durata legate
alla residenza. Il rischio è d'altra parte di aprire le porte ad una
sorta di "turismo del welfare".
Secondo Schiezzerotto, infine, il reddito di garanzia attuale ha il
pregio di tutelare le situazioni in cui la condizionalità della
ricerca del lavoro non sarebbe applicabile, per non escludere persone
con difficoltà sociali o di salute che ne avrebbero diritto. "Vi
saranno sempre dei poveri non recuperabili rispetto al mercato del
lavoro", ha evidenziato Schizzerotto, secondo cui andrebbe in
tal senso rafforzato il ruolo dei servizi sociali e sanitari per
accertare l’impossibilità di rispettare questa condizionalità.
Degasperi ha osservato che per il ddl fissa la soglia dei cinque anni
di residenza proprio per evitare il rischio di un turismo del
welfare. "Se i tre anni potevano andar bene qualche tempo fa –
ha replicato a Plotegher – visto che oggi più della metà del
reddito di garanzia finisce agli stranieri, era il caso di alzare
questa soglia". Quanto alla situazione socio-sanitaria dei
beneficiari, Degasperi ha ricordato che il ddl prevede i casi in cui
vi può essere l’esonero dalla condizionalità della ricerca del
lavoro.
La Commissione esaminerà in gennaio gli articoli del ddl di
Degasperi.
Parere
favorevole alla delibera che adegua il reddito di riferimento
dell'Icef al costo della vita per abbassare i canoni di affitto nelle
case Itea.
Con le astensioni dei consiglieri di Progetto Trentino Viola e Zanon
e il voto favorevole di Detomas (Ual), Plotegher (Pd), Lozzer (Patt)
e De Godenz Upt), la Commissione ha espresso parere favorevole sulla
delibera proposta dalla Giunta e firmata dall’assessore Daldoss,
rappresentato dal direttore del servizio competente, Lorenzo Zalla,
che adegua il reddito di riferimento dell’indicatore della
condizione economica familiare (Icef) al costo della vita per
l’edilizia abitativa pubblica. Zalla ha spiegato che la delibera,
sollecitata anche dalle organizzazioni sindacali, attua un ordine del
giorno approvato dal Consiglio provinciale a fine 2015, che impegnava
la Giunta a rivedere l’Icef alla luce dell’aumento del costo
della vita, cui adeguare tutti gli strumenti di edilizia abitativa
pubblica. Con il provvedimento la Provincia adegua quindi il reddito
di riferimento per il calcolo del reddito e del patrimonio,
attualmente pari a 50.000 euro, nella misura della variazione
tendenziale dell’indice nazionale dei prezzi al consumo per le
famiglie di operai e impiegati (Foi) del mese di settembre 2017. In
tal modo si ottiene un valore maggiore in virtù del quale l’Icef
diminuisce e con esso si abbassa in proporzione anche il canone a
carico delle persone che risiedono negli alloggi di edilizia
abitativa pubblica.
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Scheda
del ddl 147 proposto da Filippo Degasperi (5 stelle) sul reddito di
cittadinanza.
Il
reddito di cittadinanza, recita l'articolo 1, è "finalizzato a
contrastare la povertà, la disuguaglianza e l'esclusione sociale, a
garantire il diritto al lavoro, alla formazione e alla valorizzazione
delle competenze, mediante il sostegno economico e l'inserimento
sociale dei soggetti esposti al rischio di marginalità nella società
e nel mercato del lavoro". Si tratta in sostanza di una forma di
sostegno al reddito, erogato sotto forma di beneficio economico "in
parte in denaro in parte attraverso un equivalente monetario",
cioè con un buono per l'acquisto di beni e servizi o il pagamento di
affitti, utilizzabile nelle transazioni tra soggetti aderenti ad
un'apposita convenzione stipulata con la Provincia. L'importo è
commisurato al reddito dell'intero nucleo familiare e alle specifiche
esigenze dei destinatari". Scopo del reddito di cittadinanza,
che sostituisce tutti gli altri interventi di sostegno economico
consistenti in un'erogazione monetaria temporanea previsti dalla
legge provinciale 13 del 2007 sul welfare, è di dare a tutti sia la
possibilità di affermarsi nel mondo del lavoro sia di percepire il
minimo necessario per condurre una vita dignitosa. Da un minimo di
7.500 ad un massimo di 16.000 euro all'anno. L'importo massimo annuo
del reddito di cittadinanza, che può essere percepito da chi
possiede determinati requisiti e osserva alcune prescrizioni, è di
7.500 euro se il beneficiario è l'unico componente del nucleo
familiare, e di 16.000 euro negli altri casi. La corresponsione del
reddito di cittadinanza è mensile e deve garantire un reddito
monetario pari a 100 euro. Per determinare la misura del reddito di
cittadinanza il ddl prevede apposite modalità e che si tenga conto
dell'indicatore Icef. Un patto individuale di inserimento. E una
convenzione. Per l'accesso al beneficio la norma obbliga il soggetto
interessato a sottoscrivere un "patto individuale di
inserimento" con il centro per l'impiego dell'Agenzia del lavoro
e "a partecipare ai programmi di inserimento lavorativo e
formativo". In particolare, il patto di inserimento prevede
interventi di ricerca attiva del lavoro, l'adesione a progetti di
formazione, di inserimento lavorativo, di impiego in attività utili
alla collettività presso enti locali e o altri enti pubblici, nonché
la partecipazione a corsi di formazione e riqualificazione
professionale, salvaguardando il diritto allo studio. Se il soggetto
beneficiario ha già un proprio reddito equivalente o superiore a 100
euro, la parte residua del reddito di cittadinanza viene erogata
sotto forma non di denaro ma di equivalente monetario da utilizzare
per l'acquisto di beni e servizi, o per il pagamento di canoni di
locazione nei confronti di soggetti aderenti ad un'apposita
convenzione stipulata con la Provincia. A tale convenzione può
aderire qualunque persona fisica o giuridica anche non avente sede
legale in Trentino. Trasparenza e controlli garantiti dalla
piattaforma informatica. Per assicurare la massima trasparenza nella
gestione e il controllo pubblico del reddito di cittadinanza,
l'articolo 9 istituisce presso la Provincia una piattaforma
informatica sulla quale registrare gli importi erogati e l'utilizzo
degli stessi da parte di ciascun nucleo familiare e da parte dei
soggetti aderenti alla convenzione. Alla piattaforma informatica si
può accedere ed effettuare operazioni anche con la tessera
sanitaria. Infine il provvedimento assegna alla Giunta il compito di
disciplinare con uno specifico regolamento gli aspetti tecnici della
normativa.